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Marco D'Ottavi
Alperen Sengun ti fa nascere il dubbio
22 nov 2023
22 nov 2023
Il centro turco è già abbastanza forte per costruirgli i Rockets attorno.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Xinhua
(foto) IMAGO / Xinhua
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Alperen Sengun ha il sorriso beffardo di chi sta sempre pensando a come fregarti, i ricci sparpagliati sopra la testa e un pizzetto fatto a batuffoli. Nel 2021, a 18 anni, ha vinto il premio di MVP del campionato turco; poche settimane dopo viene scelto dagli Oklahoma City Thunder con la 16^ chiamata al Draft, ma con l’accordo di essere girato agli Houston Rockets. Gli scout avevano evidenziato, e non era difficile, l’eccezionale tecnica del suo gioco sotto canestro, ma anche tutti i limiti di un lungo dal fisico acerbo e dalle capacità atletiche sotto la media.In una delle peggiori squadre della lega, Sengun sembrava uno scherzo. Un centro col fisico del vostro migliore amico (se il vostro amico fosse alto due metri e undici centimetri) che gioca un basket fatto di angoli invisibili, tiretti a una mano e movimenti usciti da un video in bianco e nero che cercava di mettersi in mostra in quintetti sempre più disfunzionali. Aveva futuro o non aveva futuro nella lega più difficile del mondo? Il bello del basket è che può essere dominato nelle maniere più varie, ma quella in cui provava a farlo Sengun era obiettivamente troppo imperscrutabile e soprattutto lontano dai canoni della NBA.

Oggi questi dubbi sono stati spazzati via. Se già la scorsa stagione era evidente come bastasse la sua sola presenza in campo per migliorare di una spanna l’attacco degli Houston Rockets (non che fosse impossibile, visto che erano regolarmente tra i peggiori della lega), in questo inizio di stagione, in una squadra che improvvisamente sembra avere trovato un senso anche quando perde, il turco ha fatto un bel salto in avanti e già si parla di lui come di un possibile All-Star. Nel nuovo corso della franchigia texana - che in estate si è andata a prendere Fred VanVleet, Dillon Brooks e soprattutto Ime Udoka in panchina, spendendo tantissimi soldi e dimostrando di voler tornare a essere competitiva il prima possibile -, Sengun può davvero diventare la pietra angolare su cui costruire il resto del roster.Il nuovo Jokic?C’è un aspetto però che non può essere ignorato parlando di lui, ovvero la similarità nel gioco con Nikola Jokic, il migliore giocatore al mondo in questo momento. È sbagliato e sgradevole come termine di paragone - vista la distanza di età e di impatto nella lega - ma è impossibile non farlo. È anche quasi surreale se ci pensate: il più improbabile unicorno di questo sport che ha una specie di cosplayer più giovane. Ovviamente l’imitazione fa parte dello sport: per ogni Jordan esisterà un Kobe e per ogni Kobe un Tatum, ma pensare che a distanza di una manciata di anni avremmo visto in NBA un talento in copia carbone di quello del serbo era veramente difficile da pronosticare.Proprio per evidenziare questo strano glitch sono spuntati diversi soprannomi per il turco che contengono la parola Jokic declinata in maniera più o meno ironica. I più pigri sono Next Jokic e Baby Jokic, il più ispirato è forse Bizzarro Jokic, usato in questo video dell’account Youtube Thinking Basketball, recentemente invece Bill Simmons - difficile dire con quanto affetto e quanta malignità - lo ha chiamatoDiscount Jokic a sottolineare come al momento sia, e verrebbe da dire per forza, una versione minore del serbo sotto tutti i punti di vista.

Questa specie di tiro su una gamba di Sengun è forse la cosa più discount del pacchetto, un incrocio un po’ loffio tra il fade-away di Nowitzki e il Sombor Shuffle di Jokic, che però funziona piuttosto bene.

Se non avete mai visto Sengun giocare, e vi consiglio di rimediare, ci vuole davvero poco ad accorgersene. Non è solo l’altezza - entrambi sono ufficialmente alti 2.11, anche se si dice che in estate il turco sia cresciuto ancora - o il fisico massiccio ma non definito (anche se Jokic pesa almeno 15 chili in più), è anche e soprattutto il resto. Prendete questo assist:

Queste giocate flashy - passaggi schiacciati dietro la testa, finte fatte con gli occhi, bullet-pass, tiri che diventano assist a mezz’aria - sono la parte più evidente e divertente del paragone tra i due. I giocatori con questa visione di gioco e senso estetico per l’assist non sono poi tanti, e ancora meno nel ruolo di centro. Veder giocare Sengun è divertente, così come lo è vedere Jokic. Ma se con il serbo, nei limiti del possibile, ci siamo abituati, il turco è quasi un'esperienza nuova ogni volta che scende in campo. Se dovessi farvi vedere questo assist fatto da seduto, facendo passare il pallone sopra la testa dell’avversario alle spalle e pescando il compagno che taglia, nascondendo in qualche modo la faccia e la divisa, riuscireste a non pensare a Jokic? E questo passaggio schiacciato dietro la schiena mentre sta ruotando dalla parte opposta? E questo, mandando al bar tutti i Toronto Raptors?

C’è poi il gioco in post, fondamentale un po’ impolverato di cui entrambi sembrano conoscere i segreti ancestrali, o un certo istinto per i rimbalzi presi saltando non sopra ma meglio degli altri. Se a Jokic, più pesante, spesso basta la forza e l'equilibrio nella parte alta del corpo per spostare gli avversari fin sotto canestro e poi segnargli in faccia sfruttando il suo incredibile tocco, Sengun è più un derviscio che usa piedi da ballerino per scivolare alle spalle degli avversari con spin e passi incrociati di pregevole fattura. In estate però ha lavorato anche sulla forza, e i miglioramenti si vedono: nell’ultima partita contro i Lakers ha segnato il canestro del momentaneo pareggio a 4 secondi dal termine “spingendo” di forza LeBron.

Ovviamente è un accostamento che non deve essere frainteso. Non basta segnare dal midrange di tocco, passare un pallone dietro la schiena o saper giocare spalle a canestro per essere Jokic. Sengun è ancora lontano dalla chirurgica precisione con cui il serbo viviseziona le difese avversarie e le batte sera dopo sera coinvolgendo tutti i compagni. Ha un volume di gioco minore rispetto a Jokic in tutto e un’efficienza minore (in post, ad esempio, ci va circa metà delle volte). Per somigliare davvero al serbo dobbiamo aspettare di vederlo, anno dopo anno, guidare un attacco costantemente tra i migliori della NBA e non basta farlo per 12 partite, per quanto in maniera sorprendente, in una squadra dal record di 6-6. È questa la parte difficile, quella che forse non vedremo mai.Anzi, si può dire che questo paragone sia più una scocciatura che altro per Sengun, per quanto sia il primo a rivendicarlo ammettendo la somiglianza. Dobbiamo aspettarci che tra qualche anno il turco diventi il miglior giocatore della lega, una macchina di triple doppie viventi? E se non dovesse riuscirci, sarebbe un fallimento? Già più di qualcuno sta facendo notare come le statistiche di Sengun in questa stagione siano piuttosto simili a quelle di Jokic al terzo anno in NBA (e, volendo esagerare, Jokic è arrivato in NBA due anni più tardi, per cui se questo discorso avesse un valore reale, Sengun dovrebbe essere più forte del serbo in potenza) e anche Michael Malone, dopo la partita tra Houston e Denver, vinta dai Rockets anche grazie a Sengun, ha detto che «era come vedersi allo specchio», a far capire come la squadra di Udoka stia cercando in qualche modo di copiare il loro stile anche perché Sengun “fa lo Jokic”.

C’è da dire che lo stesso Jokic, dopo la partita dell’anno scorso, aveva fatto i complimenti a Sengun, dicendo che forse l’attacco di Houston doveva passare di più dalle sue mani. Detto, fatto.

Sengun nei nuovi RocketsTra i Rockets, però, c’è molto ottimismo. Soprattutto Udoka sembra ipnotizzato dal talento di Sengun: «Penso che il suo QI sia ancora più alto di quanto si pensi», ha detto recentemente. «Capisce davvero il gioco», un’altra frase che sembra uscita da una dichiarazione qualunque su Jokic. Se, teoricamente, Jalen Green sarebbe il giocatore più importante per loro da sviluppare, Sengun sembra averlo superato nelle gerarchie. Udoka gli sta mettendo la palla in mano sempre più spesso (26.9% di Usage contro il 21.4% dello scorso anno) e lo sta coinvolgendo come non mai nel pick and roll (da 3.4 a partita a 8.3), soprattutto con VanVleet, con i due che stanno costruendo una bella intesa.

Certo, non è tutto perfetto. Sengun deve migliorare nel tiro da tre, sia nelle percentuali che nella selezione; troppo spesso passa tiri aperti; deve diventare una minaccia offensiva non solo quando rolla verso il canestro ma anche quando si apre. La mano sembra però piuttosto delicata ed è solo questione di tempo per arrivarci. Deve migliorare a livello atletico, anche se - come detto - su questo aspetto sta lavorando bene, soprattutto nel crearsi una sorprendente flessibilità che lo aiuta a finire al ferro (avete mai visto una persona così grande fare la spaccata con questa facilità?). In difesa, poi, gli sembra mancare qualcosa per entrare nell’élite tra i protettori al ferro, ma il sistema difensivo che sta mettendo su Udoka lo sta aiutando a non sembrare più un piccione in tangenziale, come accadeva ogni tanto nelle prime due stagioni con i Rockets. I numeri, in ogni caso, sono dalla sua parte. Sia quelli personali - Sengun è al massimo in carriera per punti segnati, assist e percentuale al tiro - che di impatto sulla squadra. Con lui in campo i Rockets hanno un +9.1 di Net Rating, mentre con lui fuori è di -8.3. Un dato forse difficile da mantenere così ampio sul lungo periodo, ma che dice molto su quanto, oltre la spettacolarità, Sengun sia un fattore in questa squadra.È difficile anche dire se i Rockets si aspettassero un giocatore simile. Paradossalmente la sua crescita cambia anche i loro piani. Se Sengun dovesse continuare così, in estate il capo della dirigenza Rafael Stone potrebbe iniziare a pensare a che roster costruirgli intorno per farlo rendere al massimo. È più probabile che Sengun non diventi mai davvero il nuovo Jokic, ma sarebbe tremendo non provare a scoprire davvero cosa può diventare.

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