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Flavio Fusi
Possesso contro possesso
08 nov 2016
08 nov 2016
Siviglia e Barcellona sono le due squadre di Liga che tengono più palla, ma in modo profondamente diverso.
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Flavio Fusi
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Il controllo della partita attraverso il mantenimento del possesso è uno dei cardini del gioco di Barcellona e Siviglia e non è un caso che le due squadre si siano presentate allo scontro diretto del Ramón Sanchéz-Pizjuan con le

di possesso palla più alte dell’intera Liga: 68,3% per i blaugrana e 63,1% per gli andalusi.

 

L’insediamento di Sampaoli ha radicalmente cambiato lo stile e la filosofia di gioco del Siviglia, in breve tempo diventata una delle squadre più dominanti col pallone del panorama europeo. Una svolta dovuta non solo all’iniezione di qualità individuale portata in dote dal mercato estivo, ma anche grazie alla rieducazione dei giocatori già presenti in rosa che, considerata la ferma volontà del nuovo tecnico di ripartire sempre palla a terra, hanno dovuto abituarsi a giocare sotto pressione e ad aumentare di conseguenza anche la propria propensione al rischio. La squadra ha assorbito bene il cambiamento e anche i risultati sembrano darle ragione: a questo punto della stagione il Siviglia è primo nel girone di Champions della Juventus e in piena lotta per il podio della Liga.

 

L’addio di Guardiola risale ormai al 2012: in questo periodo il Barcellona ha avuto altri tre allenatori e si è gradualmente allontanato dai principi di Pep. Se l’arrivo di Sampaoli ha permesso al Siviglia di avvicinarsi ad un calcio posizionale, la formazione blaugrana si è allontanata sempre di più dagli stilemi del

implementato da Guardiola, pur continuando a far registrare altissime percentuali di possesso palla. Con sempre meno giocatori che dalla Masia giungono in prima squadra, Luis Enrique ha preferito sfruttare al massimo le caratteristiche degli uomini a sua disposizione piuttosto che rimanere ancorato a una filosofia che dal suo punto di vista non era più quella ideale. Questo cambio di rotta ha reso, se possibile, ancora più letale il Barcellona portando all’esaltazione massima delle qualità del tridente Messi-Suárez-Neymar e il club è rimasto altrettanto vincente.

 

 



 

Il primo tempo di Siviglia–Barcellona ha però fatto emergere i limiti della formazione di Luis Enrique che

a sviluppare il proprio gioco al centro del campo, soprattutto dopo l’infortunio di Iniesta. Nel modello di gioco di entrambe le squadre, per controllare la partita il pressing e il gegenpressing rivestono un’importanza pari a quella della circolazione di palla: una riconquista del possesso quanto più possibile immediata permette di minimizzare la quantità di possesso concessa all’avversario e di aumentare di pari passo la propria. Nel primo tempo la battaglia per il possesso è stata vinta dal Siviglia (53% a 47%), ma più che la maestria con cui gestiva il pallone è stata l’intensità e la volontà con cui pressava il Barcellona a risolvere lo scontro in favore della formazione di Sampaoli.

 


Il pressing del Siviglia operato uomo a uomo permette di avere facilmente accesso al portatore di palle e di perseguire l’obiettivo primario di recuperare il pallone in zona offensiva e quello secondario di orientare il gioco avversario sulle fasce.



 

Il Siviglia si orientava uomo a uomo sulla fase di uscita del Barça, cercando di soffocarla all’origine o perlomeno di orientarla sulle fasce: i citati problemi della squadra di Luis Enrique a sviluppare il gioco al centro non facevano che peggiorare la situazione. Visto l’uso massiccio di Ter Stegen da parte dei blaugrana, spesso anche l’estremo difensore tedesco era oggetto di marcatura da parte degli andalusi e il Barcellona ha avuto vita durissima per tutta la prima frazione. La forza di qualsiasi possesso palla si basa sul collettivo: le marcature a uomo permettono di disperdere il collettivo stesso creando una serie di duelli individuali che indeboliscono la resistenza al pressing dei singoli, privandoli di appoggi facilmente raggiungibili.

 


Persino Ter Stegen era oggetto di marcature a uomo visto il suo coinvolgimento attivo nella fase di uscita del Barcellona.



 

A volte la squadra di Luis Enrique riusciva a superare la prima linea di pressione andalusa, ma spesso la squadra di Sampaoli riusciva ad avere comunque la meglio, costringendo gli ospiti a passare dalle fasce, dove non è mai facile stabilizzare il possesso palla, né tantomeno far progredire in modo agevole.

 



 

 

Il Barcellona riesce ad evadere il pressing del Siviglia ma poi perde palla sulla fascia.



 

Quando era in possesso, il Siviglia creava sempre situazioni di massiccia superiorità tra la linea di centrocampo e di difesa del Barça. Se il fatto di avere quattro o cinque giocatori tra le linee avversarie non sempre facilitava la progressione del gioco visto che da N’Zonzi in poi la squadra, poteva essere anche abbastanza scollegata, costringeva la linea difensiva del Barcellona a sacrificare almeno in parte la difesa dell’ampiezza: quando gli uomini di Sampaoli non riuscivano a verticalizzare era il posizionamento molto alto di Escudero (o Vitolo quando il laterale difensivo si manteneva più basso) su un lato e di Sarabia sull’altro a consentire comunque ai padroni di casa di raggiungere la trequarti. Questa grande presenza tra le linee permetteva inoltre ai difensori di lanciare lungo quando non avevano alternative, potendo innescare situazioni di gegenpressing anche quando il pallone non giungeva a destinazione. Una volta giunti in zona offensiva con la palla, cominciavano le fantastiche combinazioni dei giocatori andalusi, in cui Nasri ha rivestito il solito fondamentale ruolo associativo. In alcuni frangenti del primo tempo il Barcellona è parso realmente in balia dei padroni di casa e a conti fatti è stato fortunato a chiudere il primo tempo in parità.

 

 



 

Nella seconda frazione di gioco, però, la situazione si è gradualmente invertita per due motivi, fino a ribaltare le percentuali di possesso palla complessive in favore del Barça. Il primo è che è probabilmente impossibile mantenere un’intensità come quella del Siviglia per 90 minuti più recupero. Nel primo tempo gli andalusi non si sono mai risparmiati e gioco forza, pur senza abbandonare il pressing, nella ripresa sono stati costretti a cedere campo con maggiore facilità. Il secondo motivo e probabilmente quello più determinante, è stato il maggior coinvolgimento di Messi. Dopo aver pareggiato i conti nel primo tempo, Messi ha praticamente vinto la partita salendo in cattedra per dirigere le fasi di possesso, soprattutto nelle transizioni in cui il Siviglia non riusciva più a recuperare come nei primi 45 minuti di gioco.

 

La

della “Pulce” ha sbilanciato la partita. Il Barcellona a quel punto non ha solo preso possesso del pallone, ma ha anche cominciato a produrre molto dal punto di vista offensivo. Le occasioni alla fine saranno 12 per parte. Messi, Suarez e Neymar si sono scatenati negli spazi lasciati dal Siviglia, forse logorato dai tanti impegni ravvicinati. Nel gol che ha completato la rimonta Messi è stato di nuovo decisivo, servendo a Suaréz l’assist decisivo dopo una cavalcata terminata solo al limite dell’area.

 



 
 

Il Siviglia ha giocato alla pari con il Barcellona, perfettamente a suo agio e senza alcun timore reverenziale. L’intensità e l’organizzazione degli andalusi hanno messo in estrema difficoltà la squadra di Luis Enrique e l’assenza di Iniesta si è sentita come non mai. Quando però Messi è salito in cattedra ha praticamente deciso da solo la partita, vanificando gli sforzi del Siviglia e togliendo, ancora una volta, i suoi compagni dai guai.

 

 

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