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Matteo Pontes
Parlare con i numeri
12 feb 2015
12 feb 2015
Seydou Doumbia arriva a Roma con lo scetticismo che lo ha accompagnato lungo tutta la carriera, e che ha sempre sconfitto a suon di gol.
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Matteo Pontes
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Seydou Doumbia non è uno di quei giocatori che può convincere con un video su YouTube. Di lui non si ricordano rabone, bordate da distanze siderali o elastici. A parlare per Seydou Doumbia sono i suoi goal, e di quelli ne ha fatti veramente tanti. Nato in Costa D'Avorio, è passato per Giappone, Svizzera, Russia, prima di arrivare in Italia. A 27 anni Doumbia è all'apice della sua carriera e alla Roma ha una grande occasione per dimostrare quanto vale.

 

Lui dice di aver scelto Roma soprattutto per giocare con Totti, ma perché la Roma ha scelto lui? Questo si chiedono i tifosi da quando il suo nome ha iniziato a circolare. Ma Doumbia c'è abituato, lo scetticismo lo accompagna da sempre. Come dicevo, non è un giocatore appariscente: il baricentro basso e il metro e settantanove d'altezza non sono i requisiti tipici che ci si aspetta da un centravanti, ma non gli impediscono di avere dei numeri, quelli sì, da vero cannoniere. Anche Rudi Garcia, cosciente della diffidenza dell'ambiente, ha anteposto a qualsiasi valutazione il cv di Seydou: “Su Doumbia non ho nulla da dire. Ci sono i numeri che parlano per lui”. E sulla stessa linea si è espresso anche il D.S. Walter Sabatini: “I suoi numeri sono imbarazzanti, mi sembra che abbia una media goal da 0,90. Qualcuno dirà che viene da un campionato inferiore ma io dico che tutti i campionati sono difficili e che comunque anche in ambito europeo ha fatto benissimo. Anni fa lo incontrai quando ero al Palermo e ne rimasi abbagliato, è un giocatore incredibile, siamo contenti di averlo preso"



 

Ma oltre ai gol c'è una storia, che dobbiamo inevitabilmente ripercorrere per capire realmente chi è Seydou Doumbia, il perché dello scetticismo che ha sempre accompagnato la sua carriera e come ha saputo sconfiggerlo.

 



È la notte del 31 dicembre del 1987. Mentre nasce Seydou Doumbia, per le strade polverose di Abidjan, le persone aspettano i fuochi artificiali del capodanno. Primo di 4 figli, sarà la strada a crescerlo. A soli 12 anni, spesso Seydou salta la scuola per vendere fazzoletti ai semafori, cercando di racimolare qualche soldo in più per la sua famiglia, rimasta orfana del padre. Lui, come molti bambini africani, ha una passione viscerale per il calcio e, dalla strada, ha iniziato a farsi largo nelle squadre di quartiere. Un giorno dei tanti, mentre è al semaforo a vendere i suoi fazzoletti, lo nota Olivier Koutoua, presidente del Conservatoire, squadra dove Seydou gioca. La scena gli strazia il cuore e da quel momento Koutoua lo prende sotto la sua ala protettiva e come ammette lo stesso calciatore, gli farà capire che dovrà essere il calcio a dare una svolta alla sua vita. “Un giorno giocherai il Mondiale, ragazzo mio” gli predice.

 

Doumbia rimane al Conservatoire fino al 2003, poi al compimento dei sedici anni firma il suo primo contratto da professionista per l'AS Athlétic d'Adjamé, squadra che raccoglie le migliori promesse ivoriane e che più di una volta ha fatto loro da trampolino verso il calcio europeo. Non sarà così per Seydou, che viene emarginato dalla squadra e dall'allenatore. Stringe amicizia con uno solo di loro, un certo Gervais Lombe Yao Kouassi, in arte Gervinho. I due vengono separati dal calciomercato. Il primo andrà a giocare in Belgio mentre Seydou, scaricato dall'allenatore, viene ceduto al Denguélé, squadra a Nord della Costa d'Avorio, che gioca tutto il campionato su campo neutro a causa della rivolta contro il presidente Gbagbo, (si vocifera finanziata dal governo di Parigi). Al suo primo anno da professionista, colleziona 20 presenze e 15 goal. È il capocannoniere della lega, a soli 17 anni. Gli osservatori di mezza Francia si attivano per portare nelle loro squadre il ragazzo, ma il Governo di Gbagbo ha bloccato ogni rapporto diplomatico con la Francia e ottenere un visto è praticamente impossibile. Seydou si deve accontentare del Giappone. Uno dei tanti ciarlatani che circondano questo mondo gli prospetta la possibilità di andare a guadagnare 5 milioni l'anno. Lo vogliono i Kashiwa Reysol, appena promossi nella prima serie della Japan League. Doumbia si fa convincere ed accetta. Tutto vero, tranne i 5 milioni, ma ormai la firma è apposta.

 



Seydou Doumbia ha 19 anni e per la prima volta nella sua vita si trova completamente solo, fuori dalla sua Costa d'Avorio e alle prese con una cultura e una lingua diverse, un altro mondo. Sono mesi lunghi e difficili per lui. È l’unico calciatore professionista di colore della lega, fatto che contribuisce ad alimentare lo scetticismo nei suoi confronti; l'allenatore dei Reysol, Nobuhiro Ishizaki, prima di fargli fare la prima apparizione in campo aspetta ben sei mesi. Nel 2008 conta 24 presenze, la maggior parte delle quali entrando dalla panchina, e soli 3 goal. Per i restanti sei mesi di contratto, i Kashiwa lo cedono in prestito al Tokushima Vortis, squadra che milita nella B giapponese. L'ivoriano potrà prendersi la sua piccola rivincita e con 15 apparizioni mette a segno 7 goal. Capisce che il Giappone non è il paese dove potrà crescere calcisticamente, ma gli è servito a diventare un uomo, come dice lo stesso Seydou; “

”.

 


Murales dipinto dall'artista di strada Raslebol, all'esterno dello stadio dello Young Boys.



 

Doumbia è alla ricerca di un campionato europeo, Thierry Doubaï, suo ex compagno di squadra ai tempi del Conservatoire Inter, ora gioca nella Super League svizzera, precisamente allo Young Boys. Lo segnala al suo agente, che a sua volta convince la società di Berna a tesserarlo. Il nome di Seydou, specialmente nell’immaginario dell'allenatore Vladimir Petkovic, è una scommessa. Ancora una volta, l'ivoriano dovrà combattere contro lo scetticismo. Entra solamente dalla panchina e sempre a pochi minuti dalla fine, diventa il diversivo dello Young Boys.

 

Doumbia capisce che se vuole conquistarsi il posto, dovrà farlo proprio in quei pochi minuti che gli vengono concessi e, a un certo punto, da diversivo si trasforma in amuleto. Quando entra, finisce quasi sempre per segnare: a fine stagione colleziona 32 presenze, solo 8 partendo titolare e segna 20 goal, attestandosi capocannoniere della lega e miglior giocatore del campionato. Sei invece le presenze nella coppa nazionale, condite da ben 5 goal che trascinano lo Young Boys sino alla finale, poi persa contro il Sion. È solo l'inizio. I tifosi lo chiamano

, il Signore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=CC_b4P3NhBY

Le note del canto gospel “Kumbaya My Lord” diventano “Doumbia, my Lord”.



 

Per la prima volta da quando ha lasciato la Costa d'Avorio, Seydou si guadagna il posto da titolare e nella stagione 2009/10 giocherà per 32 volte in campionato e metterà la palla in rete per ben 30 volte, concedendosi anche 7 assist. Neanche a dirlo, diventa nuovamente capocannoniere e miglior giocatore della Super League. In Europa solo due giocatori fanno meglio del “Signore”: Lionel Messi e Luis Suarez, rispettivamente con 34 e 35 goal. Sven-Göran Eriksson, l'allenatore degli Elefanti (soprannome della Nazionale ivoriana), non può non convocarlo per il Mondiale in Sudafrica. La profezia del suo amico e presidente Olivier Koutoua, si avvera. Anche se gioca solo 11 minuti, lui è comunque felice. "Non sono deluso”

, “il Mondiale è il sogno di ogni bambino, non importa quanto tempo stai in campo, ma esserci è già un miracolo".

 

Più di qualcuno inizia a soprannominarlo “Il nuovo Drogba”, più per le comuni origini che per similitudini di gioco. Il suo nome è insistentemente accostato alla Premier ed è più di una suggestione l'interesse proprio del Chelsea del suo connazionale. C'è però un problema non da poco a impedire il trasferimento di Doumbia oltremanica. L'ivoriano ha poche presenze in Nazionale e ottenere il visto lavorativo non è affatto semplice senza questo requisito. Doumbia deve ancora una volta, accettare un campionato meno competitivo, ma sicuramente più remunerativo, firma per il CSKA di Mosca.

 



https://www.youtube.com/watch?v=P2vJvjzI910

5 novembre 2014, Manchester, Etihad Stadium.



 

Al termine dell'incontro vinto dal CSKA contro il City, Mister Slutsky si presenta fiero e un po' emozionato davanti

. Si complimenta con tutti, ma ci tiene a un ringraziamento particolare per uno dei suoi ragazzi: Seydou Doumbia. “Doumbia merita d'esser trattato come un eroe. Nella gara d'andata riusciva a malapena a camminare, zoppicava all'arrivo allo stadio! Ero certo che potesse comunque fare un goal e non solo l'ha fatto ma si è anche guadagnato un rigore”.

 

Slutsky è il primo allenatore di Seydou ad aver sempre creduto in lui, sin da quando arriva nell'estate del 2010, in seguito ad un investimento da 10 milioni circa più bonus. L'allenatore russo lo piazza subito al centro dell'attacco anche se, a causa dei Mondiali, non aveva effettuato la preparazione con la squadra. Diventa il perno attorno al quale costruiscono la manovra Keisuke Honda, Vagner Love e il giovane talento russo Dzagoev. L'ivoriano ripaga la fiducia a modo suo, segnando tantissimi goal. Tra campionato, Europa League e Coppa Nazionale, Doumbia disputa 54 partite e segna 39 goal, guadagnandosi il titolo di capocannoniere della lega e ricoprendo un ruolo importante per la qualificazione in Champions League.

 

L'impatto è immediato, Seydou ha smesso di essere una scommessa, ora i suoi goal garantiscono per lui. Anche nella prima apparizione in Champions, Seydou non smette mai di segnare. 7 apparizioni e 5 reti portano il CSKA sino agli ottavi di finale, dove poi viene sconfitto dal Real Madrid. La stagione 2012/13 è la peggiore della carriera di Doumbia: gli viene diagnosticata l'ernia del disco. Tra operazione, riabilitazione e ricadute varie, Seydou salta praticamente tutta la stagione, gioca non più di trecento minuti, recitando quindi solo il ruolo di comparsa nella conquista dello scudetto vinto dai suoi compagni.

 

Anche la stagione 2013/14 inizia con un problema all'anca; salterà diverse partite di campionato e 4 partite su 6 del girone di Champions League. Ne disputa solo due, entrambe contro il Manchester City, al quale infligge, tanto per cambiare, due goal. A fine stagione Seydou, in 22 partite di Russian Premier League segna 18 volte e fornisce 14 assist, garantendo al CSKA il secondo titolo consecutivo. Questo è Seydou Doumbia: un bomber, pur non avendone i contorni, un trequartista pur non avendone lo stile. Un vorace finalizzatore della manovra offensiva, capace di lacerare le linee difensive avversarie con la sua imprevedibilità.

 

https://www.youtube.com/watch?v=lewpJELIq3E

A differenza delle punte a disposizione di Garcia, Doumbia sa muoversi molto bene senza palla.



 



Quest'anno Seydou ha chiuso la sua esperienza in Russia con 20 presenze e 10 goal, prima di volare in Africa per la coppa. Arriva in Italia a ventisette anni, maturo ma senza esperienza nel grande calcio. Perché se è vero che ha girato il mondo, è altrettanto vero che il campionato più competitivo al quale ha partecipato è stato quello russo, che in Europa viene guardato ancora con estrema diffidenza.

 

Le sue caratteristiche ricordano quelle di Moussa Saw (attaccante dello scudetto vinto con il Lille da Garcia) e in teoria sembra adatto ai meccanismi di gioco della Roma garantendo la profondità che manca in questo periodo. Sebbene non particolarmente aggraziato nei movimenti, Doumbia risulta molto efficace non solo senza palla, ma anche nell’uno contro uno (la scorsa stagione ha fatto

).

 

Ambientarsi a Roma sarà una passeggiata per uno che ha vissuto la solitudine giapponese e il freddo russo. Ancora una volta, però, dovrà sconfiggere lo scetticismo dell'ambiente a suon di goal: una missione che in passato gli è sempre riuscita. Buona fortuna Seydou, e benvenuto.

 
 

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