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La Nazionale Siciliana fa sul serio
23 lug 2025
La rappesentativa è in crescita nonostante dall'isola non vengano fuori molti calciatori.
(articolo)
8 min
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Mentre molti calciatori erano già in vacanza e altri si preparavano al Mondiale per Club, i giocatori della Nazionale siciliana si sono ritrovati a Castelbuono, agli ordini di mister Giovanni Marchese, per affrontare i due appuntamenti del calendario 2025, dando così continuità al progetto nato ormai sei anni fa. Al test amichevole contro una selezione della diaspora capoverdiana in Francia, disputato proprio nel piccolo comune delle Madonie, ha fatto seguito quello più probante contro una formazione composta da calciatori ivoriani militanti nel campionato locale - dunque niente Ndicka, Kossounou e Kessie, per intenderci - che metteva in palio la Sikelia Cup.

Dal punto di vista dei risultati, i due incontri sono terminati con due successi che rendono la Sicilia quasi imbattibile, ma ci arriveremo dopo. Sia nell’exhibition match dell’11 giugno che nella seconda sfida, disputata tre giorni dopo a Caltanissetta come quella vinta di misura contro la Corsica del 2023, c’è stato lo zampino del capitano Davis Curiale, due volte in gol nel 3-0 ai capoverdiani e poi nuovamente in rete nel 5-1 rifilato ai giovani ivoriani, allenati da una leggenda locale come François Zahoui, il primo africano a giocare in Serie A.

Il 37enne nato in Germania, che ha disputato l’ultima stagione in D nella Reggina dopo tanti campionati vissuti a cavallo di B e C, è l’uomo dei primati di questa Nazionale: Curiale è infatti il più anziano del gruppo, il capitano, il massimo goleador e uno dei tre calciatori sempre presenti nelle sei partite sin qui disputate dalla Nazionale Siciliana, insieme al portiere Gaetano Dolenti della Sancataldese e al difensore Rosario Licata dell’Unitas Sciacca, entrambi over 30.

Dolenti certi palcoscenici li ha calcati con il Trapani, facendo parte della squadra capace di ottenere tre promozioni in quattro stagioni dal 2010 al 2013: all’attivo vanta solo una presenza in cadetteria e ha giocato gran parte della carriera tra D ed Eccellenza, sempre in Sicilia. Ancora scottato per non essere riuscito a mantenere la porta inviolata, racconta della possibilità di far parte della Nazionale siciliana come «qualcosa di indescrivibile, un piacere che supera la voglia di andare in vacanza o passare qualche giorno in più con mia moglie e i miei tre bambini, già costretti a fare i conti con le mie continue assenze durante l’anno». La partita di Caltanissetta, la sua città natale, è stata anche l’occasione per indossare per la prima volta la fascia da capitano, anche se pochi minuti: «Un orgoglio unico se ripenso alla prima convocazione nel 2022, quando giocavo a Enna e a stento sapevano chi fossi».

Sebbene il numero di calciatori siciliani protagonisti nel calcio che conta sia ormai diminuito parecchio (fino a qualche anno fa, in Serie A, senza arrivare fino ai tempi di Totò Schillaci figuravano Gaetano D’Agostino, Giuseppe Mascara, Salvatore Aronica, Alessandro Parisi, Emanuele Calaiò, Massimo Taibi, Giovanni Tedesco, Antonino Asta e Gaetano Vasari, e molti di questi contemporaneamente), ci sono ancora parecchi rappresentanti della Trinacria tra A e B e su tutti spicca Antonino Gallo del Lecce. Tuttavia nella lista dei convocati della Nazionale Siciliana per le ultime due uscite non c’era nessuno dei 17 giocatori con almeno un gettone nella scorsa Serie B ed era presente un solo calciatore reduce da un campionato di C (il palermitano Vincenzo Vitale, sei mesi trascorsi all’Union Clodiense e altri sei al Legnago Salus), in mezzo a tanti semi-sconosciuti ai più. 16 dei 23 convocati hanno giocato nel Girone I di Serie D e la squadra più rappresentata è il Paternò, con 4 elementi in rosa. Pensandoci, fa un certo effetto considerando che la Sicilia è la quarta Regione più popolosa d’Italia con quasi 5 milioni di abitanti, ma che fatica tremendamente a produrre calciatori che possano giocare stabilmente ai vertici del nostro calcio.

Il livello di chi scende in campo è comunque relativo quando ci sono le motivazioni e il senso di appartenenza, e ciò lo dimostra il rendimento di una squadra capace di abbattere ogni differenza di categoria e arginare nientemeno che Rémy Cabella, all’asciutto in occasione della prima Sikelia Cup, sempre disputata al ‘Marco Tomaselli’ di Caltanissetta. Tanto che il navigato leader corso, con 330 presenze e una Ligue 1 vinta nel personale curriculum, a fine gara ha voluto complimentarsi telefonicamente con il direttore generale Alberto L’Episcopo, uno dei principali protagonisti, seppur da dietro le quinte, di questa giovane e ambiziosa Nazionale.

«C’è molta soddisfazione perché si è trattato di un nuovo punto di partenza nell’ottica di internazionalizzazione che ci avvicina all’obiettivo di poter sfidare Nazionali FIFA a tutti gli effetti» dice L’Episcopo, sebbene già nel 2024 la Sicilia abbia affrontato (e perso ai rigori) la Nazionale di calcio di Saint-Martin, isola caraibica che non fa parte della FIFA ma è affiliata alla CONCACAF. Il dirigente messinese, forza trainante di questo sodalizio, chiarisce che «la Sicilia F.A. si ispira, neppure troppo velatamente, a Catalogna, Corsica e Paesi Baschi, che vista la loro tradizione virtuosa possono fungere da modello da seguire, ma che si tratta di un'associazione apolitica, pertanto non persegue scopi di natura partitica», escludendo dunque ogni matrice indipendentista o seconde finalità. «L'obiettivo di fondo, oltre ovviamente quello primario della valorizzazione del sistema calcio e dei calciatori siciliani, è quello di promuovere, attraverso il calcio, la Sicilia a 360°. Ci interessa valorizzare il patrimonio storico, linguistico ed in generale identitario della nostra isola, senza connotazioni strettamente politiche». Il dg è stato anche colui che ha estratto dal cilindro il nome di mister Marchese, conosciuto durante l’esperienza comune al Chievo Verona e poi ritenuto da subito la prima scelta come ct sin dall’esordio assoluto a Mazara del Vallo, contro la Sardegna nel 2022.

Risultati a parte, la Nazionale Siciliana ha già costruito pian piano la propria identità e ottenuto una certa riconoscibilità al di fuori dei confini nazionali: ha un inno; una maglia, da quest’anno realizzata dal supplier Insula Sportiva, con la Triscele in bella mostra; un motto, ‘animus tuus dominus’, legato alla rivolta dei Vespri siciliani del 1282 e simbolo di autodeterminazione; è solita comunicare utilizzando il dialetto siciliano ma soprattutto ha un seguito sempre maggiore, «merito anche delle squadre con cui mi interfaccio durante l’anno per il rilascio dei nulla osta» spiega L’Episcopo. Negli anni si è cercato di coinvolgere più o meno equamente le tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e tutte le province siciliane, e non soltanto dal punto di vista dei convocati, quasi 100 giocatori diversi, ma anche dello staff a disposizione della Sicilia Football Association, che si definisce «un gruppo di volontari e volenterosi» per la causa comune. Per fortuna, a supporto della Nazionale siciliana arrivano puntuali aiuti pubblici come quello di alcuni piccoli comuni, sponsorizzazioni di privati e patrocini dell’amministrazione regionale, che aiuta a garantire la sostenibilità del progetto e, nello stesso tempo, viene coinvolta direttamente in attività che possano in qualche modo offrire un ritorno d’immagine dal punto di vista culturale e politico grazie ai ponti costruiti dall’attività puramente sportiva. Non ultimo, tra le istituzioni, anche il comitato regionale della Lega Nazionale Dilettanti è in costante dialogo con la Nazionale e ha spesso fornito un aiuto non indifferente, anche finalizzato alla promozione del territorio e delle sue eccellenze.

Tornando all’aspetto tecnico, ad oggi si lavora su un database di circa 250 potenziali nomi di calciatori, molti dei quali tesserati per squadre di centro e nord Italia, che contiene anche alcuni siciliani d’origine come Vito Mannone, che per un motivo o per un altro non ha ancora potuto rispondere alla chiamata per match ufficiali ma che dovrebbe farlo nel futuro prossimo. Il programma è aperto a tutti («anche al palermitano Mario Balotelli, anche se al momento stiamo evitando di coinvolgere chi è ancora in odore di convocazioni in altre nazionali, anche se non esiste alcuna incompatibilità» spiega ancora L’Episcopo), negli anni c’è stata la possibilità di avere a disposizione anche più giocatori di serie superiori, ma nello stesso momento è stato anche scelto di preservare il criterio di omogeneità del gruppo, e anche una sorta di prelazione a favore di chi c’è sempre stato, manifestando totale immedesimazione nello spirito identitario e nei valori che la Sicilia FA vuole incarnare. Ma nella composizione delle liste di convocati è anche lecito attendersi dei no: infortuni, vacanze programmate da tempo, playoff o playout interminabili o talvolta anche veti dei club di appartenenza hanno impedito la presenza di nomi più blasonati.

Archiviati i due match di giugno, i vertici della Nazionale siciliana sono già proiettati al 2026, in cui si spera di allargare ulteriormente i propri orizzonti ed affrontare nuove e stimolanti sfide che possano alimentare il processo di crescita, quello auspicato da anni: si sta già infatti lavorando per competere con vere selezioni FIFA partecipando ad un torneo quadrangolare. Per mantenere il proprio status, la Sicilia F.A. ha ormai da anni fatto a meno di CONIFA: risale infatti al 2023 l’addio alla nota federazione di calcio che comprende numerose squadre che rappresentano soprattutto micronazioni, ma anche piccole regioni e minoranze etniche senza un riconoscimento internazionale (Padania, Tibet e Hawaiʻi per esempio). Nonostante gli auspici iniziali, dovuti all’ingresso in questo circuito con la speranza di un coinvolgimento diverso, la Nazionale siciliana ha fatto dietrofront perché, come si legge nel comunicato diffuso, il legame era «connesso alla presenza all’interno della confederazione di realtà rappresentative di entità folcloristiche ed antistoriche, che con la loro stessa esistenza minano la credibilità dell’intero movimento calcistico Extra-FIFA» e denotando un’incompatibilità di fondo con le proprie velleità, quelle di «costruire rapporti di collaborazione con le istituzioni calcistiche ufficiali e rafforzare la sinergia con le realtà più prestigiose e virtuose».

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La Nazionale Siciliana fa sul serio