Il meglio dalla pausa delle Nazionali vol. 2
È stata una settimana intensa tra Nations League, amichevoli e altre competizioni internazionali in giro per il mondo.
Mbappé segna anche quando crossa
Les 2 buts des Bleus face à l’Islande #FiersdetreBleus
RDV mardi pour France – Allemagne (à 20h45 sur M6). Il ne reste plus que 3000 places au Stade de France ici➡ https://t.co/hs2sJjy6ka pic.twitter.com/Xq4zEqWwqV
— Equipe de France ⭐⭐ (@equipedefrance) 13 ottobre 2018
Sta diventando quasi irritante il rapporto tra Mbappé e il gol. Va bene che ormai gli basta tirare verso lo specchio per vedere la palla entrare in porta, ma che riesca a segnare anche quando crossa un pallone verso l’area piccola con nessun compagno che possa calciare è troppo. C’è un limite della decenza anche per i predestinati.
Griezmann invece mette la firma sulla rimonta con la Germania
Haven’t seen many headers better than this, as Germany lose for a record breaking 6th time this year!
Griezmann 🔥 #FRAGERpic.twitter.com/3ddLK70MOc
— Adriano Del Monte (@adriandelmonte) 16 ottobre 2018
Dopo essere stata in svantaggio solo contro l’Argentina (e per pochi minuti) durante il Mondiale, la Francia è andata sotto sia con l’Islanda (amichevole, con molti titolari fuori) che con la Germania in Nations League. Griezmann ha pareggiato con un colpo di testa in controtempo che mette insieme il tempismo nello stacco (Griezmann è un ottimo colpitore di testa, anche se piccolo) e la precisione nel direzionare il tiro. Griezmann salta e colpisce la palla con l’intenzione di darle una traiettoria a scavalcare il portiere. Quanti giocatori sono in grado di dare una direzione così perfetta a un colpo di testa? Quanti giocatori sanno coordinarsi in maniera così perfetta da sembrare la ballerina di un carillon.
Fact: Vinicious Jr ha giocato una grande partita con la Under 20 brasiliana
Vinícius Júnior x Chile U20. There’s something really special about this kid.
Roberto Carlos after the game: “This kid is going to be a superstar.” pic.twitter.com/qDazj78bvh
— Kaiser. (@ElPrincipe6_) 14 ottobre 2018
Oh mio dio che ridere quando il capitano dell’Atletico B, Alberto Rodriguez, ha morso in testa Vinicius Jr. E chi se lo dimentica. Ben gli sta. Vinicius Jr. è un montato, il primo di chissà quanti mini-Neymar che è giusto odiare. A calci, lo devono prendere. E però, in quella partita ha segnato 2 gol e zitto zitto continua a dimostrarsi di un livello troppo superiore per i suoi coetanei. Dopo la partita con il Cile, in cui sembrava una murena liberata in una piscina per bambini – una murena con un ottimo controllo della palla – Roberto Carlos dopo ha che “sarà una superstar”. Noi ci sbilanciamo meno e pensiamo che sarebbe ora che aggiorniate il vostro sistema operativo per prepararvi a un mondo in cui, molto probabilmente, Vinicius Jr sarà un giocatore di calcio di alto livello.
Anche il figlio di Hagi non scherza
AMAZING goal scored by Ianis Hagi for Romania tonight in the decisive game for Euro 2019 qualification!!! Brilliant freekick! pic.twitter.com/tZQDn6SWLP
— Emanuel Roşu (@Emishor) 16 ottobre 2018
Con la 10 della Romania Under21, il figlio del mitico Gheorghe continua a fare gol pazzeschi. Dopo aver segnato direttamente su calcio d’angolo contro la Bosnia a settembre, adesso ha segnato su punizione, da più di trenta metri di distanza. Se non provate un po’ di emozione c’è qualcosa che non va. O forse non avete mai visto giocare il grande Gheorghe.
Aduriz è tornato in Nazionale. Ma non quella spagnola.
di Fabrizio Gabrielli
In Spagna il 12 Ottobre si celebra la Fiesta Nacional, un momento di sublimazione dell’identità ispanica. Il giorno in cui il marinaio spagnolo Rodrigo de Triana ha avvistato il continente americano è diventato una ricorrenza che ha assunto, nei diversi paesi latinamericani e a seconda dei contesti in cui è permeata, connotazioni particolari: in Venezuela, per esempio, per volontà di Chavez dal 2002 è il Giorno della Resistenza Indigena.
Potrebbe essere solo una coincidenza, ma ha tutti i crismi per non esserlo, che per sfidarsi sul campo del Deportivo Alavés, a Vitoria, la Vinotinto venezuelana, trentunesima Nazionale nel Ranking FIFA e aspirante forza nuova del continente, e la Euskal Selekzioa, cioè la Selezione dei Paesi Baschi, abbiano scelto proprio il 12 Ottobre.
¡Hoy es el día! Os esperemos a todos/as a las 20:45 en Mendizorroza para animar todos juntos a Euskal Selekzioa. Si aún no tenéis vuestra entrada, podéis comprarla en el siguiente enlace:https://t.co/RdpMvFuznc pic.twitter.com/NTlKjmeUnr
— EFF-FVF (@EFF_FVF) 12 ottobre 2018
Attenzione: stiamo parlando di una Nazionale non riconosciuta dalla FIFA, normalmente costretta a mettersi in mostra in esibizioni, il giorno di Natale, che sono l’emanazione calcistica della fiera dell’indipendentismo politico. Di una squadra che non giocava come tale da quasi due anni.
L’ultima volta che la Real Federación Española de Fútbol aveva concesso alla Euskal Selekzioa di giocare in una finestra FIFA è stata nel 2006: le negoziazioni tra la EFF e Luis Rubiales, il presidente in carica della RFEF, però, si sono decisamente semplificate negli ultimi tempi, quel tipo di distensione che porta i vertici baschi non dico a credere, ma a sognare con più prepotenza una specie di riconoscimento che possa trasformarsi, con il tempo, in una legittimazione.
Nell’Euskal Selekzioa, il 12 Ottobre, sono scesi in campo Aritz Aduriz, Illarramendi e Iñaki Williams, tre che la maglia della Roja l’hanno vestita e nessuno nega che possano tornare a farlo presto, oltre a Iñigo Martínez a cui qualcuno, in una specie di déja-vu, è tornato a dare del traditore (Luis Enrique non l’aveva convocato per le partite con Galles e Inghilterra per via di un infortunio, che non gli ha comunque tolto la voglia di giocare il derby basco prima e contro Venezuela poi).
Ovviamente non poteva essere – e infatti non è stata – una serata solamente di calcio: una serie di striscioni esposti nella curva Euskadi, inneggianti al chavismo, hanno sollevato una coltre divisiva, accolti con commozione e partecipazione da Maduro e criticati da molti cittadini venezuelani, convinti che ospitare e farsi carico delle spese logistiche per la trasferta del Venezuela, a corto di fondi, non sia stata che una mossa furba, carburante di contrabbando con cui i Paesi Baschi abbiano voluto alimentare il motore sbuffante della legittimazione.
Dal punto di vista del gioco ci sono stati invece segnali che hanno spinto il presidente federale Luís Maria Elustondo a sperare di poter tornare nuovamente in campo in una finestra FIFA, magari contro una squadra più provante, tipo il Belgio.
Per la cronaca è finita 4-2 per i Baschi, anche se Aduriz non ha segnato.
Quale parata è più difficile tra quella di Lloris e quella di Olsen
Di Dario Saltari
Tra i tanti gesti tecnici che hanno attraversato le nostre bolle social in questa settimana di Nations League, due in particolare sono comparsi con più frequenza nei nostri scroll annoiati, e cioè le parate di Lloris contro l’Islanda e di Olsen contro la Russia. Visto che ci sarà sempre qualcuno che vorrà raccontare la parata tra le due che non avete visto, di seguito ve le proponiamo entrambi così che possiate anche questa volta dimostrare di non aver passato tutto quel tempo su internet invano.
La parata di Lloris
Le sauvetage d’Hugo Lloris face à l’Islande 👐 pic.twitter.com/497lwE9BTi
— Equipe de France ⭐⭐ (@equipedefrance) 13 ottobre 2018
La parata di Olsen
🇸🇪 Robin Olsen’s world-class save! 🙌#NationsLeague pic.twitter.com/X8p3lw9xZ3
— UEFA Nations League (@UEFAEURO) 14 ottobre 2018
Ora, visto che ormai è impossibile intrattenerci senza mettere in competizione qualcosa, utilizzerò tre parametri internazionalmente riconosciuti per dimostrare oggettivamente quale delle due parate è più difficile. Pronti? Iniziamo.
Spettacolarità
Siamo tutti d’accordo che nell’era di Instagram e dei video su Facebook l’occhio voglia sempre più la sua parte, e il ruolo del portiere (che d’altra parte aveva anticipato i tempi con le famose parate fatte per i fotografi) ovviamente non può esimersi. Lloris in questo caso sembra averlo capito meglio di Olsen: non solo perché effettua tre parate a terra dopo il grande riflesso iniziale, come fosse un muro di gomma, ma perché impiega praticamente qualsiasi parte del corpo per difendere la porta, compresi i piedi. La parata di Olsen è più minimale e va rivista diverse volte per apprezzarne il reale valore. Mi dispiace Robin.
Esecuzione tecnica
Va bene, la parata di Lloris è più spettacolare, eppure non si può fare a meno di notare che il portiere francese ribatta per tre volte consecutive il pallone sui piedi dei giocatori avversari, che per una mancanza di coordinazione preoccupante non riescono a mettere la palla in rete prima che l’arbitro fischi fuorigioco. Certo, il riflesso iniziale in controtempo è di grande fattura, ma il posizionamento, l’allungo e l’eleganza dell’intervento di Olsen non presentano alcuna sbavatura. Il portiere della Roma recupera subito lo svantaggio.
Importanza
Quale tra le due parate è stata la più decisiva? Non è facile rispondere perché sia la Francia che la Svezia, alla fine, hanno pareggiato. La parata di Lloris è arrivata in un momento in cui la Nazionale di Deschamps stava già sotto nel risultato per 1-0 e stava rischiando molto, ma non ha comunque impedito che la Francia alla fine subisse il raddoppio. Quella di Olsen, invece, è arrivata all’81esimo del secondo tempo e ha impreziosito una partita tecnicamente povera, in cui le occasioni da gol sono state molto scarse sia da una parte che dall’altra. Se la Russia avesse segnato in quel momento, insomma, difficilmente la Svezia avrebbe potuto ribaltare il risultato. Anche questo round va quindi a Olsen.
Per 2-1 vince quindi la parata di Olsen, ufficialmente la più difficile di questa settimana di Nations League. Adesso sapete cosa rispondere quando vi chiederanno se l’avete vista.
Dzeko nell’Olimpo del calcio europeo
9⃣7⃣ presenze
5⃣5⃣ golGrazie alla doppietta di ieri con la sua Bosnia Erzegovina @EdDzeko è entrato nella top 🔟dei migliori goleador di tutti i tempi delle Nazionali europee… 🇧🇦💎🐺
➡️https://t.co/vVEEWP17h9 pic.twitter.com/XWqMnNWtZk
— AS Roma (@OfficialASRoma) 16 ottobre 2018
Con la doppietta di ieri sera all’Irlanda del Nord, Edin Dzeko ha abbattuto diversi muri psicologici in quanto a record personali. Non solo il superamento della quota 300 per quanto riguarda i gol in carriera, arrivando poi a 301, ma anche il raggiungimento dei 55 gol in Nazionale, cifra che lo rende l’attaccante bosniaco più prolifico di tutti i tempi e che lo fa rientrare nella top 10 dei marcatori europei della storia del calcio per Nazionali. Dzeko ha raggiunto altri due mostri sacri del calcio dell’est come Lewandowski e Koller, e adesso guarda dal basso in alto solo Cristiano Ronaldo (85), Puskas (84), Kocsis (75), Klose (71), Gerd Müller, Robbie Keane (entrambi a 68), Ibrahimović (62), Schlosser e Villa (tutti e due a 59). Auguri.
Indovinate chi si è qualificato per la prossima Coppa d’Africa?
Il Madagascar! Per la prima volta nella storia! Proprio mentre il Presidente in carica della CAF è – sorpresa! – malgascio!
La miglior finale persa dall’Argentina.
di Fabrizio Gabrielli
Che l’Albiceleste non avrebbe vinto il Superclásico con il Brasile giocato in versione itinerante à la Cirque du Soleil a Jeddah, in Arabia Saudita, si sarebbe dovuto capire dal fatto che in palio c’era una coppa tutta lucente, il che rendeva una semplice amichevole, per quanto affascinante, una finale a tutti gli effetti, con tutti gli strascichi psicologici, ormai ineludibili, per la Selección.
In effetti c’erano anche un altro paio di aspetti a rendere la sfida dirimente: innanzitutto si trattava del centesimo Superclásico della storia, il peso che avrebbe inclinato il bilanciere delle sfide da una parte o dall’altra (le due Nazionali ci arrivavano in perfetta parità di vittorie); poi, della sfida tra due concetti diversi di Nazionale, tra la cementificazione a oltranza della Canarinha di Tite e il work in progress di Scaloni.
Neymar aveva pubblicato sui suoi social una specie di motivational in cui a incensare le sue lodi era Claudio Caniggia, lo spauracchio della vittoria di peso argentina più recente (per quanto vecchia di quasi trent’anni). E poi ovviamente c’era stato il trash-talking di Maradona su Messi.
Il risultato finale si è tradotto in una vittoria all’ultimo minuto del Brasile, ma ciononostante si può pacificamente affermare che sia stata la miglior finale persa dall’Argentina nell’ultimo decennio. Scaloni sta costruendo una exit strategy dall’albagia composta da mattoncini piccoli ma resistenti, come un centrocampo del tutto rivitalizzato, anche grazie alle ottime prestazioni di Lo Celso (e mancava Palacios!), e – finalmente – due laterali bassi degni di tal nome, capaci di colmare il deficit più grande dell’Albiceleste in tempi recenti.
TREMENDO partido de #Saravia! Si quedaba alguna duda sobre quien debe ser el 4 de la #Selección, hoy se despejó. 👏👏👏 pic.twitter.com/slN2j3nWso
— VARE ⚽ (@VareTomi) 16 ottobre 2018
Poco più di un anno fa, nell’ultimo Superclásico che aveva praticamente battezzato l’esordio di Sampaoli, Tagliafico – schierato laterale basso destro – aveva rischiato di vedere la sua carriera bruciata dagli affondi irrispettosi di Neymar Jr. Ieri, sulla fascia di Neymar c’era il giovane Renzo Saravia del Racing, che più volte lo ha fermato con l’incoscienza insolente dei teenagers. Magari è una piccola cosa: ma non esistono magie, e per rinascere dalla sue ceneri l’Argentina deve puntare anche su questo. Esperimenti e mosse drastiche. Partita dopo partita. Tempo, per ora, ce n’è.<