
La vittoria di Boston nella serie di secondo turno contro New York era data per scontata. Nei quattro precedenti di stagione regolare i Celtics avevano sempre vinto facilmente, con i Knicks che non erano mai riusciti a reggere la valanga di triple subite. Sembrava dovesse essere il copione anche di questa serie, con New York ad aspettare la sconfitta per mettere in discussione il lavoro di Thibodeau, che per tutta la stagione non è sembrato in grado di trasmettere il proprio messaggio, di riuscire a dare una forma concreta a un gruppo che a fasi alterne ha difeso male o attaccato male, mai difeso e attaccato bene allo stesso tempo.
Le cose invece stanno andando molto diversamente. I Knicks sono avanti 3-1 nella serie dopo la vittoria di ieri, e l’infortunio subito da Tatum sembra chiudere ogni possibile speranza di rimonta. Ma come si è arrivati a questo punto?
IL TEMA DELLE TRIPLE
New York ha vinto le prime due partite della serie fuori casa perché i Celtics hanno sbagliato troppe triple, triple che poi sono entrate in gara-3, vinta agevolmente. Live by the three, die by the three è il mantra: i Celtics giocano in questo modo, e questo modo gli fa vincere più partite di quelle che gli fa perdere. Se segnano da 3 punti con percentuali sufficienti, non c’è partita (hanno tirato 20 su 40 in gara-3, vincendo senza sforzo), se non entrano con percentuali sufficienti, c’è una partita. In gara-1 e gara-2 hanno segnato appena 25 triple su 100 tentate (15 su 60 e 10 su 40) dando ai Knicks la possibilità di rientrare nel terzo quarto dopo essere stati in vantaggio di 20 punti.
Più che meriti dei Knicks, in queste rimonte sembrava esserci stata la sfortuna al tiro di Boston e anche una certa idiosincrasia verso modi diversi di gestire l’attacco, che abbassassero il ritmo della gara rendendo più difficile il rientro degli avversari.
Gara-4 però sembrava dovesse seguire lo stesso piano di gara-3, viste le percentuali simili dall’arco, ma i Celtics hanno perso lo stesso, subendo un’altra rimonta nel terzo quarto, questa volta da -14 a +8. Al di là delle cifre e se questo sia un record o meno, si tratta di qualcosa di totalmente inaspettato per veramente tutti.
LA RINATA DIFESA DEI KNICKS
La difesa di New York non è fatta per levare le triple a Boston, ma rispetto a quanto visto in stagione fin qui è stata un’altra difesa, molto più attenta e disposta al sacrificio. «Grazie a Dio per i Pistons» è l’espressione uscita dagli spogliatoi dopo l’ultima vittoria, a indicare come l’intensità e la durezza della serie contro i Piston abbiano risvegliato lo spirito competitivo del gruppo, che ora potrebbe portarli a una finale di Conference tutt’altro che proibitiva contro Indiana.
Certo, non basta lo sforzo per trasformare una difesa. Thibodeau, rispetto alle partite contro i Celtics di stagione regolare, ha potuto contare sulla presenza del centro Mitchell Robinson, e sulla sua capacità di difendere anche lontano dal canestro e soprattutto dominare a rimbalzo. Robinson ha spaventato talmente tanto i Celtics da spingere Mazzulla a cercare il fallo sistematico su di lui, per costringerlo da andare in lunetta, dov’è disastroso, nella speranza di costringere Thibodeau a toglierlo dal campo.
Nell’azione decisiva di gara-2, i Celtics hanno portato un blocco per togliere Anunoby dalla marcatura di Tatum, lasciandolo in isolamento con Mitchell fuori dalla linea da tre punti. Mitchell non solo è riuscito a tenere la copertura su Tatum, ma l’ha anche spinto verso sinistra, dove è arrivato il cambio con Anunoby e infine la stoppata decisiva di Bridges in aiuto. Un clinic difensivo da parte del trio dei Knicks e con un livello di attenzione che non si era mai visto fino a questa serie.
Ed è particolare come il punto debole principale del sistema difensivo dei Knicks al momento di entrare nella serie, cioè la capacità di reggere i cambi sui blocchi avendo in campo contemporaneamente Brunson e Towns, sia diventato il problema cardine per Boston nei finali di partita. Quando i Knicks cambiavano, invitavano i Celtics a prendere tiri senza ritmo e non ben costruiti, che però hanno quasi sempre sbagliato, condannandosi da soli.
Al contrario, in attacco, Jalen Brunson, Towns e Mikal Bridges hanno segnato con regolarità questo tipo di tiri, distruggendo Boston dal midrange, o comunque in tutte quelle conclusioni un po’ forzate, costruite non con dei precisi schemi offensivi ma solo grazie al loro talento. Tutto secondo i piani di inizio stagione, se non fosse che fino a una settimana fa non si era ancora visto.
BRUNSON, MA ANCHE ALTRO
L’attacco dei Knicks è stato Brunson-dipendente per tutta la stagione, ma quello che potrebbe (e dovrebbe essere) un limite è diventata una forza. Brunson è oggi uno dei giocatori più decisivi della NBA in attacco, e questi playoff lo stanno dimostrando. Contro i Celtics ha segnato dei canestri che uno col suo fisico semplicemente non dovrebbe segnare.
Nei finali di partita, poi, diventa una specie di divinità. Nelle 10 partite di playoff giocate fin qui ha superato i 100 punti complessivi segnati nei quarti quarti. Per tornare a una cifra simile bisogna rispolverare un Kobe Bryant d'annata, un vintage 2003. In gara-4 Brunson è diventato il primo giocatore nella storia dei Knicks a registrare in una partita ai playoff più di 35 punti, 10 rimbalzi e 5 assist, dal leggendario Walt “Clyde” Frazier.
E dove non arrivava Brunson, sono arrivati i canestri di Towns, che in una serie in cui doveva essere aggressivo, contro una squadra che gli dava la possibilità di trovarsi mismatch grazie ai cambi continui, è stato aggressivo, punendo la difesa avversaria. Non con le triple come accaduto contro Detroit (solo una segnata in 4 partite contro Boston) ma con il gioco nei pressi del pitturato. Towns ha chiuso gara-4 con 11 su 15 dal campo, prendendosi tiri vicino a canestro, dove la forma precaria di Porzingis e l’età di Horford non potevano competere.
Ma il vero colpo di fortuna (o bravura) per i Knicks è stato trovarsi il miglior Mikal Bridges possibile al momento giusto. Per la prima volta in stagione Bridges ha fatto vedere perché New York ha speso 5 prime scelte per averlo: con lui, Anunoby e Hart, Thibodeau ha tre in grado di uscire forte sui blocchi e cambiare su tutti, cosa che ha mandato fuori giri l’attacco di Boston. «Penso che la loro pressione ci abbia fatto uscire da molte azioni e ci abbia tolto il ritmo» ha detto il Mazzulla a fine gara-4.
Soprattutto però l’importanza di Bridges si è vista nei canestri segnati in volata, nella sua capacità di infilarsi in palleggio nel midrange e rilasciare un fadeaway pulitissimo e mortifero. Bridges non ha mai trovato continuità nei primi tempi delle partite, ma sempre nei finali punto a punto (28 punti totali nei primi tempi, 26 nei quarti quarti), e non è un caso allora che l'andamento delle partite abbia seguito l'andamento delle sue prestazioni.
La sequenza chiave di gara-4 (arrivata sul +1 Boston, con 7 minuti sul cronometro dell’ultimo quarto) ha proprio Bridges come protagonista. Palla in mano in punta contro Derrick White, dopo due blocchi diversi portati da Mitchell sul marcatore, Bridges riesce a penetrare in area e arrivare fino al gomito, dove Porzingis gli si mette davanti, senza però uscire per paura di cosa succede alle sue spalle. Bridges può quindi alzarsi dal midrange e segnare il canestro del sorpasso 100 a 99.
L’azione successiva ha visto Tatum fare un lob nel pitturato per Porzingis, dopo aver messo Mitchell in mezzo al pick and roll. Il lettone riceve e punta il canestro, dove si trova sotto Bridges in aiuto che mette il corpo e gli fa sbagliare il canestro. Il rimbalzo è di Mitchell e nell’azione successiva dei Knicks c’è una penetrazione di Anunoby a canestro puntando sempre Porzingis per il +3. Nel momento decisivo della gara, i Knicks hanno trovato una chiarezza d’intenti anche oltre a Brunson.
NEW YORK, NEW YORK
Il palazzetto, l’iconico Madison Square Garden, è stato all’altezza dei giocatori in campo, sostenendo la rimonta con un tifo martellante e infernale. Si dice che quando i Knicks vanno bene, in tutta la città di New York si respira un’altra aria e lo si vede bene anche dalla folla oceanica appostata fuori dall’arena, dove è stato allestito un maxischermo. New York è una città importantissima per il basket e la NBA, e i Knicks sono una delle franchigie storiche e più seguite.
Da questo punto di vista è già una vittoria per la dirigenza guidata da Leon Rose, che ha raccolto una franchigia allo sbando e l’ha trasformata in una squadra capace di mettere insieme due stagioni da 50 vittorie, e soprattutto che è arrivata a un passo da eliminare i campioni in carica per guadagnarsi un posto alle finali di Conference.
Erano 25 anni che i Knicks non arrivavano a questo livello, una generazione intera il cui picco massimo è stata l’uscita al secondo turno contro i Pacers negli anni di Carmelo Anthony. Quella di ieri notte è stata la partita più importante della storia contemporanea dei Knicks.
IL FUTURO INCERTO DI BOSTON
Dall’altra parte i Celtics sono apparsi in totale confusione, aggrappati all’hero ball di Tatum molto più del dovuto. La stella di Boston ha risposto con ottime percentuali dal campo (16 su 28), ma se nei finali di partita di gara-1 e gara-2 non aveva gestito bene il pallone, ieri è arrivato un infortunio a toglierlo dalla partita e a decretare con certezza la sconfitta dei Celtics (a cui comunque la partita sembrava già scappata di mano).
L’infortunio è arrivato in una situazione senza contatto, con il numero 0 che ha provato ad andare su un pallone conteso sentendo qualcosa succedere alla sua caviglia. Le sensazioni non sono buone e si parla di possibile rottura del tendine di achille. Con 705 partite giocate, Tatum ad oggi è il giocatore che ha giocato più partite in NBA da quando è stato draftato nel 2017.
Ci sarebbe da fare anche un discorso su quanto sia diventato frequente che la stella di una squadra si infortuni ai playoff (abbiamo visto uscire dai giochi Lillard, Curry e Tatum nell’arco di due settimane) e su quanto sia ormai necessario trovare dei modi per accorciare il numero di partite della stagione regolare e allungare i giorni di riposo tra una partita e l’altra. Cercare insomma di minimizzare i rischi di infortuni.
Ma purtroppo in questo momento la NBA non sembra disposta a discuterne, vista la prospettiva di minori guadagni che comporterebbe: i dirigenti, i giocatori e le televisioni, hanno scelto di fare finta che gli infortuni siano del tutto casuali. Non è ovviamente così, basti pensare a come sono andati l’anno scorso i playoff a est, con i Knicks eliminati non potendo praticamente schierare più titolari contro i Pacers.
Non che la serie sia già finita, i Celtics sulla carta possono ancora vincere 3 partite consecutive contro i Knicks, ma farlo senza Tatum sarà ancora più difficile, anche perché bisognerà vedere quanto i giocatori di Boston riusciranno a essere mentalmente nella serie. La durata dell’assenza di Tatum infatti stabilirà anche il futuro dei Celtics: con tutto quello che comporta ora l’avere un monte salari così alto sarà difficile mantenere questa squadra così com’è senza l’apporto di Tatum.
Tutti discorsi da monologhi interiori però, perché il frastuono dei tifosi dei Knicks in festa al Garden e per le strade di New York ha coperto ogni altra cosa. Per i Celtics il futuro è in bilico, per i Knicks il futuro è adesso.