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NBA Redazione basket 25 giugno 2018 18'

Fanta-LeBron

Sei possibili destinazioni per il futuro di LeBron James.

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LeBron James ai Los Angeles Lakers

Di Francesco Andrianopoli

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, LeBron James ai Lakers non ha alcun senso: i gialloviola non arrivano neppure vicini alla quantità di talento presente nelle altre squadre che aspirano ad assicurarsi i suoi servigi, e non diventerebbero una immediata contender neppure se andasse a buon fine l’ambizioso piano di firmare anche Paul George. Inoltre, trasferendosi ad Ovest, il Re dovrebbe rinunciare al suo record di titoli consecutivi nella Eastern Conference, a cui tiene parecchio, e si metterebbe direttamente in rotta di collisione con le corazzate della Western Conference, diminuendo le probabilità di ritornare per l’ennesima volta alle Finals, rispetto alla strada più agevole che qualunque squadra dell’Est gli consentirebbe.

 

I Lakers possono essere considerati una destinazione papabile esclusivamente per motivazioni extra-tecniche: LeBron vive già, essenzialmente, a Los Angeles durante l’estate e nell’area urbana losangelina possiede non una ma ben due magioni. Il suo futuro dopo il basket avrà probabilmente come epicentro proprio la California, da cui dirigerà l’impero commerciale che ha già iniziato a costruire da qualche anno: trovarsi già in zona potrebbe quindi agevolare/accelerare la sua attività imprenditoriale, e in questo senso un altro elemento di attrazione sarà sicuramente rappresentato da colui che potrebbe diventare il suo nuovo presidente.

 

Magic Johnson non è sempre, diciamo così, preciso e calzante nei giudizi tecnici sui giocatori, però è probabilmente l’unica persona nel basket americano con più carisma di LeBron, ed è già da molti anni un imprenditore di successo, con le amicizie giuste e i contatti che contano a tutti i livelli della vita sportiva, politica ed economica della California. Legarsi ai Lakers, a tutto il gigantesco indotto che gira loro intorno, e in particolare a Magic, potrebbe essere una scelta scellerata dal punto di vista tecnico, ma sarebbe certamente molto avveduta e largamente superiore a qualsiasi altra alternativa dal punto di vista economico-commerciale.

 

Se il Re dovesse veramente finire ai Lakers, le motivazioni sarebbero quindi verosimilmente queste. Ma anche se il conto in banca e i posti nei consigli d’amministrazione prosperano, poi alla fine per qualche in campo ci devi pur andare, e da quel punto di vista quali prospettive avrebbe?

 

 

Si trovano in giro due principali filoni di pensiero come risposta a questa domanda: uno secondo cui LeBron accetterebbe di guidare e indirizzare nei primi anni la crescita del nucleo giovane gialloviola, per poi farsi “trasportare“ da questi ultimi se (e quando) dovessero maturare ed evolversi in giocatori di livello assoluto; l’altro suggerisce invece che si possa ripetere una dinamica simile a quella di Andrew Wiggins a Cleveland, vale a dire l’utilizzo immediato di uno o più giovani presenti in rosa per portare subito a casa, via trade, rinforzi di esperienza e pronti a dare il loro contributo immediatamente.

 

Ci sarebbe infine anche una terza opzione intermedia: iniziare la stagione con LeBron, un altro free agent di alto livello e questo nucleo (Lonzo, Ingram, Hart, Kuzma e forse anche Randle, se si riuscisse a sbolognare il contratto di Luol Deng), e riservarsi di modificare la squadra via trade in corso d’opera già durante il primo anno, se la crescita dei virgulti non dovesse soddisfare le aspettative della dirigenza e, in primis, di LeBron stesso.

 

LeBron James agli Houston Rockets

Di Fabrizio Gilardi

 

Se si tiene in considerazione il semplice lato sportivo, Houston è probabilmente la destinazione più intrigante per LeBron, almeno a breve termine. I Rockets sono l’unica squadra ad aver messo in difficoltà gli Warriors da quando Kevin Durant è subentrato ad Harrison Barnes e hanno voglia di rivincita; soprattutto ne ha Chris Paul che di James è grande amico da diversi anni, al punto che tra le voci e i sussurri che circolano riguardo alla prossima Decision ci sono anche quelli che vorrebbero i due pronti a unirsi per giocare insieme anche lontano dal Texas.

 

Sulla carta LeBron troverebbe un’organizzazione di prim’ordine, due stelle affamate e giocatori di ruolo ben più che competenti in forte ascesa – come Clint Capela – o ancora all’apice delle rispettive carriere – Trevor Ariza e P.J. Tucker su tutti -, il contesto tecnico ideale per provare a dare una spallata al regno degli Warriors che magari potrebbe essere anche definitiva o quasi, dato che nella prossima stagione il contratto di Klay Thompson scadrà e non si sa mai cosa possa succedere in caso di sconfitta.


Detto che i fattori che incideranno sulla scelta di James sono parecchi e ad oggi forse nemmeno lui sa quale sia il principale, ipotizzando che la sua preferenza cada su Morey, D’Antoni, Paul e Harden, sulla bassa tassazione locale Texana (oltre il 10% in meno rispetto alla California) e sulla città di Houston, i Rockets hanno un grosso punto a proprio svantaggio: non potranno offrire il contratto desiderato da LeBron. Perché il Salary Cap verrà fissato a 101 milioni (con possibili piccole variazioni), James Harden nella prossima stagione guadagnerà 30.4 milioni, per ogni spazio libero a roster è previsto un cap hold di circa un milione (il minimo salariale) e i massimo salariale di James e Paul, condizione che nessuno dei due al momento pare disposto a trattare, sarà di 35.4 milioni ciascuno (con Cap a 101).

 

Altrimenti detto: con poco meno di 40 milioni già impegnati tra Harden e gli hold, anche liberandosi di ogni singolo contratto esistente senza ricevere in cambio un centesimo – impresa impossibile anche per Morey -, LeBron e CP3 dovrebbero accontentarsi di spartirsi circa 60 milioni in due per avere il privilegio di giocare con Harden e una decina di giocatori al minimo salariale, perché non ci sarebbe spazio per niente e nessun altro oltre alla MLE più piccola. Nemmeno Capela che sarà Restricted Free Agent, perché i diritti su un giocatore costano, o meglio occupano spazio (nel suo caso circa 7 milioni) che i Rockets in questo scenario non avrebbero, a meno di ridurre da 60 a poco più di 50 milioni l’ammontare da dividere tra James e Paul.

 

 

Sarebbe quindi necessario ricorrere ad uno scambio, se LeBron dovesse decidere di esercitare la Player Option che ha sul contratto attuale (in sostanza identico al massimo che potrebbe ottenere da Free Agent), o a una sign & trade, se dovesse uscire dal contratto. Senza entrare negli infiniti dettagli tecnici delle due opzioni, comunque a disposizione dei più curiosi e morbosi, percorrere questa strada implica tre diverse e significative conseguenze: una limitazione della libertà di James, in riferimento alla durata del contratto (annuale con opt-in, triennale o quadriennale con s&t); un restyling del roster di Houston, perché sarebbe necessario cedere alcuni giocatori (sicuramente almeno uno tra Eric Gordon e Tucker) e probabilmente rinunciare ad altri (Ariza) per far quadrare i conti; soprattutto, la necessità della collaborazione di altre squadre, a partire dai Cavs, perché i contratti che i Rockets devono cedere rappresentano valori negativi (Ryan Anderson, oltre 20 milioni l’anno per altre due stagioni) o neutri sul mercato.

 

Con la firma di Kevin Durant gli Warriors si sono attirati numerose antipatie anche tra i proprietari delle altre franchigie, perciò è possibile che qualcuno consideri un amico il nemico del proprio nemico e che quindi si renda disponibile ad aiutare Morey, chiaramente sotto il giusto compenso di scelte future al Draft, a far combaciare tutte le tessere del puzzle, anche perché i Rockets sarebbero una squadra dall’età media elevata e quindi destinata a durare relativamente poco. Se esiste un Machiavelli là fuori quale occasione migliore per provare ad abbattere gli Warriors con tutte le conseguenze del caso, assicurandosi nel frattempo le scelte al Draft 2022 e 2024, ad esempio, di una squadra che nel giro di un paio di stagioni potrebbe essere alla fine del proprio ciclo vincente e legata mani e piedi ai pesantissimi contratti di Paul, James e Harden nelle fasi calanti delle rispettive carriere?

 

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Tags : lebron jamesnba

La redazione basket è composta da gente molto alacre che vorrebbe giocare a basket ma che purtroppo sarebbe troppo bassa anche per il campionato filippino. Almeno due membri della redazione basket sono convinti che il film A Beautiful Mind parli di loro.

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