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Gian Marco Porcellini
I nuovi vecchi problemi della Fiorentina
09 nov 2022
09 nov 2022
La squadra rivelazione dello scorso anno sta attraversando una stagione difficile.
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Gian Marco Porcellini
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Lisa Guglielmi/IPA
(foto) Lisa Guglielmi/IPA
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Domenica la Fiorentina ha ottenuto la quarta vittoria del suo campionato, un convincente 2-o sul campo della Sampdoria. In precedenza la squadra di Vincenzo Italiano aveva superato lo Spezia, la Cremonese alla prima giornata in pieno recupero e poi il Verona, cioè, insieme alla Sampdoria, le ultime quattro in classifica. Se si aggiungono le ultime due sconfitte casalinghe da 8 gol complessivi contro Lazio (0-4) e Inter (3-4), si può già avere un’idea sullo stato dell’arte della Fiorentina 2022/23. Una formazione che non ha rinunciato ai propri principi di gioco (anzi Italiano sembra giocare in maniera ancora più radicale il suo calcio e vorrebbe sempre una squadra che attacca in campo corto e si difende in campo lungo) ma ancora più fragile e piena di problema rispetto all'anno scorso.

I toscani hanno peggiorato il loro rendimento nelle due fasi: hanno grossi problemi a finalizzare (secondo Fbref hanno prodotto 15.1 xG, più della Lazio, da cui però hanno ricavato solo 14 gol esclusi rigori) e le transizioni difensive, determinanti per una squadra che alza tanti uomini sopra la linea della palla, si sono fatte più fragili. «Purtroppo paghiamo quello che è un male enorme in una squadra di calcio, il non riuscire a far gol» la sintesi emblematica dell’allenatore dopo Fiorentina-Lazio.

L’origine di quasi tutti i mali risale alla cessione di Vlahovic nel mercato di gennaio. Senza la punta serba, determinante come finalizzatore ma anche come riferimento per trovare la profondità immediata, l’ex tecnico dello Spezia ha giocato al rialzo, ammassando quanti più uomini possibili nell’ultimo quarto di campo per arrivare al tiro. Una scelta che inevitabilmente ha portato la squadra a sbilanciarsi e perdere così il controllo sulle partite, a maggior ragione dopo la partenza in estate del perno della Fiorentina 2021/22, Lucas Torreira. Oltre a essere l’equilibratore e il regista che influenzava l’azione a più altezze, nell’ultima parte della stagione Italiano gli chiedeva pure di alzarsi sulla trequarti a possesso consolidato per rifinire e concludere l’azione.

Qui Torreira entra letteralmente dentro la porta con la palla. 

Nonostante Amrabat stia disputando un'ottima stagione, con evidenti progressi sia nella protezione palla che nella sua distribuzione, "la Viola" non è più fluida nel muovere la palla con pazienza e a costruirsi delle occasioni pulite su azione. La squadra dello scorso anno ad esempio sfruttava molto il lato destro per risalire il campo e mirava a far ricevere Nico Gonzalez sul vertice dell’area, permettendogli di entrare dentro il campo oppure chiamare la sovrapposizione di Odriozola, che arrivava a sua volta a crossare dal lato corto dell’area. Quest'anno le cose sembrano essersi inceppate.

Alcuni interpreti sono cambiati, altri sono afflitti dagli infortuni (Gonzalez si è già fermato tre volte a causa di una tallonite), altri ancora stanno accusando una flessione fisiologica (Bonaventura, un giocatore chiave per la capacità di dare la pausa e creare dei vantaggi locali con le sue sterzate, il prossimo anno compierà 34 anni e sta attraversando un periodo di appannamento). Senza molti dei suoi giocatori chiave, e con un mercato che sembra aver portato più incognite che soluzioni, forse era inevitabile che la Fiorentina diventasse una squadra più diretta ma anche più fragile, nonostante il suo allenatore non abbia abbandonato nessuno dei suoi principi.

Una squadra più diretta

Pur prendendo di meno il fondo, gli uomini di Italiano continuano a inondare l’area di cross (addirittura 316 i cross tentati finora, ben 37 in più dell'Inter seconda), ma nel suo sviluppo si stanno affidando sempre di più al gioco lungo. In fase di costruzione dell'azione i difensori centrali se hanno spazio conducono il pallone per dare tempo alle mezzali di alzarsi alle spalle del centrocampo avversario e comporre una linea da 4-5 uomini (la punta, i due esterni che nel frattempo stringono la propria posizione, e almeno un interno), e poi cercano di arrivare direttamente in zona di rifinitura alzando la palla (o eventualmente raccogliendo la seconda palla).

E nel fare questo come al solito la Fiorentina svuota il centro del campo, in questo caso occupato dal solo Mandragora.

Anche nell’anno precedente la viola passava poco dal centro, però in questa stagione svuota il centrocampo quasi bypassando del tutto le mezzali: al massimo uno dei due interni rimane vicino al mediano per avere un’uscita palla più sicura (o in alternativa al play si avvicina il terzino destro), e in quel caso si alzano i due terzini.

Contro l’Inter Dodò e Biraghi sono sulla stessa linea dei 3 attaccanti: è una sorta di 5 contro 5 con i difensori nerazzurri.

Italiano fa avanzare gli uomini dalla difesa e dal centrocampo così in alto probabilmente per liberare gli esterni alti e avvicinarli all’area. In questo modo, per servire le ali è fondamentale la precisione nelle aperture di Amrabat, come detto molto migliorato rispetto allo scorso anno. La "Viola" usa meno i triangoli tra terzino, ala e mezzala, punta direttamente sui cambi di lato per isolare gli esterni alti, da cui però continua a ricevere risposte intermittenti. La passata stagione Nico Gonzalez si è rivelato determinante nell’ordinare la fase offensiva negli ultimi due terzi di campo, ma quest'anno come detto c'è stato poco, e le partite in cui c'è stato è sembrato poco concreto, specialmente al tiro (appena 0,96 quelli diretti in porta sui 4,81 tentati ogni 90 minuti).

Anche le altre ali non sembrano affilatissime. Sottil dopo un avvio promettente si è fermato per infortunio e manca dal 18 settembre, Ikonè invece è in possesso di una frequenza di passo insostenibile per gli avversari, eppure il suo talento viene depotenziato da un decision making rivedibile, con un apporto complessivo ben inferiore alle attese che l’hanno accompagnato al suo arrivo dal Lille. Saponara sembra venga conservato in una teca, quasi come se l’allenatore potesse spremere le gocce residue del suo talento solo in caso di estrema necessità. L'unica nota lieta di questo inizio di stagione si chiama Christian Kouamè, tolto dal mercato a fine agosto proprio quando pareva vicino al Brighton. L’attaccante ivoriano è il più adatto a giocare vicino alla punta centrale, ha un'intensità ammirevole in fase difensiva, è il secondo della rosa per passaggi chiave, 1.9 per 90 minuti, e, nonostante sembri in grado ad ogni tocco di palla di una giocata decisiva in senso positivo come negativo, è capace di aumentare l’imprevedibilità di una squadra che altrimenti finirebbe per appoggiarsi solo sui traversoni di Biraghi.

Kouamè sintetizza bene nei pregi e nei difetti la Fiorentina 2022/23. Ovvero una squadra frenetica e con letture offensive di livello inferiore rispetto alla stagione precedente, che sta provando a cambiare pelle cercando di portare palla più rapidamente sulla trequarti malgrado la difficoltà ad avere profondità e a creare superiorità numerica (la "Viola" è quarta per dribbling falliti). «Stiamo lavorando più in verticale, per avvolgere meno e per mandare dentro gli esterni» ha spiegato Italiano dopo l’1-1 di Lecce. La Fiorentina ha sempre un gioco estremamente ambizioso, ma quest'anno ha peggiorato la qualità delle sue occasioni: gli xG per tiro sono scesi dallo 0.12 del 2021/22 all’attuale 0.08, il secondo peggior valore del campionato in corso.

Il (non) inserimento di Barak e Jovic 

In questo contesto alle mezzali, quando non si allargano sulla costruzione bassa per compensare l’avanzata del terzino, viene chiesto di occupare la metà campo avversaria e formare un lato forte appena la palla arriva in fascia: se l’esterno alto ha spazio la porta e l’interno gli si sovrappone, altrimenti il centrocampista si propone sul lato corto dell’area.

Nello 0-4 con la Lazio, Biraghi la passa a Kouamè e si sovrappone, mentre Mandragora attacca il lato corto dell’area, da cui farà partire un sinistro sulla traversa.

C'è poi il problema dell'inserimento di Barak. In questa Fiorentina, infatti, gli interni vengono impiegati principalmente per il ricircolo del pallone o per buttarsi in area, dei compiti che non sembrano propriamente in linea con le caratteristiche del centrocampista ceco. Barak viene dai 18 gol segnati al Verona nelle ultime due stagioni ed è stato preso per aumentare il gioco centrale e la presenza offensiva nell’ultimo terzo di campo. All’Hellas però fungeva da target per ripulire i palloni più sporchi, considerata la sua capacità nella protezione palla, ma soprattutto come riferimento da coinvolgere sulla trequarti, libero di trovarsi la sua zona di campo, magari avvicinandosi agli altri due attaccanti per associarsi con una combinazione veloce. Quel Verona si esaltava in campo lungo, tutto il contrario di questa Fiorentina, che mira a schiacciare l’avversario nel terzo difensivo, dove Barak è costretto a muoversi soprattutto in orizzontale.

Anche il fatto di relegarlo su un lato (ha giocato sia a destra che a sinistra) ne limita lo spettro di movimenti: specialmente quando viene schierato sul centro sinistra Barak è sempre troppo lontano dalla porta, dato che è un mancino. Inevitabilmente quindi quasi tutti i suoi numeri offensivi ne stanno risentendo e nelle ultime uscite in campionato Italiano gli ha preferito Mandragora, riciclato mezzala perché più puntuale nell’accompagnare l’azione e lanciare.

Il vero elefante nella stanza però è la casella del centravanti. Come in un contrappasso dantesco, dopo 12 mesi di onnipotenza di Vlahovic (37 gol nell’anno solare 2021) per la Fiorentina è seguito un 2022 in cui si sono alternati 3 centravanti dalle performance neanche avvicinabili a quelle del serbo. In estate al posto di Piatek è arrivato dal Real Madrid un Luka Jovic, ancora fermo nei ricordi al suo anno di grazia 2018/19. In Spagna ha messo assieme meno di 1500 minuti in due anni e mezzo ed era preventivabile un periodo di assestamento in Italia. Jovic, però, alla prima giornata è andato subito in rete, trasmettendo l’idea di pericolosità anche in condizioni precarie che però non si è mai trasformata in realtà nelle giornate successive. È possibile che il rigore sbagliato con la Juve abbia rappresentato per lui una svolta negativa ma, se escludiamo la Conference, il serbo rimane un giocatore ancora molto macchinoso atleticamente e che ha problemi a partecipare alla manovra.

Una delle chance più clamorose fallite dall’ex Madrid, un rigore in movimento calciato su Provedel.

Jovic sembra a suo agio solo in Europa, dove il livello tecnico ed atletico inevitabilmente si abbassa. In Italia, invece, la sua presenza è quasi trascurabile e la Fiorentina è praticamente impossibilitata a giocare la palla centralmente, sia sulla figura sia nello spazio (lo stesso discorso vale per un Cabral ancora più statico). Nelle ultime settimane le cose sembrano leggermente migliorate ma siamo ancora molto lontani dalla forma che ci si aspettava in estate. «Jovic ha tirato 4 volte, gliene servono 6 per segnare» ha detto Italiano alla sua panchina durante il match con lo Spezia secondo il bordocampista di Dazn. Ed è paradossale per un giocatore che 3 anni fa all’Eintracht Francoforte pareva incendiare le aree con la sua energia, la sua mobilità e la sua varietà tecnica. Oggi invece Jovic quasi si disconnette dalla partita e si fa assorbire dalla negatività del suo momento, e sembra non volersi aiutare nemmeno fuori dal campo dove non sembra voler fare molto per attirarsi le simpatie dei suoi tifosi. Un dato su tutti racconta la sterilità di Jovic e più in generale della Fiorentina: la "Viola" è penultima nel rapporto tra gol e tiri effettuati su azione.

I rischi della fase difensiva

È chiaro che per la squadra toscana è limitante dover supportare un giocatore in condizioni così deficitarie, anche solo nel consolidamento del possesso. In questo senso l’allenatore nelle ultime sfide si sta orientando su un 442 proprio per aumentare la presenza in zona centrale: nell’ultima mezzora con l’Inter, Italiano ha giocato con Jovic e Cabral insieme – da cui, al di là dei gol, ha ricavato poco – contro il Basaksehir in fase difensiva ha alzato Barak sulla stessa linea di Jovic – una mossa utile anche a schermare il vertice basso avversario, l’ex Lazio Biglia – mentre con lo Spezia ha istituzionalizzato il passaggio al 442, ribaltando il triangolo di centrocampo. Nel primo tempo Bonaventura rimaneva in appoggio a Jovic, nella ripresa ha avvicinato Kouamè al serbo.

Una versione molto offensiva, con Saponara e Ikonè ai lati.

Difficile dire se l'esperimento sarà mantenuto in futuro, dato che contro la Sampdoria Italiano è tornato al 4-3-3, ma con questo modulo effettivamente la squadra ha avuto più tracce centrali, anche perché gli esterni alti entravano con continuità dentro al campo. Anche se si è allungata nell’ultima mezzora, con un mediano in più la Fiorentina è sembrata anche più efficace nelle transizioni difensive (prezioso in questo senso l’inserimento nel secondo tempo di Duncan).

Certo, i principi del suo allenatore rimangono sempre estremi. La Fiorentina alza anche 7 uomini sopra la linea della palla e, se non riesce a recuperarla in alto o a coprirla sporcando l’azione avversaria, si presta facilmente ai contropiede. Come ha scritto Emanuele Atturo nell’analisi di Fiorentina-Inter 3-4, quella di Italiano “è una squadra aggressiva fino ai limiti dell’incoscienza. È la formazione col baricentro più alto della Serie A, quella con l’altezza media più alta degli interventi difensivi e la seconda per recuperi palla offensivi (...) quando è in svantaggio diventa ancora più alta, più aggressiva, quasi masochista”. In questa stagione poi questo atteggiamento è diventato ancora più accentuato: contro le formazioni che giocano con il 433, sulla costruzione bassa avversaria un difensore centrale tiene la punta, l’altro addirittura si alza sulla mezzala, lasciando un buco al centro della difesa che viene coperto solo dal terzino sul lato debole.

Basta però staccarsi un paio di metri dall’uomo per aprire delle voragini: qui Igor si fa attrarre dalla palla e si dimentica di Milinkovic Savic, il suo uomo, che è libero di ricevere e verticalizzare nello spazio.

È una fase difensiva che delega tante responsabilità ai singoli, chiamati a difendere in avanti molto lontano dalla porta, ma anche a essere pronti a scappare verso la propria porta nel caso in cui il compagno fallisca l’anticipo. Un gioco congeniale ai difensori centrali di Italiano (Milenkovic, Igor e Martinez Quarta), che però non hanno margine di errore e devono gestire praticamente senza copertura i duelli individuali.

Sempre a proposito delle attitudini dei centrali difensivi: i terzini si trovano nella metà campo avversaria, Quarta sta tenendo Nzola e Gyasi è di spalle, ma Milenkovic decide comunque di rompere la linea per contrastare l’attaccante dello Spezia.

Va da sé che ogni contrasto perso o più banalmente un momento di appannamento a livello fisico (come nel caso di Milenkovic) può rivelarsi decisivo, specie per una squadra così sbilanciata, che punta tutto sul difendere di reparto. I dati sembrano confermare le difficoltà difensive: la Fiorentina è decima nella classifica degli xG concessi su azione e addirittura seconda per xG per tiro concesso. A dispetto di chi considerava questa rosa migliore di quella della stagione precedente, l’annata della Fiorentina ha preso subito la forma di una spirale, da cui ha assorbito tutta la negatività dei risultati e dell’ambiente, in un circolo vizioso che continua ad alimentarsi. L’entusiasmo per la qualificazione in Conference League, dove la squadra di Italiano ha passato il girone anche se ora dovrà passare per lo spareggio contro un avversario temibile come il Braga, è scemato nel giro di poche settimane e oggi questa squadra fa molta fatica a segnare e di conseguenza a portare le partite dalla sua parte.

La Fiorentina sta provando a invertire questa tendenza sia in campionato sia in Europa, dove viene rispettivamente da due e quattro vittorie consecutive. Magari è solo una reazione nervosa, ne capiremo qualcosa di più già stasera contro la Salernitana. Nel frattempo la Fiorentina deve ritrovare la forma e la fiducia dei suoi uomini migliori e di almeno alcuni dei suoi nuovi acquisti, in particolare di Barak e Jovic. Forse sarà difficile ripetere la stagione annata, ma anche solo recuperare tutto il valore della rosa sarebbe una grande notizia visto com'era iniziata questa stagione.

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