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Calcio Fabio Barcellona 29 aprile 2014 7'

Non abbastanza Guardiola

Perché il Bayern Monaco per passare il turno deve giocare un calcio maggiormente aderente alle idee del proprio tecnico.

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Parto dalla fine e dico due cose. La prima è che tutto sommato al Bayern è andata bene perché nel corso della partita il Real Madrid è stato più vicino al 2-0 di quanto i tedeschi lo siano stati al pareggio. La seconda è che la squadra di Guardiola stavolta non mi è piaciuta.

 

Le due cose evidentemente non sono indipendenti e il Real è riuscito a mettere in seria difficoltà il Bayern proprio perché i tedeschi non hanno giocato bene. Chiaramente il “non giocare bene” del Bayern va parametrato al livello qualitativo di gioco possibile e più volte raggiunto dai bavaresi. E con altrettanta chiarezza non si attribuisce solamente a una prova non eccezionale dei tedeschi il risultato finale, tacendo di fatto della buonissima prestazione della squadra madridista. Ma per me la notizia sta più nelle incongruenze tattiche della squadra di Guardiola che nella prevedibile solida e qualitativa prestazione della squadra di Ancelotti.

 

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LE SCELTE DEGLI ALLENATORI
Ancelotti ha optato per un 4-4-2 con Xabi Alonso e Modric interni, Di Maria e Isco sugli esterni e Benzema/Ronaldo come coppia di attaccanti. Guardiola ha schierato Lahm a centrocampo con il conseguente inserimento di Rafinha per il ruolo di terzino destro. Mandzukic era in campo e oltre agli esterni Robben e Ribéry, giocavano, in mezzo al campo, Kroos e Schweinsteiger. Come prevedibile il pallino del gioco è rimasto in mano al Bayern che ha totalizzato il 64% del possesso palla (un vertiginoso 73% nel primo tempo e 55% nel secondo tempo). Ma a fronte di questo predominio i bavaresi sono stati veramente pericolosi dalle parti di Casillas solamente nel primo quarto d’ora e, in misura maggiore, negli ultimi 15 minuti di partita.
La scelta difensiva di Ancelotti è stata quella di andare in pressione sugli avversari solamente dopo avere compattato due linee a 4 di difesa e centrocampo, sempre molto ordinate e vicine tra loro. Notevole in quest’ottica le prestazioni a destra di Di Maria e a sinistra di Isco, sempre puntuali nell’allinearsi in fase di non possesso agli interni.
L’opzione difensiva adottata dal Real implicava chiaramente la scelta di attaccare il Bayern con ripartenze medio-lunghe. La fase di transizione offensiva del Real ha stentato a decollare e, fino al gol di Karim Benzema, il Bayern Monaco era (sembrava) splendidamente padrone del Santiago Bernabeu. Sebbene macchiato da un palese errore di Boateng, che non ha seguito l’inserimento di Coentrão e si è fatto sorprendere alle spalle dal terzino madridista, il gol del Real è uno splendido esempio di ripartenza lunga manovrata, una tipologia di azione ricercata e ben eseguita dai blancos per tutta la partita. La transizione offensiva prevista da Ancelotti prevedeva un rapido e verticale attacco verso la porta di Neuer, senza però cedere alla tentazione di attaccare con pochi uomini e allungare la squadra. Le ripartenze sono state sempre ben accompagnate e giocate con più uomini possibili (è il terzino Coentrão che gioca l’assist per Benzema) e la dislocazione in campo susseguente alla fase difensiva era funzionale alla costruzione di contrattacchi strutturati: Isco si è proposto per la prima giocata in verticale entrando dentro il campo, le zone esterne ai fianchi di Boateng e Dante (lasciate scoperte dalle avanzate di Rafinha e Alaba) sono state attaccate rispettivamente da una punta (in genere Ronaldo) e da Di Maria, con Modric disponibile in tutte le zone del campo come soluzione per ogni portatore di pallone.
Così sono emerse le difficoltà in transizione difensiva che il Bayern di Guardiola ha comunque mostrato per tutta la stagione e che l’elevata qualità dei giocatori in camiseta blanca ha evidenziato e messo a frutto.
Ma se il copione della partita era abbastanza preventivabile e la pericolosità in transizione offensiva del Real prevista, desta qualche sorpresa la relativa capacità del Bayern di rendersi pericoloso per Casillas.
UU-Strategie-di-gioco-RMvsBM-def-02

 

LA FASE OFFENSIVA DEL BAYERN. L’ENIGMA SCHWEINSTEIGER
Per una volta la fase offensiva di Guardiola non è apparsa perfettamente congruente con la filosofia del calcio del tecnico catalano e funzionale agli interessi del Bayern. L’allenatore dei bavaresi ha rinunciato al “falso nueve” schierando Mandzukic e, semplificando, ha rinunciato a inizio partita alle due mezze punte in rosa Götze e Müller. Il sistema di partenza sembrava una sorta di 4-2-3-1 con Lahm e Kroos in posizione di interni e Schweinsteiger come vertice avanzato del triangolo di centrocampo. Con Robben e Ribéry sempre piuttosto larghi e senza il meccanismo dei “falsi terzini” (non adottato in questo match) a presidiare la zona intermedia rimanevano i tre centrocampisti più Rafinha e Alaba che sovrapponevano spesso internamente (specie l’austriaco).
I principi di gioco di Pep Guardiola presuppongono, tra le altre cose, la creazione di superiorità numerica in zona palla e la ricerca dell’uomo libero alle spalle della pressione avversaria. Fondamentale è pertanto lo scaglionamento dei giocatori in campo e la continua creazione di triangoli per il terreno di gioco. Troppe volte, specie nelle fasi iniziali della manovra offensiva, i tre giocatori di centrocampo del Bayern si sono disposti in linea, con Schweinsteiger che si abbassava sulla linea degli interni riducendo pertanto le possibili linee di gioco. La linea di passaggio più frequentata della partita è stata quella tra i due interni Kroos e Lahm (nei due sensi), una linea che tendenzialmente non consentiva guadagno di campo e superamento di linee.
2

I tre centrocampisti del Bayern si dispongono in linea.

 

La tendenza del Bayern è quella di coinvolgere nella manovra, anche precocemente, gli esterni Robben e Ribéry servendo loro la palla al piede in posizione larga. La posizione iniziale di Schweinsteiger, così arretrata, unita alla presenza di Mandzukic che si apriva sempre sul lato debole pronto a ricevere cross o lanci lunghi, ha reso troppo povero il gioco in zona intermedia del Bayern e ridotto al minimo le ricezioni tra le linee compatte del 4-4-2 del Real Madrid. Le conseguenze principali sono state sostanzialmente due:

 

1. La ridotta dimensione del gioco in zona intermedia del Bayern ha permesso al 4-4-2 della squadra di Ancelotti di rimanere ordinato e con le corrette distanze orizzontali e verticali: il Real non ha avuto la necessità di collassare e fare densità al centro;

 

2. Con Schweinsteiger troppo arretrato, Mandzukic che si allontanava dal pallone e il Real non “disordinato” dal gioco interno, Robben e Ribéry sono stati facilmente raddoppiati o addirittura triplicati, con i terzini Carvajal e Coentrão aiutati, non solo dagli esterni Di Maria e Isco, ma anche dagli interni o addirittura dai difensori centrali.
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In assenza di giocatori del Bayern in zona intermedia Coentrão, che affronta Robben viene aiutato da Isco e dal difensore centrale Sergio Ramos.

 


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Xabi Alonso è disponibile a raddoppiare su Ribéry.

 

Con Robben e Ribéry perennemente raddoppiati il risultato è stato che il gioco del Bayern, che nell’ultimo terzo di campo trae origine dalle ricezioni e dalle giocate degli esterni, era spuntato.
Non a caso le migliori occasioni per i tedeschi (minuto 81, tiro dal limite di Müller, minuto 84 tiro dal cuore dell’area di Götze) sono nate dopo l’ingresso in campo di Müller che ha giocato più avanzato nello spazio tra le linee (assieme, oltretutto, a Götze che entrava dentro il campo più di Ribéry). La posizione di Müller ha aumentato il gioco interno dei bavaresi e liberato spazio degli esterni: il Bayern è diventato immediatamente pericoloso.

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L’occasione da gol al minuto 81 nasce (finalmente) da una giocata tra le linee, con Götze e Müller che trovano spazio alle spalle degli interni del Real.

 

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Sulla ricezione dell’esterno Götze, l’inserimento di Müller alle spalle del terzino costringe Modric a seguire la mezza punta bavarese e lo rende indisponibile al raddoppio di marcatura in aiuto a Carvajal. Nei primi 75 minuti Schweinsteiger non ha mai effettuato un movimento di questo tipo.

 

La domanda è: la posizione più arretrata di Schweinsteiger è stato un input di Guardiola (magari per avere un giocatore in più sotto la linea della palla in occasione delle ripartenze del Real) o piuttosto risponde a una certa inadeguatezza tattica del tedesco a ricoprire il ruolo di mezzapunta nel calcio del tecnico catalano? Di certo la corretta posizione e i giusti compiti da assegnare a Schweinsteiger in campo non sono mai stati del tutto chiari nell’intera stagione del Bayern.

 

LA PARTITA DELL’ALLIANZ ARENA
Molto probabilmente Ancelotti non cambierà il proprio 4-4-2: il sistema, pur concedendo il predominio nel possesso palla al Bayern, gli ha permesso di limitare i pericoli per Casillas e di creare occasioni da gol come risultato di ottime manovre verticali e ben strutturate.
Il Bayern deve necessariamente giocare una fase di possesso palla maggiormente incisiva e per questo deve aumentare il proprio gioco tra le linee al fine di disordinare le due linee difensive del Real e regalare maggiore libertà e quindi più opzioni di gioco ai propri giocatori esterni. Giocare insomma un gioco maggiormente aderente al calcio del proprio tecnico.
Il vero problema per Guardiola è il fatto di non avere segnato un gol al Bernabeu. Se il Bayern è capace di fare gol a qualsiasi squadra in ogni momento, la qualità individuale e tattica del Real, è capace di mettere in evidenza le imprecisioni dei bavaresi in fase di transizione difensiva e i limiti individuali di Boateng e Dante. Non sarebbe sorprendente vedere i blancos realizzare almeno un gol all’Allianz Arena e costringere i giocatori di Guardiola a segnare tante reti per passare il turno.

 

Tags : bayern monacobundesligachampions league 2013/14pep guardiola

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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