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Cosa aspettarsi da Kalinic al Milan
23 ago 2017
23 ago 2017
Non è dei più prolifici, ma il croato eccelle in altri aspetti fondamentali del ruolo di centravanti.
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Foto di Dean Mouhtaropoulos / Getty Images
(copertina) Foto di Dean Mouhtaropoulos / Getty Images
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Nikola Kalinic ha firmato per il Milan dopo che a quanto pare la dirigenza rossonera ha trattato Álvaro Morata (finito poi al Chelsea per 80 milioni di euro), Diego Costa (destinato forse a tornare all’Atlético Madrid per una cifra superiore ai 50 milioni di euro), Andrea Belotti (nel cui contratto c’è una clausola, che vale solo per le squadre straniere, di 100 milioni di euro) e Pierre-Emerick Aubameyang (capocannoniere dell’ultima Bundesliga, valutato dal Borussia Dortmund 80 milioni di euro).

Kalinic arriva in prestito con obbligo di riscatto per una cifra complessiva di 25 milioni di euro, non è affermato come Morata, Diego Costa e Aubameyang, non ha i margini di crescita di Belotti e nelle due stagioni in Serie A con la maglia della Fiorentina ha segnato in tutto 27 gol. Un buon risultato, che si ridimensiona però se inserito nel contesto di un campionato in cui Gonzalo Higuaín ha segnato 36 gol in una sola stagione e ben sei giocatori, l’anno scorso, hanno segnato più di 20 gol.

La lunghezza della trattativa non ha fatto altro che accrescere le perplessità e consolidare l’idea che Kalinic rappresenti un “ripiego”. Il discorso comune dice che il Milan avrebbe voluto prendere un attaccante “di prima fascia” ma che, per questioni di budget o di ambizioni e preferenze personali degli obiettivi più importanti, la dirigenza rossonera è stata spinta a chiudere la trattativa più semplice. Quella per Kalinic, appunto.

Il numero di gol segnati è un metro di paragone immediato del valore di un attaccante, ma ovviamente non dice tutto. Soprattutto nel caso di un attaccante complesso come Kalinic, il cui valore tende a essere sottovalutato. Il croato abbina fisico e movimenti da centravanti alla ricercatezza di un trequartista, e ha piedi abbastanza delicati da servire, ad esempio, un assist no-look di esterno.

Quell'assist a Verdú è una delle giocate più famose di Kalinic e definisce una parte importante del suo stile. Non sarà associativo come Benzema, non avrà la tecnica raffinata di Lewandowski, ma il gioco spalle alla porta del croato non ha nulla da invidiare ai migliori attaccanti europei. Kalinic ha il fisico per reggere l’urto con i difensori centrali più imponenti e la sensibilità per ripulire i palloni sporchi in uscita dalla difesa e fare da ponte tra la prima costruzione e la fase di rifinitura. Un po’ classico riferimento, un po’ attaccante di manovra, pur senza rientrare pienamente nei due profili.

Un attaccante tridimensionale

Nell’ultimo campionato ha ingaggiato solo 1,74 duelli aerei per 90 minuti (vincendone il 41%), ha completato 21,5 passaggi e creato 1,27 occasioni per 90 minuti, medie identiche a quelle di Gianluca Lapadula (che però ha giocato circa la metà dei suoi minuti) e che non descrivono certo un attaccante creativo o particolarmente coinvolto nel gioco. È però la qualità intangibile delle sue sponde e dei suoi passaggi chiave a fare la differenza.

Kalinic è in grado di ripulire i palloni più difficili in uscita dalla difesa, e giocando quasi sempre di prima accelera la risalita della squadra nella trequarti avversaria, un aspetto prezioso soprattutto per le ripartenze.

Il rinvio del portiere è affrettato, la palla gli rimbalza vicino, ma Kalinic riesce lo stesso a coordinarsi per farla scorrere verso Chiesa.

A possesso palla consolidato, è un riferimento sicuro per i compagni: sa proteggere la palla, si muove bene tra le linee e ha un’ottima tecnica nello stretto, che gli permette di non far perdere velocità all’azione. Kalinic utilizza con disinvoltura ogni parte del piede per controllare o passare la palla, ma ha una predilezione per l’esterno e il tacco, a testimoniare un gusto estetico più vicino a quello di un trequartista che a quello di un centravanti.

Di tacco Kalinic ha segnato un gol splendido contro la Spagna a Euro 2016, ha segnato al Sassuolo in una partita vinta 2-1 lo scorso campionato, ma è anche in grado di utilizzarlo per dribbling à la Cristiano Ronaldo, rifinire attacchi posizionali o per aperture volanti.

L’altro aspetto in cui Kalinic è tra i migliori attaccanti del campionato è il tempismo dei movimenti in profondità. Marcare il croato quando si muove alle spalle dei difensori è davvero complicato. Non è solo uno specialista nella scelta dei tempi dello scatto, ma padroneggia gli espedienti e le furberie indispensabili per qualsiasi numero nove: finte, prese di posizione che gli permettono di guadagnare un vantaggio sui difensori.

L’ultimo gol segnato da Kalinic con la maglia della Fiorentina.

Come si inserisce nel Milan

Vincenzo Montella potrà finalmente schierare un centravanti in grado di fare tutte quelle cose che Carlos Bacca non poteva garantire: fisico e tecnica spalle alla porta per raccogliere i palloni in uscita dalla difesa e far salire la squadra, qualità tra le linee per dare continuità all'azione o innescare la fase di rifinitura. Una leva con cui alzare di parecchi metri tutta la squadra, ma anche un’arma per colpire alle spalle le linee difensive avversarie.

L’unica incognita riguarda la sua compatibilità tecnico-tattica con André Silva. Ceduti Bacca e Lapadula, il Milan aveva bisogno di completare la rosa con un altro centravanti, per non caricare di eccessive responsabilità Patrick Cutrone, promosso dalla Primavera e sorpresa più gradita dell’estate milanista. Montella ha finora mantenuto il 4-3-3 come sistema di base, nel quale ovviamente Silva e Kalinic si alternerebbero nel ruolo di centravanti, ma non è ovviamente escluso (anzi è un’ipotesi che circola da quando il Milan ha iniziato a trattare con la Fiorentina) che l’arrivo di Kalinic non spinga il tecnico rossonero a passare a un sistema con due punte, magari con una linea difensiva a tre.

Un’eventuale coppia formata da Silva e Kalinic sarebbe sicuramente di alto livello dal punto di vista fisico, ma nessuno dei due compenserebbe la creatività persa con la rinuncia a uno tra Bonaventura, Calhanoglu e Suso, e il gioco del Milan finirebbe per sbilanciarsi troppo sulle fasce, con i cross come rifinitura privilegiata.

Montella rinuncerebbe probabilmente a un po’ di possesso palla in favore di una squadra più diretta, che sfrutta la qualità in impostazione di Musacchio, Bonucci e Romagnoli per cercare subito gli attaccanti, palla a terra o con un lancio. Sarebbe strano, però, che il tecnico rossonero adatti le proprie idee, fondate sul controllo del pallone, proprio ora che ha una rosa funzionale al suo modo di intendere il calcio.

Ma a prescindere da una possibile coppia con André Silva, l’inserimento di Kalinic in formazione dà comunque ai tre difensori centrali del Milan un riferimento privilegiato per lanci e verticalizzazioni.

L’asse tra Bonucci e il croato promette di regalare soddisfazioni a Montella e ai tifosi rossoneri.

Alla fine per segnare non serve per forza una manovra elaborata...

Pur avendo già giocato in carriera in coppia con un altro attaccante (il che per entrambi ha significato svolgere maggiormente compiti di raccordo lasciando ai compagni, Tiquinho e Babacar, le responsabilità di finalizzazione) sia André Silva che Kalinic danno il loro meglio quando giocano da soli e possono muoversi liberamente al centro dell’attacco. Quindi chissà, magari li vedremo alternarsi e lottare per una maglia da titolare nelle partite che contano.

Ai suoi centravanti Montella ha chiesto finora di allungare le difese per favorire la ricezione nei mezzi spazi degli esterni d’attacco e dar loro una linea di passaggio in profondità; di farsi trovare tra le linee nel caso in cui uno dei due esterni sia costretto a restare largo per fornire ampiezza alla squadra; di attaccare l’area di rigore sui cross e consolidare il possesso spalle alla porta in uscita dalla difesa nelle situazioni di pressione alta avversaria. Compiti che Kalinic svolge alla grande, con una qualità che lo mette tra i migliori attaccanti del campionato.

Anche se la sua media realizzativa non è all’altezza degli altri numeri nove cercati dal Milan, anche se probabilmente bisognerà perdonargli qualche errore di troppo davanti alla porta, Kalinic resta uno dei migliori centravanti del nostro campionato. In definitiva va detto che difficilmente la dirigenza rossonera avrebbe potuto pescare in Serie A un altro che corrispondesse alle sue ambizioni e al progetto tecnico costruito quest’estate.

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