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Alec Cordolcini
Guida all'Olanda
10 giu 2024
10 giu 2024
Le incognite intorno agli oranje sono molte.
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Alec Cordolcini
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IMAGO / BSR Agency
(foto) IMAGO / BSR Agency
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Sono passati cinquant’anni esatti dal primo torneo che ha visto protagonista l’Olanda a livello internazionale, e il luogo è il lo stesso: la Germania. I parallelismi, però, finiscono qui. Il confronto con il passato fatto dal CT Ronald Koeman è stato piuttosto diverso: Italia ’90, un Mondiale a cui prese parte da giocatore, e che per l'Olanda ha rappresentato tutto quello che andava evitato in fase di assemblamento della squadra, specialmente per quanto riguarda gerarchie e relazioni personali.

Koeman è rimasto fedele ai suoi pretoriani (in particolare: de Jong, Van Dijk, Wijnaldum, Depay, Blind), con i quali ha ricostruito l’Olanda dalle macerie del quinquennio 2014-2018, prima di lasciare la panchina per quella del Barcellona. Nel mezzo, il flop di De Boer a Euro 2020 e la razionalità di Van Gaal ai Mondiali del 2022, un torneo comunque memorabile.

Una Nazionale di seconda fascia?

Considerando il gruppo in cui si ritrovava l'Olanda in fase di qualificazione (Francia, Grecia, Irlanda e Gibilterra) verrebbe da dire massimo risultato con il minimo sforzo. In realtà, però, lo sforzo c’è stato, soprattutto nelle trasferte a Dublino e Atene, dove la Nazionale di Koeman ha ottenuto due vittorie con grande fatica – nel primo caso ribaltando il vantaggio iniziale degli irlandesi, nel secondo con un calcio di rigore di Van Dijk nel recupero.

Ingiocabile invece il doppio confronto con la Francia, con esordio shock nel gruppo per gli olandesi, sotto di tre reti allo Stade de France dopo 20 minuti e 47 secondi (la partita finirà 4-0). L'Olanda non viveva una partenza così disastrosa da oltre un secolo (era il 24 agosto 1919). In quel caso, dopo 20 minuti gli oranje stavano perdendo per tre reti di scarto contro la Svezia.

Le cose sono andate un po' meglio alla Johan Cruijff Arena (1-2 per la Francia), dove per lo meno l’Olanda ha dimostrato di poter essere pericolosa contro una delle Nazionali favorite alla vittoria finale. Certo, c'è da dire che gli uomini di Deschamps sembravano avessero tirato i remi in barca nella ripresa dopo aver dominato il primo tempo. La fotografia uscita dalle qualificazioni, quindi, non è proprio confortante. L'Olanda è sembrata una squadra di seconda fascia, con poche armi a disposizione contro le corazzate, ma comunque inattaccabile da quelle sotto. Lo dimostrano i numeri più puri: 16 reti fatte e 1 subita nelle sei partite in cui l’avversaria non era la Francia.

Una coperta troppo corta

Un altro interrogativo significativo per l'Olanda è che non c'è ancora grande chiarezza per quanto riguarda il sistema di gioco, con una fisionomia che oscilla tra il 3-4-1-2 e il 4-2-3-1. Un difensore aggiunto garantisce maggiore solidità alla squadra permettendo di sfruttare al meglio le caratteristiche degli esterni di destra (Dumfries e Frimpong), la cui ricerca della profondità sarebbe coperta dal centrale difensivo destro. Dumfries all'Inter ha dimostrato di saper dare il meglio in una linea difensiva a cinque, e anche l’esterno del Bayer Leverkusen sembra essere efficace solo in questo modulo, lo stesso adottato da Xabi Alonso.

Di contro, il 4-2-3-1 consente all’Olanda un approccio più offensivo ma meno equilibrato. Lo si è visto nella finale per il terzo posto della Nations League contro l’Italia, dove le avanzate degli esterni azzurri (specialmente Dimarco) non sono state adeguatamente coperte dalle ali, mandando in sofferenza il reparto arretrato. A garantire l'equilibrio difensivo che questa Olanda sembra molto attenta a mantenere è soprattutto il lato sinistro, dove giocano due centrali mascherati da esterni come Blind e Aké.

Koeman preferirebbe un calcio più propositivo, e fosse per lui adotterebbe sempre il 4-3-3, come avvenuto nell'amichevole contro la Scozia. Ma la coperta è corta e se, un anno e mezzo fa in Qatar, Van Gaal aveva scelto un’impostazione più speculativa non è solo perché invecchiando si diventa pompieri. È facile ipotizzare, quindi, che l'Olanda cambierà modulo e approccio a seconda del livello dell’avversario.

I problemi maggiori della rosa arancione risiedono nei suoi estremi, cioè il portiere e la punta. Dal 2020 a oggi si sono alternati tra i pali nove portieri, nessuno dei quali è diventato titolare fisso. I numeri uno degli ultimi due tornei sono scomparsi: Stekelenburg si è ritirato, Noppert è tornato nel cilindro della provincia olandese da dove era stato sorprendentemente (e con discreto successo) estratto. Nessuno degli ultimi chiamati in causa, da Verbruggen a Flekken fino a Olij, ha sfigurato, ma nemmeno impressionato. Il problema è tutto qui.

Davanti il mondo olandese si è capovolto: dieci anni fa al Mondiale brasiliano c’erano Robben e Van Persie, mentre in difesa si convocavano elementi di Aston Villa e Augsburg. Oggi i difensori militano tutti nell’élite europea, e davanti le punte sono quelle dell’Hoffenheim (Weghorst) e di uno dei peggiori Ajax della storia (Brobbey). E se Weghorst è il giocatore ideale per un allenatore che cerca disciplina, professionalità e culto del lavoro, lo è meno per uno che vuole arrivare in fondo a un grande torneo. Ma anche la questione delle ali è delicata: Malen non ha ancora chiarito del tutto il suo valore a questo livello, nonostante venga da una buona stagione al Borussia Dortmund; Gakpo nel Liverpool ha giocato quasi sempre da attaccante centrale, posizione nella quale in Nazionale non ha mai brillato.

In Italia si è rimasti sorpresi dall’esclusione di Zirkzee molto più che in Olanda, dove ha destato maggiori perplessità la mancata chiamata di Dallinga. Pur non riferendosi direttamente né al giocatore del Bologna né a quello del Tolosa, Koeman ha sottolineato come non esista una correlazione diretta tra le prestazioni nel club e quelle in Nazionale.

In Olanda questo sembra particolarmente vero. Teun Koopmeiners in Nazionale non si è mai avvicinato ai picchi raggiunti nell’Atalanta, e lo stesso si può dire di Xavi Simons, spesso grigio e anonimo come raramente gli è capitato tra PSV Eindhoven e RB Lipsia. De Boer ha alternato loro due sulla trequarti, ma Koopmeiners si è infortunato nel riscaldamento prima dell'ultima amichevole con l'Olanda e la sua partecipazione all'Europeo è a rischio.

Chi non ci sarà sicuramente è invece de Jong, lui sì - teoricamente - insostituibile. Koeman ha fatto di tutto per averlo, convocandolo infortunato, ma alla fine il giocatore ha dovuto rinunciare. È una brutta perdita dell'Olanda, un elemento fin qui insostituibile che quando vede l'arancione della Nazionale dà il meglio di sé. A centrocampo mancherà anche il suo compagno di reparto de Roon e a pochi giorni dall'inizio del torneo il CT sarà costretto a ripensare completamente la mediana. I favoriti a questo punto sono Schouten e Veerman. Entrambi sono più portati alla costruzione del gioco, ma sono diversi livelli più in basso rispetto a de Roon per quanto riguarda quelle letture difensive che, nonostante non abbia mai goduto di grandissima stampa in patria, gli hanno permesso di trovare quasi sempre una maglia da titolare. In questo discorso non va dimenticato nemmeno Reijnders, che in mediana sa fare tutto e riesce a farlo piuttosto bene, tanto da riuscire spesso a prendersi una maglia da titolare a scapito di colleghi più quotati.

All’ultimo Europeo l’Olanda di Frank de Boer partì circondata da molto scetticismo, vinse tutte le tre partite del girone e poi si fece incartare dalla Repubblica Ceca. In mezzo c'è stato il Mondiale in Qatar in cui l'Olanda è andata oltre le aspettative, ma che non ha cambiato la sostanza di una Nazionale che fa fatica a tornare agli antichi fasti. Per la Nazionale già superare il girone di ferro in cui sono stati sorteggiati (con Francia, di nuovo, Austria e Polonia) non sarà semplice, ma se dovessero riuscirci hanno la qualità sufficiente per rappresentare un pericolo nella fase ad eliminazione diretta.

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