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Michele Pettene
15 assist che non lo erano
09 gen 2018
09 gen 2018
Nella NBA basta molto poco per fare un passaggio vincente.
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Michele Pettene
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In questo - strepitoso - caso, i termini estrapolati dalla definizione che più sembrano essere decisivi sono due: l'avverbio "directly (to a made field goal)” e “immediate”, entrambi spesso interpretati in senso piuttosto "ampio" dai fedeli addetti alle statistiche dell’NBA. Sicuramente Sam Dekker qui dimostra un’immediata reazione verso il canestro - e ci mancherebbe, in una situazione di contropiede - ma ci torna molto meno quel “direttamente”: dopo l’apertura di Milos Teodosic Dekker deve fare tre palleggi, superare tre avversari e segnare con Zach Randolph in groppa. Conclusione virtuale: l’impatto del semplice passaggio di Teodosic è quasi nullo, e al 98% il merito va a Dekker e al suo uno-contro-tre vincente. Realtà del tabellino: assist magistrale del mago serbo.




 

 



 



 


 

 

Qui perlomeno Rondo - che senza queste due “gemme” non avrebbe raggiunto i 25 assist e il record di Jason Kidd di 21 anni fa - ha il merito di aver mosso la difesa e liberato Cousins: se il lungo tirasse subito non avremmo nulla da eccepire, ma DeMarcus sceglie di mettersi in proprio e complicarsi la vita, segnando contro mezza difesa. Rondo, diciamocelo, in questa conclusione c’entra ben poco.


 



 


 

 

Una penetrazione dopo la ricezione conclusa con un carpiato tra due difensori può essere considerato un assist? Che merito avrebbe Harden in quel canestro cadendo all’indietro di Gordon? O nella tripla sparata da Ryan Anderson da quasi 9 metri dopo un palleggio laterale che trovate qui sotto?




 

 



 


 

 



 


 

 



 



 


 

 

Più di qualcuno ha già mostrato delle perplessità sulla generosità con cui l’NBA sta attribuendo gli assist a uno dei nuovi volti più discussi della lega: nelle partite casalinghe si è addirittura sfiorato il ridicolo, con passaggi innocui tipo questi a Brewer e Caldwell-Pope trasformati in "beautiful dimes", come dicono loro…




 

 


 

 



 


 

 

Non ne sono immuni - ma ringraziano di cuore - oltre all’MVP dello scorso anno anche mostri sacri come LeBron James, qui nella partita contro Atlanta dello scorso Dicembre per il suo massimo in carriera alla voce assist (17).




 

 

Kevin Durant, due volte vicino alla tripla doppia con 8 assist, il suo massimo stagionale ad oggi, come in questa partita contro Detroit…




 

 

...o Giannis Antetokounmpo…




 

 

...o Stephen Curry…


 



 


 

 



 



 

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