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Emanuele Mongiardo
Noah Okafor arricchisce l'attacco del Milan
24 lug 2023
24 lug 2023
L'attaccante svizzero aggiunge una nuova dimensione offensiva al Milan.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / GEPA pictures
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L’impatto tra Noah Okafor e l'Italia non avrebbe potuto essere più traumatico. Era il novembre 2021, l’Italia ospitava la Svizzera allo Stadio Olimpico in una partita decisiva per la qualificazione ai Mondiali in Qatar. Per l’attaccante del Salisburgo, schierato punta di un 4-3-3, si trattava dell’esordio dal primo minuto con la Nazionale. Gli erano bastati dodici minuti per lasciare il segno. L’Italia aveva concesso un contropiede su un fallo laterale a favore e Shaqiri aveva lanciato Okafor in profondità sulla sinistra. Lo svizzero era stato imprendibile per Acerbi. Giunto sul lato corto dell’area, Okafor aveva rallentato, aveva puntato il difensore e aveva giocato un passaggio rasoterra a rimorchio per l’arrivo di Widmer sul lato opposto. La sassata dell’ex Udinese, come sappiamo, ci avrebbe estromesso dal Mondiale. Quel gol, però, non sarebbe nato senza la qualità e la corsa di Okafor.

Di Okafor abbiamo parlato anche in Che Giocatore è, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo gli ultimi trasferimenti di mercato. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.

Fino ad ora, si tratta del momento più importante per lui con la Nazionale. Okafor aveva esordito già nel 2019, a meno di vent’anni. Vestiva ancora la maglia del Basilea, dove, per via della sua velocità e del suo dribbling, giocava soprattutto sull’esterno. Poi, nell’inverno del 2020 si era guadagnato il trasferimento al Salisburgo, dove è diventato stabilmente una punta, pur abituato a giocare in una coppia di attaccanti. Jaissle, sulla panchina degli austriaci dal 2021, adotta il 4-3-1-2 e gli piace creare densità intorno al pallone per combinare sul corto. In un sistema simile, non c’è spazio per ali e così Okafor ha cambiato il suo raggio d’azione, senza pregiudicare le caratteristiche che lo hanno reso uno dei prospetti più interessanti d’Europa.

Se ne sono accorti, primi fra tutti, proprio i tifosi del Milan durante lo scorso ottobre, quando i rossoneri hanno affrontato il Salisburgo nella gara d’andata della fase a gironi di Champions. In quella occasione, Okafor aveva segnato il gol del vantaggio dopo un doppio tunnel, prima su Kalulu e poi su Maignan. Lo svizzero sembrava pattinare sul ghiaccio, aveva fatto cadere rovinosamente Kalulu per terra e per gran parte della gara era stato un enigma difficile da risolvere per i centrali del Milan, capace di alternare scatti profondi e movimenti incontro. Il suo acquisto è stato accolto con notevole entusiasmo da parte dei tifosi e l’eccitazione è più che giustificata dal ricordo di quella partita.

Quale posizione per Okafor?

L’ultima stagione di Okafor, comunque, non si è conclusa nel migliore dei modi. Ad aprile, infatti, ha subito la rottura del metatarso ed ha saltato l’ultima parte di stagione. Fino a quel momento, nel campionato austriaco aveva segnato 7 gol in 996 minuti, una discreta media di un gol ogni 142 minuti circa. Okafor non era un titolare fisso, ma il livello dei compagni di reparto era notevole (Fernando, Adamu e, soprattuto, Sesko). Paradossalmente, al Milan la concorrenza in attacco dovrebbe essere meno agguerrita. Il dubbio, però, riguarda proprio la posizione dello svizzero. In un sistema così diverso da quello del Salisburgo, Pioli vorrà usarlo come punta oppure lo farà tornare in fascia, da vice di Leao? La prima stagione di Okafor in Italia, probabilmente, si gioca su questa domanda. Pioli, al di là del ruolo, avrà il compito di valorizzare un giocatore con caratteristiche travolgenti per la Serie A.

La questione della posizione di Okafor, più che alle sue qualità, è legata all’inserimento nel calcio di Pioli. Il suo Milan è sempre stato una squadra diretta, ma dallo scorso gennaio in poi, preda di una grave crisi di gioco, il lavoro della punta è diventato più centrale che mai. Giroud era il vero perno degli attacchi rossoneri. Costretto a mansioni di sacrificio estremo, il francese passava gran parte del tempo spalle alla porta a ripulire lanci e a spizzare per gli inserimenti dei centrocampisti. Nei suoi momenti peggiori, il gioco del Milan si era trasformato in una lunga sequela di campanili verso la punta che doveva prolungare per la corsa di Tonali. Se un gioco del genere, alla lunga, non è stato sostenibile per uno specialista del gioco aereo e di sponda come Giroud, è facile immaginare quanto poco sia compatibile per uno come Okafor.

Non è solo una questione di fisico, anzi. Il motivo per cui negli anni lo svizzero ha iniziato a giocare di più al centro è proprio il suo corpo. A quindici anni Okafor è cresciuto all’improvviso di dieci centimetri, uno sviluppo che l’ha costretto a rimanere fuori dal campo quasi per un anno a causa di un’infiammazione al pube. Col tempo, però, ha potuto modellare il suo gioco da ala leggera su un telaio di tutt’altre dimensioni. Oggi Okafor misura un metro e ottantacinque centimetri per ottantacinque chili, numeri da punta di peso, ma l’ambizione del suo gioco non è di certo fare a sportellate con gli avversari per una seconda palla. I compiti del centravanti nel calcio di Pioli e la velocità di Okafor, allora, sono i motivi per cui è difficile sapere con certezza dove agirà nella prossima stagione.

Okafor da ala?

Dirottare Okafor sulla sinistra libererebbe Pioli di più di qualche compito. La manovra potrebbe rimanere simile a quella dello scorso anno, perché l’ex Salisburgo dovrebbe giocare in maniera speculare a Leao. In effetti, esistono diversi punti di contatto con il portoghese. Già al Salisburgo, grazie al fatto di giocare con due punte, Okafor aveva grande libertà di migrare verso sinistra. Come Leao, poi, è dotato di una velocità straordinaria e, nonostante la corporatura, sembra leggero come una piuma quando parte palla al piede, nella sua corsa non c’è sforzo. Anche da fermo, Okafor è in grado di bruciare con uno scatto il diretto avversario. La sua potenza, però, è sempre sotto controllo. Lo svizzero sa rallentare all’improvviso per poi magari accelerare ancora, e se gli spazi si comprimono può dar sfogo alla sua tecnica nello stretto.

Quando si ritrova a puntare l’uomo, sono tante le armi a disposizione di Okafor. Innanzitutto, può decidere sia di convergere sul destro che di puntare il fondo. Quest’ultima opzione potrebbe aggiungere un nuovo pattern agli attacchi di Pioli. Dopo aver raggiunto il fondo dal lato corto dell’area, infatti, Okafor è abituato a passare il pallone a rimorchio con il sinistro (il piede debole lo usa sia per passare che per calciare in porta; per condurre, invece, usa quasi solo il destro). È una giocata che gli riesce anche alla cieca e che può diventare letale se supportata dai compagni, visto che per creare il passaggio non ha nemmeno bisogno di saltare completamente l’avversario.

L’aspetto più appagante del gioco di Okafor, comunque, è tutto l’elaboratissimo repertorio di trick che sfoggia quando punta l’uomo sull’esterno. All’ex Salisburgo piace sperimentare col pallone, sa inventarsi modi complicati di sorprendere chi difende, spesso con un doppio passo, oppure facendo passare il pallone da un piede all’altro o da una parte all’altra dello stesso piede. Se l’avversario va fuori strada, allora Okafor ha la reattività per sterzare e lasciarselo alle spalle. In più, quando conduce, la palla sembra legata al suo destro con un elastico, i suoi tocchi sono impercettibili, per questo gli viene così facile sorprendere i marcatori con i tunnel: non se ne accorgono, non fanno in tempo a chiudere le gambe.

Da sottolineare, poi, la sua capacità di associarsi con i compagni. Sulla sinistra aveva costruito un’ottima intesa con la mezzala Kjærgaard, abile a compensare i suoi movimenti per fornirgli sempre un appoggio sul corto. Sulla catena mancina del Milan, Theo si comporta in maniera simile, sempre alla ricerca di triangolazioni con cui sfondare. Okafor potrebbe essere il partner perfetto per scambiare il pallone col francese e avanzare.

C'è da dire, però, che ricevere sull’esterno dopo aver tagliato dall’interno è diverso da ricevere già aperti. Aspettare il pallone da ala, di norma, significa ricevere da fermo, a difesa schierata e Okafor non ha la capacità di Leao di forzare il dribbling. Con gli scatti verso l’esterno, poi, lo svizzero disordina le difese e porta fuori zona il centrale, con ricadute positive per i compagni. Infine, confinandolo sull’esterno si perderebbero molte delle qualità che contribuiscono a renderlo speciale, proprio quelle che devono aver stregato i tifosi del Milan durante la partita col Salisburgo.

Cosa offrirebbe Okafor da punta

Okafor, infatti, non è solo velocità e dribbling. Nei corridoi centrali del campo sa essere vitale per la manovra della sua squadra. Come detto, da punta alterna movimenti incontro e tagli profondi. La sua velocità condiziona l’atteggiamento delle difese, ma lo svizzero freme soprattutto per toccare più palloni possibile. Così, a fare la differenza, spesso, è il suo gioco in appoggio.

Okafor si abbassa soprattutto nel mezzo spazio di sinistra. Il Salisburgo lo cerca con verticalizzazioni rasoterra che lo costringono a ricevere spalle alla porta. Col difensore appiccicato dietro, Okafor dimostra di possedere un primo controllo veramente d’élite. Mentre gestisce il contatto col marcatore usando il braccio o inarcando la schiena, è in grado di sgonfiarne l’aggressività con un tocco solo, magari uno stop di suola o un controllo orientato. La sensibilità delle sue ricezioni sbalordisce quanto i suoi dribbling. Anche sui campanili, delle volte, esibisce degli stop con i tacchetti o con l’interno che sembrano bucare all’improvviso il pallone.

Portata sotto controllo la sfera, Okafor può provare a girarsi, magari ruotando grazie alla suola e al contatto con l’uomo. Oppure, può aspettare l’arrivo dei compagni per sfruttare lo spazio lasciato libero dal difensore che ha portato fuori posizione col suo movimento incontro.

Sono caratteristiche inedite per il Milan. Anche Giroud è eccellente spalle alla porta, ma soprattutto nelle sponde. Okafor, invece, ama tenere palla, creare buchi per i compagni e, se necessario, anche arretrare molto, motivo per cui spesso si concentra poco sulla porta. Tra le punte di nuova generazione, è difficile trovare qualcuno con la sua tecnica e il suo senso del gioco.

Quattro anni fa aleggiavano dubbi simili sulla posizione di Leao. Anche il portoghese, infatti, aveva giocato sia da punta che da ala. Tuttavia, Leao non aveva la stessa qualità spalle alla porta né la stessa intelligenza nei movimenti. Per questo, per Okafor, è possibile immaginare uno sviluppo diverso.

Contro difese chiuse, il Milan la scorsa stagione non aveva quasi mai soluzioni in zone interne. Con la sua tecnica e i suoi movimenti, l’ex Salisburgo potrebbe dare tutt’altra fluidità al gioco. In cambio, però, Pioli dovrebbe costruire un altro modo di attaccare, meno diretto e più elaborato: il contributo di Okafor spalle alla porta è eccezionale se gli si recapitano passaggi sensati, possibilmente rasoterra, non se si alza di continuo il pallone su di lui.

Okafor contro il Chelsea. Una prestazione meno vistosa di quella col Milan, ma in cui ha resistito di spalle a un marcatore come Azpilicueta e in cui ha messo in difficoltà i "Blues" ricevendo sul fianco di Jorginho. Nessuno, nel Milan dello scorso anno, si staccava così bene tra le linee.

La sua presenza in attacco, peraltro, non snaturerebbe l’animo verticale del Milan, anzi. Per Pioli potrebbe essere un’arma per bypassare i problemi in prima costruzione, un po’ come fa il Napoli con Osimhen. Contro il pressing alto, i rossoneri potrebbero giocare in maniera diretta per gli scatti in profondità di Okafor, per poi aggredire la seconda palla. I suoi tagli, poi, costringerebbero le difese ad abbassarsi e si potrebbero aprire degli spazi tra le linee.

Certo, da punta Okafor dovrebbe migliorare la propria produzione offensiva. Nonostante il sacrificio, lo scorso anno Giroud ha messo a segno diciotto gol tra campionato e Champions. Okafor non ha la stessa presenza in area, soprattutto nel gioco aereo e, come detto, gli piace allontanarsi dalla porta: nell’ultimo anno, secondo FbREF, ha prodotto 0.16 xG ogni 90’, pochi per affermarsi da punta in una squadra come il Milan (di positivo c’è che tra le punte si trova nel 96o percentile per gol nati dopo un dribbling, segno di come abbia le qualità per crearsi anche da solo le occasioni).

Con Okafor, il patrimonio offensivo del Milan diventa più ricco e sfaccettato. Un giocatore del genere può cambiare il modo di attaccare della squadra, o, comunque, permetterebbe di avere un’altra minaccia in dribbling sulla sinistra oltre a Leao. Visto il potenziale e il costo del cartellino, sembra un buon affare.

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