Il gruppo H era forse il più equilibrato e meno prevedibile tra gli otto del Mondiale di Russia, ma in pochi si sarebbero aspettati che sia la Polonia che la Colombia sarebbero uscite sconfitte dalla prima giornata. La Nazionale guidata da Nawalka, testa di serie del gruppo in virtù dell’ottavo posto nel discusso ranking FIFA, veniva da un ottimo Europeo, ma la sconfitta con il Senegal aveva fatto emergere tutti i limiti del suo gioco.
L’esordio della selezione di Pekerman contro il Giappone, che poteva contare sullo stesso zoccolo duro che quattro anni fa aveva raggiunto i quarti di finale in Brasile, era invece stato pesantemente condizionato dall’espulsione e dal rigore causato in apertura dal fallo di mano di Carlos Sanchez.
Lo scontro diretto tra queste due Nazionali era dunque già decisivo: la sconfitta significava eliminazione dalla competizione. Nawalka ha deciso di proporre un sistema di gioco simile a quello schierato nella seconda frazione della gara con il Senegal, inserendo Bednarek accanto a Piszczek e Pazdan, con Goralski a centrocampo e Bereszynski largo a destra e con Kuba e Grosicki in panchina in favore di Zielinski e Kownacki che rispetto al 3-4-3 della prima partita agivano più vicini a Lewandowski. Anche Pekerman ha proposto delle modifiche significative rispetto all’1-2 con i giapponesi: fuori Murillo e dentro Mina in difesa, centrocampo rivoluzionato con Aguilar e Barrios, oltre a James in campo dal primo minuto.
La Polonia ha troppa poca qualità
Il 3-4-2-1 di Nawalka doveva risolvere anche il problema della costruzione bassa della Polonia, troppo vulnerabile alla pressione e, al contempo, consentire a Krychowiak di rimanere a centrocampo accanto a Goralski, per lasciare due opzioni di passaggio in mezzo al campo, che non erano state invece disponibili contro la squadra di Cissé, quando il centrocampista di proprietà del Paris Saint-Germain era costretto ad abbassarsi in mezzo ai centrali nel 4-2-3-1, lasciando il solo Zielinski al centro.
Nonostante la nuova soluzione fosse sulla carta più funzionale a risalire il campo, è emersa ancora una volta la poca disinvoltura tecnica e visione dei difensori polacchi, che hanno fatto fatica anche a causa del pressing della Colombia.
Per affrontare la costruzione con tre uomini predisposta da Nawalka, Pekerman ha proposto un adattamento al 4-4-2 che usa di solito in fase difensiva: Falcao prendeva in consegna Bednarek, il centrale dei tre, James si portava su Piszczek e Quintero si allargava sul centro-destra a pressare Pazdan, considerato probabilmente l’anello debole della difesa. Il pressing non era ultra-offensivo, perché consentiva comunque ai difensori di passarsi la palla tra loro nella trequarti difensiva, ma si faceva nettamente più intenso nella zona a cavallo della metà-campo. Ciò consentiva anche di ampliare lo spazio da attaccare in velocità alle spalle dei difensori polacchi qualora avessero perso palla. Cuadrado, invece, scivolava all’indietro, tanto che lo schieramento della Colombia poteva assumere i contorni di un 5-2-3, con Arias che si stringeva più vicino ai centrali.
Il fatto di avere il laterale della Juventus a rinforzare la linea difensiva era una necessità anche per non lasciare l’ultima linea in inferiorità numerica, visto che Rybus e Bereszynski si alzavano molto, mantenendosi allineati con i tre giocatori offensivi quando la Polonia era in fase di attacco posizionale.
Insomma, i difensori polacchi sembrava che avessero istruzioni di lanciare lungo e non fosse quindi tanto il pressing colombiano a influenzarne l’atteggiamento. Con Kownacki e Zielinski vicini a Lewandowski e Rybus e Bereszynski disponibili sulle fasce, Nawalka aveva predisposto una struttura per raccogliere i lanci lunghi, appoggiandosi su Lewandowski (5 sponde) per scavalcare il centrocampo e competere sulle seconde palle.
Se l’idea poteva essere giusta, è mancato quello scaglionamento nella trequarti offensiva che avrebbe consentito una migliore attuazione della strategia di Nawalka: con i cinque giocatori quasi in linea era ovviamente più complicato associarsi. Inoltre, la Colombia ha mantenuto i reparti sempre molto stretti e corti (la lunghezza squadra è risultata essere di 29,6 metri, un dato molto corto).
In una partita in cui il livello dello scontro fisico è stato fin da subito elevato, gli attaccanti della Polonia non hanno avuto vita facile contro la prestanza dei centrali Sanchez e Mina, mentre le uscite in pressione e il contributo alla fase difensiva degli esterni è stato sempre puntuale, tanto che proprio James e Cuadrado sono risultati essere i migliori recuperatori di palloni (10 a testa) tra le fila dei “Cafeteros”.
La Colombia è venuta fuori col tempo
Nonostante una strategia difensiva di questo tipo, la Colombia è riuscita anche a gestire possessi palla prolungati. La Polonia non pressava con la stessa intensità degli avversari, anche perché strutturalmente il 5-4-1 difensivo di Nawalka mancava di giocatori avanzati in grado di mettere in difficoltà la costruzione bassa dei colombiani.
I polacchi volevano mantenere una stabilità difensiva, cercando di non concedere spazi tra le linee o situazioni di superiorità numerica in favore degli avversari. La circolazione della Colombia è stato così orizzontale e orientata verso le corsie laterali (67% di giocate sulle fasce), ma i due lati dello schieramento erano ben collegati, soprattutto grazie ai movimenti senza palla e alla formidabile resistenza al pressing di James (4 dribbling, 67% di successo) che pur partendo da esterno sinistro si è mosso letteralmente a tutto campo, risultando il giocatore con più tocchi al momento del fischio finale (87). La prestazione del trequartista del Bayern Monaco è stata eccezionale sia per il supporto fondamentale che ha dato alla squadra in entrambe le fasi, sia per la sua incidenza nella fase di rifinitura, con 2 delle 3 occasioni create tramutate in gol dai compagni.
La partita a tutto campo di James Rodriguez visualizzata con i dati Opta.
Nel primo tempo la Colombia ha sfiorato il 60% di possesso palla (58,3%), ma si è resa maggiormente pericolosa in transizione, fino al gol, segnato da Mina sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Nella seconda frazione di gioco il possesso palla è stato più equamente distribuito, ma le occasioni da gol non si sono susseguite in serie, tanto che a meno di mezz’ora dalla fine, entrambe le squadre avevano concluso solo una volta a testa nello specchio della porta avversaria. La squadra di Pekerman, dava però comunque l’impressione di mantenere l’inerzia della gara in proprio favore, perché non ha praticamente mai perso il controllo degli spazi, che invece la Polonia è stata costretta a cedere nel disperato tentativo di rimanere in corsa nel Mondiale.
Gli expected goals della gara.
Non deve dunque stupire che il gol del raddoppio di Falcao - per lui il primo ad un Mondiale - e quello del definitivo 3-0 di Cuadrado siano arrivati su azione di contropiede ed in rapida successione. Da sottolineare in entrambi casi gli assist a battere il fuorigioco, rispettivamente di Quintero e soprattutto di James, che ha pescato l’esterno sul lato opposto alla perfezione, tagliando fuori tutta la difesa polacca.
Inutile dire che il terzo gol ha privato la Polonia di qualsiasi possibilità di recuperare e dunque di proseguire il suo Mondiale. La Nazionale baltica si era faticosamente conquistata l’ottavo posto nel ranking FIFA, approfittando anche di un regolamento che premiava le selezioni che giocavano meno partite (con il nuovo algoritmo ELO voluto da Infantino, sarebbe diciannovesima), ma si potrebbe quasi affermare che il fatto di partire da testa di serie ne ha penalizzato il cammino in Russia.
Quella di Nawalka è una squadra diretta che dà il meglio di sé negli spazi, sfruttando la forza fisica e il controllo aereo dei suoi difensori per difendere compatta e poi ripartire con la velocità dei suoi esterni, che non si trovano altrettanto a proprio agio quando devono agire nello stretto e che non a caso hanno cominciato la gara con la Colombia dalla panchina (è il caso di Grosicki) oppure non hanno nemmeno visto il campo (Kuba Blaszczykowski). Trovatasi nella situazione di fare la partita, soprattutto contro il Senegal, è stata costretta ad uscire dalla sua zona di comfort e a dover sperimentare nuove soluzioni di gioco, non necessariamente coerenti con i propri punti di forza. La miglior generazione dai tempi del bronzo al Mondiale 1982, per cui il presidente federale Boniek nutriva tante speranze, è già eliminata dopo appena 180 minuti.
Al contrario, la Nazionale di Pekerman si è dimostrata una squadra più flessibile e con maggiori capacità di adattamento (e d’altronde lo aveva già dimostrato giocando in 10 uomini contro il Giappone), capace di interpretare più registri di gioco anche all’interno della stessa partita. Inoltre, ha ritrovato il proprio giocatore simbolo, che dopo la scarpa d’oro di quattro anni fa è tornato ad offrire una prestazione da top-player assoluto. Sarà però necessario vincere contro il Senegal, oppure pareggiare e sperare che la Polonia batta il Giappone per approdare agli ottavi di un Mondiale per la seconda volta consecutiva.
I dati di questa gara sono stati gentilmente offerti da Opta.