
“Tre anni in questo splendido club. Grato per l’amore, orgoglioso di indossare questi colori. Un giorno tornerò in campo, e ne varrà la pena”. Quando alcuni giorni fa Perr Schuurs ha scritto queste parole, pubblicando una storia Instagram con alcuni suoi scatti in maglia granata, i tifosi del Torino si sono soffermati in particolare su tre parole: “Un giorno tornerò”. O meglio, su due: “Un giorno”. Come a dire che nemmeno lui sa esattamente quando.
Anche la sola vista di Schuurs con addosso una maglia da gioco provoca ormai una sorta di tuffo al cuore: sembrano immagini di un tempo lontano, un tempo ormai passato, che non tornerà più.
Che la situazione del difensore olandese fosse anomala era già chiaro a tutti, così come era evidente che nel suo recupero dalla rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro qualcosa fosse andato storto (per usare un eufemismo). Vedersi sbattere in faccia dal diretto interessato questa incertezza, però, ha avuto qualcosa di ulteriormente malinconico. È stato come se Schuurs stesso, scrivendo quelle parole, avesse provato ad autoconvincersi di qualcosa di cui, a questo punto, non è più certo.
Dal suo infortunio, avvenuto il 21 ottobre 2023 durante la partita interna con l’Inter, sono passati quasi due anni. Da allora il suo rientro è slittato ripetutamente in avanti: dopo la prima operazione a Bologna, nei giorni immediatamente successivi all’infortunio, si parlava, come logico che fosse, di un ritorno in campo all’inizio della stagione 2024/25. Poi, ad agosto 2024, un nuovo intervento artroscopico a Londra e un nuovo rinvio. Da quel momento, mese dopo mese, Schuurs è finito nell’oblìo e il suo rientro, semplicemente, ha smesso di essere un tema, fino a rendere verosimile l’inquietante ipotesi che un suo ritorno all’attività agonistica, quantomeno ad alti livelli, fosse diventato sostanzialmente impossibile.
E se è anomalo il caso di un calciatore fermo da quasi due anni per un infortunio dal quale normalmente si recupera in otto-dieci mesi, è praticamente un unicum - nel mondo dei social e degli aggiornamenti minuto per minuto - il totale silenzio che è calato su di lui nell’ultimo anno. Nessuno ha mai dato una spiegazione chiara su ciò che sia accaduto a Perr Schuurs in questi ultimi ventiquattro mesi: forse una legittima questione di privacy nei confronti del calciatore e delle sue condizioni di salute, o più banalmente un ulteriore elemento di quella sorta di “impermeabilità” del Torino a livello comunicativo. Per dire, al momento nessuno dei nuovi acquisti di questa sessione di mercato è stato ufficialmente presentato, come accade da prassi in qualunque altro club.
Di fatto, però, questo vuoto totale di notizie ha lasciato campo libero alle interpretazioni e alle ipotesi più disparate, da un errore durante la prima operazione alle imprudenze in fase di riabilitazione, arrivando ai disaccordi tra club e calciatore relativamente ai percorsi di recupero da intraprendere.
L’ultima comunicazione ufficiale del Torino sulla situazione di Schuurs risale al primo agosto 2024, ormai più di un anno fa: poche righe comparse sul sito internet del club per annunciare il citato secondo intervento al quale il difensore si era sottoposto a Londra. Pochi giorni prima Vanoli, durante la sua conferenza stampa di presentazione, aveva risposto così a una domanda sulle condizioni del classe 1999 scuola Ajax: «Gli ho detto di andare un po’ in vacanza, con tutto quello che ha passato deve riposare un po’». Si erano spente, così, le speranze di chi vedendo tornare Schuurs dalle parti del Filadelfia, nei giorni del raduno estivo, aveva confidato in un suo rientro imminente.
Nei mesi successivi proprio allo stesso Vanoli, incalzato di volta in volta dai giornalisti, è stata affidata, un po’ ingenerosamente, la comunicazione relativa alle condizioni dell’olandese: dal tecnico, comprensibilmente, sono quasi sempre arrivate risposte evasive. «Dovreste chiedere ai medici», ha ripetuto più o meno sempre con queste parole l’allenatore poi esonerato a fine campionato.
Ancora oggi di notizie certe, semplicemente, non ce ne sono, se è vero che Baroni, presentandosi a luglio, un anno dopo Vanoli, ha parlato in questi termini: «Il primo giorno mi disse che ci sarebbe stato alla prima giornata, ora c'è un percorso da valutare con l'area medica». Alla prima giornata, manco a dirlo, Schuurs non ci sarà. Insomma, un altro anno è passato senza che nulla, apparentemente, sia cambiato: l’allenatore è un altro, ma il rientro del difensore resta un’incognita.
Se c’è qualcosa che è mutato in questi due anni, a rifletterci bene, è l’affetto della tifoseria granata nei confronti del difensore. Schuurs aveva già saputo farsi apprezzare non solo in campo durante la stagione 2022/23, di fatto la sua unica vera annata da calciatore del Torino. Il legame con la piazza era nato spontaneamente fin dai primi mesi, anche per la capacità dell’olandese di immergersi a 360 gradi nella vita della città della Mole, che aveva da subito sentito, per sua stessa ammissione, come un posto in cui sentirsi a casa. Con la sua lontananza forzata dal rettangolo di gioco, così, la gente del Toro non l’ha dimenticato, ma al contrario si è stretta ancor di più intorno a lui, facendone uno dei simboli, l’ennesimo, dell’epica della sfiga granata in cui i tifosi del Torino, paradossalmente e un po’ masochisticamente, talvolta amano crogiolarsi.
In ogni caso, una situazione sconfortante e triste per un calciatore che dal suo arrivo al Torino aveva impiegato poche settimane per diventare un pilastro della squadra. Da erede designato di Bremer, nell’estate del 2022, Schuurs si era rapidamente imposto come uno dei centrali più affidabili del campionato, come spesso accade ai difensori che lavorano con Ivan Juric. Meno roccioso e implacabile in marcatura rispetto al brasiliano oggi alla Juventus, più elegante e pulito, più a suo agio nella lettura anticipata delle intenzioni dell’avversario che nel corpo a corpo, ma soprattutto dotato di una tecnica di base non comune per un difensore.
Arrivato dall’Ajax per una cifra intorno ai 9 milioni e mezzo di euro, il suo destino, dopo la prima stagione in granata, sembrava scritto: ancora un altro anno al Toro, poi Schuurs sarebbe diventato l’ennesima plusvalenza dell’era Cairo, spiccando meritatamente il volo verso società più ambiziose. Oggi, invece, è come se il Torino non considerasse Schuurs un calciatore in attività - paradossalmente proprio quando ne avrebbe più bisogno, dato che le ultime tre sessioni di mercato hanno trasformato la difesa da fiore all’occhiello a punto debole della rosa granata. La rosa viene costruita senza tenere conto della sua presenza e le scelte di mercato vanno nella stessa direzione.
Il difensore olandese in questi due anni ha presenziato ad alcuni eventi promozionali, ha fatto qualche comparsata a bordo campo nelle partite interne, godendosi le ovazioni della Maratona, ma non è mai stato realmente vicino al ritorno in gruppo: di tanto in tanto alcune sue storie Instagram che lo ritraevano in palestra o su un campo hanno fatto nascere qualche speranza tra i tifosi, ma anche queste uscite social, col senno di poi, sembrano più un modo che Schuurs ha usato per autoconvincersi di essere sulla strada giusta. La realtà, invece, dice che la strada è ancora lunga e impervia, che dopo una riabilitazione di quasi due anni tra Italia, Inghilterra e Olanda la data del rientro è un punto interrogativo e che quello del difensore ex Ajax è un caso più unico che raro.
Oggi la speranza non è che torni in campo presto, ma che torni in campo e basta.