Forse sarete sorpresi nello scoprire che Antonio Nocerino ha ricevuto solo tre assist dai piedi giganti e delicati di Zlatan Ibrahimovic. Quattro, se vogliamo contare anche il passaggio filtrante contro il Parma, in cui però Nocerino deve vincere un contrasto per segnare. Nella sua prima stagione in maglia rossonera Nocerino ha segnato 11 gol, ricevendo assist molto belli anche da Robinho e Cassano, eppure ricordiamo quella stagione 2011-12 quasi solo gli assist che gli ha fatto lo svedese. Ancora oggi, quando si parla di un possibile ritorno di Zlatan a Milan si ripensa a quella stagione 2011-12 e ci si chiede chi potrebbe essere il nuovo Nocerino.
A dirla tutta, per i gol più belli segnati in quella stagione Nocerino non ha dovuto chiedere aiuto a nessuno: tipo il tiro al volo fantastico sempre contro il Parma, a cui ha segnato una tripletta; o l’azione solitaria in cui parte da centrocampo e dribbla tutti contro il Siena. L’intesa tra Ibrahimovic e Nocerino era quasi telepatica, ma era un po’ tutta la manovra offensiva a funzionare bene: il Milan fu il miglior attacco in quel campionato e Zlatan fece più assist a Robinho (5 su 10 gol in totale), ma a nessuno verrebbe da legare in maniera indissolubile il nome del brasiliano a quello di Zlatan.
Il mito degli assist di Ibra per Nocerino, però, ha resistito nel tempo perché ci riporta all’archetipo del cavaliere e dello scudiero, che parte da Don Chisciotte e Sancho Panza e arriva fino a Di Caprio e Brad Pitt nell’ultimo film di Tarantino. L’idea di fondo è che un giocatore dal talento sconfinato è riuscito a far brillare anche un giocatore normale: Ibrahimovic è lo squalo e Nocerino il pesce pilota; Zlatan è Batman, Nocerino Robin.
La carriera di Nocerino è stata lunga e ricca di soddisfazioni (comprese 15 presenze in Nazionale e l’Europeo 2012) e potrebbe tranquillamente rifiutare di essere ricordato in questo modo. Nonostante ciò, con tono divertito ha acconsentito a ricordare per noi i suoi migliori gol realizzati su assist di Ibra. Per arrivare a cinque assist abbiamo inserito anche una grandissima palla di Ibra per Aquilani, che poi fa l’assist di Nocerino, comunque fenomenale nel leggere l’azione.
Ibra di prima per Aquilani, che di testa serve Nocerino a un passo dalla porta (Milan - Palermo 3-0)
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«Io me li ricordo tutti i miei gol. Mi ricordo anche le azioni, ricordo in maniera precisa tutto quanto. È normale: io vivo di quello, per me il calcio è emozione, passione. In tutta la mia carriera non ho mai pensato al contratto, per me la priorità è sempre stata la voglia, la passione, l'amore per questo sport.
Questo è il mio primo gol con il Milan, Aquilani fa la sponda di testa “a pesce”, io mi inserisco spingendo Silvestre. Lì Ibrahimovic gli dà una grandissima palla, però l'assist è di Aquilani. Io ho avuto la capacità di capire dove poteva andare la palla, è una cosa che ho allenato, migliorato. L’ho fatto con Iachini, quando ero a Piacenza, lui mi ha trasformato in una mezzala, poi l’ho perfezionato con Delio Rossi.
Io con la mia "furbizia" ho capito che quando giochi con giocatori come Nocerino - faccio il mio nome perché non voglio che qualcuno si senta offeso - la palla ti arriva in un modo; quando invece la palla ce l’hanno Ibrahimovic, Cassano, Robinho, Dybala, Ronaldo, la musica è un'altra: è più probabile che loro ti facciano un assist anche se sono in difficoltà.»
Cross basso e teso da fermo di Ibra per l’inserimento di Nocerino, che vince un contrasto e anticipa il portiere (Milan - Parma 4-1)
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«Io davvero me li ricordo tutti: in quello con il Parma lui ha vinto un contrasto su un lancio lungo contro Feltscher (abbiamo controllato e c’era davvero un certo Fletscher quel giorno in campo: Nocerino si ricorda di un avversario che ha giocato in tutto otto partite con il Parma, anche questo è rispetto). Quando Ibra aveva la palla, lui ma anche Cassano e Robinho, io percepivo che qualcosa poteva succedere.
In questa occasione, visto che eravamo molto vicino all'area, ho cercato di buttarmi in mezzo a due avversari che coprivano il centro. Lui ha fatto il passaggio, io ho vinto un rimpallo e con la punta del piede ho anticipato Mirante facendo il primo dei miei tre gol, lì a Parma.
Nel terzo Cassano mi ha fatto un assist... ha fatto suola di destro, sinistro mi ha messo una palla morbida che lì c'era scritto "spingimi". Nel primo col Parma, invece, ho stoppato e tirato all'incrocio. Anche col Siena ho fatto un gol partendo da centrocampo... io i miei gol li ho sempre fatti. Alla fine credo che mi avvicinino molto ad Ibra perchè quell’anno lì non ricordo che giornale fece una classifica delle coppie che segnavano di più: il Napoli aveva Lavezzi e Cavani in cima, l'Inter e la Juventus sinceramente non ricordo, mentre il Milan aveva Ibra e dopo di lui quello che aveva fatto più gol ero io (chiuderanno la stagione come i due miglior marcatori del Milan con 33 e 11 gol, contando anche la Champions, nda).
Quindi mi hanno sempre messo lì, attaccato a lui. In Italia quando ti mettono le etichette è così, ma se vai a vedere il pelo nell'uovo non è proprio così.»
Assist pazzesco di petto di Ibra per Nocerino al volo di sinistro (Milan - Cagliari 3-0)
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«Il gol con il Cagliari ti fa capire la sua forza e la sua intelligenza, e anche la mia capacità di lettura. Se vedi il mio movimento di corsa, io faccio un cambio passo, perché già so che la palla arriva lì. Ed è lì che arriva.
Quell’intuizione è qualcosa che io ho dentro, che ho sempre avuto, però ovviamente giocando con campioni del genere è molto più semplice. Sapevo che lui mi avrebbe fatto l'assist, poi se di testa o di petto… dove gli altri arrivano di testa, lui arriva di petto perché è due metri.
L’ho capito prima, che lui mi avrebbe potuto fare l'assist. In una partita a Lecce, quella in cui perdevamo 3-0 e poi facemmo 4-3, lui mi fa più o meno lo stesso assist, che io stoppo e tiro, ma la palla è andata fuori veramente di poco.
È una cosa che lui ha capito me e io ho capito lui. Io ho capito Cassano, e Cassano sapeva dove metterla quando io mi buttavo in area. La stessa cosa Robinho. Diciamo che la conoscenza tra noi era diventata bella e importante.
L'allenamento poi conta tanto. Io mi allenavo come se avessi dovuto giocare una partita. Mi sono sempre allenato con l'idea che fosse una partita, perché so che quello che tu prepari in allenamento alla fine si realizza in partita. E quando vedo che mi butto cinque volte in area e magari Cassano o Ibra mi mettono cinque volte la palla in un modo, alla fine so che in partita la palla arriva lì. Magari non cinque volte, ma tre o due sì. Questo lo alleni.
Però è anche quello che hai dentro, il tuo bagaglio personale. Io avevo l'inserimento e l'ho sfruttato. Ad esempio, quando Ibra è andato a Parigi non ha trovato un Nocerino che si inseriva e faceva tutti questi gol. Quando giocava all'Inter o a Barcellona, neanche aveva un Nocerino. Diciamo che questa caratteristica la trovi in determinati giocatori: Vidal, quando era alla Juventus, quanti gol ha fatto?
Perché si tratta di centrocampisti intelligenti, che sfruttano le caratteristiche e la visione di gioco dei compagni e i compagni sfruttano le loro caratteristiche. Perché poi devi essere sempre pronto, se non sei pronto diventa un casino.»
Assist no look di Ibra per Nocerino che gli legge nel pensiero (Milan - Lecce 2-0)
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«Lancio lungo, lui mi gira la palla al volo, io tiro al volo di destro, deviata dal difensore del Lecce, la palla va nell'angolo. Se tu vedi il gol col Cagliari è la stessa cosa: lui sapeva che io ero lì, io sapevo che lui la metteva lì. Andava così il giochino. Quando lui si buttava in avanti, apriva sempre degli spazi e io mi inserivo dietro.
Lui non mi guarda neanche, perché già lo sa. Quello che viene raccontato poco è che i centrocampisti quando fanno gol non è perché hanno la freddezza o la bravura degli attaccanti, ma è perché si sono allenati tanto. Un centrocampista la capacità di fare gol la deve allenare. Io l’ho allenata, l'ho migliorata.»
Assist “normale” di Ibra per Nocerino attaccante ombra (Barcellona - Milan 3-1)
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«Nel gol al Barcellona, in quel momento, io ero il centravanti. Tutto parte da Boateng che gira la palla ad Ambrosini che la passa indietro a Nesta che serve subito Robinho che gli è venuto incontro. Robinho passa in mezzo a due e serve Ibra, io già sapevo quello che dovevo fare.
Nel gol prendo di anticipo il portiere che stava venendo incontro in uscita, e io gliela metto di piatto vicino i piedi, tirando in scivolata in anticipo perché se aspetto un po' lui mi chiude lo specchio. Ai tempi del Palermo a fine allenamento mi mettevo tante volte con Delio Rossi a provare i movimenti, lui mi insegnava. Al Milan facevamo tantissime esercitazioni di inserimento, di centrocampisti che si trovano davanti al portiere. È tutta una questione di allenamento. Io allenavo tutto, i tiri, il passaggio, lo stop. Perché tu quando stai lì hai pochissimo tempo per stoppare bene e tirare.
Io ho sempre giocato così a tutti i livelli, anche con il Barcellona, o con l'Arsenal, a Londra, dove mi mangiai un gol incredibile. A Genoa prima di fare il gol del 2-0, il portiere mi salva due gol già fatti, in occasioni in cui io mi inserisco da dietro. Prima di arrivare al Milan ho segnato - senza tirare rigori - sei gol a Piacenza, sempre grazie agli inserimenti da dietro, in tre anni a Palermo ho segnato sei-otto gol (sei, nda) sempre da inserimenti. Anche se da altre parti segnavo meno e in quella stagione al Milan ho segnato tantissimo, sapere quando inserirmi, avere il tempo giusto, è sempre stato tra le mia qualità. Forse tra i giocatori del Milan che oggi potrebbero sfruttare l’arrivo di Ibrahimovic per fare un lavoro simile al mio mi viene in mente Bonaventura.
Mi ricordo bene quella stagione, perché segnavo, e mi faceva piacere, però quell'anno ho perso uno Scudetto e questo me la rende un ricordo meno felice. A livello personale rimane un'annata soddisfacente, dove mi sono fatto conoscere, dove al Milan hanno apprezzato le mie caratteristiche calcistiche e umane.
Oggi ho ancora rapporti con tutti i miei compagni, anche con Ibra. Tra noi c'è affetto, stima. Magari non andavamo a cena fuori insieme ogni sera, però c’era grande rispetto tra noi. I nostri figli andavano a scuola nello stesso posto per cui capitava di vedersi anche lì. C'era un grande affetto con Ibra, ma come con tutti: quello del Milan poi era un gruppo di grandi uomini.»