Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Non si vince per caso, specie per tre anni di seguito
28 mag 2018
28 mag 2018
Al Real Madrid ha girato tutto bene, ma non si vince mai per caso, specie per tre anni di seguito.
Dark mode
(ON)

Il calcio, si sa, è uno sport a basso punteggio. Per questo il peso degli episodi è così più grande rispetto ad altri sport, e la finale di Champions League è stata ancora una volta la dimostrazione del peso degli episodi nel calcio, e anche di come il Real Madrid sia la migliore squadra al mondo a girarli a proprio favore.

Il primo episodio, determinante per lo sviluppo tattico ed emotivo del match, è stato l’infortunio dopo mezz’ora di gioco di Mohamed Salah. C’è stata una partita prima e una partita dopo l’uscita dell’egiziano dal campo. A quel punto, variato il quadro generale, gli incredibili errori di Karius e la prodezza di Bale hanno finito di spingere la partita lungo il piano inclinato che già pendeva verso Madrid, consegnando la terza vittoria consecutiva della Champions League al Real. Bisogna però dire subito che la squadra di Zidane, al di là di tutto, si è dimostrata la migliore squadra in campo.

I primi trenta minuti

I due allenatori hanno schierato le formazioni annunciate. Zidane ha preferito Isco a Gareth Bale; Klopp è invece riuscito a recuperare Milner in mezzo al campo.

Il contesto tattico della partita è stato subito quello prevedibile alla vigilia. Il Liverpool ha schierato il suo blocco difensivo ad altezza media, aspettando il Real Madrid a cavallo del centrocampo, facendo scattare il proprio pressing per partire in veloci ripartenze in campo aperto.

In questo contesto era molto importante lo scontro tra la circolazione bassa del pallone della squadra di Zidane e la strategia di pressione di Klopp. I Reds sono riusciti a controllare il possesso palla del Madrid e anche a creare pericoli per la porta di Keylor Navas. L’idea del Liverpool era quella di proteggere il centro del campo schierando strette le tre punte davanti ai tre centrocampisti. Per Klopp era fondamentale riuscire a tenere Salah, Firmino e Mané davanti al reparto di centrocampo in fase difensiva, così da avere un appoggio per le ripartenze successive al recupero del pallone.

Nel primo terzo di partita il Real ha adottato una strategia di circolazione bassa del pallone sicura, mostrando un certo timore per il pressing dei Reds. La squadra di Zidane alzava i due terzini e ha usato molto sia Kroos che Modric per consolidare il possesso, abbassandoli ai fianchi esterni di Sergio Ramos e Varane. Casemiro invece era sostanzialmente disinteressato alla partecipazione alla manovra.

La contrapposizione in campo sulla costruzione bassa del Real Madrid. Il Liverpool protegge il centro e prova a tenere alte le sue tre punte per potere agevolmente ripartire dopo avere recuperato il pallone.

Il pressing di Klopp era però giocato essenzialmente a zona, con una grossa attenzione alla copertura delle linee di passaggio. In quest’ottica la scelta del Real di giocare con prudenza una circolazione bassa con quattro uomini si è rivelata ridondante. La squadra di Zidane a quel punto ha ridotto le sue possibilità di verticalizzazione e ha semplificato il lavoro di pressione degli uomini di Klopp.

Per il Liverpool era facile tenere le tre punte su una linea più avanzata di quella dei centrocampisti, guadagnando evidenti vantaggi in ripartenza. Solo quando il Real riusciva a consolidare il possesso palla e ad abbassare il blocco difensivo dei Reds, Mané si allineava coi centrocampisti lasciando comunque i due attaccanti - più dotati nel lavoro di raccordo - a completa disposizione della transizione offensiva del Liverpool. L’ottimo lavoro di pressing in zona media - con annesse ripartenze - hanno fruttato a Klopp 9 tiri nella prima mezz’ora - contro i 2 del Madrid.

Senza Salah

L’infortunio di Salah è stato drammatico per il Liverpool. Oltre a pagare un’enorme perdita tecnica e il prezzo del contraccolpo emotivo, l’uscita dell’egiziano ha mutato radicalmente il quadro tattico della partita.

A prendere il posto di Salah è stato Adam Lallana, più una mezzala che un esterno offensivo. Lallana si è messo nella posizione di Mané, mentre il senegalese si è spostato a destra al posto di Salah. Manè, pur rivelandosi il migliore del Liverpool, non ha le capacità di Salah di funzionare, ricevendo spalle alla porta, da riferimento avanzato per lanciare le ripartenze. Privato di un punto di riferimento offensivo, il Liverpool ha perso, in maniera quasi paradossale, anche la velocità e la verticalità di Mané. Il senegalese si esalta nell’alchimia con Firmino e Salah, mentre è stato sacrificato per ricucire i problemi offensivi del Liverpool.

Il Liverpool ha quindi abbassato il baricentro, scivolando in fase difensiva dal 4-3-3, al 4-4-2 per approdare quasi con continuità al 4-5-1 con Lallana e Manè sulla stessa linea dei centrocampisti. Senza riferimenti avanzati il 4-5-1 ha reso più complesso per il Liverpool innescare transizioni offensive.

Dopo l’infortunio di Salah il Liverpool non è più riuscito a ripartire, si è abbassato ed è stato costretto dal possesso palla del Real Madrid ad abbassare le due punte esterne.

Il Real Madrid ha approfittato del nuovo scenario tattico per migliorare la circolazione del pallone e risalire il campo. Meno preoccupato delle ripartenze avversarie, e contro un blocco ormai solo raramente schierato con tre uomini nella linea più avanzata, il Madrid ha alzato Modric e ha lasciato solo Kroos a supporto dei centrali. La base di costruzione arretrata composta da tre giocatori è stata meno prudente e ha moltiplicato i riferimenti avanzati. A quel punto è stato più difficile per il Liverpool coprire tutte le linee di passaggio.

A puntellare ulteriormente il possesso della squadra di Zidane ci pensava l’intelligenza tattica di Karim Benzema. In una serata in cui Isco è stato poco brillante, nel trovare la posizione migliore tra le fitte maglie del Liverpool (la lunghezza media dei Reds è stata molto ridotta, 32.1 m) per svolgere il suo fondamentale ed abituale ruolo di amplificatore di soluzioni di passaggio per i compagni, sono stati i movimenti dal centro verso sinistra del centravanti francese a fornire un riferimento sicuro per far avanzare il pallone e a definire il lato sinistro, come quello preferenziale dello sviluppo della manovra della sua squadra.

La pass map fotografa bene come il lato sinistro sia stato quello forte del Real Madrid. Marcelo ha dominato, giocando 31 passaggi nell’ultimo terzo di campo.

Nonostante il chiaro predominio successivo all’uscita di Salah, il Real Madrid è riuscito ad andare in vantaggio solo grazie all’enorme ingenuità di Karius (sommata alla scaltrezza da giocatore da strada di Benzema). Al di là della singolarità della rete, il Real aveva però già ampiamente creato le premesse per il vantaggio: nei 23 minuti intercorsi tra la sostituzione di Salah e il gol di Benzema, la squadra di Zidane ha tenuto il possesso del pallone per più dell’80% del tempo e ha tirato in porta 7 volte, colpendo, qualche minuto prima del gol, una clamorosa traversa con Isco.

L’ingresso di Bale e la difesa del Real

Dopo il gol realizzato, il Real si è abbassato per lasciare ancora meno spazi alla fase offensiva del Liverpool. La manovra offensiva della squadra di Klopp non aveva la qualità di palleggio sufficiente per rendersi pericolosa. Le migliori opportunità sono arrivate dall’attacco alle seconde palle seguenti a un lancio lungo, come in occasione dell’azione che ha generato il calcio d’angolo da cui è nato il gol del momentaneo pareggio di Mané.

La rete avrebbe potuto cancellare l’errore di Karius e riequilibrare una partita che sembrava già segnata, ma è durata appena 8 minuti. Zidane ha inserito Gareth Bale e, dopo soli 3 minuti dal suo ingresso, il gallese ha segnato con una prodezza tecnica gol che ha indirizzato la coppa verso Madrid.

Con l’ingresso di Bale, che ha tenuto una posizione più rigida di quella di Isco, la strategia difensiva del Real si è definita in maniera ancora più netta. Marcelo, sul lato forte, non doveva seguire i movimenti profondi del suo attaccante di riferimento (Salah prima, Manè dopo), ma doveva difendere con aggressività in avanti, lasciando allo scivolamento verso sinistra di Sergio Ramos il compito di contrastare l’esterno destro offensivo del Liverpool. Affidandosi ai duelli individuali, l’allenatore del Real Madrid ha deciso di difendere in parità numerica contro il tridente dei Reds, compensando alternativamente le coperture esterne di Ramos con l’arretramento di Casemiro tra i due centrali o con lo scivolamento complessivo dell’intera linea difensiva a ruota del compagno di reparto.

Con Bale e Nacho in campo il Real Madrid si è accomodato su una sorta di 3-5-2 asimmetrico, con il terzino destro stretto vicino a Varane e Ramos e Marcelo e Bale ad occupare le fasce.

Il 3-5-2 asimmetrico adottato dal Real Madrid sul 2-1.

La difesa a 3 e la scelta di difendere in parità numerica ha definito la marcatura di Sergio Ramos su Mané. Nonostante per un terzo della partita l’attaccante senegalese abbia giocato sul lato opposto, il duello tra Ramos e Mané è stato quello più frequente nella partita, con il difensore spagnolo che ha prevalso in ben 7 degli 8 duelli giocati.

Il palo colpito con il tiro da fuori da Mané, solo cinque minuti dopo il gol del vantaggio di Bale, sembrava testimoniare la possibilità concreta per i Reds di riaprire, ancora una volta, la partita. La difesa posizionale scelta dal Real (il dato dell’altezza media del recupero palla dei blancos sarà di 31.2 m, molto basso) era però sufficiente per controllare le carenze qualitative della manovra palleggiata della squadra di Klopp. Non è più arrivato un tiro verso la porta di Keylor Navas.

A conferma dell’atteggiamento prudente della fase di non possesso del Real Madrid, le sole 8 palle recuperate nella metà campo avversaria (via OPTA).

In tutta la partita il Liverpool ha giocato appena 327 passaggi, circa la metà di quelli del Real (648), con una precisione del 75%, inferiore del 6% al dato medio in Champions League e del 9% al dato in Premier League. Dei 327 passaggi, il 45% sono stati effettuati nel primo terzo di gara, quello con Salah in campo. L’errore di Karius sulla conclusione da fuori di Bale era l’ennesimo, incredibile episodio, che decreteva la parola fine alla finale di Champions League.

La pass map del Liverpool filtrata per almeno 8 passaggi. Solamente la traccia da van Dijk a Robertson è stata percorsa 8 volte, a testimonianza delle difficoltà in palleggio dei Reds (via OPTA).

Casemiro vs Firmino

Non si può trascurare il fondamentale lavoro di Casemiro al lavoro difensivo del Real Madrid. Uno dei punti di forza dell’attacco del Liverpool, sia in transizione offensiva che in fase di attacco manovrato è l’incessante lavoro di raccordo di Roberto Firmino, abilissimo a sottrarsi alla marcatura dei centrali avversari, a cucire il gioco con il centrocampo e a innescare la velocità dei compagni di reparto. Zidane ha assegnato a Casemiro il compito di controllare il centravanti brasiliano con un mix di controllo individuale e copertura delle linee di passaggio.

Il mediano del Real Madrid ha seguito con una marcatura a uomo Firmino, quando l’attaccante si abbassava per giocare nel campo visivo di Casemiro. Anche quando Ramos scivolava a sinistra era Casemiro a prendere in consegna Firmino, occupando al centro la posizione lasciata scoperta dal capitano del Real. Casemiro ha svolto in maniera eccellente il lavoro di schermatura del centravanti avversario, ponendosi sempre tra il pallone e Firmino quando il numero 9 dei Reds provava a ricevere rimanendo nascosto alle spalle del mediano avversario.

Tutte le energie di Casemiro erano dedicate alla fase difensiva. Anche in fase di possesso palla Casemiro si è preoccupato più che altro di aggiustare la propria posizione in funzione di quella di Firmino, occupando preventivamente la porzione di campo migliore per contrastare una possibile ricezione dell’avversario in fase di transizione offensiva. Pur giocando in una squadra che ha tenuto complessivamente il pallone per il 65% del tempo, Casemiro è stato il giocatore che ha intercettato più palloni nell’intera partita (10).

Fatta eccezione per uno verso Mané all’inizio della partita, Firmino non ha giocato nessun passaggio filtrante, non ha neanche tentato un dribbling e in totale ha effettuato appena 30 passaggi, di cui nessuno dentro l’area avversaria, e solamente 11 nell’ultimo terzo di campo (meno di Wijnaldum e del terzino Robertson abile ad approfittare in sovrapposizione gli scivolamenti verso il lato opposto della difesa del Real), con un’accuratezza del 55%.

Ha vinto il più forte

Come è accaduto nelle tre edizioni di Champions League vinte consecutivamente dal Real Madrid alcuni episodi hanno indirizzato in maniera decisiva il destino della partita verso la squadra di Zidane. Gli errori di Karius accompagneranno nella storia del calcio quelli di Moacir Barbosa e Valdir Peres; il gol di Bale sarà ricordato come uno dei più belli della storia della Champions League e l’infortunio di Salah come la svolta che ha tolto gran parte delle possibilità di vittoria al Liverpool di Klopp.

Come in occasione della rovesciata di Bale, sono talvolta le enormi qualità tecniche dei giocatori a creare gli snodi della partita imprevisti e favorevoli al Madrid. Altre volte sono il carisma e il controllo mentale della squadra di Zidane a definire partite altrimenti equilibrate. Altre volte ancora è il destino ad accanirsi sugli avversari degli spagnoli, come nel caso di Karius.

Non si può però ridurre la vittoria del Real Madrid a una sommatoria, per quanto lunga e improbabile, di episodi favorevoli. La prima mezz’ora di gioco, con Salah in campo, il Liverpool era riuscito a giocare la partita pensata e a mettere in difficoltà il Real Madrid. L’infortunio di Salah ha messo a nudo i limiti del Liverpool, splendido interprete di un solo spartito. Al di là della prodezza tecnica di Gareth Bale, le prestazioni opache di Cristiano Ronaldo e Isco hanno esaltato il lavoro sempre prezioso e talvolta sottovalutato di Benzema e Casemiro, i due migliori giocatori in campo, oltre alle scelte tattiche di Zidane.

I movimenti di Benzema in aiuto al portatore di palla sono stati funzionali alla creazione di spazi da attaccare e hanno puntellato, sulla fascia sinistra, la circolazione palla della squadra. Il fattore forse più importante nello spostamento degli equilibri tattici del match dalla mezz’ora di gioco in poi. Casemiro ha interpretato in modo brillante i compiti di marcatura e controllo su Firmino, con un raffinato mix di marcatura e schermature.

La scelta di Zidane di controllare con particolare attenzione il centravanti avversario, la principale risorsa nella costruzione e rifinitura del gioco offensivo avversario, si è rivelata vincente e, assieme all’infortunio di Salah ha disinnescato il pericolosissimo attacco del Liverpool. È stata proprio la partita più ricca di episodi imponderabili e prodezze tecniche a rivelare, per paradosso, che la forza del Real Madrid non è solo quella che risiede di forzare a proprio favore ogni episodio delle partita, ma è anche quella di un allenatore pragmatico e di giocatori capaci di fare ciò che è più utile alla vittoria della propria squadra. Non si vince mai per caso, specie per tre anni consecutivi.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura