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Mattia Pianezzi
Padoin Tribute
01 ago 2016
01 ago 2016
I 3 migliori gol di Padoin con la maglia della Juventus.
(di)
Mattia Pianezzi
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Il giorno di capodanno 2012 Giuseppe Marotta si sveglia con un po’ di mal di testa. È colpa dello spumante, le bollicine, anche se in realtà Marotta ne va ghiotto. Non c’è andato giù pesante, non ci va mai giù pesante, ma comunque un po’ lo sente. Non può prendere l’aspirina per via di un problema enzimatico, quindi si siede al tavolino del soggiorno col cellulare in mano e un bicchiere d’acqua, e aspetta.

 

Alle 11 e 30, non troppo presto per non disturbare, non troppo tardi per non intralciare la preparazione del pranzo del primo dell’anno, prende il telefono e fa una chiamata a Fabio Paratici. Auguri Fabio, Auguri Beppe; senti, io te la butto là, abbiamo preso Pirlo a zero, hai visto che affarone? prendiamo quel ragazzo dall’Atalanta, quello là col naso a punta, Padoin, quello corre tanto e ci copre un sacco di ruoli, stiamo andando bene quest’anno ma metti che se ne rompe uno, son dolori.

 

Fabio si convince e, il primo gennaio 2012, Padoin diventa un calciatore della Juventus che vincerà, da quell’anno in poi, cinque scudetti consecutivi. Circondato da un’affetto smisurato lascia la squadra quattro anni e mezzo dopo per approdare a Cagliari.

 

Ecco i migliori tre gol di Padoin in maglia bianconera. Che poi sono anche gli unici.

 



Contesto: è marzo, e si inizia a parlare dell’imbattibilità della prima Juventus di Conte. Il pareggio a febbraio con il Milan ha dato inizio ad una serie di quattro pari che fanno riprendere la testa della classifica ai rossoneri. La Juventus bisognosa di una scossa arriva a Firenze dai rivali storici allenati da Delio Rossi, in cattivissime acque in quel momento della stagione. La Juve 11/12 di Conte, col suo possesso palla testardo, era una squadra bellissima da vedere, con il giro palla ostinato e gli inserimenti dei centrocampisti (Mastro Pirlo per un Vidal senza capelli brutti, o per Marchisio), ma terribile da tifare: come per qualche antipatico contrappasso l’imbattibilità di Conte era compensata dall’estenuante ricerca del gol che sblocca la partita. Quando poi arrivava il primo gol solitamente la squadra dilagava, anche a causa delle maglie aperte negli schieramenti avversari alla ricerca del pari. Questo succede a Firenze: Vucinic fa un gol bellissimo al quarto d’ora che lascia Boruc immobile. Da quel momento la Juventus si allarga, Cerci viene espulso, Delio Rossi mastica nervoso in panchina, segnano Vidal, Marchisio e Pirlo, così Conte al settantesimo decide di far entrare Padoin. Non si sapeva affatto chi fosse o cosa potesse offrire Padoin a quella Juventus in cui Vucinic era rinato, Pepe sembrava un ottimo giocatore, De Ceglie faceva il terzino meglio di come fa il DJ. Le speranze erano decisamente alte.

 

Il gol: Padoin è entrato da due minuti, ed è 0 a 4 da cinque. Il gol è un bel riassunto della parabola di Padoin alla Juventus: essere, tra tutti i casi della vita possibile, nel posto giusto al momento giusto, nonostante le proprie capacità. Pirlo è sulla tre quarti che domina, prova a mettere il pallone in mezzo; la sfera viene deviata e in area di rigore c’è il solito affollamento bianconero, arriva a Padoin che davvero difficilmente potrebbe sbagliare quel gol. Lui ci prova eh, perché ci prova: arriva di fretta, prende il pallone troppo sotto (a-la Vieri nel 2002) ma è fin troppo vicino per sbagliare. Infatti infila Boruc che alza le mani nuovamente immobile, e corre a festeggiare solo verso la bandierina.

 



 

Nell’intervista post partita, Padoin dirà che è felice dell’opportunità ed è fiducioso nel futuro, si autodedica il gol perché avvenuto il giorno prima del suo compleanno, poi lo dedica a Muamba. Nessuno ha ancora capito chi è o cosa può fare Padoin.

 



Contesto: la Juventus arriva alla trentaseiesima di campionato con 8 punti sulla Roma e un ritmo mangiapunti pauroso. Certo, non si sa mai, poi Conte è uno che mette sempre pressione, quindi la tensione è comunque alta e i giallorossi possono pur sempre vincerle tutte e la Juve perderle tutte no? Poi non va esattamente così: la Roma prende un misterioso 4 a 1 dal Catania e i bianconeri arrivano allo Stadium già festeggiati. Conte mette in campo la formazione da festa, col vestito della cresima: Chiellini capitano, titolari gli ex Peluso e Padoin, davanti Giovinco e Osvaldo. Nonostante l’atmosfera e la facilità di gioco la Juventus non riesce a far gol, tanto che Conte si innervosisce e mette in campo Quagliarella e Tevez. Come con la Fiorentina è di nuovo il settantesimo, ma questa volta la Juventus non è rilassata, è tesa e cerca di suggellare con il gol la vittoria dello scudetto.

 

Il gol: da un fallo dell’ex Estigarribia (!) c’è una punizione sulla fascia sinistra per la Juventus; batte Peluso per Chiellini, che con la poca grazia che lo contraddistingue non appena supera la metà campo (non che in difesa sia un ballerino, ma quando porta palla oltre il centrocampo sembra stia camminando sui carboni ardenti quindi entra in modalità percussione matta e/o passaggio di piattone) allunga in area per Pogba; Pogba si trasforma nel Re Mida degli ultimi 30 metri e con il tacco mette un pallone in orizzontale in area di rigore sul quale si fionda Quagliarella, che è matto quanto vuoi ma ha intelligenza calcistica, quindi fa un velo. Padoin è poco fuori dall’area di rigore che pascola (cammina, letteralmente) e il pallone rotola nella sua direzione; corre per un paio di metri e fa un tiro brutto, lo chiude troppo: la sfera rotola rapidamente rimbalzando fino al palo alla destra di Consigli, che resta immobile.

 



 

Dal questo gol deriva la famosa foto di Padoin (forse la più famosa nell’internet, quindi nell’unico mondo in cui uno va a guardarsi le foto di Padoin) che fa il tre con la mano; l’Atalanta, ex squadra, non va festeggiato, certo, però Simone Padoin ha appena vinto tre scudetti di fila, quindi lui il gestino lo fa. Va di nuovo verso la bandierina, da solo – lo seguiranno Litchsteiner e gli altri, ma dopo qualche secondo, e si congratulano con lui come se avesse fatto qualcosa di straordinario, tutti insieme. Dopo due anni Padoin segna ancora, ancora al settantaduesimo, in quel momento della sua vita alla Juventus in cui si sta trasformando agli occhi dei tifosi da “brocco inguardabile” a “simpatico panchinaro dai grandi polmoni”.

 



 



Contesto: è la Juventus dell’ultimo anno. Quella che era fuori dalla vittoria del campionato a ottobre. Mancano cinque giornate alla fine del campionato e il Napoli ha appena perso nell’anticipo del sabato sera a Milano contro l’Inter di Icardi e Brozovic, lasciando la Juve con la possibilità di allungare a +9 in caso di vittoria contro lo sbandatissimo Palermo 15/16. Dunque motivazione alle stelle, partita pomeridiana, concentrazione, formazione mega: Allegri non può sbagliare. E infatti non sbaglia: Khedira dopo dieci minuti fa un gran gol su assist di Pogba che ha affinato le sue doti di Re Mida, lo stesso numero 10 raddoppia su corner, Cuadrado fa il terzo. È il settantottesimo, il momento Padoin è passato, ma Allegri lo inserisce dalla panchina per sostituire il fragile Khedira.
Il gol: passa un quarto d’ora. Sul tre a zero, in casa, la Juventus di questo aprile era inattaccabile. Si ripropone un topos dei bianconeri, col giropalla basso per Bonucci che lancia per una punta che accorcia, in questo caso Mandzukic: il croato stoppa e si prende una manata mentre gira il pallone per Pogba, che a sua volta lo cede a Morata; i difensori parandoglisi di fronte per evitare il tiro lasciano spazio a un tale numero 20 per l’inserimento. Morata lo vede, gli serve una palla filtrante e Padoin ha di fronte Andelkovic con la testa fasciata. Padoin non sa neanche cosa sia un “Andelkovic”, figurati con la testa fasciata; così senza preziosismi né presunzioni non lo affronta, continua a correre dritto e prova un piattone verso il secondo palo, quello che due anni prima aveva colpito contro l’Atalanta. Novantanove volte su cento quel pallone prende una deviazione di qualsiasi tipo e non entra mai, o è colpito con poca forza perché d’altronde sei in corsa verso una direzione a più di 45° da dove vuoi indirizzare il tiro. Padoin invece riesce ad infilare Sorrentino nel modo suo solito di fare le cose: come può.

 



 

Qui Padoin è già chiaramente un talismano, riconosciuto come parte del gruppo dai giocatori prima e dai tifosi poi: abbracciato subito da Morata e Pogba, due dei più carismatici della nuova Juve, viene osannato dai tifosi che ormai lo vedono quasi come uno di loro che però ce l’ha fatta a vestire la maglia bianconera. Nelle inquadrature successive si vedono tutti i giocatori della Juventus a fare festa, come nei film sportivi brutti americani quando segna quello su cui nessuno avrebbe puntato una lira.

 



 

Nell’ottica dell’evoluzione a top club europeo quello di Padoin era già uno dei primi nomi da depennare dalla lista Juve. Il primo giorno assoluto di ritiro del Cagliari in Val di Pejo è proprio Simone Padoin il primo ad arrivare, solo, un’ora prima di tutti i suoi compagni. Perché ha capito che deve essere presente il più possibile per sfruttare le occasioni che ha.

 

 

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