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Foto di LUIS ACOSTA/AFP
Calcio Federico Principi 28 dicembre 2019 4'

Come si impara a parare i rigori

Si può imparare a capire dove buttarsi?

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Carissimi,

Vorrei sapere se l’arte del parare i rigori è tutta intuito o la si affina con dovuti allenamenti. Propendendo realisticamente per una mescolanza delle due componenti, i quesiti diventano: come i portieri più forti affinano il loro intuito e come migliorano le loro tecniche?

 

Grazie

 

Un vostro assiduo lettore,

Angelo 

 

Risponde Federico Principi

 

Caro Angelo,

la tua domanda riguarda uno degli aspetti più profondi del calcio ed è difficile trovare risposte. Gli studi sembrano arrendersi alla prospettiva più semplice possibile: come in questo documento di qualche anno fa della University College of London. Dopo attente valutazioni sulla probabilità della scelta della direzione del calcio di rigore, il portiere pare scegliere casualmente l’angolo dove tuffarsi già prima del tiro e di non cambiare idea. Sta di fatto che da più parti è confermato che ogni portiere professionista studia dove un determinato avversario ha calciato i propri ultimi 5-10-20 rigori, quindi forse già solo per questo motivo dovremmo togliere l’avverbio casualmente dalla scelta del portiere riguardo l’angolo in cui tuffarsi. (D’altronde il concetto di casualità è anche piuttosto ambiguo).

 

Certamente non c’è ancora una regola universale per capire come intuire le intenzioni del tiratore e, come dici tu, i più grandi portieri “pararigori” possiedono una grande dose di fiuto naturale che non è facile da apprendere nel corso degli anni. Un intuito che, per esempio, spesso va oltre il semplice studio degli ultimi X rigori dell’avversario: ognuno di essi è tirato in condizioni differenti di risultato, importanza della partita, fiducia del tiratore nella scelta di un determinato angolo in quel determinato periodo della carriera, o a volte anche nella stessa giornata. Di questo aspetto psicologico sui tiratori dei calci di rigore ci eravamo soffermati in quest’altro pezzo, che analizzava la stessa situazione di gioco ma dal punto di vista del tiratore.

 

Proprio perché ogni calcio di rigore nasce da presupposti diversi e genera quindi diversi livelli di pressione e sicurezza nel tiratore, il portiere ogni volta può interpretare la situazione utilizzando in modo combinato lo studio e il fiuto naturale. Per esempio, suddividere gli ultimi X rigori calciati da Tizio tra quelli più o meno delicati e a sua volta capire qual è la soluzione che preferisce quando è sotto pressione. O, ancora più approfonditamente, studiare come si comporta Tizio quando calcia con il portiere che si muove già in anticipo verso una direzione (o capire se è lui ad essere bravo a farlo muovere verso un lato) e come si comporta invece quando il portiere resta fermo fino all’ultimo. Ma al termine di tutto questo interviene la sensibilità, e cioè la capacità del portiere di saper interpretare ogni singola situazione, fino a entrare sotto pelle nel tiratore decodificandone i pensieri e i timori.

 

Su internet trovi un documento Word molto interessante e dettagliato, firmato Giorgio Pivotti (che ha scritto un dizionario-glossario del gioco del calcio), che spiega nel dettaglio alcuni trucchi e piccoli dettagli ai quali il portiere deve fare assolutamente caso e che si ricollegano in parte sia allo studio che allo sviluppo della sua sensibilità in queste circostanze. Per prima cosa il portiere dovrebbe lasciare per strada proteste e ogni perdita di tempo per concentrarsi invece sullo sguardo del tiratore fin da subito: secondo Pivotti c’è sempre un momento in cui il tiratore tradisce con i suoi occhi l’angolo nel quale calcerà, che non è però l’angolo in cui si fissa maggiormente, utilizzato invece a sua volta come tentativo più o meno inconscio di inganno al portiere. Oltre all’angolo della traiettoria di rincorsa, grande importanza riveste la posizione del piede d’appoggio, la cui inclinazione dell’asse punta-tacco quasi sempre coinciderebbe in parallelo con la direzione del tiro in caso di ricorsa angolata, ma non in caso di rincorsa più centrale e dritta.

 

E oltre a questo, aggiungo io, bisogna sottolineare come nei rigori più delicati, o per i rigoristi più desueti e sotto pressione (ad esempio i difensori nella lotteria finale), sia molto più difficile per il tiratore nascondere le sue intenzioni fino all’ultimo tramite la postura del corpo. Ma i più grandi portieri pararigori sono soprattutto quelli che riescono a effettuare la lettura completa della situazione all’ultimo, muovendosi il più tardi possibile, oltretutto assistiti da caratteristiche tecniche e fisiche che li portano a essere particolarmente reattivi nei tiri ravvicinati.

 

Anche se non ci sono regole universalmente chiare su come i portieri stiano affinando le loro tecniche di lettura – o quanto meno non sono ancora fuoriuscite dagli spogliatoi – l’impressione è che la tendenza del calcio verso una maggiore ricerca scientifica stia investendo anche questo aspetto. Dopo tutto stanno aumentando le sostituzioni dei portieri a pochi minuti dai calci di rigore finali: un po’ per mettere pressione agli avversari come nel caso Cillessen-Krul di Olanda-Costa Rica ai Mondiali 2014, un po’ per la conoscenza stessa degli avversari, come stava per avvenire con la sostituzione mancata Kepa-Caballero nella finale di Carabao Cup di qualche mese fa. 

 

Maurizio Sarri è proprio un allenatore molto attento agli spunti che derivano dalla ricerca scientifica nel calcio, e forse insieme a Caballero – ex compagno di squadra dei suoi avversari, il City, per tre stagioni – aveva già condiviso un piano di studio sui rigoristi. Quell’episodio però ci ricorda quanto ancora spesso il fattore umano – stavolta rappresentato dal rifiuto di Kepa di uscire – sia prevalente nel calcio rispetto allo studio scientifico.

 

 

Tags : la posta del cuorerigori

Federico Principi nasce nel 1992 e si ammala di sport. È telecronista della Serie C su Eleven Sports Italia. Ha scritto "Formula 1 2016: The review", un libro completo sulla stagione 2016 di Formula 1.

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