Il “caso Neymar” è uno dei più appassionanti del calciomercato estivo 2019. La rottura fra il giocatore e il Paris Saint-Germain sembra insanabile, nonostante appena due anni fa il club lo abbia acquistato dal Barcellona per 222 milioni, garantendogli uno stipendio da 60 milioni lordi l’anno. Ed è proprio l’elevato investimento fatto dai francesi per acquistarlo, che adesso esigono un impegno economico almeno uguale da parte del club che lo volesse comprare, a bloccare Neymar.
In questo momento ci sono solo due club in Europa che possono iscriversi alla corsa a Neymar con qualche possibilità di successo senza rischiare di compromettere la propria situazione economica e finanziaria: il Barcellona e il Real Madrid.
Nemmeno i club della ricca Premier League, il cui mercato in entrata si è chiuso lo scorso 8 agosto, sono stati nella condizione di azzardare così tanto, sia perché nessuno di essi raggiunge il fatturato delle due big spagnole, sia perché le due squadre potenzialmente più forti a livello economico devono far fronte ad alcune criticità da tenere sotto controllo. Il Manchester United ha chiuso l’ultimo bilancio noto con un passivo di 37,3 milioni e l’Indebitamento Finanziario Netto (seppur di “soli” 253,8 milioni contro un fatturato superiore ai 600 milioni) presenta un’esposizione con le banche che sfiora i 500 milioni. La mancata qualificazione alla prossima edizione della Champions League di certo non ha aiutato a progettare spese fuori budget, tanto che a bilancio gli acquisti più onerosi di questa stagione sono stati comunque compensati da risparmi importanti su ammortamenti e ingaggi dei giocatori in uscita.
Il Manchester City, invece, è nell’occhio del ciclone per le presunte violazioni del Fair Play Finanziario, sulle quali c’è un indagine aperta dell’Uefa, e quindi non è nel periodo migliore per pensare a spese pazze da giustificare a bilancio in modo più o meno creativo.
Nelle scorse settimane si è molto parlato della Juventus come possibile destinazione di Neymar, ma come vedremo in conclusione la situazione economica dei bianconeri è tale da rendere senza alcun dubbio insostenibile l’approdo a Torino del brasiliano se non in prestito, opzione peraltro mai presa in considerazione dal direttore sportivo del PSG Leonardo.
Barcellona e Real Madrid: perché “si, se puede”
I due principali club spagnoli hanno il fatturato più alto di tutte le altre squadre europee: entrambe nel 2017/18 hanno superato quota 700 milioni, e il Barcellona ha già annunciato ricavi per 990 milioni nel 2018/19, con fatturato quindi stimabile sopra agli 800 milioni, escludendo le plusvalenze e altri introiti finanziari. Questo è un motivo importante, ma non il solo che permette ai tifosi dei due club di sognare Neymar. I due dati davvero significativi che mostrano come questi due club siano i più economicamente virtuosi dell’intero continente sono quelli relativi agli utili di bilancio fatti registrare negli ultimi anni e agli indebitamenti davvero bassi di entrambe.
Se vi è capitato di leggere in passato che Real Madrid e Barcellona sono società estremamente indebitate, sappiate che questo dato era vicino alla realtà un decennio fa, ma oggi le cose sono drasticamente mutate.
Il Real Madrid, che nel 2009 ha toccato il suo indebitamento netto massimo (327 milioni) ha fatto registrare da quella stagione in poi dieci bilanci in attivo e tutti con utili superiori ai 20 milioni annui, incamerando nelle casse della società attivi totali per 303 milioni in dieci anni. Al 30 giugno 2018 l’esposizione delle “merengues” con le banche era di appena 60 milioni, cifra nettamente inferiore alle disponibilità liquide del club che alla stessa data erano di 190 milioni.
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Di fatto, l’indebitamento netto del club (che per il Fair Play Finanziario Uefa diventa preoccupante quando il suo valore in negativo supera quello del fatturato) è addirittura positivo di 130 milioni, facendo del Real Madrid uno dei pochi club di livello a indebitamento nullo.
Inoltre, nel bilancio 2017/18 il club indicava in 430 milioni (compreso lo stipendio di Cristiano Ronaldo) il costo del personale tesserato pari al 57,4% del fatturato, percentuale nettamente inferiore alla soglia non vincolante del 70% indicata come obiettivo dal Fair Play Finanziario; e il monte ammortamenti dei cartellini dei calciatori erano di poco superiori ai 100 milioni, cifra inferiore a quelle messa a bilancio da Barcellona e Juventus, ad esempio.
Da questi numeri emerge una società che scoppia di salute a livello economico e che quindi si è potuta permettere una campagna acquisti già dispendiosa questa estate, per altro comunque compensata dal ricorso alle plusvalenze che anche per il Real Madrid negli ultimi due anni sono state importanti: dai 105 milioni incassati per l’addio di Cristiano Ronaldo l’anno scorso, ai 90 milioni di plusvalenze per le diverse cessioni di quest’anno fra le quali spiccano quelle di Kovacic e Llorente.
Per questo anche i 97 milioni annui che rappresenterebbero il peso a bilancio di Neymar (37 di ammortamento annuo nel caso in cui il cartellino costasse 222 milioni e fosse spalmato su sei anni, 60 di ingaggio) non rappresentano un costo insostenibile per la dirigenza dei “blancos”, seppur con i dovuti distinguo. Ad esempio, per recuperare in tutto o in parte il peso a bilancio del giocatore in questa stagione sarebbero necessarie delle plusvalenze superiori a quelle già fatte: per questo l’ultima proposta nota del Real Madrid prevedeva, oltre all’esborso di 120 milioni cash, l’inserimento del cartellino di Modric (valutato dal club 60 milioni, quasi tutti plusvalenza, e con un ingaggio di quasi 20 milioni lordi, per un guadagno totale sul bilancio 2019/20 di 80 milioni) e di altri giocatori a scelta per arrivare a quota di 220 milioni, e incassare così altre plusvalenze accompagnate da ulteriori risparmi sul monte ingaggi.
Per le stagioni successive, invece, l’idea sarebbe quello di puntare sugli aumenti dei ricavi o, nella peggiore delle ipotesi, sull’innalzamento della quota di plusvalenze minime da incassare ogni stagione, che attualmente si aggira sui 100 milioni. Alle condizioni proposte dal Real l’affare quindi risulta economicamente fattibile, starà al Paris Saint-Germain ritenere l’offerta congrua o meno.
Dal canto suo, il Barcellona ha nei suoi bilanci numeri leggermente meno brillanti di quelli del Real, ma che sono in ogni caso assolutamente positivi. I blaugrana sono reduci da sette bilanci in utile consecutivi per un totale superiore ai 200 milioni di attivo. Il loro Indebitamento Finanziario Netto è di 179 milioni, dei quali però solo 65 sono con le banche. Gli ammortamenti sono superiori a quelli del Real (118 milioni) ma soprattutto a pesare molto nei loro costi sono gli stipendi, che hanno raggiunto nel 2017/18 quota 529 milioni, un valore che aveva portato al 30 giugno 2018 la percentuale stipendi/ricavi al 75,5%.
L’aumento di fatturato segnalato in precedenza per la stagione 2018/19, reso noto alla fine di luglio, riporterà questo valore sotto il 70%, ma segnala comunque la necessità per il Barcellona di calibrare bene l’offerta da fare al Paris Saint-Germain per renderla sostenibile ed è quello che il club sta facendo in questi giorni.
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Una clausola che sembra imprescindibile per il Barcellona è l’inserimento nell’affare di Coutinho: il brasiliano è stato acquistato per 145 milioni nel gennaio del 2018, ha uno stipendio di 23,4 milioni lordi annui e un ammortamento residuo sul bilancio del Barcellona di 105 milioni, pari a 26,3 milioni a stagione. Per cederlo senza realizzare una minusvalenza il club dovrebbe quindi valutarlo 105 milioni, ma una sua partenza per quella cifra, senza realizzare alcuna plusvalenza, libererebbe a bilancio circa 50 milioni (fra stipendio e ammortamento risparmiato) capaci di compensare da soli più della metà del costo annuo di Neymar per tutte e sei le stagioni del suo contratto.
Oltre a Coutinho, sembra che il Barcellona abbia proposto al Paris Saint-Germain altri giocatori, fra i quali Rakitic e Umtiti, che hanno peso molto basso a bilancio (4,5 milioni residui per il primo, 12 per il secondo) e stipendi superiori ai 10 milioni lordi annui. Un’offerta superiore ai 100 milioni cash, con l’aggiunta di Coutinho e magari un altro giocatore, renderebbe quindi sostenibile l’acquisto di Neymar per il Barcellona, appesantendo il bilancio di meno di 40 milioni, copribili anche in questo caso con ulteriori aumenti dei ricavi o con l’innalzamento della soglia della plusvalenze da incassare in ogni stagione, che per il momento per i catalani è stimabile attorno ai 70 milioni, meno della metà di quelle che deve provare a fare ogni stagione la Juventus.
Appunto, e la Juve?
Se la scorsa estate l’operazione Cristiano Ronaldo era sembrata con margini di sostenibilità e affiancata da un business plan credibile, l’accostamento del nome Neymar alla Juventus in questo momento pare andare contro ogni logica economico-finanziaria. Non c’è un solo indicatore che fa ritenere l’operazione fattibile, a partire dal costo del cartellino.
Dopo le spese della scorsa stagione, infatti, è altamente probabile che l’obiettivo dei bianconeri sia quello di chiudere il calciomercato 2019 con un sostanziale equilibrio fra entrate e uscite per non gravare ancor di più sull’Indebitamento Finanziario Netto, salito al 31 dicembre 2018 a 384 milioni (dei quali 186 verso le banche), un valore ancora sostenibile rispetto al fatturato (che dovrebbe attestarsi attorno ai 485 milioni escluse plusvalenze) ma che sconsiglia ulteriori salti nel buio.
Fino a questo momento il differenziale fra entrate e uscite dei bianconeri nel mercato estivo segna un passivo di 39 milioni, che verrà probabilmente ridotto da qui al 2 settembre. Immaginare un ulteriore esborso di 222 milioni, che farebbe oltretutto salire di altri 44,4 milioni (in Spagna si possono fare contratti di sei anni, in Italia non si possono superare i cinque e quindi l’ammortamento annuo è maggiore) il già elevatissimo monte ammortamenti stimabile oggi attorno ai 180 milioni, è quindi irrealistico e poco credibile anche a fronte di una cessione di Dybala per 80 milioni.
Inoltre, la stima del monte ingaggi dei bianconeri è ampiamente sopra il tetto dei 300 milioni e dopo i lauti stipendi garantiti a de Ligt, Ramsey e Rabiot pensare di aggravarlo con lo stipendio di Neymar (che nonostante i vantaggi de “Decreto Crescita” sarebbe comunque superiore a 50 milioni di euro lordi annui) non ha alcuna logica economica.
Infine, la situazione attuale dei conti 2019/20 dei bianconeri lascia pensare che l’obiettivo “plusvalenze” da realizzare per la Juventus entro il 30 giugno 2020 supererà i 150 milioni che la società è riuscita a incassare fra il 1 luglio 2018 e il 30 giugno 2019. Un traguardo che per essere raggiunto necessita ancora di una cifra di circa 100 milioni di plusvalenze anche dopo le cessioni di Kean e Joao Cancelo (le altre chiuse fino a questo momento verranno inserite nel bilancio 2018/19), troppe per pensare di alzare l’asticella ulteriormente inseguendo l’utopia Neymar.
Per tutti questi motivi è evidente che questa “opportunità di mercato” non possa essere presa seriamente in considerazione dalla dirigenza juventina, che sarà impegnata in questo finale di mercato maggiormente nelle operazioni di vendita che in quelle di acquisto.