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Le straordinarie due ore da professionista di Pellegri
20 set 2017
20 set 2017
Finora, una carriera breve e perfetta.
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Pietro Pellegri è nato il 17 marzo del 2001, ha 16 anni, la metà di quelli dei suoi compagni di reparto Palladino e Pandev. Eppure è già grosso il doppio di loro: quando esulta dopo il primo gol contro la Lazio, Pellegri ha il collo taurino tutto teso, le braccia lunghe allargate già coperte di tatuaggi. È alto quasi un metro e 90 ed è un fascio di muscoli tesi impazziti per il campo.


 

Vale la pena ripetere tutti i record che ha rotto Pellegri da quando ha messo piede nel nostro campionato. È stato il più giovane esordiente della storia della Serie A, un giorno prima di “Fornaretto” Amadei; il terzo più giovane marcatore della storia della Serie A, dopo Amadei e Rivera ma il suo più giovane doppiettista, un record che resisteva da 86 anni, da quando Piola segnò due gol a 17 anni e 104 giorni. Se prendiamo

di Piola all’apice della sua carriera e

l’impressione è che l’essere umano si stia evolvendo, che Pellegri sia sbucato da un buco temporale di un futuro in cui l'umanità sarà costruita geneticamente per eccellere nel calcio.

 

L’insieme di questi record riproduce la narrazione del ragazzo prodigio acqua e sapone. Pellegri è nato a Pegli, il quartiere a ponente della città dove si allena il Genoa. È cresciuto respirando il prato verde a fianco del padre che fa il team manager della squadra da 25 anni:

c’è Marco Rossi, l’ultima grande bandiera del “Grifone”. Dopo il secondo gol la telecamere hanno i suoi occhi bagnati, e subito dopo quelli del padre in panchina. A fine partita i due si sono lasciati andare a un abbraccio padre-figlio inedito persino per uno spettacolo onnivoro di sentimenti come quello del calcio contemporaneo.

 




 

Nelle sue dichiarazioni Pellegri non tradisce una parola fuori posto, come se avesse compreso alla perfezione l’assenza del diritto a sbagliare, propria di qualsiasi giovane professionista arrivato a questi livelli. «Io sto zitto, non mi aspetto più spazio. Con i due gol a Marassi, sotto la Gradinata Nord, ho realizzato un sogno. Un gol lo dedico ai tifosi, perché io sono genoano come loro. E uno per il mio papà» ha dichiarato a fine partita, mettendo dentro umiltà, attaccamento alla maglia e alla famiglia. Pellegri sembra essere stato programmato per diventare un giocatore professionista d’alto livello come gli spartani venivano addestrati a divenire soldati.

 

Sul campo da calcio, invece, Pellegri si discosta dall'idea del talento da predestinato, che di solito associamo a un giocatore che tocca la palla in modo eccezionale, che esprime un rapporto col pallone unico, riservato a pochi eletti baciati da un mano divina. Pellegri non ha ancora fatto vedere gesti tecnici che darebbero una risposta più leggibile al suo percorso bruciante, che gli ha permesso di saltare tutte le tappe riservate di solito ai giovani che devono farsi spazio nel calcio professionistico.

 

Eppure, tutto ciò che ha fatto Pellegri finora nella sua carriera ha a che fare con lo straordinario.

 

Si dice che a 12 anni fosse già alto 1 metro e 80; quando ne aveva 14 e giocava nei Giovanissimi Preziosi lo indicò come “Nuovo Messi”. All’esordio da titolare, contro la Roma, nel giorno dell’addio al calcio di Totti, ha mandato uno stadio sull’orlo del collasso emotivo dopo appena 2 minuti di gioco, alla primissima palla toccata. Aveva preso alla perfezione il tempo per scattare dietro la difesa della Roma, poi ha avuto la forza

e di coordinarsi per il tiro senza soffrire il recupero di Manolas, ingestibile di solito in queste situazioni.

 

Quando è tornato in campo, la scorsa domenica contro la Lazio, subentrando dopo mezz’ora a Centurion, ha fatto pochissime cose, ma quasi tutte decisive. Con 11 palloni toccati ha realizzato 2 assist per il tiro di un compagno e 2 gol, arrivati da appena 2 tiri. Tutto quello che tocca Pellegri diventa oro, al punto che è quasi impossibile farsi un’idea su di lui: il rapporto tra palle toccate e giocate decisive è qualcosa di mai visto.

 

In totale, fino a questo momento, Pellegri ha segnato 3 gol con 4 tiri in porta.

 

È sotto gli occhi di tutti ma vale la pena ripeterlo: contro la Lazio Pellegri ha mostrato delle doti atletiche assolutamente fuori dal normale, non solo per la reattività sfoggiata in area di rigore. Nel gioco spalle alla porta usa benissimo il corpo - uno dei fondamentali in cui un giovane di solito è meno tecnico - e ha attaccato la profondità con una costanza notevole, che ha costretto la Lazio ad abbassarsi più volte. La sua intensità fisica che

, aumenta senz'altro le sue possibilità agli occhi di un maniaco del pressing come Juric.

 

In quei pochi sprazzi in cui ha potuto lasciarsi andare, Pellegri ha mostrato una forza aliena. A inizio secondo tempo, ad esempio, ha sfidato nell’uno contro uno De Vrij e per poco non lo annienta per ko tecnico: per fermare lo scatto sui primi passi, l’olandese prova a fargli fallo ma Pellegri cade e rimbalza sul campo come fosse fatto di gomma, lasciando il difensore a terra. Poi lo guarda con uno sguardo truce dall’alto in basso. 


Il tiro nel secondo gol mostra un’ottima coordinazione, ma anche quello nasce da una grande elasticità fisica che gli permette di arrivare sul cross con uno slancio notevole che gli permette di colpire la palla, quasi in spaccata, con un piatto pulito e potente (che ha causato l'errore di Strakosha, forse sorpreso dalla rapidità e dalla potenza del tiro).


 

Oltre a queste doti atletiche, che lo rendono un freak semplicemente ingiocabile a livello giovanile, e che lo hanno aiutato a non soffrire più di tanto l’impatto con la massima serie, è difficile capire in cosa consista, di preciso, il talento di Pietro Pellegri. Al pari di altri esordienti recenti come Rashford o Mbappé, Pellegri ha trasformato in oro qualsiasi cosa passasse dai suoi piedi, senza una ragione troppo apparente, non chiarendo del tutto se è troppo bravo o troppo fortunato. O magari tutti e due?

 

Abbiamo visto giocare Pellegri così poco che è impossibile capire di che tipo di giocatore si tratti: cos’è che lo rende speciale. Ho riguardato alcune sue partite in Primavera per provare a capire cosa ci possiamo aspettare, e cos’è che lo ha portato a bruciare le tappe e a rompere ogni record di precocità.

 



 

Pellegri

di ispirarsi a Ibrahimovic, “l’attaccante più forte del mondo”, e nell’occasione mostrata qui sopra si vede un’elasticità acrobatica che deve aver imparato proprio guardando i video di Ibra su Youtube. Gli arriva una sponda in area e colpisce di collo pieno coordinandosi con grande tecnica e prendendo la palla a un’altezza considerevole.

 

In primavera i suoi gol da tiri di questo tipo si sprecano.

, in un campo ai bordi della riviera ligure, in una luce accecante, spara un altro collo pieno sotto la traversa.

 



 

 

Ciò che più di ogni altra caratteristica ha reso pronto Pellegri per la Serie A è l’intensità fisica e mentale che trasmette su ogni pallone. A livello giovanile gli avversari

come mosche su un vetro, e in Serie A il risultato per ora non è cambiato granché. Nella gif sopra, nell’U-17, si va a recuperare una palla persa in scivolata, non mollando un centimetro e ricreando un’occasione pericolosa dal nulla.

 



 

 

 

Pellegri ha ancora molto da lavorare sulla tecnica del suo gioco spalle alla porta,

. Juric ha detto che è già migliorato col sinistro e ha definito i suoi margini di miglioramento “allucinanti”. Nel frattempo Pellegri compensa queste piccole lacune tecniche con una potenza fisica semplicemente senza senso per un ragazzo che non ha ancora completato il suo sviluppo (per fare un esempio, Alberto Paloschi dai 18 ai 20 anni è cresciuto di 5 centimetri). Una superiorità che non è solo nel corpo a corpo, ma anche nell’esplosività sui primi passi.

 

Nel contesto giovanile la superiorità fisica di Pellegri è fuori discussione, e difficile da credere calcolando che gioca comunque con giocatori di due anni più grandi. Pur essendo un giocatore pesante, alto quasi un metro e novanta, l’esplosività di Pellegri sui primi passi è quella tipica dei giocatori freak contemporanei.

 

Sarà importante che nella sua crescita venga messa una cura particolare su un fisico che sembra prodigioso, ma che da una parte non può crescere all'infinito e che Pellegri usa come se fosse indistruttibile.Il fatto è che Pellegri si fida così tanto delle sue doti fisiche da impigrirsi un po’ nella ricerca della posizione di ricezione, o nel compiere movimenti oltre la difesa, qualcosa su cui Juric rassicura stia già migliorando: «Lui ha potenza, prima non attaccava mai l'area e voleva giocare sempre spalle alla porta, adesso sta cambiando completamente».

 

In ogni caso, Pellegri ha giocato così poche partite anche nel contesto giovanile che non è semplice indovinare la profondità del suo talento.

 

Alla fine della scorsa stagione, dopo il gol alla Roma, l’Inter sembrava a un passo dal suo acquisto. Walter Sabatini sembrava aver chiuso un’operazione da 60 milioni, che comprendeva anche un altro giovane del Genoa, Eddie Salcedo. Se in quel momento sembrava una follia, oggi - dopo appena un’altra ora di Serie A e un paio di gol - lo sembra già meno. Anche se la sensazione che si tratti di un giocatore speciale per ora non può che essere solo una

, qualcosa che non riusciamo del tutto a razionalizzare.

 

Abbiamo ancora 34 partite per conoscerlo e vederlo crescere sotto i nostri occhi, scoprendo pian piano in che modo verrà plasmato un talento fisico così luminoso. Un giocatore che ha ancora delle statistiche perfette e illibate del nostro campionato: 16 palle toccate e 3 gol in appena un paio d'ore di gioco. Da questo momento in poi siamo pronti a vederlo sbagliare dei gol, fare scelte sbagliare, mostrarsi inferiore a qualche difensore. Sarebbe per certi versi bellissimo se Pellegri decidesse invece di ritirarsi oggi, a 16 anni e una serie di record utopici, ancora incorrotto dagli errori e dall'insuccesso, e che non ha mostrato ancora nessuna crepa visibile in un futuro che, in questo momento, appare quasi astratto, una strada lastricata d'oro.

 

 

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