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(di)
Gabriele Gianuzzi
Proteggere le pietre
06 apr 2023
06 apr 2023
Storia della salvaguardia della mitica pavimentazione della Parigi-Roubaix.
(di)
Gabriele Gianuzzi
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Foto di PhotoNews/Panoramic
(foto) Foto di PhotoNews/Panoramic
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«Senza pavé, non c’è la corsa»: Lo slogan dell’associazione “Les Amis de Paris Roubaix” è tanto semplice quanto efficace. «La nostra associazione è stata creata nel 1977 perché a quell’epoca la Parigi Roubaix era in grande pericolo. I tratti in pavé sparivano per far posto all’asfalto anno dopo anno. Era necessario lanciare l’allarme alle autorità pubbliche». Me lo dice François Doulcier, presidente dell’associazione.

Nella metà degli anni ‘60 la modernità raggiunge il Nord della Francia e con sé si porta asfalto, cemento e urbanizzazione. Le strade, originariamente in pavé, scompaiono e la corsa sembra via via diventare qualcosa di diverso. Nel 1968 Jacques Goddet, all’epoca direttore de L’Équipe e delle corse ciclistiche collegate (Tour de France, Paris-Tours, Paris-Bruxelles e Paris-Roubaix), chiede ad Albert Bouvet, responsabile dei percorsi, di cercare nuove strade. Bisogna ricercare l’identità della Parigi Roubaix. Bouvet si affida a Jean Stablinski: ciclista professionista all’ultimo anno in carriera, ex campione del mondo, vincitore di tappe in Giro e Tour e vincitore della Vuelta, ma soprattutto uomo del Nord, profondo conoscitore delle zone di Wallers/ Arenberg perché figlio di minatori e con un passato da adolescente nelle fabbriche di zinco della zona.Con l’aiuto di Jean Stablinski, Albert Bouvet e la Parigi Roubaix scoprono la oggi celebre Trouée d’Arenberg, che in italiano sarebbe letteralmente “la breccia di Arenberg”, ma è nota come la Foresta di Arenberg e iniziano a cambiare il corso di quello che sembrava un declino senza fine.

Ma non è finita perché trovare nuovi tratti in pietra non basta, perché la modernità non aspetta. Anno dopo anno gli organizzatori devono cambiare il percorso e un Albert Bouvet rassegnato e rammaricato dichiara nel 1977: «Se continua così faremo la Parigi Valenciennes». Qui entrano in gioco gli amici della Parigi Roubaix e Jean Claude Vallaeys, il fondatore dell’associazione, lancia una campagna sia stampa che politica presso i comuni della zona. Sul sito dell’associazione, l’attuale presidente François Doulcier utilizza parole forti per descrivere quegli anni: «Siamo stati fondati grazie alla volontà di due uomini (Jean Claude Vallaeys e Albert Bouvet, nda) che hanno deciso di rifiutare l’ineluttabile e hanno deciso di salvare il nostro patrimonio in pavé per assicurare la sopravvivenza della più grande corsa ciclistica di un giorno al mondo. Si sono lanciati in una guerra persa in partenza, come molti pensavano all’epoca». «Oggi le cose sono cambiate» mi dice: «Siamo dedicati alla manutenzione delle strade in pavé del Nord della Francia». Un lavoro che prosegue lungo tutto l’anno e che impegna numerosi volontari e non solo: «Con gli alunni dei licei agrari della zona (2 licei) lavoriamo 2 settimane all’anno. Ogni anno, ogni liceo mette a posto 150m² di pavé. Con le imprese edili specializzate, rifacciamo in media 200m di strada per tutta la sua larghezza (3,2m). Con i volontari, compiamo 10 operazioni all’anno per un totale di 50m² ».

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