È passato più di un anno da quando ha preso il via la stagione di college basket 2019-20, virtuale semaforo di partenza per tutti gli addetti ai lavori e appassionati che si occupano di Draft NBA. Era il 5 novembre 2019 e nessuno aveva in programma di far fronte a una stagione di “lavoro” di dodici mesi pieni. Eppure ci siamo: questa lunghissima stagione di analisi e valutazioni troverà il suo momento culmine nella notte tra il 18 e il 19 novembre quando, finalmente, le squadre NBA faranno le loro scelte.
Nonostante il tempo extra che ci è stato concesso per studiare prospetti e piani delle franchigie, sembra chiaro che incertezza e indecifrabilità siano le parole più adatte per descrivere questa annata. Oltre ai tempi dovuti al COVID che hanno cambiato percezione e modus operandi degli specialisti, bisogna considerare anche una classe che non porta in dote dei sicuri gamechanger, dove solo una decina di prospetti sembrano certi del primo giro e alcuni che hanno una forbice talmente ampia che potrebbero trovarsi ai piedi della Lottery come fuori dalle prime 60.
Sarà un Draft di filosofie, nel quale i General Manager sceglieranno principalmente sulle skill e sulle caratteristiche cercando di immaginare dove andrà la lega nei prossimi anni. Sarà anche un Draft dove verrà anteposto il fit al BPA o alla scelta di valore, se non in rarissimi casi. Sarà un Draft di scambi, con molte squadre che non amano la posizione in cui scelgono (a cominciare dalle prime due) e altre che vorrebbero salire in modo da cambiare un oroscopo che al momento sembra segnato verso la mediocrità.
Nelle nostre previsioni cercheremo di dare indicazioni su quali saranno le squadre che potrebbero pensare a muoversi all’interno del Draft, ma non le terremo in considerazione nell’indicare la scelta. Anche solo per non farla ancora più difficile di quella che già è.