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Foto di Issac Baldizon/NBAE via Getty Images
NBA Michele Serra 3 marzo 2020 7'

I passi da gigante di Bam Adebayo

A Miami hanno puntato sul giovane lungo da Kentucky per portare avanti la loro “Heat Culture”.

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I Miami Heat sono una delle storie più affascinati di questa stagione NBA. Nonostante una flessione nelle ultime dieci partite, di cui solo quattro vinte, la squadra di coach Erik Spoelstra rimane comunque al vertice della Eastern Conference, titolare di un record casalingo che l’ha vista soccombere finora solo tre volte (meglio hanno fatto solo Philadelphia e Milwaukee). Uno dei protagonisti principali di questa stagione è Bam Adebayo: uno dei principali candidati al premio di Most Improved Player e il motivo per cui la dirigenza non ha preso in considerazione il prolungamento di contratto di Hassan Whiteside e ha consegnato all’ex Kentucky le chiavi del ruolo di centro.

 

Unicorno in the making?

Sebbene sia indubbiamente presto per inserire Bam nella categoria protetta di “unicorno” – il lungo moderno con tiro e doti di palleggio da esterno – in questi mesi da titolare Adebayo ha messo in mostra un repertorio offensivo molto vario. Due sono state le conseguenze immediate: l’aumento nella categoria statistica che più salta all’occhio, i punti (da 8.9 a 16.2), e la convocazione al suo primo All-Star Game.

 

Il numero 13 degli Heat ha ottime mani per il ruolo, e lo dimostra quando c’è da attaccare il canestro dal palleggio. Se lo scorso anno Adebayo penetrava a canestro meno di una volta a partita, in questa stagione ha cominciato a esplorare con sempre maggiore convinzione questa soluzione, viaggiando ad oltre 4 drives a partita. Pur non avendo ancora imparato a padroneggiare al meglio il proprio fisico, con il pallone in mano Bam è un giocatore già di ottimo livello.

 

 

E spostare Drummond non è proprio la cosa più agevole del mondo.

 

La situazione in cui può sfruttare maggiormente le proprie doti di palleggiatore è però quando conduce una transizione, liberando tutti i cavalli del suo motore. Adebayo chiude a difesa non schierata il 10% dei suoi possessi offensivi, segnando 1.15 punti per possesso. Una volta che cattura il rimbalzo difensivo, non è inusuale vederlo iniziare la transizione offensiva, semplicemente portando palla oltre la metà campo per poi consegnarla a un compagno, oppure mettersi in proprio per andare a canestro o servire un compagno.

 

 

Dopo aver intercettato il passaggio di Cedi Osman come una safety di football, Adebayo scappa in contropiede fornendo a Jae Crowder un comodo assist per la tripla con fallo aggiuntivo.

 

A proposito di assist: Bam è sempre stato un passatore sottovalutato e quest’anno è definitivamente esploso, come dimostrano i 5.1 assist di media (più che raddoppiati dai 2.2 dello scorso anno) e i 9 assist potenziali di media (lo scorso anno meno della metà, 4.2).

 

 

Nel primo caso, la visione di gioco è da vero playmaker. Adebayo aspetta di servire Butler non appena Draymond Green si stacca da lui per portare l’aiuto. Nel secondo caso, è altrettanto bravo Derrick Jones Jr. a muoversi senza pallone, dando a Bam una linea di passaggio.

 

 

 

Adebayo guida la transizione, poi consegna il pallone a Duncan Robinson: gli Heat sono primi in percentuale di possessi che prevedono un handoff, che rappresenta il 9% del loro attacco. Robinson quindi gli rende palla e Bam pesca il taglio di Jones Jr.: gli Heat sono primi anche per frequenza di utilizzo dei tagli con 9.6%, e settimi in punti per possesso in questa situazione, 1.31.

 

Adebayo viene impiegato come rollante nei pick and roll nel 18% dei suoi possessi offensivi, generando 1.17 punti per possesso. In genere, una volta che riceve il pallone dopo aver rollato, preferisce attaccare il ferro o pescare un compagno. È meno frequente vederlo in situazioni di pick and pop, visto che il suo tiro è ancora in fase di lavorazione: mette nel canestro solo il 24% dei tentativi presi dalla media distanza e non stupisce quindi che quei tiri costituiscano meno del 4% della sua produzione offensiva. Avendo però come compagno il terzo miglior tiratore della Lega tra i giocatori con almeno cinque tentativi dalla lunga a partita (Duncan Robinson, che tira col 44% da 3), ogni tanto può sfruttare questa circostanza a proprio favore, specie se le difese sono molto aggressive con Robinson.

 

 

Giles, il marcatore di Adebayo, esce forte su Robinson una volta che riceve il blocco appena accennato del compagno. Robinson serve Bam che taglia verso il canestro, dove conclude senza curarsi troppo dell’aiuto di Hield. Tra l’altro, la coppia Adebayo-Robinson funziona anche per le statistiche, essendo quella col secondo miglior Net Rating (+8.8) tra le coppie di Heat con almeno 300 minuti assieme.

 

La sua efficacia in questa situazione è confermata anche quando porta dei blocchi lontano dal pallone, come testimoniano gli oltre 5 screen assist (cioè blocchi che portano al canestro del giocatore che ne beneficia) a partita – quarto miglior dato in NBA – che donano alla causa Heat quasi 13 punti a partita (quarto in NBA anche qui).

 

Un costante ed infaticabile dinamismo che mostra anche nella metà campo difensiva, dove sfrutta al massimo le sue straordinarie doti atletiche. Adebayo gioca il 69% dei suoi possessi difensivi contro pari ruolo – e infatti è solo 142° in questa classifica, che premia i difensori più versatili – ma ha le gambe e la mobilità per tenere contro tutti i tipi di esterni. E se perde il passo, può sempre rimediare con una stoppata. L’ex Kentucky si trova a difendere quasi 14 tiri a partita, concedendo solo il 44% al tiro, meglio di Steven Adams e Jarrett Allen tra gli altri.

 

 

Le due difese contro Drummond sono esemplificative di come sia sconsigliato attaccare Adebayo in uno contro uno. Nel primo caso, l’ex Pistons è forse troppo frettoloso nel cercare la conclusione con la mancina, quando avrebbe potuto avvicinarsi ancora un po’ di più al ferro; nel secondo caso, invece, tenta di penetrare a canestro e tirare sulla testa di Adebayo, che però non ha grossi problemi a stoppare.

 

Adebayo sembra trovare motivazioni extra quando viene pungolato sull’orgoglio o quando deve affrontare i migliori giocatori della lega. La partita contro Giannis Antetokounmpo e i Milwaukee Bucks ne è l’esempio lampante: il lungo di Miami ha tenuto l’MVP a 1/10 al tiro in marcatura diretta di cui 0/7 nei tiri contestati, costringendolo alla peggior prestazione stagionale (13 punti), a un solo viaggio in lunetta (1/2) e a zero punti in transizione – un vero e proprio miracolo visto che la sera prima Antetokounmpo aveva chiuso con 41+20 a Charlotte.

 

Dove Adebayo può ancora migliorare

Partendo dalla metà campo offensiva, Adebayo deve ancora costruirsi un tiro continuo, almeno dalla media distanza. La sensibilità delle sue mani rimane ottima per il ruolo, e la sensazione è che l’unica cosa che lo separa dall’avere un tiro credibile siano il tempo e un allenamento estivo intensivo. Finora quella del tiro in sospensione è una soluzione che si prende piuttosto frequentemente, forse fin troppo considerando i risultati: 109 tiri in sospensione tentati ma solo con il 30% di conversione (che addirittura precipita al 9% quando il tiro non è assistito da un compagno).

 

Lo stesso dicasi per il suo gioco spalle a canestro, ancora pressoché inesistente: Bam sfrutta il gioco in post nel 7% scarso dei suoi possessi offensivi, segnando 0.89 punti per possesso, cifra che lo colloca nel 40° percentile della lega, un dato decisamente insufficiente. Se andate a guardare le sue peggiori performance offensive, noterete un pattern piuttosto riconoscibile: Adebayo non sa ancora sfruttare appieno il suo fisico e quindi, quando gioca spalle a canestro, tende a rimanere distante dal ferro, tentando tiri affrettati e senza neanche aiutarsi col tabellone. Sta provando a sviluppare un floater con discreti risultati, a dimostrazione che la mano c’è tutta: su 42 tiri di questo tipo tentati, metà trova il fondo della retina. Nella partita contro Utah, Rudy Gobert lo ha invitato a prendersi conclusioni da fuori, scegliendo come sempre di proteggere il ferro.

 

 

Queste due azioni sono indicative dei passi avanti che Adebayo può e deve ancora compiere. Nel primo caso, Gobert gli lascia un metro di distanza, e lui non si pone nemmeno il problema di attaccarlo, preferendo concludere un po’ frettolosamente con il floater. Anche nel secondo caso la sua conclusione è forzata e un po’ sconclusionata. D’accordo, la posizione difensiva di Ingles che ha cambiato su di lui dopo il blocco è ottima, e forse Adebayo non si aspettava neanche che l’australiano riuscisse a trovare la posizione così in fretta, visto che fino ad un attimo prima dava le spalle a Bam; però, pur avendo centimetri e chili in abbondanza per avere la meglio su Ingles, il centro si schianta contro un muro, lasciando partire un tiro con ben poche possibilità di entrare.

 

È evidente come Adebayo finora possa dare il meglio di sé se lanciato fronte a canestro, in transizione o mettendo palla per terra e sfruttando un primo passo che coglie impreparati molti centri. Miami non gli chiede di essere un trascinatore, perché quel ruolo è di diritto di Jimmy Butler, ma gli ha affidato il compito di portare avanti la torcia della “Heat Culture”, riconoscendo in lui quei tratti che la franchigia pretende dai suoi giocatori: etica del lavoro, ferocia, anche un pizzico di “nastiness” per raggiungere la vittoria.

 

Per adesso è un credibilissimo candidato al premio di Giocatore più Migliorato, ma la sensazione è che il suo processo di crescita sia solo all’inizio.

 

 

 

Tags : miami heat

Michele Serra nasce nel 1993 a Bologna dove studia Lingue e Letterature Straniere. Ama seguire gli sport americani, ascoltare musica e giocare a basket. Scrive anche per Football Nation e Fuori Dagli Schemi.

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