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(di)
Lorenzo Bottini
Le 5 migliori faide NBA del 2017
04 gen 2018
04 gen 2018
Tutti i momenti in cui i protagonisti della NBA hanno litigato col resto del mondo.
(di)
Lorenzo Bottini
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E ha dato vita ad uno dei miei Russmoment preferiti del 2017.

 

Negli anni Internet, da luogo di condivisione e fratellanza, si è trasformato in un inferno di odio e frustrazione, l’esatto percorso compiuto da Durant, da nerd con lo zainetto a vampiresco Signore Oscuro dell’Internet. La sua odissea twitteriana iniziata parlando di documentari naturalistici è finita a trollare ogni singolo hater finché la sua malefica creatura non gli si è ritorta contro, svelando a tutti cosa era diventato. Forse è solamente una strana metafora della nostra vita online; forse in realtà Durant andando a Oakland si è immolato per i nostri peccati (visto che Sam Hinkie non era bastato), per mostrarci la nostra natura mortale. O forse ha un senso di colpa mostruoso che lo sta mangiando vivo e a fine carriera di lui resteranno solo gli anelli e qualche burner account nascosto. In ogni caso ha fatto la figura del bufu e ha vinto l’MVP del Peggior Uso di Twitter 2017 scalzando il campione in carica del 2016, Draymond Green, che lo aveva scambiato per Tinder.

 

Nel 2018 dovremmo imparare a convivere con questi errori dei nostri giocatori preferiti perchè comunque non vogliamo rimanere Stick to Sports (vedi punto 5) e mai come quest’anno i social siano diventati parte integrante dell’ecosistema NBA.

 

3) LaVar Ball vs il Senso Comune

Ammetto di essere un fan della famiglia Ball: non vedevo scoppiare così tante teste da quando da piccolo vidi Mars Attacks! su Italia 1 e se, come spero, il prossimo anno ci sarà un’invasione aliena, basterà mettere a tutto volume le interviste di LaVar per liberarci degli intrusi interstellari.

 

Lo scorso anno papà LaVar era folklore locale in quel di Chino Hills, California, ma praticamente sconosciuto al pubblico non avvezzo alle nuances del basket liceale. Un’anno dopo è apparso su ogni media statunitense, è al centro di uno conflitto geopolitico ed è stato personalmente insultato dal Presidente degli Stati Uniti (vedi sempre punto 5). Infine ha lanciato il suo primogenito nella squadra di basket più importante al mondo e ha spedito gli altri due nel glaciale inverno lituano.

 

Per quanto si possa detestarlo visceralmente, non si può non ammettere come abbia dominato l’anno che ci apprestiamo a salutare trasformando un'azienda a conduzione familiare in un brand globale, il tutto giocando alle sue regole, cioè sgasando sulla sua Lambo con il dito medio alzato in faccia alle consuetudini che si davano ormai come normative nell’NBA. È entrato in gamba tesa ovunque ci fosse qualche totem da abbattere o qualsiasi reliquia da fare a brandelli, e ha contribuito a suo modo ad accelerare alcuni cambiamenti fisiologici.

 

La sua guerra sacra contro i luoghi comuni e le nostalgie del mondo a spicchi è stata una delle gioie più lucide dell’anno e i commenti infuriati sotto ogni articolo che lo riguardava hanno riempito le mie notti più fredde. Faccio davvero fatico ad immaginarmi un 2017 senza LaVar forse perché LaVar è la cosa più 2017 che è successa nel 2017.

 

Permettetemi di ricordarvi perché con una breve una Top Five nella Top Five delle sue migliori uscite:

 



 



 





 



 





 

Oubre è l’XXXTentation dell’NBA.


 



 



 





 



 



 



 



 

 

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