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C'è troppo hype intorno a Pio Esposito?
25 set 2025
Intorno al talento dell'Inter si è sviluppato uno strano dibattito.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Ball Raw Images
(copertina) IMAGO / Ball Raw Images
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Una scivolata al rallentatore, in pressione sul difensore, in cui atterra sul pallone. Un colpo di testa in tuffo spalle alla porta, sempre con l’uso del ralenti come se stessimo ammirando il movimento di un ballerino, un gesto tecnico e atletico di rara bellezza. Un controllo di collo e un esterno in profondità che non si capisce dove finisce perché il video è tagliato. E poi alcuni momenti banali ma pregni di significato: Lautaro che gli dà la mano per rialzarsi, Chivu che gli dà il cinque quando esce dal campo, la foto a inizio partita col resto della squadra, le sue mani da gigante-bambino sulle spalle di un bambino-bambino al momento dell’ingresso in campo delle squadre.

Il tutto ripreso ad altezza uomo - che non è la sua altezza, ma giusto un po’ più in basso - per farci sentire dentro l’azione. A giudicare dal video di un minuto che gli ha dedicato l’Inter dopo la partita col Sassuolo sembra davvero che tutto quello che fa Pio Esposito in un campo da calcio sia speciale. Il che però non fa che confonderci le idee: se questo genere di giocate si merita un videotributo significa che Pio Esposito è tutto qui? O c’è un livello superiore, un livello di eccitazione ancora più grande da sbloccare quando, ad esempio, segnerà il suo primo gol in Serie A? Cosa sarebbe successo se avesse segnato un gol tipo quello che lo scorso anno ha segnato contro il Catanzaro (vedi qualche paragrafo più sotto), o se fosse stato lui a segnare un gol come quello di Lorenzo Lucca col Napoli?

Troppo? Troppo.

Il discorso su Francesco Pio Esposito - da tutti chiamato solo Pio per comodità ma anche perché, forse, ci diverte il contrasto tra un nome così corto, che richiama il suono degli uccellini, e il fatto che la persona che lo porta sia enorme - è ormai puramente astratto. Il tema, perfettamente riassunto da Gazzetta: “Sopravvalutato o crack?”, è senza risposta per definizione, chiunque si avventuri nella discussione sa benissimo che non esistono argomenti sufficienti per rispondere in un senso come nell’altro, eppure ci si avventura lo stesso.

È una questione di engagement, perché polarizza, ma anche - almeno in apparenza - di onestà intellettuale. Da una parte, anche solo dopo le due partite giocate da titolare con Ajax e Sassuolo, per far riposare Lautaro, è innegabile il talento, dall’altra sono poche due partite per dare un giudizio forte, e oltretutto non ha neanche ancora segnato il suo primo gol in campionato o in Champions League. Ci è andato vicino… ma anche questo, non può essere visto in entrambi i modi, no? Come segno del suo potenziale oppure come qualcosa che ancora “manca” per esaltarsi per davvero.

Paradossalmente anche quelli che chiedono di “proteggerlo” non fanno che sottolinearne il valore straordinario, l’eccezionalità. Anime pie - appunto - probabilmente intendono dire che ogni giocatore di vent’anni andrebbe protetto dalle troppe pressioni, ma in questo caso specifico non mancano di aggiungere che Pio andrebbe protetto “anche in chiave Nazionale”, già anticipandone, quindi, un’importanza tutta da verificare all’interno della selezione che potrebbe partecipare al prossimo Mondiale. O quantomeno, sempre per non mettergli troppa pressione, l’Europeo successivo.

Si scomodano già paragoni con Luca Toni, altro attaccante ciclopico, ma l’immaginazione lascia immaginare per Pio Esposito potenzialità ancora superiori. Toni non giocava a quel livello a vent’anni, Toni non era così tecnico (dimenticando anche quanto fosse tecnico Toni con entrambi i piedi e di testa).

Si dice che Pio Esposito potrebbe colmare la carenza che la nostra Nazionale ha nel ruolo di centravanti da più di dieci o quindici anni, in un periodo in cui di attaccanti ce ne sono addirittura due da mettere titolari, a riprova del fatto che si immagina Pio Esposito come qualcosa di diverso, di più grande ancora. Insomma è chiaro che chiedere alle persone comuni o ai media (che da “storie” del genere guadagnano in ogni caso, sia in caso di successo che di fallimento) di andarci piano su Pio Esposito è chiedere di fare un’eccezione.

Eccolo, il gol col Catanzaro di cui sopra.

In realtà sarebbe più normale - nel senso nella norma - l’esatto contrario. Lo scorso anno, quando il talento di Nico Paz cominciava a mostrarsi al pubblico della Serie A, ricordo i commenti sarcastici di chi sosteneva che ci si stesse facendo molto rumore per nulla, o per quasi nulla. Una ruleta a centrocampo, un tunnel, un bel filtrante, che sarà mai?

Il caso mediatico di Pio Esposito è diverso per due motivi. Il primo riguarda la squadra in cui gioca. Che l’Inter abbia deciso di puntare su di lui, risparmiando anche sulla ricerca di un altro attaccante di riserva ma tenendo presente che a vent’anni ha bisogno di giocare per crescere, è una garanzia indiretta del fatto che qualcuno abbia già visto in lui qualità di un certo livello (sul fatto che Nico Paz, invece, sia stato mandato in prestito al Como e quest’anno gli sia stato preferito Mastantuono si potrebbe speculare in modo opposto, anche se sarebbe difficile mettere in ombra l’ottimo inizio di stagione).

Si porta dietro le divisioni tra i tifosi interisti e i loro rivali, ma anche tra chi vuole credere che l’hype possa avere senso e che ogni tanto anche i talenti più anticipati si rivelino all’altezza delle aspettative. Potremo avere anche noi, se non proprio il nostro Lamine Yamal, quantomeno il nostro Woltemade?

Cercate anche solo una persona che definirebbe Yildiz semplicemente un “buon giocatore”, sono curioso di sapere se esiste.

Anche il fatto che Pio si sia dimostrato niente affatto timido di fronte all’entusiasmo che San Siro gli ha riservato fin dalla sua prima presenza in assoluto in Serie A - entrato in campo a venti minuti dalla fine nella partita con l’Udinese, con un gol da recuperare, la sua apparizione a bordo campo è stata accolta come l’arrivo della cavalleria nel momento in cui i protagonisti del film stanno per soccombere.

Lui ha quasi esaudito il desiderio del pubblico con un tacco in rifinitura al limite dell’area con cui ha messo Marcus Thuram solo davanti al portiere (chiuso poi dal rientro in scivolata di Solet). E anche se alla fine gli eroi hanno dovuto soccombere lo stesso, l’entusiasmo per Esposito non è diminuito.

Poi, quando Lautaro ha avuto bisogno di riposare dopo la sosta, Pio Esposito - che nel frattempo ha anche esordito con la Nazionale maggiore - ha giocato due partite di seguito da titolare. E non è già una grande cosa, un cambiamento rilevante per l’Inter rispetto allo scorso anno, il fatto che Lautaro possa permettersi di riposare mandando in campo un giocatore quanto meno vivo, presente nella partita?

Contro il Sassuolo c’è stata quell’azione, quella protezione del pallone spalle alla porta con cui si è ricavato un tiro di sinistro da dentro l’area, alto di poco sopra la traversa. Poco dopo è stato sfortunato, su una girata acrobatica sempre di sinistro che Muric, portiere del Sassuolo, è riuscito a parare nonostante la distanza ravvicinata. In mezzo, prima e dopo, anche contro l’Ajax, Esposito ha fatto vedere soprattutto la sua capacità di associarsi con i compagni venendo incontro e vincendo i duelli corpo a corpo con i difensori.

La seconda ragione per cui il caso mediatico di Pio Esposito è speciale riguarda le sue qualità. Molto più concrete di quelle che di solito si associano ai giovani attaccanti. Per quanto la capacità di segnare sia, in un certo senso, la qualità più concreta di tutte, tendiamo a considerarla alla stregua di un’ispirazione artistica, che può andarsene come è arrivata, se non proprio del tutto come una specie di casualità che non dipende davvero dal giocatore in questione.

Per questo persino di giocatori giovani che si presentavano sul palcoscenico del calcio che conta con alle spalle numeri di tutto rispetto abbiamo dubitato - lo abbiamo fatto con Haaland, alcuni hanno continuato a farlo anche dopo che aveva iniziato a segnare in Premier League. E sempre per questa ragione non è molto importante il fatto che Esposito non abbia ancora segnato: il gol arriverà, se c’è tutto il resto. Se ci sono, cioè, quell’energia, quella vitalità, quelle protezioni e quei duelli vinti così facilmente, dominando fisicamente l’avversario e controllando tecnicamente la palla.

Quindi Chivu ha potuto dire che «le risposte», Esposito, «le ha date in campo». Persino Fabio Capello, che mostrò a Zlatan Ibrahimovic i video di Van Basten proprio per renderlo meno fumoso, per insegnargli a fare gol, si è detto «impressionato» perché «vede il gioco alla perfezione» da quello che ha visto, anche se la palla non è ancora entrata in rete. Il fratello Sebastiano, che in Serie A ha segnato solo 9 gol - 8 lo scorso anno con l’Empoli, 33 contando anche la Serie B e i campionati esteri, in sei stagioni da professionista - ha scherzato dicendo che «adesso è ora di fare i gol» se vuole riprenderlo nella gara a chi ne fa di più.

Certo, perché si parla troppo poco di Haaland…

Inoltre, se proprio avete fame di gol di Pio Esposito, ci sono quelli della passata stagione che testimoniano una qualità in area di rigore che completa quelle descritte sopra. Lo scorso febbraio Emanuele Mongiardo scriveva qui su UU: "Il magnetismo di Esposito in prossimità della porta è la caratteristica che salta immediatamente all’occhio", Pio Esposito era il giocatore di B che toccava più palloni in area di rigore, punto di riferimento della squadra che crossava di più.

Il che significa che Pio Esposito, oltre a quanto di buono ha fatto vedere in quasi due partite intere con l’Inter lontano dalla porta, ha anche già mostrato di saperci fare vicino alla porta. Ulteriore legna da ardere nel falò dell’hype, materiale su cui fantasticare in attesa che Esposito produca qualche nuovo capolavoro (scusate, sto usando il tono sarcastico degli scettici in questo caso).

Il punto è che ci sono ragioni specifiche per cui Pio Esposito ha generato tutto questo interesse intorno a sé. La scelta dell’Inter di tenerlo in rosa, anzitutto, e le occasioni di giocare arrivate presto in stagione, con delle buone prestazioni. La carenza di attaccanti italiani su cui ci crogioliamo da anni - ma, occhio, non ci stava bene neanche Ciro Immobile quando vinceva la Scarpa d’Oro - e le sue qualità tecniche, al tempo stesso da centravanti classico, grande e grosso e prepotente, e moderno, associativo, più tecnico di quel che sembra, persino raffinato in alcune scelte.

E poi, certo, è giovane. Molto giovane. Così giovane che rappresenta il futuro come concetto astratto, come insieme di potenzialità positive e negative, un muro bianco su cui proiettare il nostro ottimismo e le nostre paure. Ah, se fosse entrato quel tiro di sinistro dopo che ha preso a sportellate la difesa del Sassuolo!, pensiamo, ma anche: quante volte abbiamo aperto il nostro cuore e siamo stati delusi da giocatori come lui?

Di fronte alle novità chiudiamo gli occhi e vediamo solo quello che abbiamo già vissuto. Sul futuro, gettiamo una coperta fatta delle nostre conoscenze passate. La carriera di Pio Esposito, però, sarà del tutto originale, diversa da quella di qualsiasi altro centravanti. La verità dietro questo finto dibattito senza fine è che molto probabilmente quello che pensiamo noi non cambierà niente per Pio Esposito.

Tutto il chiacchiericcio (compreso questo articolo, d’altra parte) serve più che altro a dimenticarsi della propria irrilevanza. Siamo semplici spettatori, la sola cosa che possiamo davvero fare è restare curiosi. Oppure no, passare oltre. Ma se siete arrivati fin qui, forse un po’ di curiosità ce l’avete.

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