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Redazione basket
Otto sotto un tetto
16 ago 2016
16 ago 2016
Sei domande sul torneo di basket di Rio 2016, in attesa dei quarti di finale.
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Redazione basket
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Certo, poi sono sempre in grado di confezionare giocate del genere

 
 

2) Chi è stato il miglior giocatore di questa prima fase a gironi?

 

Davide

Passare da un ruolo di rotazione con compiti specialistici a quello di top scorer di una delle sorprese di questa prima fase dell’Olimpiade? Citofonare a Patty Mills. Per l’australiano più di 25 punti di media contro le big del girone - con la perla dei 30 punti contro Team USA - e la leadership emotiva della squadra. Per Mills queste potrebbero essere delle Olimpiadi davvero speciali, quelle in cui la sua carriera raggiunge la consacrazione anche fuori dai confini americani con un ruolo di primaria importanza, magari con del metallo al collo. Per un ragazzo che con orgoglio si fa portavoce degli aborigeni australiani, un eventuale successo potrebbe aiutare a rafforzare ulteriormente un messaggio di unione e di integrazione, sedici anni dopo Cathy Freeman e quel braciere acceso a Sidney.

 

Marco

Io vado con Bogut. Sicuramente ci sono diversi giocatori anche più meritevoli: Melo, Patty Mills, Pau Gasol per dirne alcuni che hanno dato un contributo offensivo maggiore del centro australiano, però Andrew mi sembra abbia proprio in mano la squadra che - finora - ha giocato il miglior basket delle Olimpiadi. Alcune sue combinazioni con Dellavedova sono state da stropicciarsi gli occhi e una volta di più sta dimostrando di avere una lettura di quello che accade in campo a livelli di eccellenza di questo sport anche con una condizione fisica non perfetta (da un punto di vista fisico mi sembra che l’infortunio subito durante le Finals lo stia leggermente limitando). A queste caratteristiche intangibili unisce quasi 2 stoppate a partita (4° dopo solo Ibekwe, Gobert e Gasol), 4 assist di media e un’efficienza tra le migliori del torneo.

 

Dario Vismara

Non so se lo si possa considerare il migliore in assoluto della prima fase, ma permettetemi di spendere due parole per esporre il caso di Bojan Bogdanovic: 24.8 punti a partita (primo con oltre 4 punti di vantaggio su Mills), 51.4% dal campo, 43.8% da tre su oltre 6 tentativi a partita, 77% su 8.8 liberi guadagnati a gara (primo anche qui) in quasi 35 minuti di media in cui la Croazia sostanzialmente gli dice “Prendi palla e per favore trova il modo di segnare”. Ci sono diversi momenti della partita in cui la squadra di Asa Petrovic fa una fatica enorme a creare canestri (non contro la Lituania, va detto), e quindi rivolgersi a un realizzatore purissimo come Bogdanovic diventa l’unica opzione percorribile. E lui non ha ancora deluso. Natural born scorer.

 

 

Dario Ronzulli

Quinto per punti con 19.2, secondo per percentuale al tiro con 64.2% - meglio di lui solo il futuro compagno a Milano Raduljica -, secondo per assist a 8, primo per valutazione a 24. Basta così? Basta così. Mantas Kalnietis è il mio MVP della prima fase. Nella Lituania che si è presa la qualificazione nelle prime tre partite e poi ha tirato, non volutamente, il fiato, il play dell'Olimpia è stato senza dubbio l'uomo di lotta e di governo. Kazlauskas gli ha affidato le chiavi di una squadra che mischia ultra-veterani e giovanotti di belle speranze: Mantas ha assimilato il ruolo con enorme profitto. Già in Francia l'anno scorso aveva fatto vedere sprazzi della leadership tecnica di cui è capace: a Rio ha alzato ulteriormente il proprio livello.


Honorable mention: il passaggio del torneo by Milos Teodosic


 
 



 





 



 





 




 
 

4) Qual è stata la miglior partita del torneo?

 

Davide

USA-Australia è stata dal mio punto di vista la partita più bella e sicuramente tra le più emozionanti, anche se la palma del thrilling l’ha vinta il derby sudamericano da due supplementari. L’Australia gioca probabilmente il miglior basket di queste Olimpiadi, sfruttando blocchi e spaziature da manuale. Il quintetto con Bogut e Baines permette di aprire il campo, garantendo una certa varietà di soluzioni offensive sia a partire dal pick and roll centrale che con il gioco senza palla e i tagli backdoor. Una pallacanestro essenziale con l’esaltazione di concetti semplici eseguiti però in maniera tremendamente efficace. Questa capacità di sfruttare gli spazi ha messo a nudo i limiti principali di Team USA a livello di fondamentali difensivi, in particolare sui cambi sistematici. Ne è quindi venuta fuori una sfida equilibrata oltre ogni possibile previsione, arricchita dal duello a suon di canestri tra Carmelo Anthony e Patty Mills. L’epitaffio della partita è stato un deja-vu dell’ultimo atto della passata stagione NBA, con lo step back di Irving e chiudere i conti.

 

Dario R

Brasile-Argentina la rivedrei mille volte: l’hype che la precedeva si è rivelato essere perfino riduttivo per un match affrontato dalle due squadre come se il loro destino dipendesse esclusivamente dall'esito finale. Due supplementari, fughe e rimonte, errori e genialate, Giovannoni che guadagna altri punti carisma, Ginobili che non fa niente o quasi per 50' ma siccome è un Campione prende il rimbalzo offensivo decisivo, Nocioni che porta la versione 25enne di sé, Nenè sontuoso, Huertas che segna (ripeto: Huertas che segna). Ce n'è abbastanza, direi.

 





Per non parlare degli spalti


 



 





 



 





 





 



 



 




 
 



Abiti comodi, ciabatta d’ordinanza, caffé in mano davanti alla tv: Boris Diaw mostra la via


 





 





 





 

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