
Il ciclismo, sopratutto negli ultimi anni, è uno sport che vive di attesa. Anche questa edizione del Giro d'Italia lo ha confermato: per iniziare a delineare una classifica generale più credibile sono dovuti passare venti giorni, sedici tappe e 2438 km di corsa. Fino a sabato scorso, almeno per quanto riguarda i favoriti, la corsa ha avuto un ritmo monotono, a tratti noioso, segnato da un attendismo straziante.
A parte qualche stoccata, non ci sono mai stati attacchi veri e propri tra gli uomini più attesi. Solamente l'affondo di Valverde su Dumoulin, durante l'ottava tappa da Foligno ad Arezzo, ha infiammato la corsa e mosso un minimo la classifica generale. I distacchi più importanti nei giorni seguenti però sono stati più che altro frutto del caso: prima il ritiro di Tom Dumoulin e poi sopratutto quello di Mikel Landa, due assenze che hanno lasciato un vuoto enorme, colmato tuttavia dalle prestazioni di alcuni outsider che stanno superando ogni aspettativa, diventando i nuovi protagonisti di questo Giro.
Corridori come Kruijswijk - attuale maglia rosa - e Chaves, poco quotati ai nastri di partenza di questa edizione, stanno dimostrando una consistenza inaspettata, e ora rappresentano un serio pericolo per le ambizioni di Vincenzo Nibali. Sarà difficile per il siciliano a questo punto riuscire a recuperare il ritardo accumulato tra sabato e domenica, nonostante sia un corridore di un’altra “pasta” rispetto ai suoi sfidanti.
Il problema fondamentale è che Nibali non sta bene, non è in una condizione pari a quella del 2013 e del 2014, e davanti a sé ha dei corridori che, oltre a sfoderare prestazioni inaspettate, sembrano essere più motivati che mai. Quest’ultima settimana sarà decisiva, attualmente Kruijswijk è maglia rosa con 2'10'' di vantaggio su Chaves e 2'51'' su Nibali.
La tappa di sabato da Alpago a Corvara, e la cronoscalata di ieri dell'Alpe di Siusi, hanno scosso la classifica di questo Giro ridimensionando le aspettative di diversi corridori. Se la cronoscalata di ieri ha causato il crollo di Nibali, sabato la vittima illustre è stata Alejando Valverde.
Per il murciano la quattordicesima tappa è stata fatale: ducentodieci km con sei passi dolomitici da scalare: passo pordoi, passo sella, passo gardena, passo campolongo, passo giau e passo valparola. Oltre 5400 metri di dislivello, con un muro da percorrere nel finale di trecento metri con punte dal 13 al 19%.
Sulla carta un percorso da tappa epica, disegnata per scrivere la storia di questo Giro d'Italia. Anche se, in molti, proprio in virtù della durezza del suo percorso, hanno temuto una tappa ferma, bloccata su ritmi lenti, scelti per alleggerire lo sforzo dei sei passi dolomitici da affrontare. Una tappa teoricamente buona per la fuga quindi, ma nella pratica troppo rischiosa per essere attaccata dai big.
Se non è andata così è soprattutto grazie a Michele Scarponi. Fedele gregario del team Astana, uno dei tanti vecchietti del Giro che non ha perso l'abitudine ad aggredire la strada ogni volta che questa inizia a salire. Il suo forcing sul passo Valparola - l'ultimo di giornata - che ha lanciato poi l'attacco di Nibali, ha fatto male a molti corridori, tra cui proprio Valverde.
Il ritmo di Scarponi ha imposto una selezione naturale, facendo saltare definitivamente la maglia rosa di Amador - già in ritardo sul passo giau - e costretto il capitano della Movistar a un dispendio di energie che si è poi rilevato fatale.
Valverde è stato il principale sconfitto di giornata: sul passo Valparola, sulla tirata di Scarponi e l'attacco di Nibali, Valverde non ha avuto neanche la forza di reagire, rimanendo fermo, inerme, senza neanche l'aiuto del compagno Amador, troppo stanco per fargli da valido supporto per gestire la crisi.
Alla fine Valverde ha accumulato tre minuti di ritardo da Nibali, dando probabilmente addio ad ogni speranza di vittoria finale. Per Valverde gli obiettivi consolatori sono rimasti la vittoria di un eventuale tappa e un podio finale.
Come da pronostico l'Astana ha dato una scossa importante a questo Giro, ma le prestazione di Nibali lasciano perplessi, anzi destano serie preoccupazioni. Vero è che il suo attacco di sabato sul passo Valparola gli ha permesso di allontanare un rivale temibile come Valverde, e messo al tappeto corridori di rilievo come Majka e Zakarin. Il problema però è che non ha scalfito minimamente né Kruijswijk né Chaves.
Perplessità che hanno trovato conferma il giorno successivo. Durante la cronoscalata dell'Alpe di Siusi - 9 km totali con pendenza media dell'8,3% - Nibali ha perso ulteriore terreno dai suoi rivali, accumulando un gap di oltre due minuti dall'attuale maglia rosa Kruijswijk
Rispetto al giorno prima, in cui ha attaccato e poi limitato i danni gestendo la fatica degli ultimi km, stavolta Nibali non ha potuto nulla. La pedalata pesante, la sfortuna del salto di catena e una condizione generale meno brillante del solito, gli hanno fatto perdere secondi e minuti preziosi rispetto ai suoi principali rivali.
Arrivati a questo punto una vittoria che sembrava ampiamente alla portata sembra vacillare in maniera quasi definitiva. Ce la potrebbe ancora fare, Nibali, a vincere?
Kruijswijk e Chaves sembrano letteralmente volare. Il primo per pochi centesimi di secondo ha rischiato di vincere la cronometro di ieri, il secondo invece ha conquistato il tappone dolomitico di sabato. Se ci dovessimo basare unicamente sulle attuali condizioni dei rivali, è chiaro che Nibali sembra già tagliato fuori dalla vittoria finale. Kruijswijk e Chaves hanno dimostrato di essere superiori, e anche Valverde, dopo il crollo di sabato, è riuscito a recuperare inaspettatamente e in fretta. Sul traguardo dell'Alpe di Siusi ha fatto registrare 28' e 23'', terzo miglior tempo di giornata.
Per quanto paradossale, però, in una corsa a tappe di tre settimane non si possono fare pronostici che si basino esclusivamente sulle condizioni di forma mostrate dai corridori. Ci sono tre ragioni che lasciano ancora qualche speranza a Nibali: l'inesperienza dei suoi rivali, l'aiuto della squadra più forte del Giro, e le nuove alleanze che potrebbero nascere nei prossimi giorni per attaccare la maglia rosa.
Kruijswijk e Chaves non hanno mai vinto un grande giro e la prossima settimana subiranno le pressioni di attacchi continui dai rivali, senza l'aiuto di una squadra forte in grado di supportarli. Michele Scarponi ha già dichiarato ai microfoni della Rai che l'Astana cambierà tattica, la maglia rosa verrà attaccata anche da lontano, senza aspettare gli ultimi km.
Alla pressione della Astana potrebbe aggiungersi anche quella della Movistar, se questa deciderà di allearsi con la squadra di Nibali. I due hanno infatti interessi comuni: Valverde vuole salire sul podio e Nibali vuole rientrare in corsa. Quindi potrebbero decidere di muoversi assieme per isolare la maglia rosa (e a quel punto potrebbero ricominciare due corse separate). È un’ipotesi, ma non così assurda. A quel punto Kruijswijk e Chaves avrebbero alle spalle il fiato di due delle squadre più forti del giro e resistere diventerebbe complicato.
Anche se i rapporti tra Nibali e Valverde non sono stati proprio caldissimi negli scorsi giorni.
A prescindere da queste ipotesi bisognerà soprattutto vedere come Nibali riuscirà a reagire al crollo di domenica. Se la sua forma fisica si rivelerà meno drammatica di quanto ha mostrato questo fine settimana. Nonostante gli ultime due giorni hanno dato una scossa importante a questo Giro, ridimensionando le aspettative dei due corridori più favoriti, nei prossimi giorni il ritmo si alzerà e assisteremo a degli scontri diretti che renderanno i possibili capovolgimenti molto più semplici e frequenti. Non c'è più tempo per l'attesa, ora qualsiasi occasione sarà utile per attaccare.
Martedì la strada ritorna a salire: 132 km da Bressanone ad Andalo, con due passi da scalare e l'arrivo in salita. Poi venerdì e sabato, gli ultimi due tapponi che decideranno il vincitore finale di questa edizione del Giro d'Italia.
Se Nibali riuscirà a capovolgere la situazione e a vincere questo Giro sarà senz’altro una delle vittorie più epiche degli ultimi anni.