Il 14 settembre scorso, nella Plaza de Toros di Albacete, il pubblico di appassionati che partecipa al rito dei tori si è trovato a vivere uno di quei momenti unici, altamente drammatici, che rendono la tauromachia una cerimonia rituale fuori dal tempo e per questo non inscrivibile fra i fenomeni storici con un inizio e una fine all'interno delle cose che si susseguono fra i capricci dell'umanità. Era appena entrato nell'arena il quarto toro della tarde. Il pubblico osservava con scarsa attenzione. Chi ha partecipato a una corrida sugli spalti della
di Albacete sa bene il motivo. Dopo i primi tre tori, qui come in alcune
dei dintorni, fino all'Andalusia più vicina, quella di Almeria, si usa offrire una pausa al pubblico che si è identificato con la tragedia dell'uomo e dell'animale. Come ovunque in Spagna e in ogni Paese che ancora celebri il rito tauromachico (la Francia del sud, per restare in Europa), dopo il terzo toro si mangia.
E da queste parti, per mangiare, viene concessa una pausa. L'atmosfera conviviale prende il sopravvento su quella tragica. Panini zeppi di prosciutto divino passano di mano in mano. Cartate di salumi e formaggi. Dolcetti. Vini e bevande fresche, ghiaccio e long drink casalinghi. Se vi capita di passare da queste parti, non perdetevi una corrida. Se non altro per partecipare a questo simposio in cui - caso unico nel mondo spettacolarizzato dei nostri tempi (quelli, sì, contingenti e destinati a essere spazzati via) - il pubblico si unisce, si conosce, scambia doni, scambia pane e vino, come nelle grandi cene antiche che la messa cristiana ricorda ogni volta nella simbologia eucaristica.
Ma il 14 settembre scorso, appena la ventina di minuti dedicata al convivio si esauriva e uomini e donne sugli spalti riprendevano a concentrarsi sulla messa laica rappresentata dall'unione di uomo e animale, in pista è accaduto qualcosa che ha improvvisamente ribaltato ogni aspettativa, mettendo le migliaia di spettatori di fronte a se stessi, inchiodandoli di fronte alle loro responsabilità, di fronte alle loro scelte, alla loro stessa umanità, così come può capitare solo nel dramma tauromachico.