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Come cambia la NBA dopo la trade deadline
26 mar 2021
26 mar 2021
Si è chiuso il mercato degli scambi, ma i movimenti coinvolgono soprattutto le squadre a Est.
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Alle ore 20 italiane di ieri sera è scaduto il termine ultimo per effettuare scambi sul mercato in questa stagione NBA, con le squadre che potranno d’ora in poi pescare solo tra i giocatori senza contratto per migliorare il proprio roster. Come molti appuntamenti sul calendario, anche la Trade Deadline non regge quasi mai le aspettative riposte in termini di spettacolarità, ma serve per mandare avanti il flusso continuo di notizie e interesse attorno al mondo NBA - tanto che qualcuno potrebbe paragonarla all’orizzonte descritto dallo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano - per continuare a camminare in questa lunga stagione.

Il nome più atteso, quello di Kyle Lowry, alla fine non è stato incluso in nessuna Woj Bomb e rimarrà a Toronto, o per meglio dire a Tampa Bay, fino al resto della stagione. Ma anche se non ci sono stati i fuochi artificiali si sono comunque consumate ben 16 trade, un nuovo record per la deadline coinvolgendo quasi il 10% dei giocatori, e le mosse effettuate potrebbero ridisegnare le gerarchie in vista dei playoff, specialmente sulla costa Est.

Il pulsante rosso dei Magic

I Magic si sono finalmente decisi a premere il tasto dell’autodistruzione, scambiando in poche ore i loro tre giocatori più rappresentativi cercando di accumulare asset ed abbandonandosi al tanking più sfrenato. Orlando in questo momento è al penultimo posto nella Eastern Conference e tagliata fuori da ogni discorso di playoff, quindi ha perfettamente senso abbandonare ogni velleità e ricominciare da capo. Solo che negli ultimi anni la dirigenza era stata sempre molto restia nello smontare la squadra, quindi la velocità con la quale ha deciso di resettare tutto ha stupito molti.

La prima mossa è arrivata a sorpresa, con Nikola Vucevic fresco di All-Star Game spedito a Chicago in cambio di Wendell Carter Jr., Otto Porter e due prime scelte al Draft rispettivamente nel 2021 e nel 2023 protette 1-4. Una scommessa forte dei Bulls, che a loro volta cercheranno a tutti i costi di arrivare ai playoff quest’anno e di accelerare il processo di crescita del loro giovane nucleo.

Vucevic sta vivendo la miglior stagione della sua carriera, viaggiando a quasi 25 punti di media tirando il 40% da tre e con il 56% di percentuale reale, a cui aggiunge 12 rimbalzi e 4 assist di media. Si accoppierà armoniosamente con Zach LaVine, almeno nella metà campo offensiva, e rappresenterà una presenza che i Bulls non avevano nel reparto lunghi in termini di punti e pericolosità offensiva. Chicago inoltre ha sistemato ulteriormente il proprio roster prendendo da Washington Troy Brown Jr. e Mo Wagner (poi girato ai Celtics per Daniel Theis) in cambio di Daniel Gafford e Chandler Hutchinson.

Immediatamente dopo è arrivata la notizia dell’interessamento dei Boston Celtics per Evan Fournier, con Ainge che si è scrollato di dosso la ormai celebre ritrosia nel fare mosse durante la stagione nonostante le centinaia di voci. Boston ha usato due seconde scelte per assorbire il contratto del francese con la Trade Player Exception generata dalla sign & trade di Gordon Hayward a Charlotte in estate. Una mossa a basso costo per Ainge che inserisce un solido attaccante in una squadra che aveva disperatamente bisogno di profondità specialmente in uscita dalla panchina e che sarà free agent a fine anno. Forse i tifosi Celtics avrebbero preferito un colpo ad effetto per sbloccare una stagione per ora trascorsa nella mediocrità - si parlava insistentemente di Aaron Gordon -, ma Fournier rimane una buona soluzione nel breve tempo per dare a Brad Stevens materiale umano con il quale lavorare.

https://twitter.com/EvanFourmizz/status/1375118710705422344

Il buongiorno di Fournier ai suoi nuovi tifosi.

Aaron Gordon invece, molto corteggiato, è finito a Denver, dove proverà a interpretare il ruolo svolto durante gli scorsi playoff da Jerami Grant, e garantire un’ala versatile da opporre difensivamente alle tante superstar in quel ruolo che popolano la costa Ovest. Dopo aver richiesto a gran voce di essere ceduto negli scorsi giorni, finalmente Gordon approda in una squadra con il talento offensivo per sbloccare una parte del suo gioco ancora rimasta nell’ombra. Accanto a due creatori dinamici come Nikola Jokic e Jamal Murray potrà giocare senza forzare la soluzione personale, affidandosi più al suo tiro piedi a terra (47.2% in triple catch & shoot) piuttosto che dal palleggio e approfittando di una squadra tra le migliori quando si parla di assistenze (26.8). Per ottenerlo i Nuggets hanno dovuto inviare ad Orlando Gary Harris, RJ Hampton - la scelta di Denver all’ultimo Draft - e la prima scelta 2025 protetta. Un discreto affare per i Nuggets che ora lo affiancheranno a Michael Porter Jr. per avere un duo di ali sovradimensionate e moderne adatte al gioco di coach Michael Malone.

Come si sono mosse le Contender ad Est

La prima mossa tra le migliori squadre ad Est l’ha fatta Milwaukee, salvando P.J. Tucker dalla decadenza di Houston e aggiungendo un uomo di rotazione utile per avere più flessibilità ai playoff. Il tutto a un prezzo molto conveniente, visto che in Texas sono finiti D.J. Augustin e D.J. Wilson e una scelta non protetta nel primo giro del 2023 mentre a Milwaukee oltre a Tucker sono stati aggiunti Rodions Kurucks e la prima non protetta degli stessi Bucks nel 2022, che questi avevano ceduto anni fa a Cleveland per George Hill e che era stata successivamente inserita nella trade per James Harden. Inoltre Houston acquisisce il diritto di scambiare la propria scelta al secondo turno nel prossimo Draft con quella al primo di Milwaukee, salendo in pratica di una decina di posizioni.

Una trade vantaggiosa per i Bucks, che si riprendono la preziosa scelta 2022 (evitando quindi di rimanere intrappolati nella Stepien Rule) e si liberano del contratto di Augustin scendendo sotto la Luxury Tax. In più ovviamente potranno beneficiare dell’esperienza e versatilità di un veterano come Tucker, che gli garantisce finalmente quel lungo tattico con il quale finire le partite nel caso in cui coach Budenholzer volesse sperimentare con quintetti piccoli. Nonostante le tante mosse estive, infatti, i Bucks erano ancora corti nel ruolo di ala per affrontare tanti minuti con Giannis Antetokounmpo da 5, e Tucker ha passato la seconda parte della sua carriera a battagliare contro avversari ai quali arrivava alle clavicole. Certo con il passare delle stagioni il suo impatto in attacco è diventato sempre più limitato alle triple dagli angoli, che rappresentano oltre la metà delle sue conclusioni e che tira al 38.7%, e il suo Usage è ormai agli sgoccioli (questa stagione il 7.7%). Ma la sua duttilità può essere molto utile ai Bucks, specialmente nella metà campo difensiva, anche in un ruolo ridimensionato rispetto ai migliori anni a Houston, uscendo dalla panchina.

Nei primi 43 minuti giocati in maglia Bucks Tucker ha preso solo 4 conclusioni, tutte triple dall'angolo, segnandone una.

Milwaukee e Brooklyn non si sono mosse nella giornata finale di mercato mentre Philadelphia, una delle destinazioni più probabili per Kyle Lowry, ha deciso di virare su una mossa a costo ridotto, imbastendo una trade a tre con gli Oklahoma City Thunder e i New York Knicks per arrivare a George Hill. I Sixers hanno quindi ottenuto il play dei Thunder e Ignas Brazdeikis, OKC ha preso Tony Bradley, Austin Rivers e due seconde scelte 2025 e 2026 (aggiornando il tassametro a 34 scelte tra primo e secondo giro nei prossimi sette anni), ai Knicks sono andati Terrance Ferguson,Vincent Poirier (già tagliato) e una seconda scelta 2021. Hill non è Lowry, ma rimane un veterano rodato e affidabile che risponde alle esigenze di Phila, ovvero un innesto nel backcourt capace di giocare due ruoli e tirare sopra la media NBA da tre punti. Inoltre rispetto al giocatore dei Raptors, Hill è sotto contratto per 10 milioni in questa e nella prossima stagione, quest’ultimi però solo garantiti per 1.8 milioni. Un upgrade sensato per Morey, effettuato senza rompere il salvadanaio come dai report sembrava chiedere Toronto per Lowry - si parlava di Matisse Thybulle, Tyrese Maxey e due prime scelte, oltre ovviamente a Danny Green ed altri contratti per far funzionare lo scambio - e mantenendo intatto il gruppo che è ad oggi al vertice della Eastern Conference e ha vinto sette delle ultime otto senza Joel Embiid.

Poche ore dopo non essere stato scambiato Danny Green ha segnato 28 punti fondamentali nella vittoria di Philadelphia a Los Angeles.

I Celtics invece dopo l’affare Fournier sul gong hanno spedito Daniel Theis a Chicago per Mo Wagner, una mossa dettata soprattutto dalla prossima free agency del tedesco e dalla necessità della proprietà di scendere sotto la Luxury Tax. Theis era però uno dei pretoriani di Brad Stevens, e nel tempo era diventato parte integrante dell’attacco dei Celtics con i suoi blocchi e le sue letture. Ora Boston cercherà nel mercato dei buyout, nella speranza che Robert Williams sia presto pronto a giocare più minuti o che Tristan Thompson si adatti meglio di come fatto nella prima metà di stagione.

I Miami Heat sono stati a lungo in attesa di capire le mosse di Masai Ujiri riguardo Kyle Lowry, e quando hanno capito che il prezzo sarebbe stato troppo alto per i loro gusti (cioè l’inserimento di Tyler Herro) hanno rapidamente attuato il piano B andando a prendere a Sacramento Nemanja Bjelica per Chris Silva e Moe Harkless e soprattutto Victor Oladipo in cambio di Avery Bradley, Kelly Olynyk e il diritto a scambiare la scelta 2022. I Rockets hanno cercato disperatamente di piazzare Oladipo per tutta questa finestra di mercato, dopo che quest’ultimo ha declinato il rinnovo contrattuale, non trovando però nessun compratore ben disposto ad accontentarli. D’altronde Oladipo non sembra essere più l’All-Star visto in Indiana qualche anno fa e nelle ultime tre stagioni ha giocato solo 84 partite, tirando con il 41.3% dal campo e il 33.4% da tre punti. Ma gli Heat, che hanno resuscitato casi anche più gravi e da tempo erano avvicinati a Oladipo per la prossima free agency, non si sono lasciati scappare l’opportunità di inserire un talento del genere nel loro parco esterni, che se tornasse ai fasti del passato sarebbe in grado di spostare non poco gli equilibri della conference. E molto probabilmente Miami Beach sarà la nuova casa di LaMarcus Aldridge, fresco di buyout da San Antonio. Spiegaci come fai Pat.

Cosa è successo ad Ovest e il mercato dei buyout

Sulla costa Ovest in realtà non è successo molto. I Lakers non si sono mossi dopo gli infortuni di LeBron James e Anthony Davis, inserendosi anche loro nella corsa per Kyle Lowry ma uscendone quando il prezzo richiesto superava le disponibilità (in questo caso si parlava di Dennis Schroeder, Kentavious Caldwell-Pope e soprattutto Talen Horton-Tucker). I Clippers invece, alla ricerca di una point guard in grado di mettere ordine nelle esecuzioni a metà campo, hanno optato per scambiare Lou Williams e due seconde scelte per Rajon Rondo, che torna così a Los Angeles dopo il titolo dello scorso anno.

Denver come detto è stata la più attiva e oltre al colpo Aaron Gordon festeggerà il ritorno in Colorado di JaVale McGee. Dallas e Golden State invece hanno effettuato delle mosse di contorno che però impatteranno sulla vita professionale dei nostri connazionali in NBA. I primi hanno ottenuto Nicolò Melli e J.J. Redick da New Orleans in cambio di James Johnson, Wes Iwundu e una scelta al secondo giro, in quello che potrebbe essere un nuovo inizio per Melli dopo le tante difficoltà di questa stagione. Golden State invece ha mandato Brad Wanamaker a Charlotte, liberando di fatto dei minuti per Jordan Poole e Nico Mannion, e l’infortunato Marquese Chriss a San Antonio per risparmiare sulla luxury tax.

Persa la corsa per Aaron Gordon, Portland ha ripiegato su Norman Powell di Toronto, che potrebbe diventare free agent in estate se non esercitasse la sua player option (come appare più che probabile), inserendo un’ulteriore opzione offensiva accanto a Dame Lillard e C.J. McCollum. Powell in questa stagione sta giocando il miglior basket della sua vita, segnando quasi 20 punti di media a partita tirando con oltre il 64% di percentuale reale, e si farà pagare la prossima estate. A Toronto invece sono arrivati Rodney Hood e Gary Trent Jr., con quest’ultimo che ha seguito le orme paterne visto che Gary Trent Sr. nel 1998 fu scambiato proprio da Portland in Canada (e sempre al suo terzo anno nella lega). Anche lui a fine stagione sarà restricted free agent ma i Raptors sperano a un costo più sostenibile rispetto a Powell, inoltre la sua giovane età gli permette di inserirsi meglio nella nuova timeline di Toronto.

Negli ultimi mesi Gary Trent Jr. aveva trovato maggior spazio, complice anche l'infortunio di C.J. McCollum, dimostrando di valere un investimento economico in estate.

Gli Houston Rockets escono da questa Deadline come i maggiori sconfitti. Hanno cercato inutilmente di piazzare Oladipo in giro prima di doversi accontentare di un prezzo irrisorio in termini di giocatori e asset. Kelly Olynyk e Avery Bradley erano praticamente superflui nella rotazione ai playoff di Miami e difficilmente troveranno la loro utilità in Texas. Inoltre lo swap di pick con Brooklyn e Miami inserito nello scambio ha un valore solamente simbolico, visto che è quasi impossibile pensare che una di queste due squadre arriverà sotto Houston alla Lottery.

Questa però è anche la mossa che chiude la trade di James Harden, e c’è da chiedersi se forse non sarebbe stato meglio tenersi Caris LeVert e Jarrett Allen (al netto del loro costo a lungo termine in termini di contratto) piuttosto che una star scontenta e in declino fisico con poco mercato come Oladipo. I Rockets in questo momento sono la peggior squadra della lega e vista la loro situazione in termini di pick (molte già impegnate verso OKC per lo scambio Paul-Westbrook) e talento giovane (oltre a Christian Wood cosa c’è?) avranno una finestra molto stretta per rilanciarsi. I dubbi che possano farlo con questa proprietà rimangono.

Per chi non ha trovato una nuova sistemazione entro la giornata di ieri rimane la possibilità di chiedere un buyout con la propria squadra per poi muoversi autonomamente. Così ha già fatto Blake Griffin con Detroit firmando subito dopo con i Brooklyn Nets e così faranno anche LaMarcus Aldridge e Andre Drummond, che hanno già trovato l’accordo economico con le rispettive franchigie. Ora sono liberi di andare in una contender che ha bisogno di peso sotto canestro - si parla di Miami Heat per il primo e di Brooklyn Nets o Los Angeles Lakers per il secondo - per provare a conquistare il titolo. Si aggiungeranno altri nomi, magari tra quelli scambiati nelle ultime ore, per concludere la guerra agli armamenti prima dell’inizio dei playoff, previsto per il 18-21 maggio con i tornei play-in e il 22 con il primo turno di post-season. La Trade Deadline serve a ricordarci che ora si fa sul serio, per davvero.

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