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Cosa sta succedendo a Ja Morant
11 nov 2025
Continua a peggiorare e in più è in rotta con Memphis.
(articolo)
9 min
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IMAGO / Matrix Images
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Il 25 dicembre 2022 Ja Morant debutta con la sua signature shoe nella prima partita di Natale della sua carriera. Contro, i Golden State Warriors campioni in carica. Segna 36 punti, di cui 23 nel primo tempo; Memphis perde, ma sembra comunque a tutti gli effetti un’investitura da parte della NBA e del mercato: Morant può ambire a diventare il nuovo volto della Lega.

Siamo in un momento di transizione: da una parte LeBron, Curry e Durant stanno invecchiando, dall’altra non si vedono i loro successori. Perché non lui, allora? Morant non è solo molto, molto forte a giocare a basket, ma ha tutto quello che piace al pubblico: è elettrico, spettacolare, vola al ferro e gioca senza paura, nonostante un fisico da persona normale.

Tre anni dopo molto è cambiato, anzi tutto è cambiato. Morant non solo non è diventato il volto della NBA, ma è scomparso da ogni discussione riguardo i migliori giocatori della Lega. Addirittura oggi è difficile considerarlo un All-Star e in questi giorni si sta parlando di lui come di un problema da risolvere per Memphis.

Dove è finito quel giocatore che sembrava poter dominare i prossimi dieci anni facendo divertire tutto il mondo?

Se seguite un po’ la NBA, conoscete i problemi che ha avuto fuori dal campo: nel giro di pochi mesi Morant è stato sospeso non una, ma ben due volte (prima per 8 e poi per 25 partite) per aver mostrato un’arma da fuoco in un video sui social. Per due volte si è scusato, ma il suo comportamento successivo ha lasciato intendere come non sia né pentito, né abbia davvero capito il suo errore e il suo ruolo come “personaggio pubblico” in NBA. In altre occasioni, infatti, Morant ha esultato mimando un colpo di pistola verso qualche avversario e in generale i suoi comportamenti non sono mai molto positivi, da leader.

Morant non è il primo e non sarà l’ultimo grande atleta ad avere dei limiti caratteriali, eppure questi continui comportamenti negativi evidenziano qualcosa che ormai si riflette anche in campo: Morant non è un giocatore che vuole migliorare se stesso. 

L’ultima settimana è stata davvero pessima per lui. Tutto ha iniziato a precipitare durante la partita contro i Lakers del primo novembre: dopo un primo tempo chiuso in vantaggio di 14 punti, al ritorno in campo Morant ha come deciso di sabotare la squadra, mostrando un atteggiamento indolente e infastidito in campo. Memphis ha finito per farsi recuperare e perdere, e la sua prestazione da 8 punti con 3 su 14 dal campo è stata apertamente criticata da Blake Griffin in diretta su Amazon Prime Video.

L’ex giocatore dei Clippers ha vivisezionato la pigrizia di alcune sue giocate, non facendo mancare parole durissime: «Per un ragazzo che guadagna 40 milioni di dollari e deve essere il leader di questa squadra, non mi piace proprio. Non so se non si sentisse bene, se fosse infortunato, ma per me è un pessimo segno e qualcosa che deve cambiare».

Nel frattempo, ai giornalisti presenti nello spogliatoio che gli chiedevano cosa fosse andato storto, Morant rispondeva: «Andate a chiederlo al coaching staff». E poi, alla domanda su cosa sarebbe servito per battere i Lakers: «Stando alle decisioni prese dalla panchina, forse non avrei dovuto giocare io». Due risposte semplicemente inaccettabili.

Secondo quanto riportato da Shams Charania, le parole sibilline di Morant sarebbero arrivate a seguito di una discussione con l’allenatore Tuomas Iisalo, che avrebbe messo in discussione la leadership e l'impegno di Morant davanti a tutti nello spogliatoio, ricevendo in cambio una risposta dal “tono ritenuto inappropriato”. Poche ore dopo i Grizzlies hanno sospeso Morant per una partita per “condotta dannosa ai danni della squadra”. Una decisione che Iisalo ha definito «in linea con i nostri standard», ma che non è del tutto usuale in NBA.

Così facendo, infatti, la franchigia ha preso le parti del suo allenatore, scontentando la stella della squadra. Iisalo è subentrato a Jenkins come allenatore nel finale della scorsa stagione, dopo una brillante e rapida carriera in Europa e un periodo da assistente proprio ai Grizzlies. È considerato un tecnico in rampa di lancio, ma i suoi metodi sono peculiari, soprattutto per la NBA.

Tra le cose che non avrebbe gradito Morant ci sarebbe il suo scarso minutaggio: le rotazioni del finlandese infatti prevedono frequenti cambi per mantenere i giocatori freschi e avere sempre un alto livello d’intensità. Iisalo, inoltre, è di quegli allenatori molto diretti, la cui idea è di risolvere i problemi confrontandosi con la squadra. Proprio da qui, dall’aver ripreso la stella della squadra davanti a tutti, sarebbe nato il loro litigio.

Tornato in campo dopo la sospensione, Morant non ha certo smorzato i toni, rispondendo a mezza bocca a chi chiedeva se era tutto rientrato e poi ammettendo di non provare la stessa gioia di prima nel giocare a basket, qualunque cosa voglia dire.

Il risultato è stato catastrofico per i Grizzlies, che non erano partiti neanche così male, considerando il livello del roster e gli infortuni. Nelle ultime 6 partite hanno vinto solo contro i Mavericks, forse più disastrati di loro, e i rapporti tra Morant e Iisalo rimangono gelidi. Le immagini dei due che si ignorano durante i time-out si aggiungono agli spifferi che arrivano dall’interno dello spogliatoio, che parlano di “tensione palpabile”.

Per paradosso, in questa stagione Iisalo è sembrato venire incontro alla sua stella, per metterla a suo agio dopo un periodo difficile. La scorsa stagione, infatti, Memphis aveva deciso di rivoluzionare il suo sistema offensivo, privandosi quasi totalmente del pick-and-roll per cavalcare un attacco dinamico impostato su tagli e movimenti con e senza palla, affidandosi alle idee di Noah LaRoche (oggi a Miami). Un tentativo di rivitalizzare la squadra che non era piaciuto a Morant, che sentiva sminuite le sue capacità individuali (nel 2022/23 era stato primo in NBA per punti a partita derivanti dal pick-and-roll), tanto che sembra ci sia il suo malcontento dietro la decisione di licenziare Jenkins a poche partite dall’inizio dei playoff.

Eppure Morant è ulteriormente peggiorato rispetto alla scorsa stagione. Se per quanto riguarda i numeri grezzi il suo calo potrebbe essere giustificato con il minutaggio inferiore rispetto alle migliori stagioni, quelli che riguardano l'efficienza sono preoccupanti: tira col 35.8% dal campo, col 14.8% da tre punti e col 44.8% da due. Per mettere in prospettiva: nessuno aveva mai tirato così male nelle prime 10 partite della stagione, tra quelli che hanno provato una media di 15 tiri e 5 triple. Il suo jumper è completamente collassato, diventando il peggiore della NBA tra chi ne ha presi almeno 50. Come se non bastasse, nelle ultime cinque partite in cui è stato in campo, le sue medie sono regredite ulteriormente, arrivando a 15 punti di media, con il 27,2% al tiro e l'8,5% da tre punti.

Ovviamente il campione statistico è relativo, e si può credere che questi numeri miglioreranno, ma i peggioramenti sono in tutto il suo gioco. Morant infatti non sta faticando solo al tiro da fuori, ma anche lì dove era il migliore di tutti, e cioè nel arrivare al ferro e concludere in maniera efficiente. Dopo l’ultima sconfitta contro i Thunder, ha provato a giustificarsi così: «Le mie percentuali al ferro sono basse perché non mi fischiano mai fallo a favore. Gli anni scorsi dicevate che attaccavo il pitturato in modo sconsiderato e che rischiavo di farmi male ogni volta. E adesso? adesso devo ricominciare a giocare così? Chiudiamo qui questa conversazione». Non è un caso che queste parole siano arrivate dopo la partita con OKC, visto che il suo ultimo infortunio è arrivato proprio negli scorsi playoff contro la franchigia dell’Oklahoma, per un fallo di Lu Dort mentre Morant tentava di concludere al ferro.

Il rendimento di Morant in NBA è stato come una parabola: è cresciuto all’inizio, come è giusto che sia; poi nel 2023, a soli 24 anni, ha iniziato a scendere. Oggi, a 26 anni, è un giocatore peggiore di quanto non lo fosse quattro anni fa, a 22. È una regressione preoccupante, che non può essere giustificata solo con i problemi avuti fuori dal campo o con gli infortuni. Si ritorna al discorso iniziale: Morant non sembra voler migliorare, o non riesce, fuori e anche dentro al campo. Evolversi, aggiungere cose al proprio bagaglio tecnico fa parte del percorso di crescita di ogni grande giocatore nella NBA moderna. Non si domina solo sapendo fare bene una cosa, si parte da quella per aggiungere e aggiungere. È la lezione che parte da Kobe Bryant e che tutti i migliori giocatori della Lega, in un modo o nell'altro, hanno fatto loro. Morant, ad esempio, non è riuscito a costruirsi un tiro da tre punti sufficiente, una cosa che nel suo ruolo non può assolutamente permetterti nella NBA di oggi.

Per Memphis questo è un problema: Morant ha un contratto della durata di 4 anni dal valore di oltre 40 milioni di dollari l’anno. Se con il rinnovo del CBA la cifra in assoluto non è altissima, non è certo quella che vuoi dare a un giocatore che non migliora la squadra. Anche la coppia con Jaren Jackson Jr, l’unica speranza per Memphis di avere una squadra competitiva, non sembra più riuscire a produrre come faceva appena un paio d’anni fa, seppure tra infortuni, restrizioni e sospensioni hanno giocato insieme molto meno del previsto.

Qual è la soluzione allora? La risposta più semplice è, ovviamente, sondare il mercato. Se Morant è scontento e Memphis preoccupata, è la via più naturale. Nella recente partita contro i Rockets, è stato Durant a rendere evidente questa possibilità, facendo trash talking col padre del giocatore dei Grizzlies: «Tuo figlio non vuole stare qui» e «goditi il tuo ultimo weekend a Memphis», ricevendo come risposta delle grasse risate dalla prima fila.

Ma Memphis può davvero permettersi il lusso di scambiare Morant in questo momento? Un giocatore che a 22 anni aveva tutto per diventare il volto della NBA e che a 26 sembra solo la sua copia sbiadita? Morant ha avuto la capacità e il talento di far diventare eccitante una franchigia storicamente sfigata, il cui unico guizzo è stato il periodo del grit and grind. Ha, o almeno aveva, un valore per la città e i tifosi che va oltre quello meramente sportivo. Mollare così sarebbe un brutto colpo, e poi gli small market non scambiano le proprie stelle, perché le possibilità di trovarne un’altra non sono così alte. E infatti, sembra che i Grizzlies abbiano messo come prezzo per cedere Morant quello di avere in cambio “una stella in grado di vendere i biglietti” o "una vagonata di prime scelte", due richieste che però al momento appaiono irreali.

Chi sarebbe disposto a pagare così tanto per un giocatore che sta peggiorando? E infatti al momento le offerte sembrano piuttosto misere: Miami potrebbe mettere sul piatto Tyler Herro e una trade exception da 8.4 milioni, Minnesota Rudy Gobert e poco altro. Ma a queste condizioni vale la pena cedere un giocatore di 26 anni che pochi anni fa arrivava 7° nelle votazioni per l'MVP della NBA?

Sarà la questione che occuperà i pensieri dei Grizzlies nei prossimi mesi, nella speranza, forse, di migliorare la sua posizione, magari riuscendo a mettere in vetrina quello che è rimasto del talento di Morant per strappare un'offerta migliore oppure magari riuscendo a ricostruire un rapporto con la sua stella. Per Morant però è arrivato il momento di crescere: se è il giocatore che crede di essere deve dimostrarlo sul campo, altrimenti è stato solo una grande illusione.

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Cosa sta succedendo a Ja Morant