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Giovanni Bongiorno
Parigi, ostello di dolore
05 set 2022
05 set 2022
Una serata amara per le MMA italiane.
(di)
Giovanni Bongiorno
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Foto di JULIEN DE ROSA/AFP via Getty Images
(foto) Foto di JULIEN DE ROSA/AFP via Getty Images
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Il primo evento di UFC a Parigi è stato un successo in termini di risposta del pubblico, di coinvolgimento, di qualità degli incontri. E non è poco considerando che in Francia, fino al 2020, le MMA erano bandite. Così come non è poco che abbiano partecipato a un evento storico ben due atleti italiani, Marvin Vettori ed Alessio Di Chirico, che purtroppo però ne sono usciti sconfitti. Ad attendere Marvin Vettori c’era l’ex campione dei pesi medi Robert Whittaker, un concentrato di rapidità e potenza che danza leggiadro sulle gambe pronte al guizzo. Entrambi, Vettori e Whittaker, hanno perso due volte con Adesanya ma in ballo c’era comunque il posto da primo contendente alla corona dei pesi medi, in attesa del confronto tra il campione e Pereira. Per Di Chirico, invece, si prospettava una battaglia per la sopravvivenza: se l’italiano era all’ultimo incontro nel suo contratto e si trovava in una posizione difficile in termini di ratio vittorie/sconfitte, il suo avversario, Roman Kopylov, veniva da due sconfitte in due match in UFC e doveva vincere per avere la sicurezza di conservare il proprio posto nella promotion. Sappiamo come è andata: Whittaker ha consolidato la sua posizione di “migliore dopo il campione”, per quel che vale, e Kopylov ha messo una prima W nel suo record nella promotion più importante al mondo. Non sappiamo cosa aspetta, adesso, Vettori (per cui comunque una risalita ai vertici è più che possibile) e Di Chirico (a rischio taglio, ovviamente). Il dolore per una serata che doveva celebrare la nuova passione europea per le MMA, e magari anche la passione italiana, e invece si è rivelata amara, è ancora forte. Come sempre però proveremo a fare chiarezza in mezzo al caos delle battaglie di cui siamo stati spettatori - più partecipi del solito.

Robert Whittaker al livello del campione

Marvin Vettori combatte come un Terminator che carica qualsiasi cosa si muova. Senza mai arretrare, o quasi, insensibile ai colpi più duri. Anche nel match contro Paulo Costa, enorme per essere un peso medio (e che in più lo ha costretto a combattere nella divisione dei massimi-leggeri per non essere riuscito ad entrare nei limiti dei medi) Vettori ha sempre preso l’iniziativa e senza troppe difficoltà è riuscito a imporre ritmo e distanze grazie al suo pugilato dalla corta distanza e alla capacità di pressare evitando il fuoco di rientro. Vettori ha affrontato ormai buona parte della top 10 e ne è quasi sempre uscito bene. Se è vero però, come si dice, che lo stile fa il combattimento, si poteva immaginare che Robert Whittaker sarebbe stato l’avversario più ostico per lui. In un match sulle tre riprese, nel quale l’adattamento immediato a tempi e spazi è fondamentale, Vettori è partito molto bene contendendo il primo round all'australiano e facendo ben sperare per l’andamento del match nelle riprese successive. Speranze che però sono rimaste tali.Con guardia ortodossa, speculare quindi a quella di Vettori, e sempre a mani basse, Whittaker ha cominciato sin da subito a muoversi rapidamente e a mostrare il proprio footwork, una danza multidirezionale che gli ha permesso di sfuggire alle cariche verticali di Vettori. Il suo gancio sinistro a superare il braccio avanzato di Vettori è stato straordinario, come il diretto che serviva a mascherare l’headkick. Marvin Vettori, grande incassatore, ha assorbito tutto ciò che Whittaker gli ha riservato, ma in certi momenti non è proprio riuscito a sbrogliare il bandolo della matassa. Pur tentando di bloccare le avanzate di Whittaker col suo gancio sinistro, la mancanza di precisione non ha permesso a Vettori di completare in maniera pulita delle combinazioni che avrebbero potuto far male al suo avversario. Ma Whittaker ha vinto anche quegli “scramble” fisici che contro Vettori, per altri fighter, sono risultati estremamente dannosi.Che la difesa da grappling di Whittaker fosse straordinaria, l’australiano l’aveva dimostrato contro Yoel Romero. Contro Vettori non è cambiato nulla: già dal primo round Marvin ha provato a legare con lui, ma Whittaker grazie alla parete e all’underhook è riuscito agilmente a divincolarsi. [gallery columns="7" ids="83725,83724"]

Nell’ultima immagine, Whittaker sfrutta underhook e peso del corpo per uscire sulla sua sinistra, dove aveva già messo un overhook sul braccio di Vettori.

Il primo round, insomma, ha visto Vettori pressare senza incassare colpi pericolosi; a Whittaker però sono serviti giusto quei cinque minuti di adattamento per prendere le misure dell’italiano e imporre il proprio stile e i propri colpi nei due round successivi. Cordeiro, il coach di Vettori, nella pausa tra i primi due round gli ha chiesto di imporsi col jab e colpire prima del suo avversario, ma Whittaker ha cominciato la seconda ripresa con un piglio diverso. Vettori ha provato subito a legare a parete ma, ancora una volta, Whittaker si è divincolato, facendola sembrare una cosa semplice: underhook da un lato, peso del corpo da quello stesso lato, aiuto della parete, uscita dal lato dell’overhook. Da manuale.Cambiando poi il livello dei calci, Whittaker nel secondo round ha guadagnato il range necessario per preparare i suoi attacchi, mentre Vettori è diventato più guardingo per evitare di subire grossi danni. E sebbene abbia provato a raggiungere il suo avversario col suo pugilato, è sempre arrivato corto. Prese le misure, i blitz di Whittaker hanno cominciato a farsi più frequenti e l’australiano è andato più volte a segno con l’uno-due e anche con l’headkick. [gallery columns="6" ids="83726,83727"] L’ultimo tratto del secondo round è stato tutto di “Bobby Knuckles”, che ha inseguito Vettori punendolo ancora col suo pugilato rapido e preciso e mettendolo in difficoltà ancora con i calci alti. Anche un calcio obliquo sull’iniziativa di Vettori, agli sgoccioli della ripresa, ha sottolineato le gerarchie del match. Tra la seconda e la terza ripresa Cordeiro ha ripetuto di nuovo a Marvin di prendere l’iniziativa, ma quando davanti si ha un avversario che non dà punti di riferimento, con la stoffa del campione e la capacità di mandare a vuoto i colpi e di rientrare immediatamente, la preparazione dell’azione può subire dei rallentamenti, delle variazioni. L’incertezza di Vettori è arrivata dal fatto che ogni movimento sbagliato avrebbe significato subire un danno più o meno grave, che Whittaker non gli risparmiava ad ogni occasione possibile. Il terzo round è partito in maniera più morigerata da parte di entrambi i fighter, ma il primo vero colpo è stato ancora di Whittaker: un headkick destro preciso e mortifero, che Marvin ha ammortizzato con la guardia, ma che comunque è arrivato a destinazione, facendo temere per un attimo il peggio.

Vettori ha poi incassato ancora uno-due, una ginocchiata alla testa e tutto ciò che Whittaker, accorciando, ha saputo offrirgli, gestendo il momento con onore e determinazione, ma non senza serissime difficoltà - se possibile, ancor più che contro Adesanya. Abituati a vedere Vettori avanzare perpetuamente è stato strano vederlo fermarsi in questo match. Allora è spontaneo chiedersi: come ha fatto Whittaker a tenere alla sua distanza preferita Vettori, a controllarlo e colpirlo quasi a piacimento? Innanzitutto col suo footwork, che gli ha permesso di prendere bene le misure, incrociare spesso col diretto e colpire anche col gancio con la mano avanzata. Con grande precisione ha interrotto le iniziative di Marvin e poi, coi movimenti di corpo, lo ha mandato in confusione circa l’angolo dei colpi, trovando spesso il successo e mettendo in difficoltà il nostro, che ha ancora una volta mostrato grande durezza, ma che stavolta ha dovuto arrendersi ad un avversario più forte di lui. Ad un minuto dalla fine, Whittaker ha addirittura conquistato un takedown inatteso, che ha cementato una delle migliori prestazioni nella carriera dell’australiano, vittorioso per decisione unanime (con verdetto di 30-27 x2 e di 29-28). Vettori si è scusato (scippando il microfono a un contrariato Bisping) coi fan accorsi per vederlo. Ma stavolta nessuna scusa da parte del fighter di Mezzocorona, che ha accettato la sconfitta. «È un avversario davvero di livello, mi scuso, voglio bene a tutti e fate un po’ di casino anche se ho perso, dai…».Successo clamoroso per Whittaker invece, che diventa l’unico primo contendente ad aver battuto gli altri quattro nelle top 5 in UFC. «Incluso il campione, io sono l’uomo più pericoloso in questa divisione!». Difficile dargli torto, considerando gli ultimi incontri di Adesanya che gli hanno dato la fama di campione “noioso”.

Una brutta notte per Alessio Di Chirico

Anche la battaglia di Alessio Di Chirico contro il russo Roman Kopylov si trascinava dietro alte speranze. I due erano entrambi in una posizione difficile. Di Chirico poteva contare su una sola vittoria negli ultimi cinque precedenti - lo stellare KO ai danni di Joaquin Buckley, che lo aveva fatto respirare quanto a pressioni per rimanere nella promotion - mentre Kopylov, dal canto suo, era un ex imbattuto con un bel record di 8 vittorie e nessuna sconfitta fino al 2018, indicato come uno dei migliori prospect in circolazione, ma con un solo match nel 2019 e un altro nel 2021, entrambi persi, la sua stella pareva essersi offuscata. Contro Alessio Di Chirico, invece, ha tirato fuori una delle sue migliori prestazioni, finendo per ottenere una grande vittoria per KO. Michael Bisping, in cabina di commento, ha descritto perfettamente l’ultimo Di Chirico, dopo aver detto quanto adori vederlo combattere: «Kill or be killed, live by the sword, die by the sword», ovvero «Uccidere o essere uccisi, vivere per la spada, morire per mano della spada». E Alessio, tenendo fede alla descrizione, è partito forte nel primo round. Kopylov, con guardia speculare e quindi mancina, è invece partito in maniera più guardinga, ma pronto all’esplosione. Kopylov ha iniziato ad attaccare dall’esterno con una certa perizia, mentre Di Chirico ha assorbito i colpi con una sorta di “shoulder roll”, affievolendo l’impatto. In alcune occasioni Di Chirico non ha cercato il colpo risolutore sulle combinazioni, come un possibile sinistro in chiusura su un uno-due nel primo round: forse per paura di andare fuori misura, oppure per timore di un eventuale rientro anticipato, ha preferito provare a controllare e controbattere colpo su colpo.

Di Chirico qui può chiudere la combinazione col mancino, ma preferisce invece tornare a distanza; seguirà uno stiff jab di Kopylov proprio per tornare nel suo range utile.

Di Chirico ha provato a giocarsi il colpo risolutore attendendo l’attacco di Kopylov, in alcuni momenti è anche stato sfortunato. Quando il russo è scivolato su un tentativo di headkick, Di Chirico ha provato a rincorrerlo per prendere la schiena, ma è scivolato anche lui. A poco più di un minuto dal termine della prima ripresa, Kopylov gli ha fatto sentire un poderoso uno-due al volto e a Di Chirico sono tremate le gambe, ma si è subito ricomposto. L’intero match è stato giocato sulla scelta del tempo per mettere il colpo risolutore, ma nel frattempo Kopylov si è mosso, ha provato a dare meno punti di riferimento possibili e ha colpito duramente: già al termine della prima ripresa il ritmo si era abbassato e Kopylov ha iniziato a scegliere i propri colpi, compresa una ginocchiata saltata a segno su un tentativo di atterramento di Di Chirico. «Lavora coi colpi dritti, il tuo diretto destro deve incrociarlo», sono state le parole del suo coach Michele Verginelli al termine della prima ripresa. E c’è da dire, in tutta onestà, che quando nel primo round Alessio ha tentato l’incrocio, ha portato sempre punti a casa.Il secondo round è partito ad alto ritmo, ma nessun colpo di Di Chirico nella bagarre iniziale ha provocato danni, così come il suo tentativo di takedown poco dopo. La sensazione era che si sia sentito costretto a inseguire Kopylov. Ad ogni modo, i due sono rimasti nel range ideale del russo e Di Chirico si è mosso poco per evitare i suoi pericolosi colpi dritti, che sono spesso andati a segno. Nonostante ciò il secondo round è stato quello meglio disputato da parte dell’italiano, che ha cominciato ad attaccare in avanzamento con colpi dritti, provando a mettere a parete il suo avversario prima di tentare il takedown. Il russo però è stato accorto e ha contenuto benissimo gli assalti. Gli uno-due di Kopylov hanno stordito Di Chirico, che in maniera coriacea non si è mai tirato indietro, ricevendo però una dura punizione visibile sul suo volto. Anche Kopylov ha riportato danni al naso, evidenziati da una ginocchiata agli sgoccioli del secondo round. Nel terzo Di Chirico è partito scaricando i suoi ganci su Kopylov, ma il russo ha assorbito bene e ha subito risposto con dei calci al corpo che hanno fiaccato Alessio. La combinazione finale, con tutta probabilità, è frutto della preparazione coi colpi al corpo: Di Chirico è rimasto quasi interdetto dopo il colpo al bersaglio grosso ed è stato costretto a subire una combinazione finale di braccia che l’ha messo KO.

Il gancio destro finale che ha decretato il KO.

Un bilancio finale che ha visto l’Italia delle MMA sconfitta e che deve far ragionare, ma senza prendere le solite posizioni estreme che contraddistinguono il mondo delle arti marziali italiane. Un fighter non diventa un fenomeno se ottiene un KO con un meraviglioso calcio alla testa, né diventa un brocco dopo una prestazione al di sotto delle aspettative. Gli avversari hanno interpretato meglio gli incontri ed hanno portato a casa delle splendide vittorie, mettendo sul chi va là circa il livello elitario che si trova in UFC. La posizione di Vettori rimane più o meno la stessa, sebbene in un limbo dal quale è difficile uscire, sotto Adesanya e Whittaker nei ranking, sopra a tutti gli altri. Quella di Di Chirico invece si complica non poco, essendo a quota cinque sconfitte e una sola vittoria negli ultimi sei match con un contratto da rinnovare. Il suo stile rimane accattivante, e anche se l’UFC non è mai stata clemente con i fighter in striscia negativa ci piace credere che ai piani alti ci sia qualcuno disposto a valorizzarlo e a credere ancora in lui.

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