Nascosto in piena vista
Gordon Hayward è il miglior giocatore di cui non avete sentito parlare.
On the ball
Data la sua taglia il tifoso occasionale potrebbe limitarsi a credere che Hayward metta palla per terra solo quando costretto e che non sia difficile da contenere.
Chiedete a DeAndre Jordan, uno dei migliori rim protector al mondo, cosa ne pensi della capacità in palleggio di Hayward (da notare il palleggio in retromarcia à la Ginobili per prendere spazio e tempo all’avversario).
La capacità di palleggio di Hayward è dovuta migliorare rapidamente data la mancanza di playmaker affidabili nel roster dei Jazz per molti anni, ma nessuno si sarebbe aspettato che potesse diventare una tecnica così naturale. Hayward palleggia con entrambe le mani piegando il corpo in qualunque direzione, caratteristiche ricercate in tutte le point guard in NBA. Nei pick and roll alterna con naturalezza le penetrazioni a canestro o il punire i giocatori che passano sotto ai blocchi con il tiro in sospensione. La vera pericolosità però arriva quando questa capacità di palleggio viene unita alle sua stazza fisica e al suo equilibrio, entrambe caratteristiche da alta borghesia cestistica. Che Hayward fosse un giocatore versatile in attacco lo si è sempre saputo, quando però ha lavorato con insistenza sulla sua capacità di metter palla per terra è diventato una stella.
Se dovessi provare a descrivere Hayward con una sola azione, la prima che mi verrebbe in mente sarebbe un pick and roll giocato con Gobert seguito da un’esitazione all’altezza della lunetta, un passo ulteriore verso il ferro facendo a spallate con il marcatore e un tiro rilasciando nella fase discendente del salto.
Queste sono tutte “trademark moves” del suo repertorio e nell’ampia varietà di soluzioni offensive che porta in dote si rivedono con insistente frequenza.
Primo esempio: pick and roll con Gobert (check), esitazione per cambiare il ritmo dell’azione (check), schiacciata con contatto (check). Il malcapitato di turno sarebbe Antetokounmpo, ovvero uno dei migliori difensori in aiuto della NBA.
Secondo esempio: pick and roll con Gobert (check), breve esitazione (check) che porta subito al jumper dalla media. Il malcapitato di turno è Michael Kidd-Gilchrist, altro difensore di élite.
La capacità di Hayward di giocare spesso sul contatto fisico è di vitale importanza per Utah: in primo luogo perché gli permette di guadagnarsi sei tiri liberi a partita (aria pura per un attacco che fatica a trovare punti facili), e in secondo perché può permettersi di bullizzare tutti i difensori più piccoli. Poiché i Jazz giocano spesso con due lunghi in campo, i giocatori più grossi avversari devono giocoforza marcare le torri di Utah: in questo modo Hayward viene sempre accoppiato all’esterno difensivo migliore, ma poiché non tutte le squadre si permettono il lusso di tre giocatori in campo tra ali e centri, Hayward riesce a banchettare sfruttando il mismatch.
Hardaway jr. è il malcapitato a cui tocca venir spostato di un paio di metri con una spallata. (Schröder nell’occasione svolge solo il ruolo di segnalatore nautico con le bandierine invisibili).
Ci sono poi altri giocatori che sarebbero pure alti abbastanza per restargli incollati, ma non hanno né la forza nelle gambe né la velocità laterale per farlo con efficacia. Nel video in questione James Ennis di Memphis parte in ritardo sul primo palleggio e viene spostato a spallate prima di tirare (rilasciando rigorosamente in fase discendente).
Il career year di Hayward, assieme alle aggiunte in estate, hanno permesso ai Jazz di trovare una insperata continuità in attacco. Al momento i Jazz sono 13° per Offensive Rating, nonostante i numerosi infortuni occorsi durante la stagione. Utah registra un eccellente 109.9 punti per 100 possessi con Hayward in campo, che li renderebbe quinti alla pari di Toronto su base stagionale, e 103.1 con Hayward in panchina, che li metterebbe al di sotto dei Lakers e dei Suns tra le peggiori sei squadre della lega.
Esistono tuttavia dei dubbi riguardo alla sua affidabilità nel ruolo di realizzatore principale di una squadra: le migliori prestazioni sono tutte sulla trentina di punti, e il suo massimo in carriera è di soli 37, dati che non impressionano nessuno pensando che è ormai la prima opzione offensiva della sua squadra da anni. La mancanza di “egoismo” può diventare un problema anche dal punto di vista della circolazione palla: per spiccato senso di altruismo o per ingenuità, a volte Hayward ha la tendenza a non provare la situazione personale ma, anzi, a passare la palla ai compagni più spesso possibile senza aver creato un reale vantaggio, sfruttando spesso la soluzione più sicura a discapito di quella più remunerativa. Non sono difetti strutturali così influenti, e a livello puramente metrico appare quasi immacolato, ma la sensazione è che gli manchi del sano protagonismo per guadagnare rispetto e visibilità da uomo franchigia, venendo spesso, a torto o ragione, etichettato come un secondo violino extra-lusso.
Difesa
Per quanto possa sembrare assurdo pensarlo, alcuni degli interrogativi maggiori che si avevano su Hayward appena uscito dal college riguardavano la sua fase difensiva. Oggi, abituati come siamo a vederlo posizionato per tutta la gara sull’esterno più pericoloso, fa sorridere rileggere i suoi scouting report ai tempi di Butler che dicevano mancasse di mobilità laterale e stazza per marcare gli attaccanti della NBA. Quando si valuta la sua fase difensiva ovviamente bisogna rendere conto del fatto che i Jazz sono pieni in ogni posizione di difensori eccellenti, trovando dei veri e propri mostri difensivi in giocatori come Gobert, Hill e Favors. Con lo stesso principio però occorrerebbe osservare come Hayward non sfiguri affatto di fianco a difensori del genere.
Snyder quest’anno preferisce far riposare Gordon nella propria metà campo per averlo più lucido al tiro, e la crescita in difesa di giocatori come Hood e Ingles ha permesso che la transizione avvenisse con estrema facilità. Non è però da dimenticare quanto Hayward sia estremamente sapiente a dosare l’impegno difensivo, scegliendo con attenzione quando inseguire una volta battuto o, al contrario, quando fermarsi per non commettere fallo se contiene a dovere la penetrazione.
I problemi relativi all’agilità laterale sembrano essere ampiamente alle spalle. Notevole è anche la capacità di saltare perfettamente in verticale, senza così creare contatto col braccio di Middleton, a cui avrebbe altrimenti regalato due liberi.
The HaywarDecision?
La stagione di Hayward è stata talmente buona da metterlo nella discussione per un posto nei quintetti All-NBA. La questione non è affatto di secondaria importanza: se Hayward venisse nominato in uno dei tre quintetti, i Jazz avrebbero la possibilità di offrirgli un’estensione salariale di cinque anni per quasi 220 milioni. Il problema è che ci sono solo sei posti disponibili, due dei quali sono praticamente certi per LeBron James e Kawhi Leonard (che si giocano il trofeo di MVP, figurarsi la presenza o meno in un primo quintetto); un altro andrà a Kevin Durant se venisse valutato eleggibile nonostante l’infortunio e un altro sembra praticamente certo per Giannis Antetokounmpo. Restano quindi solo due posti liberi per giocatori come Jimmy Butler, Paul George, Blake Griffin, Draymond Green, Paul Millsap e potenzialmente pure Anthony Davis se non venisse considerato un centro. Le possibilità che Hayward finisca davanti a 5 di questi 6 sono ridotte, ma non del tutto fuori da ogni possibilità.
Senza le possibilità di offrire un mega-massimo salariale i Jazz possono offrire “solo” 180 milioni in 5 anni a differenza di tutti gli altri che possono arrivare a 130 in 4. Se Hayward non valutasse importante il quinto anno di contratto, la differenza sarebbe di soli 4 milioni l’anno, che non sono da soli un motivo sufficiente a fargli scegliere lo Utah sopra ogni altra offerta.
I Jazz hanno costruito con fatica una squadra che può giocarsi diverse serie di playoff, ha margini di crescita e può comunque permettersi il lusso di perdere uno tra Favors e Hill, sebbene la perdita di uno qualsiasi dei due rappresenterebbe un duro colpo. Nel caso in cui Hayward però decida di andarsene i Jazz tornerebbero indietro di diversi passi nel loro processo di costruzione, togliendoli o comunque compromettendo molto pesantemente la loro presenza in zona playoff. Ora che la deadline è alle spalle e giocatori come Butler e George sembrano molto più difficili da scambiare, il bersaglio più grosso dell’estate è puntato su Gordon Hayward e tutte le squadre con spazio proveranno ad aggiudicarselo – sapendo che, più delle luci della ribalta, quello che sembra interessargli sopra ogni cosa è la possibilità di vincere l’anello.
Hayward è migliorato tremendamente in questi anni, passando da un teenager pallido e gracile a Butler al ragazzo più figo del liceo con un’acconciatura degna di GQ (secondo il suo barbiere che si autodefinisce “il migliore della NBA”) ed evolvendo allo stesso tempo da delusione al Draft a uomo franchigia. La capacità dei Jazz di competere nei playoff sarà quindi fondamentale non solo per verificare il loro lavoro fin qui svolto, ma per convincere il proprio giocatore a restare a lungo. Non stupitevi quindi se Gordon Hayward finirà al centro di molte conversazioni estive o se ai playoff il suo nome verrà fuori molto più che in questi mesi di regular season: per godersi giocatori del genere non occorre cercare nel sottobosco NBA, ma saper vedere ciò che si nasconde in piena vista.