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Foto di Fabio Ferrari / LaPresse
Serie A Dario Pergolizzi 27 marzo 2019 6'

Ola Aina è l’esterno perfetto di Mazzarri

Il terzino nigeriano è sbocciato anche grazie all’impalcatura tattica dell’allenatore toscano.

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Walter Mazzarri ha sempre preferito lavorare a partire dai moduli, prima che dai concetti, e tutta la sua carriera ad alti livelli si è sempre basata su alcuni punti di riferimento, come l’indiscutibile difesa a tre. L’allenatore toscano ha preferito relegare i propri esperimenti ad altre zone, come la fascia centrale del campo, a seconda del numero di mediani o trequartisti impiegati e delle caratteristiche in generali della rosa.

 

Un’altra caratteristica della squadre di Mazzarri è quella di avere individualità versatili e creative sulle fasce, e anche quest’anno non si è smentito. In particolare, in questa stagione sta fiorendo il talento del calciatore che, tra le altre cose, ha il nome più lungo della Serie A, e cioè Temitayo Olufisayo Olaoluwa “Ola” Aina, classe ‘96 in prestito dal Chelsea, in lizza per il riscatto definitivo a fine stagione per una cifra intorno ai 10 milioni.

 

Prima del Torino

Ola Aina è cresciuto nelle giovanili dei “Blues”, specializzandosi nel ruolo di terzino destro, esordendo in prima squadra sotto Antonio Conte, ma non andando oltre qualche spezzone a gara in corso. Nella stagione 2017/18, la mancanza di prospettive lo porta ad accettare un prestito all’Hull City, dove collezionerà 44 presenze e convincerà il Chelsea a rinnovargli il contratto per altre tre stagioni, prima di prestarlo al Torino.

 

Un Aina inedito: goleador da centrocampo con la maglia del Chelsea, nel marzo del 2016.

 

Ma ovviamente quella da ricordare per Ola Aina è la stagione in corso, impreziosita anche dall’esordio con la Nigeria, con la quale è già a quota 7 presenze, ottenute grazie al crescente coinvolgimento nel Torino. Mazzarri ha iniziato a impiegarlo in campionato da subito, inizialmente da subentrato e poi sempre più da titolare, alternandolo come laterale di destra o di sinistra nel suo 3-5-2 / 3-4-2-1, a seconda delle necessità. Questa duttilità di rendimento simmetricamente perfetta ha consentito ad Aina di imporsi come titolare in pianta stabile, finendo per essere utilizzato più sulla fascia sinistra che su quella naturale di destra, nonostante questo lo costringa spesso ad utilizzare il piede debole. In realtà non è un’assoluta novità, anche durante l’esperienza all’Hull City Aina aveva già mostrato di essere in grado di giocare come terzino sinistro, posizione che ha occupato per 13 partite, arricchendo il suo bagaglio tecnico e tattico.

 

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La heatmap media stagionale di Aina. Notevole il coinvolgimento sulle catene laterali anche nelle zone più interne, soprattutto quando impiegato a sinistra.

 

Al Torino, però, Aina sembra essere più a suo agio, soprattutto grazie ai movimenti elaborati da Mazzarri. Se la mediana dei granata nel corso della stagione ha assunto forme spesso differenti – ruotando Rincon, Meité, Lukic, Baselli, persino Ansaldi in ogni posizione della fascia centrale, adattando i movimenti alle caratteristiche tecniche dei giocatori – agli esterni invece il tecnico chiede sempre le stesse cose. E cioè che nelle fasi iniziali di sviluppo della manovra diano ampiezza simultanea per aiutare la squadra a prendere campo, e di attaccare invece la profondità nell’ultimo quarto di campo tagliando verso il centro.

 

Come Mazzarri sta aiutando Ola Aina, e viceversa

Mazzarri chiede ai suoi uomini di essere aggressivi anche senza il pallone, e in questa stagione il Torino è stata tra le squadre col baricentro più elevato e una di quelle più capaci a recuperare il possesso in zone avanzate del campo. In questo senso, l’applicazione di Ola Aina è stata molto importante: il nigeriano è un giocatore verticale, diretto, straripante dal punto di vista fisico ma anche diligente tatticamente. La rapidità esplosiva dei suoi primi passi gli consente di accorciare velocemente sull’avversario di competenza, e questo è diventato determinante nella riconquista del possesso del Torino, che spesso orienta l’avversario con il pressing proprio verso le zone laterali del campo per poi aggredire con un folto numero di uomini.

 

Aina è innanzitutto un ottimo recuperatore di palloni, una qualità che non deriva solo dalla sua fisicità. I suoi recuperi nascono anche dagli intercetti (media di 1.7 ogni 90 minuti), grazie a delle buone doti di lettura del gioco avversario, oltre ovviamente ai contrasti (2.2), la cui efficacia nasce in primo luogo dalla pulizia nella scelta dei tempi e dalla leggerezza negli appoggi. Il terzino del Torino difficilmente si fa trovare con i talloni piantati ed è sempre reattivo ai cambi di direzione dell’avversario.

 

L’esplosività è la sua arma migliore anche in fase di possesso. Aina è temibile sui primi passi col pallone tra i piedi, proprio perché coniuga la potenza delle gambe con una sensibilità tecnica non trascurabile per quanto riguarda il controllo e la conduzione della sfera. Il piede debole, il mancino, viene utilizzato con buona frequenza. In situazioni di minore intensità e pressione, Aina usa il sinistro anche per crossare o passare, ma chiaramente predilige l’utilizzo di ogni centimetro utile del piede destro, soprattutto nelle conduzioni in velocità. Quando viene schierato a sinistra, però, si ritrova spesso a utilizzare l’esterno riuscendo comunque ad imprimere una discreta forza alle accelerazioni. In ogni caso, i suoi dribbling sono il più delle volte essenziali e basati soprattutto sulla corsa, ma non per questo previdibili: Ola Aina vince 1.3 dribbling per 90 minuti, meno solo di altri quattro terzini in Serie A (e cioè Cancelo, Lazzari, Malcuit e Dijks).

 

Aina è dunque un avversario complicato da affrontare negli uno contro uno in entrambe le fasi, attraverso un mix eccellente di atletismo, tecnica e costanza, e il ruolo di tornante davanti a una difesa a tre sembra inoltre esonerarlo da compiti difensivi troppo probanti, che forse lo limiterebbero in fase offensiva. Proprio in questo ambito risiedono i margini di miglioramento futuri del terzino nigeriano, che dovrebbe riuscire a imprimere la sua impronta nell’ultimo terzo di campo ancora di più.

 

Oggi il suo apporto nell’area avversaria è abbastanza trascurabile, anche se questo dipende anche dal gioco del Torino, che lo spinge spesso a rimanere defilato in maniera asimmetrica rispetto all’altro esterno, e a inserirsi solo in situazioni di densità che gli rendono difficile la battuta a rete o il passaggio chiave. In questi frangenti, Aina sembra improvvisare, dimostrando che prendere decisioni in tempi e spazi ristretti non rappresenta di certo la sua comfort zone.

 

L’unico gol firmato Aina della stagione arriva da un attacco al lato debole, con una pregevole presa di posizione all’interno dell’area.

 

Sostanzialmente parliamo di un calciatore che, pur sensibile tecnicamente e capace di districarsi piuttosto bene nello stretto, dà il suo meglio con più spazio a disposizione, in entrambe le fasi: quando viene puntato riesce a coordinarsi bene nello spazio e nel tempo mentre l’avversario avanza, temporeggiando o aggredendo velocemente a seconda della dinamica. Con il pallone tra i piedi, invece, sembra avere bisogno di molto spazio davanti a sé soprattutto quando prova a saltare l’uomo, allungandosi la sfera in velocità dopo una finta di corpo o un cambio di direzione.

 

Aina è insomma uno specialista della corsia esterna, un tornante che sta trovando continuità di rendimento grazie a un sistema di gioco che chiede agli esterni di lavorare soprattutto senza palla, aiutando i centrocampisti a sentirsi più liberi di sbagliare grazie al suo lavoro difensivo, ma al contempo caricandoli di ulteriori responsabilità creative. È una categoria di giocatori che negli ultimi anni di Serie A è andata sempre più snellendosi, anche a causa di una tendenza tattica che ha visto progressivamente scemare l’utilizzo della difesa a tre nelle squadre più propositive, che tendono a puntare su terzini sempre più creativi (Cancelo e Alex Sandro nella Juventus, Kolarov nella Roma, Ghoulam e poi Malcuit nel Napoli, Rodriguez nel Milan), ma che ha mantenuto diversi interpreti di ottimo livello in contesti particolari, come l’Atalanta (prima con Conti, poi con Hateboer, Gosens e Castagne), la SPAL e la Lazio di Simone Inzaghi.

 

Come tutti gli specialisti, anche Aina rischia di legare eccessivamente il proprio rendimento a un determinato contesto tattico, un pericolo ancora più grande per un giocatore che ha ancora bisogno di maturare molto. Per il terzino nigeriano, ad esempio, l’incognita è l’adattamento in una difesa a quattro in una squadra meno meccanica, e che lasci più libertà creative alle proprie individualità. Nonostante ciò, i margini di crescita offensivi per Aina rimangono tanti, soprattutto per quanto riguarda la pulizia e la velocità nella preparazione del calcio, sia direttamente in porta che per i cross, e una maggior freddezza in area di rigore.

 

E allora forse per Ola Aina la scelta migliore è davvero quella di rimanere al Torino, dove potrebbe continuare a crescere con la stessa continuità se Mazzarri dovesse continuare a macinare risultati. Certo, non è detto che sarà facile riscattarlo, anche per via del blocco del mercato del Chelsea (che potrebbe pensare di riportarlo alla base in assenza di nuovi acquisti), ma i granata farebbero meglio a provarci in qualsiasi modo. Per mantenere in squadra una delle più belle sorprese della Serie A di quest’anno.

 

 

Tags : ola ainatorinowalter mazzarri

Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e Match Analyst, vive a Torino.

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