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Emanuele Mongiardo
Il percorso del Marsiglia verso le semifinali di Europa League
02 mag 2024
02 mag 2024
Il Marsiglia è riuscito ad arrivare in semifinale di Europa League nonostante sia al quarto allenatore in stagione.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / MAXPPP
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Nella primavera del 2004 il Marsiglia era settimo in Ligue 1 mentre si apprestava ad affrontare le semifinali dell’allora Coppa UEFA. Quella campagna europea, culminata in una sconfitta in finale contro il Valencia di Benítez, avrebbe rappresentato l’unica gioia di un’annata mediocre per uno dei club più importanti di Francia. Si trattava di un Marsiglia in tono minore, nobilitato da uno straordinario Didier Drogba, il cui supporting cast annoverava il vecchio Barthez, tornato dal Manchester United, un ventenne Flamini a centrocampo, due figuranti della Nazionale francese come Meriem e Marlet sulle fasce e Mido dalla panchina. La cartolina di quel percorso rimangono i quarti di finale contro l’Inter di Zaccheroni, sconfitta sia all’andata che al ritorno per 1-0: al Vélodrome con un gol di Drogba propiziato da uno stop di controbalzo che aveva fatto girare la testa a Córdoba, a San Siro con una macchia di tifosi del Marsiglia vestiti in arancione e con l’effige di Che Guevara sul petto.

Da quella stagione sono passata vent’anni esatti. Come allora, anche oggi l’OM si trova al settimo posto ma con la possibilità di redimersi in Europa League. I francesi hanno raggiunto le semifinali in maniera del tutto impronosticabile. Per la società di Pablo Longoria è stata una stagione lunga e tribolata, in cui si sono avvicendati ben quattro allenatori e in cui già a settembre il club sembrava in procinto di autodistruggersi. Tutto aveva iniziato a precipitare in estate. Il Marsiglia aveva ingaggiato Marcelino, uno dei migliori tecnici di Spagna, che però non aveva mai allenato all’estero. L’impatto di Marcelino è stato subito traumatico: a metà agosto il Marsiglia è uscito dai preliminari di Champions. Il suo carnefice, incredibile ma vero, è stato Alberto Brignoli, portiere del Panathinaikos, decisivo nella lotteria dei rigori che ha sancito l’eliminazione dei francesi. Qualche giorno dopo, con la cessione di Guendouzi alla Lazio, la situazione è degenerata definitivamente. Il modo di operare sul mercato aveva mandato su tutte le furie i tifosi. Era arrivato Aubameyang, certo, ma non era stato gradito il trattamento dei mesi precedenti nei confronti di due bandiere come Mandanda e Payet. Soprattutto, Guendouzi e Alexis Sánchez erano stati i due migliori giocatori della stagione precedente, ma erano stati venduti a cuor leggero. Così, a settembre, nonostante un inizio di Ligue 1 con quattro risultati utili consecutivi, il tifo organizzato aveva preteso un incontro chiarificatore con Longoria e la dirigenza. I tifosi hanno invocato dimissioni in società, accusando Longoria di aver ingaggiato Marcelino, asturiano come lui, solo per amicizia. Il risultato, alla fine, è che ad andare via è stato proprio il tecnico, che non ha digerito la pretesa del Virage Sud – nome della curva marsigliese – di tenere un’udienza con la società. Chissà cosa devono aver pensato i tifosi quando hanno letto il nome del suo sostituto, Gennaro Gattuso. Potevano di certo esserci affinità tra un pubblico tanto rovente e l’ex centrocampista del Milan, ma Gattuso era reduce da un’altra esperienza all’estero con un club allo sbando come il Valencia, che si era chiusa con un esonero a metà stagione. Per Gattuso è stato impossibile raddrizzare la rotta. A dicembre è arrivato qualche buon risultato, ma nel 2024, tra gennaio e febbraio, non è mai riuscito a vincere. Alla ventiduesima giornata, una sconfitta per 1-0 contro il Brest ridotto in dieci uomini per un’espulsione gli è costata l’esonero. Ed è qui che entra in scena Jean-Louis Gasset. In quelle settimane l’attuale tecnico dell’OM era diventato famoso, suo malgrado, per le vicissitudini in Coppa d’Africa. Gasset, infatti, era CT della Costa d’Avorio Paese ospitante. Dopo la sconfitta per 4-0 contro la Guinea Equatoriale nella fase a gironi, che sembrava aver compromesso la possibilità di accedere agli ottavi di finale, aveva rassegnato le dimissioni. Con una combinazione incredibile di risultati, gli “elefanti” non solo hanno superato i gironi, ma senza di lui sono riusciti anche a vincere il torneo. Una vicenda del genere avrebbe potuto diventare uno stigma per la carriera di Gasset, destinato a rimanere nella storia come l’uomo che stava per impedire alla Costa d’Avorio di vincere la Coppa d’Africa. Eppure Longoria doveva avere grande fiducia in lui, visto che secondo le voci di mercato lo aveva contattato ancor prima di esonerare Gattuso. Quello di Gasset è un percorso abbastanza peculiare. Ha settant’anni, età piuttosto avanzata per un allenatore, ma non può essere considerato il classico santone chiamato a far valere la sua esperienza. Il curriculum di Gasset sulle panchine della Ligue 1, infatti, non è così lungo: la sua carriera si è sviluppata soprattutto come vice, prima di Luis Fernández al PSG negli anni 2000, poi di Laurent Blanc. Insieme a Blanc, in particolare, ha vinto la Ligue 1 nel 2008/09 col Bordeaux di Gourcouff e Chamakh, per poi seguirlo nel suo biennio da CT della Francia. Dal 2012 al 2016 è stato suo vice anche al Paris Saint-Germain: come spesso si sente dire nel mondo del calcio, leggenda vuole che nonostante Blanc risultasse capo tecnico, a occuparsi delle questioni di campo in realtà fosse Gasset, la mente dietro l’insistito gioco di possesso di quella squadra. Le sue conoscenze e le sue doti umane avevano fatto breccia tra i fuoriclasse del PSG, primo fra tutti Ibrahimović: «Blanc aveva un ottimo assistente, Jean-Louis Gasset, un tipo veramente fantastico», ha detto lo svedese. «Loro due (Blanc e Gasset nda) hanno creato un gioco che raramente ho visto in un club e che mi ricordava il Barcellona». Conclusa l’esperienza a Parigi, Gasset ha deciso di mettersi in proprio come primo allenatore. Tra il 2017 e il 2019 ha preso le redini di un derelitto Saint-Étienne e lo ha condotto fino al quarto posto. Poi, un anno più tardi lo ha ingaggiato il Bordeaux, portato a un anonimo dodicesimo posto al termine della stagione 2020/21. È stata quella la sua ultima esperienza in Ligue 1. Perché allora il Marsiglia avrebbe optato per un profilo del genere? Va considerato innanzitutto il conservatorismo dei club di Ligue 1 nella scelta degli allenatori: tre stagioni fa il Nantes aveva richiamato in panchina Domenech, quel Domenech, che non allenava dal Mondiale in Sudafrica e non guidava un club addirittura dal 1993. È possibile, poi, che Longoria, per non esasperare ulteriormente la piazza, volesse puntare su un tecnico locale. Era dal 2018/19, con Rudi Garcia in panchina, che il Marsiglia non aveva un allenatore francese e magari la società cercava un normalizzatore in Gasset, definito dalla stampa “paternalista, unificante, non divisivo”. Quel che è certo, è che in pochi sarebbero stati disposti ad accettare una panchina così scomoda per una manciata di mesi: Gasset era tra questi. La scossa del cambio allenatore ha dato i suoi risultati, almeno inizialmente. In Ligue 1 sono arrivate tre vittorie nelle prime tre partite della nuova gestione. Soprattutto, Gasset ha portato i suoi fino alle semifinali di Europa League. Ai sedicesimi ha sconfitto lo Shakhtar nella gara di ritorno per 3-1 (all’andata, con Gattuso in panchina, era finita 2-2). Agli ottavi ha superato il Villarreal, guidato guarda caso proprio da Marcelino, ipotecando il passaggio del turno con una vittoria per 4-0 al Vélodrome. Ai quarti, dopo aver perso per 2-1 in casa del Benfica, ha vinto al ritorno per 1-0 e ha staccato il pass per le semifinali ai calci di rigore. Come attacca il Marsiglia Dal punto di vista del gioco, è difficile inquadrare in maniera schematica il Marsiglia, poiché una lunga serie di infortuni ha costretto Gasset a fare di necessità virtù. Quello di Ismaïla Sarr, in particolare, ha limitato molto la squadra per la sua capacità di dare sfoghi in profondità. Per questo motivo dagli ottavi di finale contro il Villarreal a oggi il Marsiglia ha sperimentato sia la difesa a quattro che quella a tre. Nel primo caso si tratta di un 4-3-1-2, nel secondo di un 3-5-2 o 3-5-1-1. In ogni caso, la squadra di Gasset ha dimostrato di poter variare assetto a partita in corso. Al ritorno contro il Benfica il gol del pareggio è arrivato dopo il passaggio dal 3-5-1-1 al 4-3-1-2, con Aubameyang che ha avuto la possibilità di aprirsi in fascia e generare l’azione del pareggio. Nell’ultima gara di campionato contro il Lens, invece, quello che sulla carta avrebbe dovuto essere un 3-5-2 in realtà somigliava più ad un 4-3-3 asimmetrico. Il teorico centrale di destra, il panamense Michael Murillo, si apriva da terzino destro, mentre il teorico esterno destro, Jonathan Clauss, si alzava da ala destra. Un’ala sinistra vera e propria, invece, non c’era, perché Aubameyang continuava a rimanere abbastanza stretto da punta di sinistra, accanto all’altro attaccante Ndiaye. In alto a sinistra, quindi, non c’era nessuno a occupare l’ampiezza in maniera fissa, per cui lo schieramento era asimmetrico.

Indipendentemente dai moduli, il Marsiglia è una squadra che cerca di far ruotare i suoi uomini sulle fasce, come abbiamo visto. Con il 3-5-2 o 3-5-1-1 davanti ai tre difensori di solito rimane solo il mediano, Kondogbia. Le mezzali si piazzano nei corridoi intermedi, mentre Ilima Ndiaye, che ha accompagnato Aubameyang in attacco in queste giornate in cui è mancato Sarr, viene incontro al centro. Ndiaye e le mezzali, idealmente, dovrebbero farsi vedere tra le linee.

Qui il passaggio dall’esterno attiva una combinazione in zona centrale alle spalle della mediana avversaria tra Ndiaye, Harit e Veretout.

Se però gli avversari negano la possibilità di servirli dietro il centrocampo, le mezzali possono abbassarsi e aprirsi nella posizione a metà tra il terzo centrale e l’esterno. È un movimento che, ad esempio, permette alla mezzala sinistra Veretout di prendere palla e vedere frontalmente il campo. Sull’altro lato, a destra, la scelta degli uomini varia invece in base alla posizione di Harit. Il marocchino è sempre stato un giocatore incredibilmente talentuoso e con Gasset sta trovando anche buona continuità. Nel 3-5-2 ha giocato sia da mezzala destra che da esterno a tutta fascia. Le sue qualità migliori sono il dribbling e la capacità di creare spazi dal nulla dopo aver triangolato nello stretto con un compagno. Per questo Gasset cerca sempre di mettergli vicino un giocatore tecnico, che sappia sostenere gli scambi con lui. Contro il Benfica, dove ha giocato da esterno a tutta fascia, il suo socio era la mezzala Ounahi, centrocampista tecnico quanto lui. Contro il Lens, dove Harit ha fatto la mezzala destra, si è associato soprattutto con l’esterno destro Clauss. Con Clauss a occupare l’ampiezza e con il terzo centrale destro che rimaneva bloccato, Harit faceva un movimento simile a quello di Veretou descritto in precedenza e si apriva per ricevere frontalmente, avvicinarsi a Clauss e combinare con lui in fascia.

Per quanto riguarda invece l’atteggiamento col 4-3-1-2, da prendere in considerazione quantomeno per la possibilità che venga utilizzato a gara in corso, si tratta di un tipo di disposizione con cui l’OM diventa più pericoloso in profondità. Sarr è rientrato solo nell’ultima gara contro il Lens, in cui ha giocato una mezzoretta del secondo tempo. Lui e Aubameyang sono due punte mobili e in un 4-3-1-2, con i terzini che rimangono più bloccati, sono liberi di tagliare verso l’esterno e di muoversi dietro la difesa, dettando la verticalizzazione o liberando spazi per i compagni. In particolare, quando partono tutti e due più larghi, si libera il corridoio centrale per Ilima Ndiaye, che può attaccare l’area in corsa.

Nel 4-3-1-2 usato contro il Villarreal, con le punte aperte Ndiaye si alza sulla linea degli attaccanti e poi detta il lancio in profondità al difensore Mbemba. Ndiaye riesce a controllare il lancio e a portare la squadra in area.

Il senegalese è una seconda punta o trequartista di grande intelligenza nella lettura degli spazi, sempre abile a occupare i buchi creati dai compagni sia attaccandoli in corsa sia muovendosi per ricevere sui piedi. Ndiaye, oltretutto, è dotato di buona tecnica e sa associarsi nello stretto sul limite dell’area: anche lui può essere un valido alleato di Harit. Data l’abitudine dell’Atalanta a orientarsi sull’uomo, sarà importante evitare che giocatori col talento di Harit, Ounahi o Ndiaye facciano saltare il castello delle marcature con dribbling e protezioni palla. Altrettanto importante per i difensori di Gasperini sarà non farsi portare fuori posizione da Aubameyang. Il gabonese è abile a dare l’impressione di volersi muovere incontro per poi attaccare all’improvviso la profondità, chiamando la verticalizzazione: sarebbe un problema se i centrali dell’Atalanta non riuscissero a fornirsi copertura contro un attaccante del genere, ancora temibile negli scatti nonostante l’età. La fase di non possesso Visto che il ritorno si giocherà a Bergamo, il Marsiglia punterà molte delle proprie fiches sulla partita di stasera al Vélodrome. Sfruttando il fattore campo, è facile pensare che Gasset voglia affrontare la prima parte di gara con un pressing alto, simile a quello visto già contro Villarreal e Benfica. Contro il Lens, squadra che come l’Atalanta imposta con tre difensori, il 3-5-2 di Gasset in aggressione alta non pareggiava i centrali avversari. Le due punte dovevano pressare i tre difensori, mettendosi inizialmente sulle linee di passaggio per escludere uno dei centrali e poi scivolando sull’uomo a seconda del lato palla.

Aubameyang si piazza sulla linea di passaggio e nega l’uscita sul centrale sinistro del Lens.

A centrocampo le due mezzali si avvicinavano ai centrocampisti avversari in impostazione, mentre il mediano rimaneva più basso, pronto eventualmente ad accorciare. Gli esterni del 3-5-2 si accoppiavano agli esterni del Lens, mentre i difensori dovevano seguire il proprio riferimento in avanti.

L’Atalanta, comunque, già contro il Liverpool ha dimostrato di non voler insistere in costruzione in Europa contro squadre che la aggrediscono in maniera decisa. È facile immaginare che anche stasera Gasperini voglia evitare di perdere palla in zone sensibili. Molto, allora, passerà dalla capacità di guadagnare le seconde palle, forse il punto di forza più grande del Marsiglia. Gasset dispone di giocatori intelligenti nella lettura dei rimbalzi e molto forti fisicamente, Kondogbia soprattutto. Ad esempio, sui rinvii dal fondo capita spesso che Pau López, invece di impostare sul corto, inviti i suoi ad alzarsi e a compattarsi in avanti sulla fascia sinistra. Il portiere spagnolo, dotato di rinvio lungo, indirizza lì il lancio, così che i compagni possano conquistare la seconda palla e attaccare in transizione o stabilizzare il possesso. Detto di Kondobgbia, che con le leve lunghe e la forza fisica può essere un fattore in queste dispute, anche Veretout è molto efficiente quando si tratta di guadagnare un rimbalzo.

Dopo il rinvio di Pau López ben quattro giocatori del Marsiglia si trovano nella zona di caduta della palla. La sfera finisce momentaneamente tra i piedi di un difensore del Lens. Sul passaggio, però, le distanze corte permettono all’esterno sinistro Ulisses Garcia di intercettare. L’intercetto si trasforma in uno scarico per Veretour che ribalta l’azione. La transizione porta agevolmente il Marsiglia in area.

Gran parte della qualificazione dell’Atalanta col Liverpool è passata dalla capacità di avere la meglio in situazioni di questo tipo: col Marsiglia è facile immaginare che il dominio delle seconde palle possa indirizzare la qualificazione. A meno che l’Atalanta non dimostri subito di saper prendere il centro del ring, dominando col pallone e costringendo il Marsiglia ad abbassarsi. La squadra di Gasperini ha tante armi con cui arrivare in porta e l’OM non è il massimo per quanto riguarda la sicurezza a ridosso della propria area. Kondogbia, se da un lato può fare la differenza difendendo in avanti, dall’altro non è un mediano con grande intelligenza posizionale e qualora sguarnisse il centrocampo l’Atalanta potrebbe trovare degli spazi interessanti. I difensori, Balerdi in particolare, sono decisi ed efficienti a uscire in anticipo, ma si sono rivelati piuttosto distratti nella propria area, anche nella difesa dei cross. Insomma, il Marsiglia ha diversi difetti, ma al contempo ha giocatori in grado di vincere i duelli individuali sia con la qualità, sia muovendosi senza palla alle spalle dei difensori – la condizione con cui Sarr arriverà alla partita potrebbe essere decisiva. L’Atalanta è la chiara favorita di questa semifinale, ma il Marsiglia sembra una squadra imprevedibile, a cui può bastare poco per accendersi, soprattutto in un ambiente come il Vélodrome. Il fatto di aver eliminato Shakhtar, Villarreal e Benfica nonostante una stagione mediocre in Francia, poi, avrà dato agli uomini di Gasset estrema fiducia nei propri mezzi.

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