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Guida ufficiosa al Divisional Round 2018/19
12 gen 2019
La presentazione delle sfide tra le quattro migliori tra le squadre uscite dalle Wild Card e le quattro teste di serie delle rispettive Conference.
(articolo)
12 min
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Per molti appassionati il Divisional Round è il miglior weekend di football della stagione. Come dar loro torto: a sfidarsi sono le quattro migliori tra le squadre uscite dalle Wild Card della settimana scorsa e le quattro teste di serie delle rispettive Conference. Vediamo quali possono essere gli elementi tattici più interessanti e quelli potenzialmente decisivi nelle quattro sfide di questa settimana, andando in ordine cronologico.

Colts @ Chiefs

Kansas City è stata, per lunghi tratti di stagione, una squadra davvero dominante, ma solo un miglior record intra-division ha permesso loro di garantirsi il primo posto nella AFC, mentre i Chargers, che hanno terminato con lo stesso record di 12-4, si sono dovuti accontentare del quinto, con tutto quel che ne consegue.

Al contrario, i Colts hanno iniziato la stagione sotto la guida di Frank Reich – offensive coordinator, tra gli altri, degli Eagles campioni del mondo – con un record di 1-5. Da quel momento in poi, Indianapolis ha perso solo una partita delle successive 10, terminando la stagione regolare come una delle rivelazioni della stagione.

Rispetto allo scorso anno, i Colts si stanno godendo una offensive line che rimaneggiata è dire poco. Lo scorso anno il reparto ha concesso ben 58 sack (3.5 a partita, peggior dato NFL), mentre quest’anno è stato addirittura il migliore, con 18 (1.1 a partita). Determinanti sono state le aggiunte a livello di draft, il right tackle Braden Smith (che ha concesso solo 28 pressioni su 520 snap offensivi giocati), e soprattutto Quenton Nelson la rookie left guard da Notre Dame.

Già in sede pre-draft si sapeva che Nelson fosse un giocatore fatto e finito, e lo ha dimostrato a più riprese, giocando con aggressività ma anche grande pulizia tecnica.

Questa è una semplice corsa a zona (inside zone) dove Nelson (#56) e Castonzo (#74) combinano un blocco contro il defensive tackle dei Titans e poi Nelson, come da copione, blocca il linebacker arrivato a supporto. Ad ogni modo, Nelson sigilla il blocco come pochissimi sanno fare, e il suo marchio di fabbrica è concludere l’azione sopra il difensore di turno, a cui non viene data più possibilità di replica.

In questa situazione in pass protection, si può vedere il perfetto posizionamento delle mani, così come la “base”, cioè le spalle e i piedi belli larghi e ancorati al terreno per non perdere posizione, e le gambe piegate: un clinic impeccabile.

Tutte queste non sono certo buone notizie per i Chiefs, che hanno nella defensive line il punto forte della loro, altrimenti, mediocre difesa (con il trio Jones-Ford-Houston a farla da padrone per quanto riguarda la produzione di sack). La squadra di Andy Reid è inoltre 32esima (per le statistica avanzata di Football Outsiders) contro le corse, mentre i Colts hanno trovato in Marlon Mack (148 yard nella Wild Card contro i Texans, record di franchigia ai playoff) un solido primo running back.

Quel che ha sorpreso è stata però la difesa di Indy, guidata da Matt Eberflus. Al di là del fortissimo candidato Defensive Rookie of the Year Darius Leonard, sono decisamente pochi i playmaker in questo reparto, che però è allenato davvero bene, soprattutto quando si tratta di mascherare coverage. La difesa dei Colts gioca principalmente a zona, e nelle ultime due partite contro Houston è riuscito a tenere a bada un top del ruolo come DeAndre Hopkins: 4.6 ricezioni per 36.5 yard di media contro Indy contro le 7.4 ricezioni per 102 yard di media nelle restanti partite. Nella partita di sabato scorso, il coaching staff non ha avuto paura nemmeno di isolare Hopkins contro uno tra Kenny Moore e Pierre Desir, che hanno tenuto più che dignitosamente.

Tra le varie azioni, questa è una delle più esplicative:

Quarto down, i Colts sono in cover 4 (cioè tutti i defensive back sono a zona). Hopkins corre una buona slant, ed è pure davanti alla safety che pattuglia il fondo del campo. Eberflus però fa scalare Hunt (il defensive tackle che vedete staccarsi dalla linea) in coverage, piazzandolo al centro del campo, proprio davanti alla visuale di Watson.

Il QB ex Clemson è costretto così a lanciare un pallone più largo del dovuto per evitare che finisca tra le braccia del giocatore dei Colts: pallone però imprendibile per Nuk.

I Colts potrebbero continuare ad impiegare questa difesa a zona che tanto sta pagando, soprattutto per togliere il fondo del campo ad un giocatore come Tyreek Hill, chiedendo anche ai linebacker di ostacolarlo lungo la traccia (tattica usata con successo dai Chargers qualche settimana fa).

I due tight end Kelce e Ebron (oltre 2000 yard combinate in stagione) potrebbero godere di ampi spazi per fare male agli avversari, considerando che entrambe le squadre sono ampiamente nella metà bassa della classifica per quanto riguarda la difesa sui tight end (Chiefs 25esimi e Colts 29esimi).

Cowboys @ Rams

I Rams sono un’altra squadra che, nonostante una regular season eccellente, è arrivata al gran ballo dei playoff un po’ zoppicando: prima l’infortunio del ricevitore Cooper Kupp e poi quello della stella Todd Gurley, che comunque non mancherà l’appuntamento di sabato sera contro i Cowboys, hanno leggermente inceppato un meccanismo offensivo che comunque è ancora al vertice della Lega.

È indubbio che Goff abbia finito la stagione in calo; nelle partite perse contro Bears e Eagles, le difese si sono preoccupate di limitare Gurley in primis, che è il catalizzatore offensivo della squadra con il suo stile di corsa estremamente “punitivo” per sé ma soprattutto per gli altri, e anche per la sua produttività nel passing game.

Nelle ultime uscite l’ex quarterback di Cal University si è mostrato molto meno preciso, veloce nelle letture e indeciso nella “progressione”.

L’infortunio al ginocchio di Kupp, lo slot receiver, ha sicuramente pesato tanto. Il #18 dei Rams è stato uno dei ricevitori più usati e soprattutto efficienti della Lega nonostante abbia giocato la metà delle partite. Il suo posto è stato preso da Josh Reynolds, che ovviamente ha altre caratteristiche, e di certo non l’abilità di correre le tracce.

La difesa di Dallas è equipaggiata per rispondere colpo su colpo agli attacchi dei Rams. La sua secondaria è uno dei segreti meglio nascosti della stagione, con tre cornerback (Jones, Brown e Awuzie) tutti estremamente aggressivi, atletici ma anche dotati di buona tecnica.

Contro i Cowboys, il Pro Bowler dei Saints Michael Thomas ha avuto una delle peggiori uscite stagionali: 5 ricezioni, 40 yard e soprattutto il 62% di palloni ricevuti. Perché? Ecco perché:

Altro fattore da tenere d’occhio può essere la coppia di linebacker dei Cowboys Smith - Vander Esch. Entrambi hanno grande QI e doti di lettura dell’azione quando si tratta di placcare il running back dietro la linea di scrimmage o prevenendo grandi guadagni, ad esempio sugli screen (che la squadra di McVay usa con profitto grazie al suo running back). Sono anche ottimi sideline-to-sideline, cioè quando c’è da coprire ampie distanze in tempo ridotto.

Qui Brees fa segno a Kamara di cambiare lato pre-snap. L’azione non si sviluppa come il quarterback vorrebbe, ed è costretto al checkdown per il suo running back (cioè uno scarico comodo per il running back ogni volta che le prime opzioni tra i ricevitori non sono percorribili). Jaylon Smith è il middle linebacker, quindi è al centro del campo, è anche voltato dalla parte sbagliata, eppure è il primo a chiudere con successo su Kamara ad una yard dal touchdown. Una dimostrazione di atletismo spaventosa per un giocatore in continua crescita.

Dal canto loro, i Rams potranno contare su Aqib Talib, ancora uno dei migliori cornerback della Lega nonostante l’età, che si occuperà di marcare Amari Cooper, ovvero l’uomo che ha svoltato la stagione di Dallas, e sul certo difensore dell’anno, quell’Aaron Donald che regolarmente distrugge gli interni delle offensive line avversarie (la linea offensiva di Dallas tra l’altro è molto vulnerabile con questo tipo di pressione).

La difesa di Dallas è forte abbastanza da mettere in seria difficoltà i Rams in casa loro (per modo di dire: ci saranno sicuramente tantissimi tifosi di Dallas, così come successo contro i Packers e gli Eagles) e, perché no, assicurarsi la prima finale di Conference dal 1995, anno dell’ultimo Super Bowl.

Chargers @ Patriots

Il quinto posto nella Conference costringe i Chargers ad un tour de force di trasferte complesse, non ultima questa contro i Patriots, squadra ancora imbattuta al Gillette Stadium in stagione, e mai battuta da Rivers in carriera (0-7 il record contro Brady). Dal canto loro, L.A. si è costruita una fama da squadra da trasferta, con il record stagionale al di fuori della California che dice un tondo 8-0.

I Patriots hanno finito la stagione con l’ennesimo primo posto in division (decimo consecutivo), ma la sensazione che la squadra abbia perso un bel passo rispetto alle precedenti edizioni. Brady risente sicuramente dell’età avanzata; Josh Gordon, il ricevitore più verticale ed esplosivo della squadra, è stato sospeso per i guai disciplinari e i problemi di salute ormai arcinoti; Edelman è sempre un giocatore più che valido quando si tratta di correre bene le tracce e farsi trovare aperto, ma non può essere quello che ti batte sul profondo. E poi c’è Gronk, un altro che ha risentito, forse più di tutti, di età e soprattutto degli infortuni ammassati durante gli anni. Il #87 dei Patriots è sempre stato la prima arma di Brady, per come è in grado di vincere gli uno contro uno con il suo strapotere fisico. È sicuramente un giocatore ancora pericoloso in uno contro uno, ma già dalle statistiche si capisce come il suo posto quando c’è da mettere palla in end zone sia stato preso da altri. James White è il primo per ricezioni in red zone con 16, mentre l’ex Università di Arizona ne ha solo 3 all’attivo.

In questa situazione vediamo Gronk allineato nella slot contro Mackensie Alexander, un cornerback, che riesce a deviare il pallone di Brady. È evidente la lentezza del numero 87, la sua esplosività ridotta che non gli permette di vincere col fisico né tantomeno creare separazione.

I Chargers sono primi contro i tight end, una posizione contro cui negli ultimi anni avevano sempre faticato. Negli ultimi anni però non c’era Derwin James, forse il miglior candidato al premio di rookie dell’anno, in grado di tenere in single coverage probabilmente anche un giocatore contro Gronk nel suo prime.

Questi Patriots fanno correre molto il pallone, quinti in NFL col 45% di corse a partita, grazie al rookie Sony Michel, a cui vengono affidati la maggior parte delle portate, e James white, ottimo ricevitore fuori dal backfield e, come già accennato prima, principale catalizzatore delle attenzioni di Brady in red zone.

Qui New England è bravissima, come sempre, a capitalizzare sulle debolezze altrui.

Chicago ne manda solo tre in pass rush, anche perché i Patriots hanno quattro giocatori sull’esterno pronti a ricevere. Mack e Floyd sono in coverage per coprire la flat, cioè la zona di campo a ridosso della linea di scrimmage. White si trova uno contro uno con Floyd, un defensive lineman, e non ci mette molto a sfruttare il mismatch mandandolo dall’altra parte usando i suoi piedi rapidissimi e ricevere in endzone un comodo pallone.

Adrian Phillips, All-Pro come special teamer ma autore di un’ottima stagione come linebacker (soprattutto in nickel, la formazione con 5 defensive back) può essere l’uomo giusto da mettere sulle tracce di White.

In difesa, invece, i Patriots dispongono di un solo pass rusher sopra la media, Trey Flowers, ma cercheranno di confondere le acque portando più linebacker alla linea di scrimmage, magari cercando di portare blitz alla offensive line dei Chargers che contro Baltimore ha giocato una buona partita dopo un mese di dicembre sciagurato.

A Foxboro si sfidano due squadre dalla storia e dai destini opposti, ma i Chargers hanno tutto il talento per portare a casa la partita, confermare la loro fama di “road warriors” che si sono costruiti quest’anno e acquisire ancora più consapevolezza nei loro mezzi.

Eeagles @ Saints

Questo tra New Orleans e Philadelphia è un rematch della partita andata in scena alla 11esima giornata, e conclusasi con una tremenda sconfitta dei campioni in carica per 48-7. Nel frattempo, i Saints hanno continuato la loro marcia verso il seed n.1 in NFC, mentre Nick Foles si è ripreso gli Eagles dopo l’infortunio di Wentz, conducendoli ai playoff e alla vittoria in casa dei Bears.

L’attacco degli Eagles è strutturato in maniera abbastanza semplice per garantire a Foles letture facili e soprattutto rapide. Jeffrey è tornato ai livelli dello scorso anno, e spesso viene isolato in un lato del campo per permettergli di lavorare contro il cornerback avversario (che nel caso dei Saints sarà sicuramente Lattimore, anch’egli tornato ai livelli della scorsa stagione dopo un inizio un po’ complicato).

Qui Chicago si dispone in cover 3 (tre defensive back a zona, uno a uomo). Sul lato destro, la traccia verticale toglie di mezzo il cornerback e la safety che lo aiuta a impedire che il ricevitore degli Eagles lo batta sul profondo, mentre da sinistra Jeffrey corre una deep post andando ad occupare proprio la zona di campo lasciata libera dalla traccia di Agholor. Il tutto mentre i Bears tentano di arrivare a Foles. Trevathan è ad un passo da Foles – che comunque rimane sempre molto calmo anche quando la tasca collassa – ma il blocco del tight end Dallas Goedert è provvidenziale per dare al MVP del Super Bowl un attimo in più necessario per lanciare (come si vede bene da questa angolazione):

La offensive line degli Eagles è ancora una delle migliori della Lega, anche se fatica tremendamente a creare spazi per i running back (contro Chicago solo 1.83 yard a portata palla a terra).

Dall’altra parte del pallone, il front seven dei Saints ha due grandi giocatori come il defensive end Cam Jordan (che giocando prevalentemente a sinistra se la vedrà contro il right tackle Lane Johnson, un matchup molto interessante e potenzialmente decisivo, soprattutto se a vincerlo sarà il giocatore di Philly) e il defensive tackle Sheldon Rankins, che ha fatto un deciso passo in avanti nel suo terzo anno in NFL, mostrando un atletismo e una rapidità di movimenti fuori dalla norma per il ruolo:

In questo caso, ci fa vedere di avere anche tecnica, con un’ottima swim move contro la guardia destra di Atlanta…

…mentre qui fa cose che una persona normale di 130 kg NON dovrebbe fare: una spin move per battere la guardia e sostanzialmente mandare Ryan tra le braccia di Cam Jordan per il sack.

A proposito dei linebacker di New Orleans: occhio ai running back degli Eagles contro di loro. Klein e Anzalone sono buoni placcatori in aiuto contro le corse e si sanno muovere bene negli spazi, ma stare dietro per il campo ad un running back potrebbe essere compito ingrato. Non a caso, la squadra di Sean Payton è 29esima contro i corridori avversari usati come ricevitori. E l’ex di partita Sproles potrebbe ritrovarsi protagonista inatteso.

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