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Francesco Lisanti
Poveri ma intensi
11 mar 2016
11 mar 2016
Il carattere della Lazio basta ad ottenere il risultato minimo contro un avversario di poca qualità.
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Francesco Lisanti
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L’aleatorietà del caso ha voluto che all’interno della stessa competizione, in contemporanea con partite del livello tecnico e tattico di Borussia Dortmund–Tottenham e del blasone internazionale di Liverpool–Manchester United, si giocasse anche Sparta Praga–Lazio. Se sulla carta era lecito attendersi una partita di alto livello (entrambe le squadre avevano fin qui collezionato 5 vittorie, 3 pareggi e 0 sconfitte), il campo ha mostrato due squadre non ancora all’altezza delle candidate alla vittoria. Si è però confermato l’equilibrio dimostrato dai precedenti risultati.

 

Sparta Praga e Lazio si sono divisi tutto: la posta in palio, con gol di Frydek per i cechi e Parolo per la Lazio, i tiri in porta (3 per lo Sparta, 4 per la Lazio), il possesso palla (51.8% per lo Sparta, 48.2% per la Lazio) e persino la qualità del possesso (73% di precisione passaggi per lo Sparta, 72% per la Lazio). Da questa perfetta parità la Lazio guadagna la sicurezza di aver centrato gli obiettivi minimi, non perdere e segnare almeno un gol fuori casa, mentre lo Sparta Praga la convinzione di poter contenere un avversario che soprattutto nel reparto offensivo ha qualità di gran lunga superiori.

 



Zdenek Scasny, allenatore dello Sparta, ha costruito la squadra intorno a una linea di 4 difensori, con due terzini molto aggressivi, due esterni offensivi di grande mobilità e un riferimento offensivo centrale, con un triangolo di centrocampo molto fluido, capace di ruotare anche a partita in corso. Se ieri lo Sparta ha giocato con il 4-2-3-1, il senso era avere un uomo (il trequartista) sempre nella zona di Lucas Biglia, che ne schermasse continuamente la ricezione della palla.

 

Il compito è stato svolto perfettamente dal 23enne Martin Frydek, che oltre a segnare il gol del vantaggio (e che gol) ha brillato per lucidità e spirito di sacrificio lungo tutti i 90 minuti, e probabilmente per questo è stato eletto proprio da Scasny come il suo personale migliore in campo. Il più talentuoso dei cechi è sembrato invece un altro 23enne, Ladislav Krejci, che ha giocato da ala sinistra.

 


Qui Krejci si posiziona davanti a Candreva in progressione, con grande controllo del corpo, poi lo aggira con naturalezza.



 

Anche lui dotato di notevoli capacità atletiche (lo Sparta ha impostato la partita soprattutto sull’intensità, poi è drasticamente calato nel finale sotto questo aspetto), ha impressionato per la naturalezza nell’eseguire tanto la fase difensiva quanto quella offensiva. I 5 dribbling riusciti su 6 tentati, uniti ai 5 contrasti vinti su 6 tentati, confermano l’impressione visiva. Come altri esterni offensivi prima di lui, potrebbe anche essere convertito a terzino, data la penuria di interpreti completi del ruolo.

 



 

La maggiore carenza mostrata dallo Sparta, al netto di un’ottima occupazione dello spazio e una notevole solidità difensiva, riguarda la qualità delle giocate. L’unico calciatore in grado di alzarne il livello tecnico è sembrato il 34enne David Lafata, capitano dello Sparta e quattro volte capocannoniere della Gambrinus Liga. Nei 60 minuti in cui ha giocato, Lafata ha effettuato 20 passaggi, praticamente tutti di prima intenzione, e nonostante la scarsa mobilità ha messo in grande difficoltà la difesa della Lazio (che pure non spicca per mobilità).

 


Spesso i principali temi tattici sono già condensati nei primissimi minuti. Hoedt si fa anticipare da Lafata che con un tocco intelligentissimo libera Frydek, che sembra in ritardo ma ha un altro passo rispetto a Bisevac e lo anticiperà. Konko con una bella diagonale riuscirà a liberare l’area e sventare il pericolo, ma è una situazione che la Lazio ha sofferto per tutto il primo tempo.



 

Proprio da un gran passaggio di Lafata nasce il gol di Frydek, al minuto 13. I movimenti della punta, addirittura alle spalle del centrocampo laziale, invece di compattare le due linee biancocelesti sotto la linea della palla le mandano in ulteriore confusione. Nell’occasione del gol sono tutti proiettati con lo sguardo verso Lafata, persino Bisevac, che avrebbe l’avversario a un metro che gli scivola via rapidissimo. Konko in questo caso è in ampio ritardo con la diagonale, e il vantaggio dello Sparta Praga stavolta arriva.

 

Solo due settimane fa avevamo visto la solidità del Villarreal costringere Higuaín e Insigne ad abbassarsi continuamente, finendo per sterilizzare la manovra offensiva del Napoli. I difensori della Lazio sono esattamente agli antipodi, non riescono a difendere la profondità, non riescono a difendere la zona, e qualunque inserimento dei centrocampisti può diventare letale. Quasi identico era stato il gol subito a Istanbul contro il Galatasary: lo scavetto di Lafata ha ricordato moltissimo lo scavetto di Inan.

 


Tutti guardano verso Lafata, Frydek va a segnare.



 



Al contrario, ottima è stata la prestazione dei due difensori centrali dello Sparta Praga: Holek, diventato capitano dopo l’uscita di Lafata, e Brabec, anche lui 23enne, anche lui indicato dall’allenatore come suo secondo migliore in campo. Brabec ha collezionato 5 contrasti vinti, 5 intercetti e 6 disimpegni, mentre Holek solo 2 contrasti vinti (su 2 tentati) e ben 11 intercetti, in una perfetta divisione dei ruoli. Il primo marcava l’uomo, il secondo controllava lo spazio.

 

Sicuramente ha aiutato la prestazione di Matri, per cui converrebbe riscrivere la definizione di “abulico”. Della scarsa fluidità della manovra della Lazio si è già detto: la squadra di Pioli non riesce più a recuperare sistematicamente il pallone in posizione avanzata e per recuperare campo si appoggia molto al centravanti, con un gran numero di lanci lunghi. Hoedt ne ha tentati 12, Radu 12, Bisevac 14. Matri non è stato in grado di controllare un pallone, né di conseguenza di far salire la squadra. Neanche ha aiutato nel fraseggio corto (7/15 passaggi completati) risultando, anche oggi, un giocatore facile da coprire per gli avversari.

 

Al minuto 55 è stato sostituito da Lulic, perché Pioli ha preferito spostare Keita in posizione centrale e Lulic in quella di ala sinistra piuttosto che inserire Klose. Dopo la partita, Pioli ha dichiarato che secondo lui Keita può fare anche l’attaccante centrale e che sta provando a convincere il ragazzo di questo. Il problema, però, non è sembrato l’approccio del senegalese, quanto il fatto che nonostante il cambio tattico la Lazio abbia continuato a giocare come se avesse un centravanti.

 


Il povero Keita ha dovuto difendere palla in situazioni del genere, anche lui con scarso successo.



 

Keita si è disimpegnato bene sia nel ruolo di ala che in quello di centrale, collezionando 5 dribbling vinti su 6 tentati. Ha anche dimostrato una discreta intelligenza tattica nel fare da raccordo per la manovra alle spalle di Frydek, che seguiva Biglia anche negli spogliatoi. I due mediani dello Sparta Praga, Vacha e Marecek, spesso tendevano a restare bassi, creando spazi del genere a centrocampo.

 


E non è neanche la miglior giocata di Keita in questa azione. Poco dopo con un tacco spaziale servirà Radu da solo a due passi dalla porta, purtroppo sul piede destro.



 



Per il resto la manovra della Lazio è parsa difettosa. Con Biglia schermato, la responsabilità è caduta nei piedi di Bisevac e Hoedt, che hanno dimostrato grande disinvoltura e anche discreta tecnica, ma non la raffinatezza nelle letture che potesse sbloccare lo schieramento difensivo dello Sparta. Spesso dopo i primi dieci metri coperti palla al piede, i difensori si affidavano al lancio lungo, con gli esiti che ormai conosciamo.

 


Un esempio particolarmente deprimente.



 

Candreva invece ha la tendenza a giocare a testa bassa quando il livello di fiducia generale è scarso. Chiuso sulla fascia e costantemente raddoppiato, si è rivelato poco efficace (0 dribbling riusciti e 3 tentati). Il raddoppio si è fatto ancora più sistematico quando al 66esimo Dusan Basta, da poco entrato, ha chiesto il cambio per infortunio e in panchina c’era solo Mauricio, che comprensibilmente non ha mai tentato la sovrapposizione, isolando ulteriormente un Candreva già di per sé poco associativo. Candreva ha comunque mostrato una qualità nettamente sopra la media con due coordinazioni impossibili, una terminata sulla traversa, l’altra parata da Becik.

 

È stata una partita molto intensa, con tantissimi contrasti (34 tentati dallo Sparta, 20 dalla Lazio, primatista Biglia) e tantissimi intercetti (37 per lo Sparta, 28 per la Lazio, primatista Radu). Spesso le trame di gioco si sono risolte in duelli 3 contro 3 sulle fasce, e non è un caso che entrambi gli allenatori tendano a dare grandissima importanza alle catene laterali.

 


Un’altra grande occasione per lo Sparta, ancora nata da un pallone calciato in profondità. Radu è fermo sulle gambe, come in generale tutti i difensori laziali. Seguirà una conclusione di poco a lato.



 



Nel post-partita, Pioli ha riconosciuto ai suoi giocatori il carattere, evidenziando «una reazione da squadra». La tranquillità con cui la Lazio ha affrontato il vantaggio degli avversari dopo soli 13 minuti è notevole: si era verificata una situazione identica a Istanbul, anche lì la Lazio aveva pareggiato sugli sviluppi di un calcio piazzato e poi controllato la gara di ritorno.

 

La Lazio, almeno in Europa League, per ora non ha mai perso il controllo, né sul piano del ritmo, né sul piano della tenuta mentale. Continua a cercare di aggredire la palla, di conquistare terreno, di duettare negli spazi. Il problema è che, per tempo e per qualità, queste giocate sono spesso inadeguate, e contro avversari di livello superiore probabilmente non sarà sufficiente la tranquillità della grande squadra: servirà anche il gioco della grande squadra.

 

 

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