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Dario Vismara
I Milwaukee Bucks sono tornati a dominare la regular season
08 mar 2023
08 mar 2023
Non si vincono 16 partite consecutive per caso.
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Dario Vismara
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Foto di Melissa Tamez / Icon Sportswire
(foto) Foto di Melissa Tamez / Icon Sportswire
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Siamo arrivati ormai al quinto anno dell’era Mike Budenholzer sulla panchina dei Milwaukee Bucks e in questo lasso di tempo la squadra del Wisconsin non ha mai chiuso la regular season sotto al terzo posto a Est. Nelle ultime due stagioni, però, i Bucks hanno avuto un approccio più “rilassato” nei confronti della stagione regolare, lasciando per strada partite che normalmente avrebbero vinto pur di mantenere il più possibile in salute i propri giocatori migliori, chiudendo soltanto con il settimo miglior record della lega nel 2020-21 (46-26, terzi a Est) e nel 2021/22 (51-31, sempre terzi nella propria conference).Proprio l’ultima giornata della passata regular season ha mostrato in maniera inequivocabile quanto il coaching staff prediliga mantenere sotto controllo lo sforzo dei propri giocatori rispetto al miglior posizionamento possibile ai playoff. Con la possibilità di assicurarsi il secondo posto a Est vincendo l’ultima partita sul campo dei Cleveland Cavaliers, coach Budenholzer decise di tenere a riposo tutti i suoi titolari più importanti risparmiando loro il back-to-back dopo una facile vittoria contro Detroit. A Cleveland andò addirittura in scena la pantomima diJrue Holiday sceso in campo per appena sette secondi, giusto per “timbrare il cartellino” e assicurarsi un bonus da 306.000 dollari previsto dal suo contratto per aver cominciato la sua 67^ partita da titolare della stagione.

Una giornata di duro lavoro per il vecchio Jrue.

Con il senno di poi, i Bucks hanno finito per rimpiangere amaramente quella decisione. Magari avrebbero comunque perso quella partita contro Cleveland — che con una sconfitta rischiava di scivolare al decimo posto a Est, mentre con quel successo si assicurò l’ottavo, pur uscendo poi al torneo play-in —, ma il karma ha punito i Bucks costringendoli a giocarsi senza fattore campo il secondo turno di playoff contro i Boston Celtics. E pur avendo avuto l’opportunità di chiudere la serie in gara-6 davanti al proprio pubblico, trovandosi invece la strada sbarrata da una leggendaria prestazione da 46 punti di Jayson Tatum, c’è da credere che Grant Williams difficilmente avrebbe pescato una serata da 27 punti e 7/18 da tre se gara-7 si fosse disputata al Fiserv Forum invece che al TD Garden di Boston.Certo, sull’economia di quella partita e di quella serie pesa come un macigno l’assenza di Khris Middleton, infortunatosi in maniera sfortunata nella serie di primo turno vinta agilmente contro Chicago. E bisogna aggiungere che con la testa di serie numero 2 i Bucks avrebbero incrociato le spade di nuovo contro i Brooklyn Nets di Kevin Durant e Kyrie Irving (contro cui avevano rischiato di perdere nei playoff del 2021, vincendo solo al supplementare di gara-7) invece che contro i più morbidi Bulls di cui si sono sbarazzati in cinque comode partite. Ma da qualche parte nelle teste dei Bucks la sensazione di aver sfidato troppo gli dei del basket lasciando a riposo i titolari e decidendo scientemente di sacrificare il fattore campo al secondo turno. Quest’anno, non a caso, la musica è cambiata drasticamente.Una regular season a tre facceLa regular season dei Bucks fino a questo momento può essere divisa in tre macro-momenti. Pronti via, Giannis Antetokounmpo e compagni hanno inanellato una striscia di 9 vittorie consecutive per cominciare la stagione, battendo anche avversarie di livello come Philadelphia, Brooklyn e New York, forti della miglior difesa della lega (101 punti su 100 possessi concessi nelle prime nove gare tenendo gli avversari al 48% effettivo dal campo) e di conseguenza il miglior Net Rating della lega (+13.1). Dopo la partenza sprint, però, hanno avuto una parte centrale della regular season tutt’altro che esaltante. Dal 7 novembre al 22 gennaio i Bucks hanno avuto un record appena sopra al 50% di vittorie con 20 successi e 17 sconfitte, con il 21° differenziale su 100 possessi della lega (-1.2) complice un crollo verticale del loro attacco. In una lega nella quale si segna a livelli da record, in quel lasso di tempo i Bucks sono riusciti a realizzare appena 112 punti su 100 possessi, il quarto peggior attacco della NBA dietro quelli di Houston, Charlotte e Orlando — un rendimento semplicemente inaccettabile per una contender per il titolo. A tenere in piedi la squadra è stata come sempre la difesa, capace di rimanere in top-10 anche in un periodo di appannamento del genere sul quale ha pesato enormemente il difficile ritorno in campo di Khris Middleton.Dopo essersi sottoposto a un’operazione chirurgica in estate per risolvere un problema al polso, Middleton ha saltato le prime 20 partite di regular season per fare il suo esordio in campo a inizio dicembre in una sconfitta interna contro i Los Angeles Lakers. La sua permanenza nel quintetto dei Bucks è durata appena altre sei partite prima di alzare bandiera bianca per un infortunio ricorrente al ginocchio destro che lo ha portato a fermarsi per un altro mese a cavallo di dicembre e gennaio, acuendo ulteriormente i problemi della squadra che dovevano già fare i conti con la presenza a singhiozzo di Antetokounmpo, fuori anche lui per 10 giorni a metà gennaio. Non è un caso allora che dal 23 gennaio in poi con il rientro in pianta stabile di Antetokounmpo e di Middleton (in un inedito ruolo di sesto uomo in uscita dalla panchina per tenere sotto controllo il suo utilizzo, che non ha mai superato i 28 minuti) i Bucks abbiano inanellato una striscia di 16 vittorie consecutive, la più lunga di questa stagione in NBA e la migliore dalle 18 vinte tra il novembre e il dicembre del 2019. E sono tornati a farlo alla loro maniera: chiudendo a doppia mandata il canestro senza più concedere niente agli avversari.Dominanti come ai vecchi tempiIn una lega nella quale nell’ultimo mese e mezzo si è segnato al ritmo astronomico di 116 punti su 100 possessi di media, i Bucks ne hanno concessi appena 107.8 agli avversari, tenendoli sotto al 50% effettivo dal campo e a un solo tiro tentato per ogni possesso con un numero misero di rimbalzi offensivi concessi. La difesa di Milwaukee è semplicemente tornata a essere spaventosa e con le due stelle anche l’attacco è tornato a produrre a 121 di rating offensivo, il quinto migliore di tutta la NBA con la seconda miglior percentuale al tiro (58.7% effettivo). Pur continuando a concedere riposi sistematici qua e là a Middleton e Antetokounmpo, i Bucks hanno alzato il loro livello come i San Antonio Spurs dei bei tempi, che cominciavano ad attrezzarsi in vista dei playoff durante la tradizionale trasferta per il rodeo di gennaio/febbraio.La costanza difensiva di Milwaukee si basa soprattutto sul rendimento stratosferico avuto da due protagonisti spesso troppo sottovalutati di questi anni, vale a dire Jrue Holiday e Brook Lopez. In tutta la lega non esiste una combinazione di difensori sul punto di attacco e a protezione del ferro del loro livello: il primo è ormai da considerare il miglior difensore perimetrale di tutta la NBA, e con la sua difesa è in grado di elevare e ispirare i suoi compagni di squadra come pochissimi altri in giro per la NBA. Jae Crowder, appena arrivato in squadra dopo un lunghissimo corteggiamento, ha dichiarato senza mezzi termini di trarre energia dalle sue giocate: «È contagioso. L’energia e l’impegno che mette nella metà campo difensiva ispira non solo me, ma tutta la squadra. Non pensavo che sarebbe successo, ma mi ritrovo a dare qualcosa in più quando lo vedo».

A dieci anni di distanza dalla prima volta quando ancora giocava a Philadelphia, Holiday è tornato anche a essere un All-Star, in una stagione nella quale anche nella metà campo offensiva è stato chiamato a prendersi maggiori responsabilità complici i problemi fisici delle altre due stelle

Dopo una stagione da appena 13 gare disputate un anno fa, anche Brook Lopez a 34 anni è tornato a giocare a livelli eccezionali nelle due metà campo. Era dalla sua ultima stagione a Brooklyn che il centro non segnava così tanto (quasi 15 punti a partita) grazie a un eccellente 38.3% da tre punti (massimo in carriera) su quasi 5 tentativi a partita, ritornando anche a 2.4 stoppate di media come nella sua seconda stagione ai Bucks (anche qui un career-high pareggiato). Le statistiche avanzate testimoniano il suo ritorno a livelli da candidato Difensore dell’Anno: nessuno contesta più tiri di lui in tutta la NBA (22.5 a partita, Jokic secondo supera a malapena i 20) e contro di lui gli avversari tirano con quasi 4% in meno rispetto a quando farebbero normalmente (solo Porzingis e Anthony Davis fanno meglio, ma su un numero considerevolmente inferiore di tiri). Al ferro, in particolare, ci si può scordare di segnare contro di lui: Lopez concede appena il 51.7% di realizzazione agli avversari, un numero che solo Jaren Jackson Jr. (protagonista di una stagione mostruosa a Memphis con il 43.8%) riesce a battere. A differenza di JJJ, però, Lopez mantiene una disciplina da monaco tibetano: sono appena 4 i suoi falli su 100 possessi giocati contro i 6 del giovane ed esuberante lungo dei Grizzlies. Se i Bucks sono la seconda squadra che concede meno tiri liberi agli avversari in tutta la NBA (e con Lopez in campo sono primi in assoluto) è anche, se non soprattutto, per merito della sua capacità di proteggere il ferro senza commettere fallo.Ma se la protezione del pitturato è da sempre uno dei punti forti del sistema difensivo di coach Budenholzer, la grande novità di questa stagione è la decisione di cominciare a difendere forte anche sul perimetro. Negli ultimi anni i Bucks sono stati una delle squadre più “speculative” della lega, concedendo a specifici avversari un alto volume di tiri da tre punti (primi nel 2019, terzi nel 2020, quinti nel 2021 e secondi un anno fa) pur di non compromettere la propria strutturazione a protezione del ferro. Quest’anno la musica è cambiata: solamente San Antonio e Utah concedono meno tiri da tre punti rispetto ai Bucks, che a differenza loro però non fanno tirare al ferro (quarti per minor numero di conclusioni concesse nell’ultimo metro di campo). La conclusione matematica è che i Bucks sono la squadra che forza più long 2s degli avversari di tutta la lega, per di più con la seconda miglior percentuale di tutta la NBA (38.8%: solo Minnesota fa meglio). Una combinazione letale per gli attacchi avversari, che spesso si ritrovano negli ultimi secondi dell’azione senza sapere più da che parte attaccare questo muro di maglie verdi forzando conclusioni che hanno ben poche speranze di trovare il fondo della retina.

La striscia di Milwaukee si è interrotta sprecando un vantaggio di 18 lunghezze in casa contro Philadelphia, ma è servito un ultimo quarto da 48 punti ai Sixers con Harden ed Embiid al loro meglio e una serie di errori inconsueti da parte dei Bucks per batterli.

Attorno a Giannis c’è di piùA due fortissimi candidati per il primo quintetto difensivo come Lopez e Holiday si aggiunge poi un ex Difensore dell’Anno come Antetokounmpo, la cui stagione può passare sotto silenzio solo perché ci ha ormai abituato a standard di rendimento e di continuità che diamo per assodati anche quando non dovremmo. Il due volte MVP è al suo massimo in carriera per punti a partita (31.2) nonostante il tiro in sospensione lo abbia completamente abbandonato (sotto il 37% effettivo quando tenta uno dei cinque “jump shot” che si prende di media, di cui appena il 25% da tre punti) e anche la percentuale al ferro, seppur superiore al 78%, non sfonda quota 80% come nelle ultime due stagioni. Ciò nonostante, il suo impegno difensivo è al di sopra di ogni ragionevole dubbio: anche quando la difesa di Milwaukee ha un breakdown, Antetokounmpo è in grado di sbucare dal nulla per correggere un errore grazie a mezzi atletici che non hanno senso anche in una lega di superatleti. E considerando che da un momento all’altro quelle percentuali al tiro potrebbero anche risalire (nelle ultime 20 partite è al 34% da tre, percentuale comunque su cui i Bucks metterebbero la firma), il resto della NBA deve rendersi conto che ci sono margini di miglioramento sia per lui che per tutta Milwaukee. Ed è una prospettiva terrorizzante.Ma non si arriva ad avere il miglior record della NBA senza il contributo di tutto il roster, e dopo i movimenti alla deadline i Bucks sembrano più attrezzati che mai per dare battaglia contro tutti ai playoff. Dato per assodato che Holiday, Middleton, Antetokounmpo e Lopez finiscano le partite in campo, Budenholzer ha un ventaglio di soluzioni invidiabile per quel quinto posto a disposizione. Se c’è bisogno di difesa perimetrale è a disposizione Jevon Carter, che sta tirando anche col 42% da tre punti in questa stagione oltre a fornire una notevole dose di intensità sulla palla; Grayson Allen ha sicuramente un bersaglio sulla schiena ogni volta che scende in campo, ma è una sentenza dagli angoli (45%) e in regular season è più che sostenibile anche in difesa; Pat Connaughton pur con qualche acciacco rimane un giocatore affidabilissimo nelle due metà campo; Joe Ingles sta ritrovando la forma migliore dopo la rottura del crociato ma ha comunque esperienza e playmaking per fornire un’alternativa dalla panchina; Jae Crowder si sta inserendo nei meccanismi della squadra e può ricoprire quel ruolo “alla PJ Tucker” fondamentale nella corsa per il titolo 2021; Bobby Portis è senza mezzi termini uno dei migliori lunghi di riserva della lega, nonché estremamente produttivo ogni volta che scende in campo (30 doppie doppie in stagione pur giocando meno di 26 minuti di media).Facendo la conta, Budenholzer può contare su una rotazione da 10 giocatori affidabile, testata, esperta e vogliosa di riprendersi il titolo che non sono riusciti a difendere un anno fa. Con un’età che spazia dai 27 anni di Allen e Carter ai 35 di Ingles, i Bucks potrebbero non avere più un’occasione così ghiotta per vincere un altro titolo sfruttando i migliori anni della carriera di Antetokounmpo, il cui talento e impatto nella storia della lega non può essere limitato a un solo (per quanto memorabile) titolo NBA. Non saranno la squadra più entusiasmante da vedere sera dopo sera, anche perché la formula è ormai la stessa da anni pur con qualche variazione sul tema, ma i Milwaukee Bucks sono tornati a dominare la regular season e rimangono la squadra più solida di tutta la NBA. E dovessero anche finire con il miglior record, per vincere il titolo bisognerà necessariamente passare sul loro campo.

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