Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
C’è una teoria del complotto che si aggira per la NBA
13 mag 2025
Un teorema che collega lo scambio di Doncic alla lottery, passando per le leggi sul gioco d'azzardo del Texas.
(articolo)
11 min
Dark mode
(ON)

Se il draft NBA non è una scienza esatta, la lottery NBA è una lotteria, come potete immaginare dal nome. Certo, ogni squadra può cercare di aggiudicarsi quanti più biglietti possibili perdendo il maggior numero di partite possibili, ma rimane una buona parte di casualità. Il sistema d’estrazione è piuttosto complicato, ma semplifichiamo arrivando all’edizione 2025: Utah Jazz, Washington Wizards e Charlotte Hornets, le squadre con il record peggiore della stagione, avevano il 14% di ottenere la prima scelta assoluta, poi c’erano i New Orleans Pelicans col 12.5% delle probabilità e così via a scendere fino alla quattordicesima e ultima squadra presente in lotteria, gli Atlanta Hawks con lo 0,7%.

Questi numeri erano particolarmente rilevanti questa volta, perché la prima scelta permette di mettere le mani su Cooper Flagg, uno dei migliori prospetti mai usciti dal college, un atleta che promette grandi cose in campo e fuori, visto che la sua combinazione - bianco, statunitense, competitivo - sembra perfetta per vendere il prodotto NBA nel mercato interno.

Bene, a chi è andata la prima scelta? Ai Dallas Mavericks, la squadra che aveva l’1,8% di possibilità di vincere la lotteria, e che inoltre per avere questa percentuale, l'undicesima migliore, ha vinto il lancio della monetina contro i Chicago Bulls, che avevano lo stesso record a Est (e che invece avranno la 12° scelta).

Come dite? Fortuna? C’è chi dice di no.

L’ORIGINE DEL COMPLOTTO
Per parlare di questa storia bisogna tornare all’alba del 2 febbraio 2025, all’ormai iconico post su X di Shams Charania, che ci avvertiva della più improbabile trade nella storia della NBA, quella che ha portato Luka Doncic ai Lakers

Se seguite la NBA dovreste ricordare questo momento, e cosa avete fatto subito dopo aver visto questo post. La prima sarà stata controllare che fosse il vero profilo di Charania a scrivere e non un fake, la seconda pensare che lo avessero hackerato. Perché lo avete fatto? Per paura di cascare in uno scherzo di cattivo gusto? In parte, certo, ma soprattutto perché era una notizia che non riuscivate a processare, qualcosa che esce dal campo del possibile. E quando questo succede, la prima reazione è pensare che ci sia qualcosa dietro.

Dietrologia è un bellissimo neologismo coniato dal giornalista Luca Goldoni parlando delle stragi in Italia del 1974. È un termine che si applica bene a un certo periodo della storia del nostro Paese (cosa c’è dietro a questo fatto? Chi c’è dietro?), ma che nel corso degli anni è stato sostituito dal più internettiano “complotto”, che ha sfumature meno andreottiane e più universali e da illuminati. Non sono qui a fare una breve storia delle teorie del complotto e di come nascono (in caso posso consigliarvi questo libro), ma lo faccio per introdurvi la teoria del complotto nata intorno allo scambio che ha portato Luka Doncic ai Los Angeles Lakers.

Dopo lo stupore iniziale, infatti, qualcuno ha iniziato a pensare che non era possibile che questa trade fosse avvenuta per la volontà dei protagonisti, ma che fosse stata imposta dall’alto. È così che va per i complotti: quando succedono eventi difficili da spiegare, la spiegazione più consolatrice diventa guardare più in alto, ai poteri forti, anche se si tratta di basket e non di politica internazionale.

La NBA in quei mesi stava vivendo la più grande crisi degli ascolti televisivi forse di sempre e bisognava intervenire. Se le partite sono noiose, le squadre tirano troppo da 3 punti, i giocatori sono sempre infortunati perché o sono in viaggio o sono in campo, non riduciamo il numero di partite, non cambiamo il regolamento per togliere importanza al tiro dalla distanza: mandiamo Luka Doncic a Los Angeles. Geniale.

Messa così sembra una mossa alla sceneggiatori di Boris, una trovata improvvisa e anche un po’ sciatta nella sua credibilità per ravvivare un copione scadente. Per molti però è sembrata essere l’unica realtà possibile. A tendere i fili ci sarebbe Adam Silver, il commissioner della NBA, uno con il physique du rôle del potere forte: gli occhi piccoli, la testa calva, i completi sartoriali da complottaro.

Il discorso di per sé fila: i Lakers sono la più conosciuta franchigia della NBA, forse di tutto il mondo dello sport, hanno LeBron James sul viale del tramonto (forse) e serve una scossa per renderli rilevanti, perché se loro sono rilevanti, a cascata, lo è tutta la Lega. Da questo punto di vista aggiungere Doncic è la soluzione perfetta: una superstar con uno stile di gioco attraente e un carattere competitivo. Doncic offre la promessa di una decina di anni di Lakers competitivi, e quindi di buoni rating televisivi. Tra l’altro Dallas è stato il palcoscenico di quello che è l’evento con più teorie del complotto di sempre, sicuramente il più importante, ovvero l’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy. Quindi ancora più perfetto, c’è anche il citazionismo che tanto piace nel post-postmoderno.

COSA C’È DIETRO?
Ma cosa gliene verrebbe a Dallas? È il genere di domande su cui di solito si sgretolano i complotti. Se dalla parte dei Lakers sarà bastato dire “dove si firma?” è più difficile giustificare le ragioni per cui la dirigenza dei Mavericks si sia piegata a questo diktat senza battere ciglio. Siccome la NBA è comunque una lega privata gestita dai 30 proprietari, è difficile credere che Silver abbia potuto imporre la sua legge come un re medievale coi suoi vassalli (scusa Barbero, è una metafora). Dallas deve aver ricevuto in cambio qualcosa, ma cosa? Cosa c’è dietro? Chi? Spingitori di spingitori etc. etc.?

È a questo punto che si arriva al lato oscuro del complotto. Per capire le ragioni di Dallas bisogna scavare, guardare dietro. E chi c’è dietro a Dallas? La famiglia Adelson-Dumont. Sono loro ad aver comprato da Mark Cuban, uno dei proprietari storici della NBA, la maggioranza delle quote dei Dallas Mavericks a dicembre 2023. E il loro business è quello dei casinò e delle scommesse. Non è strano che abbiano investito nella squadra di uno stato, il Texas, dove il gioco d’azzardo è illegale?

Lì per lì si era pensato che, facendo da anni lobbying per far cambiare le leggi sul gioco d’azzardo negli Stati Uniti (e tante altre nefandezze), avessero fatto questo investimento con la consapevolezza che la legge sarebbe cambiata a breve, dando loro la possibilità di costruire una nuova arena per i Dallas Mavericks, con annesso un gigantesco casinò da cui guadagnare milioni e milioni di dollari. Le cose, però, sembra che stiano andando per le lunghe, e non è più così certo che il gioco d’azzardo diventerà legale in Texas.

E allora ecco il colpo di scena: scambiando per Doncic, Dallas, che in quel momento (anche grazie allo sloveno) era uno dei mercati più importanti della Lega, sarebbe diventata rapidamente irrilevante, giustificando con il benestare della NBA un ricollocamento a Las Vegas, dove - se te ne intendi di gioco d’azzardo - certo non te la passerai male.

Questa è stata la miccia: Dallas avrebbe accettato di scambiare Doncic per Davis e poco altro, perché in cambio avrebbe ottenuto il via libera dal Silver per il trasferimento a Las Vegas, dove da anni si parla di portare una franchigia (anche se, in teoria, l’idea era di espandere la NBA, cioè crearne una nuova da zero). Effettivamente una buona ricompensa, se odi il basket e ami i soldi delle scommesse, come sembra essere per i nuovi proprietari dei Mavericks.

Se pensate che sia un’ipotesi strisciata solo a livello sotterraneo, nei canali Reddit della NBA vi state sbagliando (lì sono circolate ipotesi molto più assurde e divertenti). Questo è il complotto ufficiale, quello di cui si è discusso di più tra i tanti, e che vale la pena citare qui.

Se ne è discusso abbastanza che lo stesso Silver ha dovuto smentire pubblicamente: «Non ho assolutamente alcuna informazione o motivo di credere che ci siano secondi fini. Non ho dubbi sul fatto che le famiglie Dumont e Adelson abbiano acquistato i Mavericks per mantenerli a Dallas e per far crescere la franchigia nel lungo periodo».

Ne ha parlato anche Bill Simmons, tra il non serio e il serio.


LA LOTTERY
Ma torniamo a oggi, perché se con il passare del tempo questo complotto era stato superato dal presente, dall’odio per Nico Harrison e dal basket giocato, la lottery lo ha riportato prepotentemente in primo piano. Ieri notte abbiamo infatti scoperto qual era la vera ricompensa per Dallas: Cooper Flagg.

Per chi crede nel complotto è ovviamente tutto perfetto. Non è possibile che un evento che ha l’1,8% di possibilità di accadere possa accadere, deve esserci dietro una mano invisibile, oppure in questo caso molto visibile: quella di Adam Silver (niente P2 o Illuminati qui, è tutto più o meno alla luce del sole). C’è da dire che storicamente la lottery è malvista dai malpensanti: l’atto dell’estrazione delle scelte avviene a porte chiuse, e solo dopo viene rivelato l’ordine delle scelte, creando così delle speculazioni ogni volta che avviene qualcosa di matematicamente improbabile (quando Chicago prese Rose con l’1,7%, oppure le varie prime scelte finite a Cleveland and Philadelphia).

Il silenzio della sala quando capiscono a chi finirà la prima…

Se ci pensate bene, però, l’arrivo di Cooper Flagg è l’esatto contrario di quello che sosteneva la teoria del complotto fino a ieri. Se infatti l’idea era di rendere irrilevanti i Mavericks fino a spingerli verso Las Vegas e ai soldi del gioco d’azzardo, l’arrivo della nuova grande speranza bianca del basket NBA di certo non aiuta i loro piani. Dallas ora non può certo smantellare il roster e provare a fare schifo. Dovrà anzi impegnarsi per tornare a essere competitiva il prima possibile, perché la presenza di Flagg glielo impone (e se 3/5 del tuo quintetto sono Davis, Flagg e Lively II, non dovrebbe andarti male).

Ma facciamo finta che questa storia del spostarsi a Las Vegas non sia mai successa (e non siano usciti anche dei documenti, circolati carbonari su Whatsapp, che avrebbero dovuto provarla), facciamo finta che davvero Silver si sia seduto in una stanza con Lakers e Mavericks per trovare un modo di mandare Doncic ai Lakers. Come avrebbe fatto a promettere la prima scelta a una squadra che non sarebbe dovuta finire in lottery?

Si può criticare la decisione di Nico Harrison quanto vogliamo, ma certo il 2 febbraio non si poteva pensare che Dallas sarebbe finita fuori dai playoff. Per farlo succedere ci è voluta molta sfortuna, e la sfortuna non si pilota. C'è stato l’infortunio di Davis all'esordio (e magari potevi ipotizzarlo con un po’ di cattiveria, ma non proprio dopo mezz'ora?), la rottura del crociato di Kyrie Irving (e se davvero è un complotto, e qualcuno ha messo delle microcariche nel suo ginocchio, che siate maledetti) e altri infortuni ancora che hanno spinto Dallas fuori dai playoff.

E nonostante tutto, comunque, Dallas è arrivata al play-in, ha battuto Sacramento per poi perdere contro Memphis alle porte dei playoff (con un altro infortunio di Davis). Se avessero vinto, niente Cooper Flagg, ma una serie tremenda contro gli Oklahoma City Thunder. Insomma, se vuoi organizzarlo a tavolino ti devi impegnare proprio bene, e sperare che veramente tutto vada per il verso giusto. Se a scavigliarsi fosse stato Ja Morant e non Davis ora cosa sarebbe successo? Doncic sarebbe tornato indietro? Nico Harrison sarebbe diventato un novello Julian Assange facendo trapelare delle prove del complotto per ripulirsi la carriera?

Anche solo pensando a Harrison, a tutta la merda che si è preso - il coro Fire Nico nelle orecchie, le minacce di morte, le prese in giro del resto della NBA - è impossibile pensare che lo scambio per Doncic sia stato architettato dall’alto e non sia stato un errore di valutazione. Le ragioni per cui è accaduto le conosciamo bene: la riluttanza di Dallas nell’offrire a Doncic un'estensione contrattuale da 350 milioni di dollari, i dubbi sulla sua tenuta fisica, la sua scarsa cura del corpo. Giuste o sbagliate che siano, sono delle motivazioni valide, o almeno più ragionevoli dell’aver accettato l’imposizione della NBA su una cosa così importante, e per una incognita come Flagg, che comunque finora non ha giocato un singolo minuto tra i professionisti.

Sul fatto che poi Dallas è stata ricompensata da una prima scelta con così poche possibilità di ottenerla, è più facile pensare che sia un miracolo se non volete credere alla matematica. Che se il Papa tifa White Sox, dio o chi per lui tifa Dallas Mavericks. Ma non possiamo pensare sia un complotto, anche semplicemente per una questione numerica: se ieri sera c’era l’1,8% di possibilità, quante erano quelle che Silver potesse orchestrare tutto questo? Che riuscisse cioè a convincere Dallas a cedere il suo miglior giocatore per una promessa e che poi riuscisse a pilotare la lottery senza farlo scoprire ai restanti 28 proprietari della Lega? Inoltre possiamo aggiungere che a supervisionare il processo della Lottery è Ernst & Young, una società che fattura 34 miliardi l’anno (cioè tre volte più della NBA) e che non ha nessun motivo di mettere la sua reputazione a repentaglio per dare una prima scelta a Harrison.

Se quello la realtà è fatta da due eventi improbabili (Dallas che cede Donic, Dallas che ottiene la prima scelta), questo complotto è fatto da più eventi ancora più improbabili. E quando le possibilità sono così poche, si assottigliano anche le possibilità di un intervento umano, di qualcuno che per quanto potente possa far succedere le cose esattamente secondo il suo volere.

Al massimo questo dovrebbe essere un monito per la NBA, a come gestisce la lottery, all'incentivo che arriva per le squadre a perdere o non perdere. Ma questo è un altro discorso, più complicato, e le cose complicate non piacciono a quelli a cui piacciono i complotti.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura