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Calcio Fulvio Paglialunga 22 dicembre 2015 6'

Platini passato e presente

Come ha fatto quel giocatore a diventare questo dirigente?

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Michel Platini è stato il mio avvicinamento progressivo all’adolescenza, il mio iniziare a capire che il calcio poteva anche essere una diversa forma di poesia: una punizione perfetta, un’esultanza elegante, una protesta disteso sul prato con la mano sinistra a reggere il capo, un modo di tifare per un giocatore e non necessariamente per una squadra.

 

Platini era un romanzo che sfogliavo mentre perfezionavo la mia lettura: il suo rapporto con Agnelli, il racconto delle telefonate all’alba, quel «l’abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras», il suo passaggio all’Inter sfumato per la chiusura delle frontiere, il ritiro a 32 anni, senza trascinare brandelli di gloria in campi variegati. Da qualunque parte lo guardassi, mi sembrava un eroe.

 

Se mi avessero raccontato, nel periodo tra i cinque e dieci anni, una storia del tipo «e Platini dopo tanti anni diventerà come l’uomo cattivo che ti porta via il pallone mentre stai giocando per strada» avrei pianto. Ora non lo faccio per dignità e perché negli anni ho capito che così sarebbe andata a finire. Ho visto quei piedi che benedivo lordarsi prima di polvere, poi di fango, ora di qualcosa di non riferibile, per eleganza, in un pezzo (dicono porti bene: ormai, per me, sono affari suoi).

 

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Platini, come Blatter, è stato sospeso per otto anni dal Comitato Etico. E qui c’è già la contraddizione con il mio periodo di innamoramento: l’etica, quella che mi sembrava calzante con un pallone che invece veniva dipinto come una lotta, quella che mi sembra più adatta. Platini è caduto sull’etica. Che in questo caso è una versione educata dell’accusa reale: corruzione. In una parola l’ex “Le Roi” diventa ufficialmente uguale «all’uomo cattivo che ti porta via il pallone», che da ora in poi per brevità chiamerò Sepp Blatter.

 

Platini ha incassato due milioni di franchi svizzeri (1,8 milioni di euro) nel 2011. Per una consulenza da advisor FIFA svolta tra il 1999 e il 2002. Non che i ritardi dei pagamenti siano il reato (dovrebbero esserlo, ma nel mondo reale accade con una semplicità raccapricciante. Magari la FIFA non dovrebbe avere di questi problemi), ma la tempistica può esserlo: quei soldi arrivano a Platini due mesi dopo l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, che sono alla base anche dell’offensiva USA nei confronti dei gerarchi del pallone mondiale, e dopo la rielezione di Blatter a capo della FIFA.

 

E a meno di voler credere alla FIFA come committente qualsiasi di una povera partita IVA e quindi con un ritardo maldestro, ma innocente, il dubbio—anche perché in assenza di risposte vere sulla tempistica del versamento di quei soldi—viene. Perché Platini già più di un anno fa fu accusato di aver incontrato in segreto i lobbisti del Qatar a fine 2010.

 

Il Daily Telegraph riferì di due incontri: il primo con Mohamed bin Hammam, squalificato a vita nel 2011 (con più di cinque milioni pagati in tangenti ai vertici del calcio) per corruzione proprio in occasione dell’assegnazione dei Mondiali del 2022 (riabilitato un anno dopo dal TAS di Losanna) e il cui sistema è stata svelato dai FIFA Files pubblicati dal Sunday Times. Il secondo fu il 23 novembre 2010 con Nicolas Sarkozy, allora presidente francese, l’emiro lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani e il primo ministro del Qatar, all’Eliseo. Platini si difese dicendo che volevano sporcare la sua immagine, ma di fatto rimase vago.

 

Come vago è rimasto sulla tempistica del pagamento, declassandola a coincidenza. E forse bollerebbe come coincidenza anche l’acquisto da parte della Qatar Sports Investments del PSG (squadra di cui è tifosissimo Sarkozy) e il fatto che per il fondo lavori suo figlio Laurent e che entrambe le cose siano avvenute pochi mesi dopo l’incontro all’Eliseo. E pure sull’assegnazione dei Mondiali del 2018 alla Russia ha dovuto ribattere all’accusa di aver ricevuto un Picasso.

 

Sempre sulla tempistica: sempre i documenti riservati pubblicati dal Sunday Times dicono che il 29 gennaio 2011 Platini pranzò in Malesia con Mohamed bin Hammam, all’epoca nel comitato esecutivo FIFA, e incassò il sostegno per la candidatura alle presidenziali FIFA del giugno successivo. Poi, a marzo—un mese dopo il versamento—si ritirò dalla corsa contro Blatter.

 

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Come Platini sia potuto diventare questo, dopo aver (e avermi) incantato sul campo non può essere sintetizzato con un banale «è entrato nel sistema», perché di quel sistema poteva non fare parte e perché nel frattempo cercava di mostrarsi in opposizione a Blatter. Per intenderci: non lo assolverebbe nemmeno l’essere caduto in trappola, in ogni caso non è più al di sopra di ogni sospetto: «La realtà è che siamo oltre l’inettitudine, potremmo essere al limite del criminale», ha scritto il Mail on Sunday due mesi fa, citando fonti anonima della FIFA.

 

Due milioni di franchi svizzeri sono una cifra che non torna in nessun modo: non c’è traccia nei bilanci, sembra un pagamento non dovuto e forse lo è davvero, se è verificato quanto scrive il quotidiano svizzero Tages-Anzeiger, che per quell’incarico coperto da gennaio 1999 a giugno 2002 con regolare contratto Platini doveva incassare 300mila franchi all’anno per quattro anni e mezzo e, almeno 1,05 milioni di franchi, sarebbero stati versati.

 

«Blatter, nella sua posizione di presidente della FIFA, autorizzò un pagamento a Platini senza nessuna base legale contenuta nell’accordo firmato dai due il 25 agosto 1999. Blatter non è stato in grado di dimostrare le basi legali per il pagamento corrisposto a Platini, e le sue giustificazioni sono state respinte». Il Comitato Etico scrive, in pratica, che si tratta di tangente. E che Platini ha avuto un comportamento “non integro”. Di qui la punizione, che non è il gesto tecnico che invece mi fece innamorare di questo francese che sapeva giocare a calcio come pochi.

 

Era Platini un modello di dirigente? Forse la UEFA, che presiedeva, un po’ sì, non essendo mai coinvolta in scandali lontanamente paragonabili a quelli della FIFA. Forse merito dell’organizzazione, di un minore tendenza alla corruzione delle nazioni che la costituiscono. Però da quando la stella di Platini è in calo anche quel ruolo sembra essere macchiato dai dubbi.

 

Il quotidiano francese Le Monde a giugno si è posto la domanda: la UEFA è un modello di virtù? E giù incertezze che un po’ smontano il giudizio. Ad esempio per commercializzare i diritti (marketing, trasmissioni televisive, biglietti…) degli Europei di Francia 2016 alla società appositamente creata Euro 2016 sas, al 95 per cento della UEFA e al 5 per cento della Federcalcio francese, a capo della quale è stato messo un uomo secondo Le Monde molto vicino a Platini, Jacques Lambert.

 

In più, Le Monde ricorda che Michel era a capo del comitato organizzatore di Francia 1998 con Jacques Lambert (appunto) e Fernand Sastre, quel comitato organizzatore a cui, secondo la vasta indagine dell’FBI sulla corruzione della FIFA, Jack Warner, ex presidente della CONCACAF ed ex vicepresidente della FIFA, aveva «chiesto e ottenuto dal tangenti». Ombre anche su quello che sembrava un alternativa credibile di gestione del calcio internazionale, non tanto per gli uomini intorno ma proprio per le commistioni di chi in campo era un campione e fuori non è sembrato immune dalle tentazioni sordide.

 

Viene da credere, quando in fondo a tutto questo si tira la riga per una somma, che nemmeno le liti con Blatter fossero sincere (secondo Sepp, Platini era all’origine dello scandalo più recente della FIFA), quando la UEFA sembrava essere un’alternativa alla melma di Sepp o forse che erano una corsa bestiale a chi voleva conquistare più potere, inteso potere come questa cosa brutta appena descritta, un gioco di soldi e ricatti sempre possibili.

 

Ecco perché Platini non ha più la forza morale per combattere per il governo del calcio mondiale. E nemmeno può candidarsi nella corsa per la successione a Blatter: potrebbe dimostrare di essere diverso? In parte sì (a Blatter e alla sua cinica e veniale gestione del potere non si arriva). Potrebbe dimostrare di essere puro? Di sicuro no (perché le contaminazioni sono state appena elencate). Così ha deciso il Comitato Etico. Prima ancora, così ha deciso il me bambino in viaggio verso l’adolescenza, che tifava per quel campione.

 
 

Tags : euro 2016fifamichel platinisepp blatteruefa

Fulvio Paglialunga è nato a Taranto, vive a Roma. Scrive per la tv ed è autore dei libri “Un giorno questo calcio sarà tuo. Storie di padri e figli, e di pallone” (Baldini&Castoldi, 2017) e “Ogni Benedetta Domenica" (ADD editore, 2013), tratto dalla trasmissione ideata e condotta su Radio Rai.

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