
Con la semifinale della Eastern Conference tra Pittsburgh Penguins e Washington Capitals, Sidney Crosby e Alexander Ovechkin si affrontano ai playoff per la seconda volta in carriera. La prima, nel 2009, rappresenta ancora l’unico capitolo di una saga che secondo i piani della NHL avrebbe dovuto monopolizzare la rincorsa alla Stanley Cup per oltre dieci anni e che invece non si è mai pienamente realizzata.
Doveva essere ‘Magic vs Bird’, un dualismo in grado di affascinare e provocare schieramenti anche tra chi non è appassionato di hockey. Avrebbe insomma dovuto fare da traino al movimento in generale. Invece si è trasformata in una sorta di ‘James vs Durant’: una rivalità costruita dai media e dalla lega che però non trova riscontro reale sul campo. La trama era sin troppo semplice: il canadese con la faccia da bravo ragazzo che si muove con eleganza contro il carrarmato russo che gioca per sé e non ha paura a travolgere avversari e compagni pur di vincere. Un dualismo troppo bello ed esatto per essere vero, e infatti, nonostante Penguins e Capitals giochino nella stessa Conference, ci sono voluti 7 anni prima di poter assistere alla rivincita fra i due.
La prima volta, però, non si scorda mai.
Mosca - Washington D.C.
Le radici di questa storia affondano nel lockout che cancella la stagione 2004/2005. Con quella decisione la NHL è diventata la prima lega sportiva a eliminare un’intera annata professionistica. Quando le squadre sono pronte a tornare in campo c’è allora assoluta necessità di trovare subito una storyline che faccia dimenticare ai tifosi quanto accaduto.
Prima della serrata le due peggiori squadre sono proprio Penguins e Capitals, che arrivano alla Lottery del 2004 con le maggiori opportunità di ottenere la prima chiamata al Draft. Pittsburgh è leggermente favorita ma il destino premia Washington che la sera del 26 giugno fa indossare per la prima volta all’allora 20enne Alex Ovechkin la jersey dei Capitals. Ai Pens tutto sommato non va così male: il premio di consolazione è Evgenij Malkin, che insieme a Marc-Andrè Fleury, prima scelta assoluta dell’anno precedente, diventa il giocatore su cui ricostruire una franchigia che lentamente si stava riprendendo da una bancarotta finanziaria.
Come detto, però, lo sciopero è alle porte e quel draft è l’ultimo appuntamento ufficiale della lega. Ovechkin, pur di giocare, è costretto a rimanere in Russia dove disputa un’ultima stagione con la Dinamo Mosca. Da oltreoceano però non arrivano buone notizie e così all’inizio del 2005/2006 firma un nuovo contratto con l'Avangard Omsk aggiungendo nell’accordo una clausola che fissa nel 20 luglio 2005 l’ultima data utile per potersi svincolare e tornare negli USA. L’annuncio ufficiale della fine del lockout arriva il 22 luglio, due giorni dopo la scadenza dell’accordo, ma Ovi riesce comunque a prendere un aereo che dalla Siberia lo porti a Wahington D.C..
The Next One
Nel frattempo in NHL sta per sbarcare ‘The Next One’, il talento più cristallino che il Canada abbia mai prodotto dai tempi di Wayne Gretzky Mario Lemieux. Dato che non si è giocato, viene organizzata una Lottery particolare, che verrà ribattezzata la Sidney Crosby Sweepstakes, per stabilire a chi andrà la pick #1. Tutte le squadre partono con tre palline ma per ogni apparizione ai playoff e/o prima scelta assoluta nei tre anni precedenti ne viene tolta una. Pittsburgh, pur avendo conseguito la prima scelta al Draft 2003, mantiene intatte le proprie possibilità, dato che quella chiamata l’aveva ottenuta tramite uno scambio con i Florida Panthers, e così si aggiudica il premio più atteso: il centro dei Rimouski Oceanic della Quebec Major Junior Hockey League. Più semplicemente Sidney Crosby.
L’8 ottobre 2005 è la data del debutto ufficiale di entrambi. Ovechkin contro i Columbus Blue Jackets trova subito la via del gol con un one timer che da lì a breve diventerà la sua trademark mentre Crosby firma l’assist per il gol Mark Recchi nella sconfitta 5-1 in casa dei New Jersey Devils. Qualche settimana dopo, il 22 novembre, va in scena il primo confronto diretto. Se lo aggiudica Crosby, che firma anche un gol nella vittoria casalinga 5-4, ma a fine stagione sarà Ovechkin a portarsi a casa il Calder Trophy come miglior rookie grazie a 106 punti (52G+54A).
Sid the Kid si rifà con gli interessi la stagione successiva aggiudicandosi l’Art Ross Trophy, il premio per il giocatore con più punti, e diventando l’MVP della lega con l’Hart Trophy. The Great Eight ribatte conquistando il titolo di MVP nei due anni successivi, vincendo inoltre sia nel 2008 che nel 2009 il Maurice "Rocket" Richard Trophy come capocannoniere della lega.
Proprio il 2009 coincide con il primo confronto fra i due ai playoff, il momento più atteso dal giorno del loro debutto. Si tratta della semifinale della Western Conference. Washington ci arriva sull’onda di un incredibile rimonta da 1-3 a 4-3 nella serie contro i New York Rangers, chiusa con un gol di Fedorov in Gara 7 a cinque minuti dalla sirena. I Penguins invece approdano a questo appuntamento dopo aver eliminato in sei partite i Philadelphia Flyers.
Sul palcoscenico
Come da copione, i due si prendono immediatamente il centro del palcoscenico. Segnano entrambi in Gara 1 e scaldano i motori per lo spettacolo di Gara 2. Ribattendo colpo su colpo, gol su gol, Crosby e Ovechkin realizzano entrambi un hat trick che rappresentano l’estrema sintesi del loro talento. Crosby segna tre gol praticamente identici, facendosi trovare libero davanti alla gabbia grazie alla sua straordinaria capacità di leggere l’azione. Ovechkin prima buca Fleury con due one timer che viaggiano alla velocità della luce poi, da vero attaccante, approfitta dello spazio lasciato dal proprio marcatore per scaricare un proiettile che si infila sotto la traversa. Gli spettatori che quella sera affollano il Verizon Center diventano inconsapevolmente testimoni di uno spettacolo sino ad oggi unico.
Dopo quel match la serie sembra indirizzata dato che i Capitals arrivano in Pennsylvania avanti 2-0. Cinque giorni dopo, quando tornano alla Mellon Arena per Gara 6, sono incredibilmente sotto 3-2 e serve un gol in overtime di David Steckel per portare la serie a Gara 7, il finale che tutti desideravano.
L’atto conclusivo però non rispetta le attese con i Penguins che siglano 4 gol in poco più di un tempo e travolgono i Caps per 6-2. L’ultimo gol per Pittsburgh lo sigla Crosby, che chiuderà la serie con 13 punti. 14 invece saranno quelli di Ovechkin, la cifra più alta mai realizzata da un giocatore in una serie da 7 partite dal 1995. La gioia per la vittoria nel confronto diretto non basterà però a mitigare l’amarezza nel vedere Crosby alzare al cielo la Stanley Cup al termine di quei playoff.
One for the ages.
Rivincita?
Da quel giorno, la reputazione dei due giocatori è cambiata prendendo due strade completamente opposte. Crosby si è costruito un palmares a dir poco invidiabile. È entrato a far parte del Triple Gold Club, conquistando, oltre alla Stanley Cup, due medaglie d’oro olimpiche, di cui una a Vancouver con il gol decisivo in overtime, e il Mondiale del 2015 da capitano. Ovechkin ha confermato la sua fama di cannoniere implacabile, raggiungendo nel 2016 la quota di 50 gol in regular season per la settima volta in carriera, ma allo stesso tempo rischia di entrare a far parte di quel gruppo di giocatori straordinari che non hanno mai vinto in NHL. Ad aggravare il suo curriculum, il fallimento della Russia a Sochi 2014, decisamente stridente rispetto alla calma con cui Sid ha gestito l’Olimpiade casalinga.
La serie che si è aperta ieri notte, però, è la sua grande occasione per una rivincita. Washington infatti si è presentata in grandissima forma sull’onda di una regular season strepitosa che ha portato alla conquista del Presidents Trophy, ma il primo turno con i Philadelphia Flyers ha aperto qualche piccola crepa nella corazza degli uomini di Barry Trotz. Dopo essere stati in vantaggio per 3-0, i Capitals hanno faticato più del previsto a chiudere i conti, trovando sulla loro strada Michal Neuvirth, il goalie di riserva dei Flyers, che nelle successive tre partite ha fermato 103 dei 105 tiri che ha dovuto affrontare. Uno dei due gol che ha concesso però, quello di Nicklas Backstrom in Gara 6, è bastato per chiudere la serie. In favore di Washington ci sono i numeri, che parlano di una netta superiorità: 8 gol nei primi 17 power play, penalty kill praticamente perfetto con 23 PP annullati su 24, due shoot out per Braden Holtby che ha chiuso la serie con un percentuale di parate pari a .968, il dato migliore fra i goalie che hanno giocato più di 4 partite.
Eppure le due sconfitte, sebbene giustificate dal fatto che sono arrivate in un momento della serie in cui Philadelphia non aveva più nulla da perdere, hanno messo i Caps di fronte ai loro peggiori incubi. Washington resta la favorita principale per la conquista della Stanley Cup ma per raggiungere questo obiettivo, l’unico per considerare positiva questa stagione, deve superare il peggior ostacolo che potesse trovare oggi sul proprio cammino.
Pittsburgh, infatti, è reduce dalla vittoria al primo turno per 4-1 sui Rangers, una serie caratterizzata dalle defezioni in casa New York ma che i Pens hanno giocato in maniera autoritaria. Ad esclusione di un black out a cavallo del secondo e del terzo periodo in Gara 2, che è costato la vittoria, hanno comandato il gioco in tutte e cinque le partite, trionfando al Madison Square Garden in Gara 4 con un netto 5-0 che ha ammutolito l’arena più famosa del Mondo, certificando una volta per tutte le ambizioni dei Penguins.
Il cambio in panchina a metà dicembre ha rigenerato una squadra sin lì in preda a una crisi d’identità. Mike Sullivan, subentrato a Mike Johnston, ha impostato uno stile di gioco veloce e aggressivo che ha portato a risultati a dir poco stupefacenti. L’ossatura è talmente solida che i Penguins si sono permessi il lusso di affrontare le prime due partite con i Rangers senza il goalie titolare Marc-Andre Fleury, alle prese con i postumi di un trauma cranico, e quello di riserva Matt Murray, rientrato solo in Gara 3.
Non solo. L’approdo di Hagelin ha dato ancor più profondità ad un roster che ha potuto gestire al meglio il rientro di Evgeni Malkin, reduce da un infortunio che gli ha fatto saltare l’ultima parte della stagione ma in grado di fornire il proprio contributo in powerplay contro i Rangers grazie a 2 gol e 3 assist. Sidney Crosby, poi, è in uno stato di forma semplicemente eccezionale. Ha chiuso la regular season con 85 punti (36+49), di cui 67 dall’arrivo di Sullivan, e con 29 punti nelle ultime 21 partite di regular season ha trascinato i Penguins fuori dalla zona wild card sino al secondo posto nella Metropolitan Division. Produzione devastante che è continuata anche nei playoff con 8 punti in 5 partite.
Ovi vs Sid S02E01
Con queste premesse si è arrivati a Gara 1, vinta dai Capitals per 4-3 grazie a un gol in overtime di T.J. Oshie. L’ex ala dei St.Louis Blues ha firmato un hat trick ed è stato il protagonista assoluto e inatteso del match, tanto da sorprendere persino se stesso.
Washington ha conquistato il vantaggio nella serie nonostante abbia tirato meno in porta (45-35), perso più volte il puck (8-5) e non sia stato in grado di sfruttare i 4 powerplay, un’astinenza arrivata a 14 occasioni consecutive, dimostrando però una forza mentale che prima le ha permesso di rispondere immediatamente ai due gol in 57 secondi con cui i Pens avevano ribaltato il risultato nel secondo periodo e poi di superare il pareggio definitivo di Bonino.
La sveglia è suonata presto ma ne è valsa la pena
È stata una partita in cui è successo di tutto, ma le due stelle più attese, ad esclusione di un assist di Ovechkin, latitano negli highlights. Il loro contributo bisogna cercarlo nelle cosiddette intangibles: 19 faceoffs vinti su 28 totali da Crosby, 7 cariche portate da Ovi su un totale di 43 di squadra. La serie si preannuncia lunga ed equilibrata per cui è inevitabile che prima poi si prenderanno le luci della ribalta. L’ipotesi di una Gara 7 è la più scontata e, come spesso accade in questi casi di equilibrio, a fare la differenza potrebbero essere i goalie e la produzione da parte delle terze e delle quarte linee. Guardando al tabellone, dopo l’eliminazione ad Ovest di Blackhawks e Ducks, la sensazione è che la vincitrice di questa serie arriverà a giocarsi da favorita le Finals.