
Era dall'estate del 2011 che Antonio Conte non sembrava così ossessionato dal dover comprare delle ali. Parliamo di un’epoca in cui l’attuale allenatore del Napoli si stava ancora affacciando al calcio d’élite e, dopo aver conquistato due promozioni col Siena e col Bari, si apprestava ad affrontare la sua prima stagione alla guida della Juventus. Ai tempi il tecnico salentino aveva la fama di integralista del 4-2-4, sistema di gioco in cui terzini bloccati e incontristi di centrocampo servivano a sostenere la presenza di ali dall’atteggiamento estremamente aggressivo.
Arrivato a Torino, da subito Marotta aveva aperto il casting per trovare due esterni offensivi fiammanti per il suo nuovo allenatore: si parlava di nomi esotici, di Michel Bastos del Lione, di Diego Perotti del Siviglia, di Nani del Manchester United, persino, e di Eljiero Elia dell’Amburgo, grande cotta delle estati juventine di quegli anni. Tutti profili estremamente diversi tra di loro. Alla fine, ad arrivare fu proprio l’olandese, seguito dai più prosaici Giaccherini ed Estigarribia. E, alla fine, come sappiamo, di ali Antonio Conte non ne ebbe bisogno: Giaccherini si trasformò in mezzala, Estigarribia esterno a tutta fascia, mentre Elia e Krasić divennero i reietti su cui Conte poteva riversare tutta la sua intransigenza.
Dopo più di 10 anni di onorata militanza del 3-5-2 – con qualche variazione in 3-4-2-1 al Chelsea e al Tottenham – a Napoli a quanto pare Antonio Conte ha riscoperto il piacere di giocare con delle ali. Una situazione paradossale, visto che a gennaio gli hanno venduto il miglior esterno offensivo della rosa (Kvara) e che il suo sostituto (Neres) spesso è stato infortunato. Gli azzurri sono riusciti lo stesso a trionfare, ma Antonio Conte ha voluto mettere da subito i puntini sulle “i” per assicurare la sua permanenza, e così da oltre un mese si parla delle ali più disparate per il Napoli: alla fine, tra l’estroso Sancho e il soldato Ndoye dovrebbe spuntarla Noa Lang, forse la scelta più strana tra quelle discusse in questi giorni.
L’olandese è reduce dalla stagione più produttiva della sua carriera, dove ha contribuito alla vittoria del PSV in Eredivisie con 11 gol e 10 assist. A 26 anni, quindi, arriva in Italia nel pieno della maturità, anche se con meno certezze rispetto agli altri obiettivi di mercato del Napoli: Ndoye è un profilo testato in Serie A, dalla grande dedizione difensiva oltre che dall’apporto offensivo, mentre Sancho, in un ambiente che gli dà fiducia, potrebbe tornare a mostrare un talento che un paio d'anni fa aveva brillato anche in Champions League.
Visto che per la prima volta Lang si sposta dalla zona di comfort rappresentata da Olanda e Belgio (dopo gli esordi all’Ajax, era andato a farsi le ossa al Brugge), e visto che di solito sui giocatori che arrivano da quei campionati va fatta la tara sui numeri, quale potrà essere la sua dimensione al Napoli? Quali aspetti possono favorirne l’inserimento? Quali, invece, le possibili difficoltà?
CHE GIOCATORE CERCA IL NAPOLI
Partiamo da una considerazione ovvia: il Napoli sceglie Lang per ritrovare, almeno in parte, la quota di estro e di iniziativa individuale che aveva perso con la cessione di Kvara. Un profilo del genere sembrava necessario, visto che troppo spesso l’attacco degli azzurri è sembrato asfittico. Oltretutto, Neres, l’unico in grado di garantire cambio di passo, non si è rivelato affidabile dal punto di vista fisico, quindi serviva almeno un altro giocatore di quel profilo sulla fascia sinistra.
Lang ha le carte in regola per portare freschezza all’attacco del Napoli. Nel PSV era abituato a ricevere soprattutto aperto – anche se forse, rispetto agli standard di Conte, a volte retrocedeva un po’ troppo incontro alla palla – e a generare qualcosa attraverso gli isolamenti con il terzino. Lang è sinuoso e rapido, e possiede un’eccellente tecnica nello stretto, che si rivela in serpentine o nella naturalezza con cui usa la suola. Quando riceve, sa subito mettersi in ritmo col primo controllo, così da accelerare improvvisamente l’azione.
Proprio perché col suo gioco porta vertigine agli attacchi, Lang è abituato a rischiare costantemente col pallone tra i piedi. Del resto, era il tipo di contributo che gli richiedeva il suo allenatore in Olanda, Peter Bosz. Il PSV era una squadra di grande volume offensivo, quantitativa oltre che qualitativa, che spesso arrivava da Lang attraverso le seconde palle generate da Luuk de Jong e che gli chiedeva di creare caos con i suoi spunti, in modo da mettere in ambasce gli avversari, costringerli ad abbassarsi ed eventualmente facilitare anche il gegenpressing, una delle armi offensive preferite del PSV. Lang riceveva, puntava gli avversari e poi cercava la combinazione con i compagni sul limite dell’area o il dribbling.
Non aveva paura di farlo nemmeno se lo raddoppiavano o se gli spazi al centro erano chiusi – trattandosi di un destro che gioca a sinistra, ovviamente la sua prima opzione è convergere verso l’interno. Il che faceva sì che spesso i suoi avversari riuscissero a contrastarlo: secondo WhoScored, lo scorso anno in Eredivisie ha completato 1,4 dribbling ogni 90’ a fronte di 2,7 sbagliati; in Champions League gliene riuscivano 1,8 a fronte di 3,9 sbagliati. Inutile cercare riferimenti nell’altra stagione disputata col PSV, la 2023/24, saltata quasi per intero a causa di alcuni infortuni alla coscia.
Non dovrebbero essere dati troppo preoccupanti. Come detto, sul numero di dribbling falliti pesa la vocazione verticale del calcio di Bosz. E poi, nel Napoli di Conte, Neres, giocatore da prendere come riferimento per valutare l’acquisto di Lang, ne sbagliava 3 a fronte di 2,3 riusciti ogni 90’, numeri tutto sommato simili.
Rispetto al brasiliano, comunque, Lang dovrebbe essere un giocatore più sfaccettato, capace in più modi di influenzare la manovra.
I PUNTI DI FORZA
Lang, ad esempio, ama triangolare con i compagni che si sfilano sulla trequarti e quindi genera imprevedibilità non solo con i dribbling. Si tratta di un’ala abile a portare palla ma che se ne libera altrettanto bene, il dettaglio che fa la differenza tra un esterno d’attacco produttivo e uno fumoso.
Non che il Napoli abbia preso un genio capace di mandare i compagni in porta a occhi chiusi. Lang, però, è bravissimo a trasmettere la palla dall’esterno verso l’interno, facendola filtrare attraverso i raddoppi sia per le combinazioni corte, sia per spostare all’improvviso l’azione sul limite dell’area: un tipo di passaggio che Conte ricerca spesso, quello in orizzontale dall’esterno verso l’interno, soprattutto quando riesce a trovare Lukaku che si sfila incontro. Nel PSV era proprio questo un modo di attivare il gioco spalle alla porta di Luuk de Jong.
Lang, poi, ha doti in rifinitura che dovrebbero sposarsi bene con McTominay e col modo di attaccare del Napoli in generale. Il centrocampista scozzese, quest’anno, ha saputo spesso farsi trovare libero in area sul passaggio a rimorchio, un tipo di assist che Lang ama particolarmente. I due giocherebbero entrambi sul fianco sinistro, quindi si tratta di una soluzione che potrebbe fiorire in maniera spontanea. Se l’olandese riuscirà a portare palla, raggiungere il lato corto e attrarre il raddoppio, McTominay avrà spazio in area in cui farsi vedere: a quel punto starà a Lang far filtrare il pallone e armare il tiro del compagno.
Da ala a piede invertito, poi, Lang è solito cercare il cross a rientrare. Il suo destro non è mai banale in quelle situazioni, di solito i suoi traversoni arrivano in area con velocità e precisione: sappiamo quanto il Napoli sia stato efficiente nell’occupare in massa gli ultimi sedici metri e trovare il gol di puro impeto.
Insomma, se De Bruyne sarà il fuoco creativo sul centro destra, Lang potrebbe fargli da contraltare sulla sinistra (e, nella migliore delle ipotesi, McTominay potrebbe avvalersi dei cross a uscire del primo e di quelli a rientrare del secondo).
I LIMITI
A questo punto si arriva al tema cruciale: quanta libertà sarà disposto a concedergli Conte? Se il numero di dribbling sbagliati da Lang è piuttosto simile a quello di Neres, le soluzioni cercate dall’olandese sono più rischiose. Ad esempio le volte in cui converge per lunghi metri verso il centro alla ricerca di uno spiraglio. Oppure il fatto che gli piaccia avvicinarsi ai compagni per interagire con loro e creare associazioni ogni volta diverse: sappiamo quanto Conte ci tenga alle distanze dei suoi giocatori anche in fase offensiva, del resto parliamo di un allenatore che qualche giorno fa ha detto di avere un subbuteo in casa in cui riporta situazioni di campo.
Come si sposerà un giocatore dalla vocazione tanto spontanea – palla al piede, perché poi senza palla Lang obbediva a Bosz e sapeva quando rimanere largo e quando stringere – con le idee di Conte? Quanto peserà il passaggio da una squadra associativa come il PSV ad una tanto diversa come il Napoli? Lang si ridurrà a cercare il classico passaggio degli esterni di Conte, quello di prima alla cieca girato di spalle dalla fascia verso la punta?
E poi, saprà adattarsi alla fase di non possesso? Per Conte il sacrificio senza palla è innegoziabile. Il PSV era una squadra che difendeva quasi esclusivamente in avanti, con pressing alto a uomo e gegenpressing. È molto più facile, soprattutto a livello psicologico, correre in avanti rispetto a doversi abbassare a tanti metri dalla porta avversaria.
Neres, per dire, nell’ultimo anno rientrava nell’87° percentile tra le ali per tackle nel proprio terzo difensivo (non un’eccellenza, ma comunque il segno di una certa dedizione): sarà disposto Lang ad applicarsi nello stesso modo?
Napoli è l’occasione della sua vita, sarebbe un peccato se non provasse ad andare incontro al suo allenatore. Anche perché è un giocatore che non si fa problemi a correre in transizione e portare palla per lunghi metri, anche partendo dalla propria metà campo: se Conte riuscisse a coinvolgerlo a dovere nella fase difensiva – sappiamo quanto al Napoli piaccia abbassarsi – allora la sua squadra potrebbe diventare ancora più pericolosa a campo aperto.
Per le ali di Antonio Conte la linea tra fallimento e successo è estremamente sottile, si può passare da un lato all'altro della barricata nel giro di un niente, anche nel corso della stessa annata: pensiamo a Perišić nella stagione dello scudetto all’Inter, da epurato a titolare inamovibile. Il fatto è che si tratta di una posizione cruciale, soprattutto per la stabilità, dove ogni volta bisogna ponderare con cura che scelta prendere.
Potrebbe non essere facile, ma se tutto dovesse andare per il meglio, il Napoli si garantirebbe un’ala capace di spezzare le farraginose partite della Serie A. Lang, poi, può anche mettersi in proprio e risolvere da solo la contesa, visto che è dotato di ottime qualità balistiche: che ironia se dopo anni di tiraggiro, il padrone della fascia sinistra del Maradona diventasse un’ala che preferisce chiudere la conclusione sul primo palo, rasoterra. E poi, nel Brugge, Lang ha spesso giocato da trequartista/seconda punta, ruolo nel quale si è speso Raspadori senza mai convincere del tutto: le possibilità di vederlo in quella posizione sono remote, ma è un’eventualità da tenere in considerazione, magari a partita in corso.
Per il resto, superate le questioni tattiche, a Napoli Lang troverebbe un ambiente ideale per lui. Non tanto per il rapporto di lunga data tra la città e la cultura fiamminga, viva nelle pale d’altare dipinte tra XV e XVII secolo, e di cui il calcio si è fatto depositario negli ultimi anni prima con Mertens e poi con Lukaku e De Bruyne.
Napoli sarebbe perfetta per Lang per il tipo di giocatore che incarna, la figura del ribelle alla Lavezzi, tanto amata dal pubblico del Maradona: un talento che non rispetta le convenzioni, che provoca i difensori e che magari va ad esultare in faccia ai tifosi avversari, come ha fatto a maggio nella partita contro il Feyenoord, la cui tifoseria di certo non è nota per il bon ton. Anche qua, Lang è un caratterino da maneggiare con cura, perché di fronte alle critiche ci mette poco ad accendersi, e infatti quest’inverno, in un periodo di crisi del PSV, è entrato in conflitto coi suoi stessi tifosi, che ha più volte invitato a rimanere in silenzio.
Insomma, l’olandese è un acquisto con delle controindicazioni, ma è anche il nome che potrebbe fare al caso del Napoli. Che ala di Conte sarà Noa Lang?