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Fabio Barcellona
Un nuovo inizio per la Juventus?
07 nov 2022
07 nov 2022
Contro l'Inter una vittoria fortunata ma anche tatticamente convincente.
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Fabio Barcellona
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CHINE NOUVELLE/SIPA
(foto) CHINE NOUVELLE/SIPA
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Di Juventus-Inter abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast per gli abbonati dell'Ultimo Uomo in cui commentiamo a caldo le partita più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati, potete rimediare cliccando qui.

Il primo derby d'Italia di questa stagione metteva in palio diverse cose. Oltre ovviamente al prestigio e alla rivalità storica, Juventus e Inter lottavano infatti anche per mantenere viva la propria classifica, che le vedeva piuttosto lontane dal Napoli capolista e fuori dalla zona Champions.

In casa bianconera dalla lunga lista di indisponibili veniva depennato il solo Bremer, con Di Maria disponibile solo per una breve frazione di match. Vlahovic, invece, è stato costretto a tirarsi fuori dalla lista dei convocati poche ore prima del match. Con la rosa a disposizione Massimiliano Allegri è ripartito dallo schieramento visto nella discreta partita disputata contro il Paris Saint Germain in Champions League. La scelta forte nel 3-5-1-1 della Juventus è stata quella di lasciare in panchina Leonardo Bonucci e di impiegare Bremer al centro della difesa, con ai suoi fianchi Danilo e Alex Sandro. Simone Inzaghi ha invece lasciato in panchina Alessandro Bastoni, reduce dall’influenza, schierando Acerbi sul centro-sinistra della sua difesa a tre, completata da De Vrij e Skriniar.

La vecchia Inter e la nuova Juve

Nei primi quattro minuti di partita l'Inter ha subito creato due buone occasioni da gol trovando Dimarco sul lato debole. Nella prima occasione l’esterno nerazzurro è stato raggiunto direttamente da un lungo cambio di gioco di Skriniar ed è andato al tiro, intercettato involontariamente da Dzeko. Nella seconda azione ha invece ricevuto il pallone dopo un fitto palleggio sul lato destro dell’attacco dell’Inter, che aveva attirato la densità della Juventus su quel lato, e il suo cross ha generato una pericolosa conclusione di Luataro Martinez dal centro dell’area. Questi due primi squilli dell’Inter nascono da un’iniziale confusione nelle uscite sul portatore palla della Juventus, che sul proprio lato sinistro ha inizialmente fatto fatica a coordinare i movimenti di pressione della catena Alex Sandro, Kostic, Rabiot. In questo modo la squadra di Allegri ha consentito ai nerazzurri di manovrare agevolmente sul lato destro per poi giungere con facilità da Dimarco sul lato opposto.

Superati questi primi minuti di confusione, la fase difensiva della Juventus si è ordinata. Avendo cura di ricompattare la squadra prima di iniziare la pressione sul possesso palla avversario, i bianconeri hanno affrontato Skriniar e Acerbi rispettivamente con le mezzali Rabiot e Fagioli, con Miretti impegnato a marcare o schermare il mediano Çalhanoglu, e Milik in zona De Vrij. Dietro la prima linea di pressione, Cuadrado e Kostic hanno alternato il lavoro di supporto a Danilo e Alex Sandro alle uscite in pressione sugli esterni nerazzurri, cioè Dimarco e Dumfries. Dall’altro lato del campo, anche l’Inter ha preferito ricompattare il proprio schieramento in fase di non possesso e schierare il suo chiaro 5-3-2 difensivo contro il possesso palla degli avversari, affrontando i tre centrali bianconeri con Dzeko e Lautaro e lasciando i tre centrocampisti principalmente a protezione della linea difensiva.

Nel primo tempo lo scontro tattico si è giocato sulla capacità delle due fasi d’attacco di muovere e disordinare i blocchi bassi degli avversari. In fase di possesso, il gioco dell’Inter si è sviluppato secondo le direttrici consuete: ricerca delle due punte con palloni diagonali dall’esterno, provenienti principalmente dal piede di Dimarco, circolazione paziente tra i centrali, mobilità dei centrocampisti e attacco del lato debole con gli esterni. La migliore occasione su azione manovrata dei primi 45 minuti è nata da una tipica sequenza dell’Inter con Acerbi che ha trovato con un lungo cambio gioco l’inserimento verticale di Barella, che si è infilato nello spazio creato dal taglio profondo di Dumfries.

Il taglio interno di Dumfries trascina Alex Sandro e apre lo spazio esterno per l’inserimento profondo di Barella che riceve il lancio lungo di Mkhitaryan.

Nella prima metà del match la Juventus ha invece trovato più difficoltà nel creare pericoli per la porta di Onana. Come già visto contro il Paris Saint Germain, il nuovo sistema di gioco e gli uomini chiamati ad interpretarlo hanno cambiato la faccia della squadra bianconera rispetto alla prima fase di stagione. Il rombo disegnato a centrocampo dal 3-5-1-1 di Allegri ha naturalmente aumentato la densità di giocatori nella zona centrale, aumentando le possibili combinazioni di passaggio interne. Inoltre, la qualità e le caratteristiche degli interpreti hanno cambiato la natura del possesso palla. La presenza di una mezzala di possesso come Nicolò Fagioli, più a suo agio nei movimenti orizzontali che verticali, e di un trequartista come Fabio Miretti, incline al palleggio e a muoversi verso il centrocampo, hanno disegnato un centrocampo per una volta fluido e capace di giocare sul breve e su linee interne. In questo non bisogna dimenticare nemmeno la mobilità di Locatelli e Rabiot. Inoltre, la scelta inoltre di utilizzare Alex Sandro e Danilo come terzi di difesa ha aumentato ulteriormente le capacità di palleggio bianconere, finalmente ricche di soluzioni sin dalla prima costruzione.

La mobilità del rombo di centrocampo della Juventus: Miretti basso al fianco di Bremer, Locatelli vertice alto.

La Juventus non ha quindi svuotato il centrocampo, alzando precocemente le mezzali, ma ha invece provato a muovere il blocco difensivo basso dell’Inter cercando di disordinarlo palleggiando preferibilmente al suo interno. La circolazione del pallone è stata solo apparentemente lenta e improduttiva, ma è stata quasi sempre ben orientata, almeno nelle intenzioni, a creare gli spazi per attaccare la linea difensiva avversaria.

Se le intenzioni sono state buone, e l’interpretazione sufficiente, i risultati, nei primi 45 minuti non sono però stati positivi, con la Juventus che non è quasi mai riuscita a passare dalla fase preparatoria della manovra a quella di rifinitura e finalizzazione, principalmente per la scarsa capacità di Milik di attaccare l’ultima linea avversaria e per qualche timidezza di troppo di Miretti. La migliore occasione del primo tempo per la Juve è nata da una transizione offensiva media, con Bremer che, dopo avere anticipato a metà campo Dzeko, ha proseguito la sua corsa fin dentro l’area di rigore dove ha raccolto al volo un cross di Kostic sul secondo palo.

Il secondo tempo

Se nel primo tempo l’Inter si era fatta complessivamente preferire, calciando 7 volte verso la porta bianconera, approfittando anche di un paio di disimpegni sbagliati di Miretti e Danilo, ad inizio secondo tempo la partita ha cominciato a scivolare su un piano inclinato pendente verso la Juventus, con il gol di Rabiot dopo circa 5 minuti dall’inizio del secondo tempo. Il gol è nato da un calcio d’angolo a favore dell’Inter, con il pallone spazzato fuori area dalla difesa bianconera e giunto a Kostic che, elusa la marcatura preventiva di Barella sulla trequarti campo della Juve, ha condotto il pallone per tutto il campo alla massima velocità. La squadra di Allegri è riuscita ad accompagnare la ripartenza con diversi uomini e, al momento del cross del serbo, ha occupato l’area di rigore avversaria con 4 giocatori contro i soli 2 dell’Inter.

Il vantaggio ha messo benzina nel motore della Juventus, aumentandone l’autostima e la convinzione di potere, finalmente, vincere un big match costringendo l’Inter a cercare il gol del pareggio contro la difesa compatta dei bianconeri. Tra gli uomini di Massimiliano Allegri è lievitato il rendimento di Bremer - autore di un’ottima prova al centro della difesa a tre con 6 duelli difensivi vinti su 6, 2 duelli aerei vinti su 2, e 9 palloni intercettati – e Kostic, fondamentale, come in occasione del gol, per risalire il campo con le sue conduzioni veloci. Oltre ai due assist per i gol juventini, il serbo è stato anche autore di un altro passaggio chiave e di uno splendido tiro in diagonale messo sul palo dalle dita di Onana. Nella buona prova della squadra del secondo tempo è stato importante anche il contributo di Fagioli - preciso nella pressione su Acerbi e pulitissimo, con un solo passaggio sbagliato, nella circolazione del pallone - e le corse in entrambe le fasi di gioco di Adrien Rabiot.

Gli uomini di Inzaghi, invece, non sono riusciti a trovare la strada per mettere pressione alla difesa bianconera che ha tremato solamente in occasione di una veloce transizione offensiva nerazzurra nata da un grossolano errore tecnico in disimpegno di Rabiot e conclusa da un tiro di Lautaro Martinez ben parato da Szczȩsny. L’Inter nel secondo tempo ha poi progressivamente cominciato a soffrire in transizione difensiva, in particolare sulla propria fascia destra dove Dumfries, Barella e Skriniar hanno patito le corse di Kostic e Rabiot. Gli squilibri in transizione difensiva sono poi aumentati con il passaggio al 3-4-3 successivo all’ingresso di Gosens e Correa per Di Marco e Çalhanoglu. Il passaggio a uno schieramento con soli due interni ha reso più piatto lo schieramento nerazzurro, con le 3 punte schiacciate sulla linea difensiva avversaria, e ha ridotto la possibilità di mettere in difficoltà il blocco difensivo della Juventus, rendendo al contempo più fragile la squadra alle ripartenze bianconere. Il gol di Fagioli, originato da un ottimo intervento difensivo di Bremer, ha infine chiuso il match mostrando ancora una volta la capacità della Juventus di accompagnare le ripartenze offensive con tanti uomini, occupando bene l’area di rigore per la rifinitura di Kostic.

Dopo le sconfitte contro Lazio, Roma, Udinese e Milan, l’Inter ha perso un altro big match giungendo a 5 sconfitte in sole 13 partite di campionato. L’attuale settimo posto in classifica e gli 11 punti di distacco dal Napoli capolista descrivono uno scenario molto diverso da quello immaginato a inizio anno per le ambizioni nerazzurre. Dopo un primo tempo tutto sommato positivo, in cui ha sfiorato in un paio di occasioni il gol del vantaggio concedendo poco agli avversari, l’Inter è stata, nei fatti, incapace di reagire al gol subito e di ribaltare l’inerzia di una partita che il gol di Rabiot ha spostato dalla parte bianconera. Il secondo tempo degli uomini di Inzaghi è stato eccessivamente piatto, tatticamente ed emotivamente, non riuscendo a trovare la chiave per mettere sotto pressione la difesa avversaria e al contempo garantirsi una buona transizione difensiva.

Tatticamente i problemi mostrati dall’Inter sembrano sempre gli stessi. La solidità difensiva è altalenante: l’Inter è la sesta difesa del campionato per xG concessi su azione, l’ottava per xG concessi su calcio piazzato, ma solamente Monza, Spezia, Cremonese, Sampdoria e Verona hanno concesso più gol dei nerazzurri. Sia in fase di difesa statica che in transizione difensiva, come in occasione della partita con la Juventus, l’Inter è troppo spesso passiva. Offensivamente, la fluidità posizionale che aveva caratterizzato la prima parte dall’esperienza di Inzaghi sulla panchina dell’Inter è andata progressivamente inceppandosi, rendendo complesso l’attacco alle difese schierate e fragile la transizione difensiva. Il rientro di Brozovic e della sua intelligenza posizionale potrebbe favorire un recupero dei meccanismi offensivi, mentre quello di Lukaku, oltre a migliorare la pericolosità intrinseca dell’attacco, potrebbe favorire un gioco più diretto e meno legato alle continue rotazioni degli uomini.

La Juventus, invece, vince finalmente un big match dal ritorno in panchina di Allegri e si avvicina al quarto posto in classifica distante adesso solamente due punti. Dopo la convincente prestazione contro il PSG in Champions League anche le scelte tattiche contro l'Inter sembrano siano state dettate dalle contingenze e dalle assenze degli uomini a disposizione. Ancora è troppo presto per dire se l’idea di un calcio più palleggiato e meno diretto, di un centrocampo più folto e di un gioco interno più ricco, è solamente un accidente forzato dalle circostanze oppure l'inizio di un nuovo volto tattico della Juventus. Non sarebbe certo la prima volta che la stagione di una squadra in crisi svolta per caso, grazie ai limiti imposti dalle assenze di un periodo.

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