Notare la differenza di minutaggio e di rendimento tra lo starting five e i due quintetti della second unit più utilizzati.
Per il primo ritorno a Oklahoma City di Kevin Durant non ci fu propriamente un’accoglienza da figliol prodigo.
Pressione di Roberson su Curry, le mani tentacolari di George intercettano il pallone e OKC può volare in contropiede. Nonostante la serie di pasticci in attacco, alla fine lo stesso George segna il canestro del 13-11. Da questo momento in poi Golden State non sarà più avanti nel punteggio.
Fotografia del terzo quarto: Durant con uno dei passaggi più pigri della sua carriera. Figuriamoci se Westbrook non ne approfitta… Subito dopo RW ruberà il pallone anche a Curry, andrà in contropiede, segnerà e subirà fallo. Game, set and match.
Quintetto senza George e Anthony ergo tutti in campo per Russ. Doppio blocco per favorirne la penetrazione con la difesa Warriors in ritardo nella lettura. La schiacciata di prepotenza è l’unico finale possibile.
Tra i tanti motivi di interesse della pre-season c’è certamente come e in quanto tempo Westbrook avrebbe trovato un nuovo equilibrio in campo. L’anno scorso c’era la necessità di andare a mille all’ora sia per la struttura di squadra sia per dimostrare al mondo che quello là, quello che se n’era andato, aveva sbagliato. Quest’anno, invece, Russ ha l’obbligo di dosare le energie durante la partita e di saper aspettare e cogliere il proprio momento. Il tutto senza rinunciare ad essere Russell Westbrook.
Quello che era intuibile dall’osservazione empirica ce lo confermano le mappe di tiro di Chartside. Qui il Westbrook che DEVE prendersi tutte le responsabilità in qualunque contesto e in qualunque schema perché se non ci pensa lui siamo spacciati.
Qui invece il Westbrook che DEVE coinvolgere i nuovi arrivati lasciandogli le zone di tiro preferite senza però rinunciare ad attaccare il ferro per mettere pressione alle difese. Non è un passaggio assimilabile rapidamente.