
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Complice la sospensione della partita di andata recuperata poi a metà dicembre, Fiorentina e Genoa sono tornate ad affrontarsi dopo nemmeno un mese e mezzo: in un periodo di tempo così breve nessuna delle due squadre è riuscita a migliorare la propria classifica in maniera rilevante.
La Fiorentina continua a galleggiare al di sotto della zona Europa League (anche a causa del rinvio della partita con il Pescara) che adesso è a 6 punti di distanza: un margine che deve essere colmato, visto che la squadra di Sousa è stata eliminata dalla Coppa Italia, che poteva permettere al club di approdare comunque in Europa; il Genoa invece veniva da sei partite senza vittorie e addirittura cinque sconfitte consecutive, prima del pareggio di Crotone della scorsa settimana: anche se il margine sulla zona retrocessione rimane di 12 punti il via vai del calciomercato non può aver aiutato né Juric, né la squadra.
Gli impegni ravvicinati e defezioni varie hanno costretto Sousa ad alcune novità di formazione: in porta ha esordito il neo-acquisto Sportiello, che come era lecito aspettarsi sarebbe entrato in competizione con Tatarusanu (fermato in questa occasione da problemi alla schiena); senza Gonzalo la difesa a tre del 3-4-2-1 è stata formata da Sanchez, De Maio ed Astori; a centrocampo la solita coppia Badelj-Vecino con ai lati Chiesa (a destra) e Maxi Olivera (a sinistra). A Bernardeschi è stato concesso un turno di riposo, per cui è toccato a Ilicic e Borja Valero supportare il centravanti Kalinic.
Anche Juric ha dovuto fare di necessità virtù tra infortuni e lo scompiglio generato dal mercato. Nel 3-5-2/4-1-2 del tecnico croato difesa tutta argentina con Munoz, Burdisso e Orban a protezione dei pali di Lamanna, diventato titolare dopo il triste infortunio di Perin. Lazovic e Laxalt hanno agito sulle corsie, rispettivamente a destra e sinistra, mentre in mezzo al campo è toccato al nuovo arrivato Hiljemark, a Cofie e a Izzo, avanzato rispetto al tipico ruolo di difensore centrale. In avanti è stato Pinilla a fare coppia con Simeone.
Le marcature del Genoa
La partita, nonostante quello che potrebbe suggerire il punteggio, specie nel primo tempo, non è stata giocata con particolare intensità: per gran parte del primo tempo è stata la Fiorentina ad avere il controllo del gioco, con il Genoa che si rintanava con il 5-3-2 nella propria metà-campo; ma il ritmo compassato del possesso viola non è riuscito a disordinare sistematicamente lo schieramento avversario. Da parte sua la squadra di Juric, con le sue tipiche flessibili marcature a uomo, toglieva linee di passaggio sicure alla Fiorentina, che comunque cercava la verticalizzazione.
Il Genoa alzava i due attaccanti di fronte al centrale difensivo in possesso, controllando i due centrali di fascia e lasciando aperte le linee di passaggio per Badelj e Vecino, che però erano marcati da Cofie e Hiljemark.

Quando De Maio, schierato al centro, giocava in orizzontale verso Astori o Sanchez, la punta più vicina al lato palla pressava il portatore, mentre l’altro impediva che il pallone tornasse dal francese, in modo da costringere i viola a lanciare oppure a resettare la propria manovra tornando al portiere. Anche in zone di campo più alte il Genoa cercava comunque di dirottare il gioco verso le fasce (notoriamente più facili da difendere a causa della restrizione dovuta alla linea laterale).

In situazioni di questo tipo, che la Fiorentina si è trovata ad affrontare in ben più di un’occasione, sono i trequartisti il grimaldello viola ed in particolar modo è il movimento senza soluzione di continuità di Borja Valero che si è spesso rivelato decisivo nello scardinare le formazioni avversarie.
Juric, però, però pensato anche a questa eventualità, con Izzo che, fuori dalle logiche tattiche del resto della squadra, doveva praticamente fare da ombra allo spagnolo, mettendo in atto una rilettura moderna della marcatura a uomo a tutto campo.
Così, soprattutto nel primo tempo in cui questo suo atteggiamento è stato evidentissimo, il numero 5 genoano si è fatto il campo in lungo e in largo per seguire Valero, andando spesso a cercare anche il contatto fisico per mantenere un riferimento concreto. Le uniche occasioni in cui mollava un po’ la presa era quando era uno dei centrali a prendere in consegna il trequartista di Sousa e Izzo scalava prontamente nel suo ruolo naturale per coprire il compagno.
Izzo si è incollato a Borja Valero per impedire allo spagnolo di esercitare la sua solita influenza sul gioco dei viola.
Cambio di contesto
C’è da dire che la strategia difensiva del Genoa era ben pensata, ma il cross di Ilicic che ha portato in vantaggio la Fiorentina ha vanificato tutto cambiando il contesto. Oltretutto, il 5-3-2 lasciava gli esterni troppo bassi e impediva a Lazovic e Laxalt di rendersi pericolosi in transizione; e i problemi non mancavano nemmeno in fase di uscita: il pressing viola e le scarse connessioni tra difesa e centrocampo hanno complicato notevolmente la circolazione di palla del Genoa che si è dovuto accontentare del 37,9% di possesso palla e del 71% di precisione nei passaggi.
La situazione è sembrata precipitare con il 2-0 firmato da Chiesa (che ha colpito anche un traversa) in apertura di ripresa, sviluppata probabilmente dalla migliore azione corale di tutta la partita.
Da sottolineare la finta di Chiesa che gli permette di liberarsi di Izzo e trovare la luce per il tiro.
Cambio di gioco
La squadra di Juric è però riuscita a riportarsi in parità, segnando due reti nello spazio di due minuti, approfittando di un punto debole tipico della difesa di Sousa.
Come sappiamo ormai, in fase difensiva la Fiorentina si riorganizza con una linea a quattro (o a volte a cinque) che dipende dal “pendolo” di sinistra che dal centrocampo è pronto a scivolare sulla linea difensiva, facendo scivolare il resto della difesa verso destra, in modo che l’interno destro della linea a 3 diventi il terzino della nuova linea a 4. Contro il Genoa questo pendolo era Maxi Olivera, che doveva scalare dalla posizione di fluidificante a quella di terzino sinistro, mentre l’interno di difesa che si allargava sulla fascia destra era Sanchez, con Astori e De Maio che diventavano i centrali.
Attaccando con rapidità, però, è possibile approfittare del fisiologico intervallo di tempo di cui la Fiorentina necessita per riorganizzarsi in questo 4-4-1-1, soprattutto quando Olivera (o chi per lui) si è spinto in avanti per attaccare o portare il pressing. In occasione del 2-1 è successo proprio questo perché il Genoa è riuscito a sfondare dalla parte dell’uruguaiano, tagliato fuori dopo aver sbagliato un passaggio in verticale e i tre centrali della Fiorentina sono rimasti a difendere l’intera ampiezza del campo da soli.
A rendere le cose più complicate è stato l’inserimento di Taarabt sul lato cieco, capace di sfuggire al campo visivo di Sanchez prima di servire Simeone. Praticamente lo stesso espediente ha permesso alla squadra di Juric di trovare il pareggio, con ancora Olivera fuori posizione e Sanchez che ha visto l’inserimento del marocchino, ancora, solo all’ultimo momento.

Il 2-2 con Olivera fuori posizione e attacco del lato cieco di Sanchez da parte di Taarabt.
Non è la prima volta – e probabilmente non sarà l’ultima – che la Fiorentina viene colpita in questo modo, ma c’è da dire che l’attuazione di una tattica così sofisticata dipende in massima parte dall’esecuzione dei giocatori in campo che non sempre può essere perfetta, soprattutto se giocatori come Olivera e Sanchez sono entrati nel meccanismo solo di recente.
Secondo tempo episodico
Nel secondo tempo non sono mancati rapidi ribaltamenti di fronte, ma come spesso succede alle fasi più di “intrattenimento” della partita corrisponde un “livello tattico” non eccelso, o comunque poco significativo. Prima, su un lancio lungo di Astori che ha sorpreso la difesa del Genoa, il neo-entrato Bernardeschi ha avuto la freddezza di alzare la testa e servire Kalinic autore del 3-2 viola. Poi il rigore di Simeone (salito a 10 gol in campionato) ha riportato la partita in parità: Maxi Olivera si fa dribblare ingenuamente da Lazovic, trattenendolo regala al Genoa una punizione; la punizione viene calciata in mezzo, la Fiorentina non riesce a liberare l’area di rigore e nella confusione Bernardeschi mette la mano tra il pallone la porta, rimediando oltretutto un’espulsione.
Come detto, il pareggio muove la classifica per nessuna delle due squadre e specie per la Fiorentina questi rischiano di essere due punti buttati soprattutto perché tutte le altre squadre che la precedono in classifica, ad eccezione di Juventus ed Inter, hanno subito una battuta d’arresto. Bernardeschi sconterà la squalifica nel recupero con il Pescara e potrà giocare contro la Roma, ma con gli abruzzesi mancherà anche Astori, mentre sono ancora da valutare le condizioni di Chiesa. Sarà bene avere presto tutti al meglio perché la seconda parte di stagione sarà decisiva non solo per tornare in Europa, ma anche per capire l’interezza del percorso di Sousa a Firenze e valutare a pieno il suo lavoro.
Per il Genoa la rimonta è da considerarsi positiva, la squadra di Juric non ha virtualmente più obiettivi, se non magari quello di valorizzare i propri giocatori, uno su tutti Simeone che alla sua prima stagione in Europa è già in doppia cifra in Serie A. Anche Juric è alla prima stagione nella massima serie e probabilmente basterà questo per spingere il Genoa a ritrovare le motivazioni agonistiche e la vittoria.
Quella tra Fiorentina e Genoa era la sfida tra due degli allenatori più interessanti che ci siano in questo momento in Italia. Tra due settimane affronteranno rispettivamente, entrambe fuori casa, Roma e Napoli. Capiremo di più sull’andamento delle parabole di Juric e Sousa: sembrano andare in direzione opposta - Juric ha ancora molto da dimostrare prima di conquistarsi la fiducia di tifosi e critici calcistici, Paulo Sousa sembra fermo su una posizione già guadagnata - ma nel calcio bastano poche partite a cambiare scenari che sembravano già definitivi.
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