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Si può progettare un fenomeno?
24 apr 2020
24 apr 2020
La storia di Nikon El Maestro cresciuto per diventare un campione.
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Dietro il campo da calcio l’orizzonte, la fascia di cielo appena sopra il livello del mare, è rosa. Un rosa chimico, artificiale. Potrebbe essere un effetto della bassa risoluzione che fa sembrare il video più vecchio di quanto non sia. Siamo nel 2006 e su questo prato immenso e deserto c’è un bambino che calcia delle punizioni sopra la testa delle sagome della barriera.

 

Ha 12 anni e calcia colpendo la palla da sotto con l’interno del piede dandogli una curva che supera appena le sagome, gira e finisce un attimo prima di incontrare il palo. Fa impressione vedere dei bambini calciare con quella perfezione tecnica, sembrano nani iperdotati.

 



 

Il bambino in questione però non è un bambino normale, è Nikon Jevtic, che all’anagrafe qualche anno dopo diventerà Nikon “El Maestro”. Non va a scuola, passa quattro ore al giorno sul campo d’allenamento con il fratello maggiore con un unico obiettivo: diventare il calciatore più forte al mondo.

 

Il video prosegue con Nikon che esegue trick di suola e dribbling ad avversari invisibili alla massima velocità; Nikon che palleggia, Nikon che la blocca sulla suola, poi se la alza e calcia al volo, il video che si blocca un attimo prima che la palla vada a finire alta. Nikon che fa freestyle disegnando cerchi attorno al pallone tra un palleggio e l’altro, lasciandosela passare dalla suola al tacco per alzarsela. Lanciarsi il pallone dritto 10 metri sopra la sua testa, riprenderlo dolcemente sul collo del piede.

 

Siamo negli anni d’oro del freestyle. Anni in cui era impossibile girare per le ramblas di Barcellona o per gli Champs Elisèe senza incontrare qualcuno steso a terra palleggiare cento volte con le suole dei piedi che mulinano. Siamo negli anni degli spot di Ronaldinho. Quello in cui è vestito da Julio Iglesias e palleggia in penombra al ritmo delle suole che schizzano sul parquet; quello in cui per qualche ragione è sulla cima di un palazzo di Rio e deve sfidare a suon di trick Stickman, un pupazzetto disegnato male fortissimo a palleggiare.

 

Siamo in anni in cui il freestyle è una piccola patente di tecnica calcistica, anni di Joga Bonito, di trick nella gabbia della Nike, di Robinho e Denilson, del dominio dei brasiliani nella nostra idea di come deve essere fatto un giocatore di calcio forte.

 

Nikon sembra aspirare a quell’ideale. Nel video lo vediamo tra i suoi coetanei: passa in mezzo a loro come fossero piccoli ostacoli inanimati. Pare l’unico calciatore sceso in una partita scolastica tra bambini. Si passa il pallone dal sinistro al destro, dal destro al sinistro, usa la suola con un’elasticità quasi innaturale. E a dire il vero questi video di Nikon - come tutti quelli dei

- sembrano contenere una componente innaturale che ci disturba un po’ mentre li guardiamo. Chi li sta filmando cosa si aspetta da quei bambini?

 

https://www.youtube.com/watch?v=xHySJjvYFk0

 

 



A 15 anni Nestor Jevtic ha capito che non sarebbe potuto diventare un calciatore. È stato un incontro col padre di Monica Seles, la tennista,

: «Mi ha fatto capire che i miei allenatori non sono stati abbastanza bravi con me. Mi ha detto che sarei potuto diventare il migliore, come sua figlia, se solo avessi avuto dei bravi allenatori». Come poteva riparare quella che considerava un’ingiustizia, come poteva indirizzare quel grande senso di frustrazione?

 

Ha deciso di trasformare il suo sogno. «Il mestiere del calciatore professionista è il migliore al mondo. Subito dopo c’è quello dell’allenatore».

a 15 anni con in mente due progetti: diventare il miglior allenatore del mondo, far diventare il fratello, Nikon, il miglior giocatore al mondo.

 

due ore di allenamento al giorno, deve migliorare la sua tecnica, ripetere i gesti: stop, passaggio, dribbling, tiro. Ripetere: stop, passaggio, dribbling, tiro. Lo allena come si allenano i tennisti, sa che il calcio è uno sport di squadra ma vede dei punti di contatto. Ripetere i gesti cento volte, fino a farli diventare perfetti, una seconda pelle. «Federer colpisce la palla dal fondo così tante volte fino a eseguire il gesto alla perfezione. La ripetizione per noi è uno stile di vita, come alzarci e fare colazione».

 

Nestor si sente inglese, e

con Slobodan Milosevic, così sceglie un cognome inglese qualsiasi “qualcosa che suonasse come John Smith”. Poi «In un momento di follia adolescenziale ho deciso di cambiarlo e di diventare “El Maestro” perché suonava fico».

 

A 16 anni prende il patentino di allenatore Uefa B.

dall’allenamento tecnico individuale, vuole capire come si allena un talento fino a farlo diventare speciale. Cosa distingue un campione da un calciatore comune? «Perché Baggio dribblava eludendo il contatto con gli avversari mentre a Ronaldo piaceva il contatto? Perché Xavi controllava la palla meglio degli altri». Questo sono le domande che si fa, mentre guarda suo fratello di 7 anni allenarsi su un campo deserto, calciare verso una porta vuota. Vuole penetrare il mistero del talento calcistico. Rendere controllabile quello che comunemente consideriamo sfuggente, cioè il genio. Chi ha detto che non ci si può arrivare attraverso la disciplina, il lavoro, la semplice ripetizione?

 

Malcolm Gladwell nel suo

sostiene l’idea per cui bastino diecimila ore di allenamento per diventare esperti di una disciplina. Per Gladwell «diecimila ore è il numero magico della grandezza». La teoria deriva da uno studio fatto nel 1993 su pianisti e violinisti e rifiuta il ruolo della naturalità del talento a favore invece del lavoro costante.

 



I Jevtic sono a Londra, dove si sono trasferiti da Belgrado. Il padre, Zoran, è un’agente che lavora nel mondo del calcio, ha i suoi contatti. Nikon lascia la scuola per concentrarsi sul calcio;

a insegnargli un po’ di matematica e di tedesco. Tanto è deciso: il suo futuro è diventare il miglior calciatore al mondo. In quegli anni, in effetti, Nikon è un prodigio. Gioca nell’academy dell’Arsenal, poi del West Ham; segue la famiglia che si sposta per lavoro: gioca nello Stoccarda e nell’Austria Vienna.

 

Quegli anni sono zeppi di aneddoti inverificabili, che sfumano nelle nebbie dorate che circondano i giovani geni. Si dice che a un torneo giovanile di Parigi abbia fatto magie: era risultato uno dei ragazzini più talentuosi.

Ricardo Calatayud dice di quel torneo: «L’argentino Erik Lamela era il più maturo, giocava come se avesse avuto 30 anni. Il brasiliano Jean era pura fantasia. Nikon, invece, era la tecnica». Si racconta che in quel periodo una videocassetta di Nikon fosse finita nelle mani di Ferguson, che lo aveva indicato come uno dei migliori talenti al mondo.

 

Del resto Zoran è un agente e le videocassette di Nikon circolano. Nel 2001 decide di mandarne una al Valencia, dove la famiglia aveva un appartamento. Guardano il video e non c’è niente di normale. Decidono di metterlo sotto contratto; il padre chiede una sola condizione, cioè che trovino un posto anche al fratello Nestor che vuole diventare il miglior allenatore del mondo. Avrebbero fatto un affare. Il Valencia accetta, e pare che versi anche una somma cospicua alla famiglia per assicurarsi Nikon.

 

Pep Claramunt, direttore del settore giovanile,

«Non avevo mai visto nessun bambino di undici anni con una tecnica del genere. La velocità di conduzione, l’orientamento e il movimento in conduzione è di un livello superiore. Si vede il lavoro del fratello: continueremo gli allenamenti personalizzati facendoci aiutare da Nestor».

 

Lui, da parte sua,

: «Al ritmo di 300 allenamenti individuali a stagioni in sei anni Nikon diventerà uno migliori giocatori al mondo». Suona ridicolo, ma dagli 11 ai 13 anni Nikon è probabilmente uno dei migliori giocatori al mondo davvero, o almeno così dice la leggenda, che racconta di due campionati vinti e di 50 gol all’anno. Cominciano a chiamarlo “El Maestro”, il soprannome che gli utenti di YouTube dedicano a qualsiasi centrocampista tecnico. È in questo momento che lui e il fratello se lo fanno scrivere anche sul passaporto: Nikon “El Maestro” Jevtic e Nestor “El Maestro” Jevtic. I due vivono in casa insieme, in camera di Nikon, come un monito, c’è attaccato il poster di Ronaldo il fenomeno; in quella di Nestor quello di Josè Mourinho. Gli scaffali sono pieni di videocassette, in una di queste ci sono montati spezzoni di Maradona, Beckham e Nikon a 11 anni. Servono a Nestor per fare un confronto tra le abilità dei tre alla stessa età. A che punto era sulla strada per diventare un campione?

 

https://www.youtube.com/watch?v=RiFw59z16KU

 





Nel 2006 tutti vogliono Nikon. Lo cercano il Bayer Monaco, il PSV e diverse squadre spagnole. Alla fine andrà allo Schalke 04, dove il tecnico Slomka offre a Nestor di entrare nel suo staff tecnico: «Nikon è un talento incredibile»

Slomka. Aveva solo 13 anni, tutto normale?

 

indignato sul mercato dei trasferimenti che coinvolge i ragazzini - si parla di traffico di minori, un problema a cui la FIFA dovrebbe prestare attenzione - e Nikon Jevtic è uno degli esempi più citati.

 

Il primo anno va bene. Nikon forma una coppia entusiasmante con l’altro grande talento del settore giovanile dello Schalke, Julian Draxler, e insieme vincono il campionato. Poi, pian piano, le cose hanno cominciato a precipitare. Nikon comincia a soffrire di problemi muscolari, si isola dal resto dei compagni, gioca sempre meno. È la parte della storia che racconta il suo declino, e in cui gli aneddoti su di lui cominciano a diventare scarsi: le storie tristi circolano meno di quelle felici. In un articolo uscito su un blog viene inserito fra i bimbi prodigio nello sport: ragazzini che hanno cominciato a far parlare del loro talento da giovanissimi, ma che tranne qualche eccezione sono scomparsi. Jan Silva, Freddy Adu, Richard Sandrak: tutti nomi che rimandano all’idea di un’infanzia impazzita inscritta nei loro corpi deformi.

 

Riguardo a quel periodo con lo Schalke, il coordinatore delle giovanili, Helmut Schulter,

che «Il padre credeva che Nikon fosse Maradona, si arrabbiava ogni volta che veniva sostituito. La verità è che non era neanche tra i primi quattro migliori giocatori delle giovanili».

 

Fino a quel momento il talento di Nikon era stato usato come strumento di pressione per permettere a Nestor di fare carriera come calciatore. Ma da quel momento i destini hanno cominciato a invertirsi. Nestor si fa strada nella piramide dei collaboratori di Slomka, diventandone il secondo. In una partita di Champions, proprio contro il Valencia, il tecnico viene squalificato e Nestor El Maestro prende il suo posto in panchina. A 24 anni è il più giovane a esordire sulla panchina di una squadra in una partita di Champions League.

 

Nikon, invece,

non riesca a stare dietro al livello fisico e tattico richiesto dallo Schalke. La tecnica non gli basta più per fare la differenza. Nel 2009 lascia lo Schalke per tornare all’Austria Vienna, ma da quel momento la sua carriera comincia a prendere la via della stravaganza e della malinconia. Il suo culto su internet cresce, attorno a video di giocate in contesti sempre più periferici e minori. Dall’Austria Vienna va al Wiener Neustadt, con cui esordisce in Bundesliga, ma

quando rilascia una canzone rap su YouTube in cui rivolge degli insulti anti-semiti a un personaggio televisivo. Da lì è andato a giocare all’Ujpest, in Ungheria, poi al Corona Kielce, in Polonia. Doveva ancora compiere 20 anni ma era già finito: la sua epoca d’oro, tra gli 11 e i 13 anni, era lontana.

 

Oggi quei video sono ancora su internet, sul canale “Elmaestroofficial”, che a un certo punto è diventato il mezzo che ha usato per provare a tenersi aggrappato al mondo del calcio professionistico. Sono reperti pieni di malinconia, divisi in capitoli, in cui vediamo Nikon crescere e i suoi gesti tecnici diventare sempre più posticci. Un Grand Tour dei luoghi che ha attraversato: il West Sussex, la Germania, Vienna, Valencia, Budapest. Nei suoi video da bambino Nikon non sembra solo il più forte, ma quello che ci crede di più, quello per cui è evidente che non si tratta solo di un gioco. Quando esulta sta interpretando qualcuno, quando scivola sul prato o zittisce gli avversari o rivolge gli indici al cielo. La sua tecnica è effettivamente speciale, in particolare nell’orientamento del corpo in conduzione, o nei suoi calci pulitissimi. Una tecnica che gli permetteva lanci di 70 metri e tiri da 30 anche quando era poco più grande del pallone. Sembrava inverosimile potesse calciare con quella forza.

 

https://www.youtube.com/watch?v=-C7yAxzfOwk

 

Poi lo vediamo diventare un uomo, pian piano, la sua crescita nei video è documentata con una strana precisione rispetto cui è impossibile non sentirsi straniati. Nikon si ingrossa, il suo fisico diventa pesante e le sue movenze sembrano una versione annacquata di quelle pesanti e felpate di Taarabt. Anche lui ha il baricentro alto e le cosce grosse e indefinite. Non è il fisico di un calciatore.

 

I campi sportivi attorno a lui ci sono i paesaggi che possono riconoscere quelli che hanno giocato nelle categorie inferiori: le file di alberi secchi o i condomini residenziali; il nulla assoluto oppure le casette basse colori pastello del centro europa. Le arterie tangenziali dove si vedono scorrere macchine indifferenti o le periferie industriali. Su questi campi, a suo modo, Nikon faceva magie.

 



A un certo punto Nikon ha capito che non sarebbe diventato un calciatore. Non sappiamo se è successo quando è finito a giocare al Nyíregyháza, in seconda categoria ungherese; oppure quando è tornato in Serbia, allo Sloga 33, e poi ancora in Austria, all’Hollabrunn o all’Hellas Kagran, la sua ultima squadra, nei bassifondi del calcio austriaco.

 

Nel suo libro Malcolm Gladwell parla di “ecologia dell’organismo”, prendendo in prestito il concetto dalla biologia. «Una quercia diventa particolarmente alta non solo perché è cresciuta dalla ghianda più resistente, ma perché nessun albero le ha nascosto la luce del sole, il terreno circostante era fertile e profondo, nessun coniglio le ha rosicchiato la corteccia quand’era un arboscello e nessun taglialegna l’ha abbattuta prima che si sviluppasse». Per Gladwell un ambiente favorevole, dove l’energie di un essere umano vengono totalmente rivolte allo sviluppo di particolari abilità, sono più importanti del talento nella formazione di un campione dello sport. Per Nikon non ha funzionato. Sulla carta aveva tutto: un padre procuratore con l’agenda piena di contatti, una famiglia benestante, un fratello sveglio che gli ha dedicato ore su ore di allenamento individuale, il passaggio in alcuni dei migliori settori giovanili d’Europa. Nikon aveva anche una certa predisposizione naturale al calcio, perché senza di quella un bambino non può essere tra i migliori al mondo della sua età. Ma non ha funzionato. È impossibile rispondere alla domanda sul perché ha fallito: una condizione fisica precaria? Scarsa professionalità? Eccessivo individualismo? Semplici limiti tecnici? È impossibile farsi un'idea chiara, e nel salto che c'è tra le magie dei suoi video e il suo fallimento sta il mistero e il fascino di questo tipo di storie.

 

Eppure se la sua storia è circondata da una nebbia di malinconia, non è tanto per il suo fallimento. È piuttosto la sensazione che Nikon non abbia davvero deciso di provare a diventare un calciatore. Probabilmente non è arrivato neanche a metterlo in dubbio, il suo destino era stato deciso più o meno da quando era nato. Nella sua storia il determinismo dell’ambiente esterno sembra aver cancellato la possibilità di qualsiasi scelta individuale. Se, come dice Woody Allen in

, «Noi siamo la somma totale delle nostre scelte» chi è Nikon Jevtic?

 

La sua storia, però, a differenza di quella di altri bambini prodigio bruciati troppo in fretta ha un lieto fine.

 

Se Nikon non è diventato un calciatore, Nestor è effettivamente diventato un allenatore, persino con una certa reputazione. Il mondo del calcio negli ultimi anni è andato nella sua direzione, quella di un approccio più scientifico e metodico. Dopo l’esonero di Slomka dallo Schalke, lo ha seguito all’Hannover; poi ha fatto l’assistente di Thorsten Fink all’Austria Vienna. Alla sua prima esperienza da primo allenatore, allo Spartak Trnava, ha vinto il campionato slovacco. Il Guardian

un profilo-intervista; quando gli fanno notare che i suoi tifosi lo paragonano a Guardiola si schernisce: «Solo perché siamo entrambi pelati». Tra qualche anno si vede sulla panchina di un club più grande.

 

Oggi ha 37 anni e allena lo Sturm Graz, nel campionato austriaco. Nikon gli fa da assistente, è riuscito a infilarsi nel sogno del fratello di entrare nel mondo del calcio professionistico. In fondo si è sempre trattato del suo sogno e, anche se magari non proprio nel modo in cui avrebbe sperato, è diventato realtà.

 

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