Prima dell’inizio dei playoff, la scommessa più educata sulla finale NBA vedeva una riproposizione di quanto accaduto lo scorso anno, con i Phoenix Suns di nuovo davanti ai Milwaukee Bucks. I Suns hanno dominato la regular season chiudendo con 64 vittorie, otto in più di chiunque altro, con il miglior differenziale su 100 possessi della lega e una sensazione di solidità difficile da scalfire sui due lati del campo, inanellando anche 18 vittorie consecutive nel mese di novembre e concludendo con il miglior record nella storia della franchigia. Una stagione in cui hanno battuto tutti in maniera convincente e dominante, sembrando pronti a fare l’ultimo passo che era mancato lo scorso anno.
I Bucks, pur con diversi problemi di infortuni per tutto l’anno, erano riusciti a rimanere nelle prime quattro posizioni a Est e sembravano giocare con la consapevolezza di chi, avendo appena vinto un titolo, sapeva alzare il livello quando necessario per battere qualsiasi avversario, tanto da concedersi il lusso di perdere appositamente l’ultima gara di regular season a Cleveland (tenendo tutti i titolari a riposo) e facendosi scavalcare in classifica dai Boston Celtics, convinti di poter passare un eventuale secondo turno anche senza il fattore campo a favore. Una decisione che alla fine si è ritorta loro contro, dovendosi giocare una gara-7 in trasferta che si è rivelata fatale per le loro speranze di difendere il titolo, così come anche i Suns sono caduti al momento decisivo.