
Agli ottavi del Roland Garros maschile sono arrivate 12 delle prime 16 teste di serie e due di quelle che non ci sono arrivate (Nadal e Tsonga) hanno dovuto rinunciare per guai fisici. Un po’ peggio hanno fatto le donne, con due eliminazioni abbastanza clamorose (Kerber e Kvitova) ma sostanzialmente ci sono state poche sorprese. È con gli ottavi che ci si aspetta un po’ più di movimento e in effetti qualcosa è successo: qualcosa, appunto, perché il programma non è ancora stato completato per la tanta pioggia che continua a rovesciarsi su Parigi. Il tetto, al Roland Garros, non arriverà prima del 2020 e quindi tocca affidarsi alla buona sorte. Nel torneo maschile si sono completati quattro ottavi su otto (si sono qualificati Ramos-Viñolas, Wawrinka, Gasquet e Murray) mentre tra le donne sono riuscite a qualificarsi solo Muguruza e Rogers. Il torneo prosegue oggi con gli ottavi e i quarti, nel tentativo di riallinearsi al programma. Chissà se interessa alla pioggia.
La voglia di vacanza degli italiani

Francesca Schiavone perde, lo speaker del Roland Garros annuncia in campo che si tratta di un addio. Lei va in conferenza stampa e dice che non si ritira. Fognini sta pensando alle bomboniere per il matrimonio con Flavia Pennetta ed ha perso in tre set contro Marcel Granollers. In conferenza stampa, ha dichiarato: «Ho bisogno di prendermi una pausa, sono scarico mentalmente». Gli ha fatto eco Seppi, battuto da Gulbis, anche lui desideroso di riposo. L’età si fa sentire. Battuti anche Cecchinato e Lorenzi. Nel femminile Camila Giorgi, al rientro da un infortunio, ha superato un turno, mentre Karin Knapp ha battuto Vika Azarenka e poi ha perso contro Yulia Putintseva. Sara Errani e Roberta Vinci hanno rimediato due brutte figure contro, rispettivamente, Tsvetana Pironkova e Kateryna Bondarenko, non esattamente due campionesse di questo sport. C’è una grande voglia di vacanza da parte di Fognini, Seppi, Errani e Vinci, e siamo nel periodo più importante della stagione tennistica. E ricambi, all’orizzonte, non ce sono.
I punti del torneo
3. Tweener, edizione Nadal
Prima di lasciare il torneo per un dolore al tendine del polso sinistro, Rafael Nadal ha fatto in tempo a giocare il punto del torneo nel primo turno contro l’australiano Sam Groth. Nadal segue a rete il dritto ma Groth lo sorpassa con un pallonetto in demi-volée molto difficile, Rafa recupera e gioca il famoso tweener, il colpo in mezzo le gambe, trovando una traiettoria lungolinea molto veloce.
2. Di tocco
Il talento, a livello dei primi giocatori del mondo, ce l’hanno tutti. Poi c’è chi riesce a esprimerlo attraverso il “tocco”, quella maniera di mettere la pallina giusto al di là della rete, facendola morire dopo il rimbalzo. Richard Gasquet gioca una smorzata fenomenale contro Nishikori, per chiudere uno scambio sulla diagonale di sinistra. Si ferma, Richard, e gioca quasi in punta di piedi, tagliando la palla con il rovescio in back e con un taglio esterno. Quella palla scavalca la rete e si ferma di lato, con Nishikori che corre in avanti inutilmente e si lascia andare appena appena con una smorfia di scoramento quando si accorge che il rimbalzo della pallina si allontana sempre di più da lui.
1. Ninja tennis
E poi c’è il ninja tennis messo in mostra da Agnieszka Radwanska e Barbara Strycova, due che hanno un tennis decisamente inusuale e diverso dal solito corri e tira. C’è praticamente tutto in questo scambio, contropiede, cadute, riprese, recuperi, scatti da terra come in allenamento, con il pathos che cresce colpo dopo colpo sottolineato dal pubblico. E poi le risate delle due ninja.
Il ritorno in campo di John McEnroe
John McEnroe commenta il tennis per il network americano ESPN. Durante una telecronaca ha annunciato che sarà “consultant coach” di Milos Raonic per prepararlo per il torneo di Wimbledon. Il tennista canadese nel suo angolo avrà contemporaneamente Riccardo Piatti, uno dei coach più apprezzati al mondo, Carlos Moyá e John McEnroe, vincitori Slam ed ex numeri 1 ATP. Non male, insomma. Raonic però ha perso negli ottavi di finale contro Alberto Ramos-Viñolas, una mancino spagnolo non esattamente blasonato. Ha giocato su un campo allentato dalla pioggia e non ha trovato il bandolo della matassa per venire a capo di questa partita, complice anche l’ottimo Ramos-Viñolas, un onesto “operaio” del tennis tutto top-spin e oltranzismo da fondo campo. A Wimbledon, e sull’erba in generale, sarà tutto diverso. E a Londra Raonic ha già fatto semifinale nel 2014, perdendo contro Federer.
La partita con più hype: Thiem contro Zverev
In un torneo avaro di partite spettacolo, la sfida di terzo turno più interessante ha messo di fronte Dominic Thiem e Alexander Zverev. Ha vinto ancora Thiem, in quattro set, come qualche giorno prima nella finale del torneo di Nizza e qualche settimana fa a Monaco. Thiem si è dimostrato più pronto a questi livelli, anche in virtù dei tre anni di differenza di età a suo favore. Ha perso il primo set al tiebreak, ma poi ha vinto i rimanenti tre dando sempre l’impressione di controllare il punteggio. Thiem gioca molto lontano dalla linea di fondo campo, dove ha tempo per caricare a dovere i suoi due ottimi fondamentali. Così facendo, può giocare colpi molto pesanti e carichi di effetto. Questo lo costringe a correre molto, ma Thiem non sembra avere problemi a farlo.
Zverev è parso ancora immaturo nella gestione della partita. Deve migliorare il suo gioco nei pressi della rete, perché contro avversari come Thiem deve necessariamente spezzare il ritmo degli scambi proponendo delle variazioni, visto che ha il talento per farlo. Invece ha sbagliato numerose volée, e spesso perché era in posizioni sbagliate di campo, con Thiem che gli faceva giocare palle sotto il livello della rete. Zverev è giovane, ha la palla pesante, e migliorerà. E vincerà, come dice proprio l’allenatore di Thiem, Günther Bresnik: «Zverev vincerà Slam di sicuro; e io non sbaglio: l’avevo detto anche per per Kafelnikov e Safin». Bresnik accompagna Thiem nelle interviste anche per “formarlo” in sede mediatica. L’austriaco, fra le altre cose, ha dichiarato a Parigi che preferisce giocare tornei invece che allenarsi. Perché? «Perché gli allenamenti sono più duri».
I dimenticati: Gulbis e Dimitrov
Se passi la vita fra soprannomi come “baby Fed” e fidanzate come Maria Sharapova, quando poi non arrivano i risultati allora vieni praticamente dimenticato anche dagli organizzatori dei tornei. E quindi per vedere Dimitrov giocare, e perdere al primo turno contro Troicki, bisognava andare sui campi lontani del Roland Garros, quelli dal 15 in poi. Ci stiamo abituando a dimenticarci di questo presunto nuovo campione, che pure due anni fa era entrato fra i primi dieci del mondo, al numero 8, e che oggi è al numero 36. È finito nell’oblio, Grigor, e un po’ tutti si sono stufati di aspettarlo per un ricambio al vertice che non c’è mai stato. Gli occhi, ora, sono tutti per Thiem, Kyrgios e Zverev.
Stesso trattamento, ma con sorte diversa, è toccato a Ernests Gulbis, uno dei tennisti più intelligenti del circuito, almeno stando a quello che dice nelle interviste. Gulbis, che a Parigi ha raggiunto la semifinale nel 2014 battendo Roger Federer, fra gli altri, ha dichiarato dopo un match vinto sullo scomodo campo 18: «È un mondo così diverso quando giochi bene, tutti ti vogliono nei tornei, tutti ti mettono nei campi principali e tutti cercano di soddisfarti. Due anni fa ho giocato le semifinali qui e quest’anno i giocatori che giocano sul campo 18 sono stati trattati come la merda». Gulbis, sempre uno dei giocatori più seguiti dai fan, ha dichiarato che è alla ricerca di un coach. Lascerà infatti Günther Bresnik, coach che si concentrerà su Thiem. Perché? «Ho bisogno di un allenatore tecnico. Non ho bisogno di un allenatore che mi curi la strategia o la tattica: tiro talmente forte che non ho bisogno neanche di prendere gli angoli per fare il punto. Ho bisogno di un allenatore che mi curi il dritto proprio a livello tecnico: il movimento, l’apertura, l’impatto. E giorno dopo giorno, perché se sto due giorni senza giocare mi scordo come colpirlo».
A che punto siamo con gli uomini
Il tabellone ancora deve allinearsi ai quarti di finale, almeno nella parte alta. Nella parte bassa invece gli incontri di quarti di finale sono già definiti: Wawrinka affronterà la sorpresa del torneo, Albert Ramos-Viñolas mentre Gasquet, unico francese rimasto in tabellone, se la vedrà con Murray. Ramos-Viñolas, che ha eliminato a sorpresa Raonic agli ottavi, non ha la cilindrata per impensierire Wawrinka, solido da entrambi i lati da fondo campo. La diagonale sinistra sarà decisiva, e in questa Stan gioca di rovescio. Oltretutto, lo svizzero, è migliorato nel corso della settimana e si esalta quando arrivano i match importanti.
Anche l’esito dell’altro quarto di finale sembra abbastanza scontato, nonostate tutte le paturnie di Murray. Lo scozzese, uscito indenne da due match al quinto set nel primo e nel secondo turno, contro il vecchio Stepanek e contro il giovane francese Bourgue, avrà di fronte Gasquet, che non può realmente rappresentare un problema in una partita che sarà gestita da fondo campo senza particolari problemi dallo scozzese. Gasquet è stato bravo ad eliminare Kei Nishikori, ma sono stati più i demeriti del giapponese che i meriti del francese a qualificare Richard tra i primi otto a Parigi per la prima volta in carriera. Nishikori ha dimostrato ancora una volta i suoi limiti, tecnici e tattici: ha sfidato Gasquet sulla diagonale del rovescio, non accorgendosi che da quella parte il francese è uno dei migliori al mondo. Per via della presa di dritto molto chiusa, il francese va molto di più in difficoltà quando deve gestire le palle alte di dritto, ma Nishikori, che pure ha Chang nel suo angolo, non se ne è evidentemente accorto. Nishikori è pericoloso solo in giornata di grazia, quando il fisico regge e quando il dritto sta in campo. Se poi una di queste cose manca, non ha altre abilità per fare qualcosa di diverso. E ora i suoi fan possono tornare ad aspettarlo.
Gasquet, dal canto suo, ha un tennis molto elegante e ordinato - grazie anche all’aiuto tecnico di un terraiolo puro, Sergi Bruguera - ma ha un grosso difetto: tende a stare troppo a fondo campo per giocare colpi il più puliti possibile. È lo stesso problema di Murray, a dire il vero, ma lo scozzese può contare su una tenuta atletica maggiore e soprattutto su una convinzione nei propri mezzi migliore.
Nella parte alta il favorito per arrivare in finale è naturalmente Novak Djokovic e anche il sorteggio pare essere dalla parte del serbo. Djokovic affronterà prima Bautista-Agut poi il vincitore di Berdych-Ferrer, due tennisti che sembrano aver già dato il loro meglio, e poi in semifinale uno tra Thiem, Granollers, Gulbis e Goffin.
Il favorito sembra essere Dominic Thiem, ovvero il tennista che si esprime meglio sulla terra battuta. I dubbi riguardano l’inesperienza di Thiem a questi livelli, oltre alla sua tenuta mentale. Contro Djokovic a Miami e contro Nadal a Montecarlo, per esempio, ha giocato per lunghi tratti alla pari eppure ha finito per perdere entrambi i match in due set. Il dato sulle palle break è il più indicativo: ne ha convertita una su quindici contro Djokovic e due su diciassette contro Nadal. Per vincere contro i grandi, insomma, non occorre solo costruirsi le opportunità: bisogna anche sfruttarle.
Terra rosa
Dopo il ritiro di Justine Henin non sono rimaste delle tenniste che si possano definire delle autentiche specialiste della terra battuta ed è per questo che il Roland Garros negli ultimi anni è sempre stato un torneo incerto e aperto. Dal 2012, però, lo hanno vinto solamente in due: Maria Sharapova, che a inizio carriera detestava questa superficie ma che negli ultimi anni ha vinto i tornei più importanti solo sul rosso, e Serena Williams, che a Parigi non si è mai trovata granché bene. Le altre tenniste di alta classifica, chi più chi meno, si trovano più a loro agio su superfici veloci ed è per questo motivo che la russa e la statunitense hanno potuto dominare un torneo che per loro era sempre stato il meno favorevole.
Agnieszka Radwaska, per esempio, ha raggiunto la sua unica finale Slam a Wimbledon e ha anche spiegato i motivi della sua allergia alla terra battuta (non è mai andata oltre i quarti a Parigi e ha vinto appena due titoli sulla terra battuta). In un articolo per Straits Times, Radwanska ha scritto che, pur essendo cresciuta sulla terra battuta, il suo passaggio al professionismo le ha imposto un cambio di gioco, visto che gran parte dei punti WTA si assegnano sul cemento. «Sui campi in cemento non solo puoi scivolare, ma puoi cambiare velocemente direzione. Sulla terra, invece, continuo a scivolare e prima di potermi fermare la mia avversaria ha già giocato un colpo dall’altra parte». La scivolosità della terra battuta, in soldoni, impedisce a Radwanska di esprimere il suo miglior tennis, dato che perde quelle frazioni di secondo che nei campi in cemento le permettono di rimandare di là qualsiasi palla. Petra Kvitova, che è l’unica tennista nata negli anni ‘90 ad aver vinto uno Slam, avrebbe il talento per giocare bene anche su una superficie lenta ma le mancano la pazienza e la concentrazione necessarie per giocare i punti più lunghi.
Simona Halep è una tennista molto difensiva e sulla terra si trova a suo agio. Pur essendo molto brava ad appoggiarsi sui colpi delle avversarie, le manca però la potenza necessaria per passare dalla fase difensiva alla fase offensiva
Angelique Kerber è una tennista che potenzialmente potrebbe dare il massimo sulla terra battuta, eppure a Parigi non è mai andata oltre i quarti di finale. Kerber è una tennista particolarmente coriacea e combattiva, ma quando incontra avversarie che giocano un tennis aggressivo e brillante, come successo nel primo turno del Roland Garros contro Kiki Bertens, il suo tennis comincia a sgretolarsi pian piano.
Infine, c’è Garbiñe Muguruza. Per ora la spagnola ha raggiunto la sua unica finale Slam a Wimbledon, ma il discorso per quanto riguarda la tennista spagnola è ben diverso rispetto a Radwanska. Non solo perché a Parigi ha conquistato una delle vittorie più importanti della sua carriera (battendo Serena Williams in due rapidi set) ma anche perché nelle ultime tre edizioni, compresa quella in corso, è riuscita ad arrivare ai quarti di finale. È lo Slam in cui sta dimostrando maggiore costanza e non è certo un caso: è cresciuta sulla terra battuta, si muove molto bene e da fondo campo può fare a braccio di ferro con chiunque. Se a tutte le altre alternative al duopolio Sharapova-Williams sembra mancare il soldo per fare la lira, Garbiñe è la tennista più completa su questa superficie e non sarebbe certo sorprendente vederla alzare la Coppa Suzanne Lenglen in una delle prossime edizioni, o anche sùbito.
La situazione del tabellone femminile
Muguruza è anche l’unica big ad essersi già qualificata ai quarti di finale e al momento è la tennista favorita della parte bassa del tabellone. L’ostacolo principale per la spagnola è probabilmente Agnieszka Radwanska, il cui tennis difensivo e intelligente ha spesso mandato in confusione la spagnola, non certo una tennista dal gioco vario quanto quello della polacca. Negli head-to-head sono 4-3 per Muguruza, che ha vinto tre incontri di fila l’anno scorso prima di interrompere la striscia in un match molto combattuto e spettacolare alle WTA Finals. La loro eventuale semifinale è probabilmente il match più atteso prima della finale, dato che il contrasto di stili e la brillantezza del tennis che potrebbe derivarne sono merce piuttosto rara nel circuito femminile. Radwanska, che negli Slam trova sempre un modo per perdere, ha una buona possibilità di raggiungere il suo miglior risultato a Parigi ma contro Muguruza dovrà inventarsi qualcosa di diverso per arginare la potenza della spagnola.
Curiosamente, la situazione del tabellone femminile è molto simile a quella maschile: nella parte bassa ci sono due favorite, in quella alta c’è una sola favorita e parecchie underdog. Serena Williams, infatti, dovrà impegnarsi parecchio per non arrivare in finale: agli ottavi incontrerà Svitolina, una tennista molto brava a difendersi ma troppo poco potente; poi ai quarti probabilmente Suárez-Navarro, che contro Serena di solito subisce delle sconfitte molto pesanti e non sta passando un grande momento di forma; in semifinale, invece, arriverà una tra Keys, Bacszinsky, Venus Williams e Bertens: di queste quattro, solo Madison Keys sembra avere il potenziale per sconfiggere Serena, anche se in finale a Roma, due settimana fa, ha perso piuttosto nettamente. Davvero difficile, insomma, immaginare un miracolo come quello compiuto da Roberta Vinci a New York, anche se con la Serena isterica e rabbiosa che si è vista in questi primi tre turni non si può mai sapere.