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Dario Pergolizzi

Fondamentali: Napoli-Sassuolo 0-2

Pur limitata dalle assenze, la squadra di De Zerbi ha vinto una grande partita.

Il Sassuolo di De Zerbi è sempre stato un avversario scomodo. Nelle grandi partite ha sempre giocato bene, ma da più o meno un anno ha iniziato anche a raccogliere i frutti delle sue prestazioni offensive. È migliorata la concentrazione nell’arco della gara e la convinzione nei propri punti di forza a prescindere dagli imprevisti. 

 

Eppure fa un certo effetto vedere la squadra di De Zerbi andare al San Paolo, guidare la partita e vincere 2-0 senza l’intero pacchetto offensivo titolare di questo avvio di stagione. Mancavano Djuricic, Caputo e Berardi, oltre ad Haraslin e Toljan. Certo, nonostante una partita negativa, il Napoli avrebbe potuto trovare il gol in più di una occasione, attraverso le ripartenze corte nate forzando l’errore della costruzione avversaria, oppure nella fase di attacco diretto e insistente del secondo tempo. Alla lunga, però, ha pagato la passività, e il fatto di esser rimasto in balia degli ospiti per la maggior parte della partita.

 

Il Sassuolo cambia forma ma non sostanza

De Zerbi ha modellato il piano gara su una struttura che si è dimostrata giusta sia per compensare le assenze dei tre attaccanti principali in fase offensiva, sia per affrontare il 4-2-3-1 di Gattuso in quella difensiva. Con Müldür al posto di Berardi e Ayhan alla destra di Chiriches, Traoré e Raspadori al posto di Djuricic e Caputo, il consueto 4-2-3-1 è diventato un 3-4-2-1 che attraverso la scalata di Ayhan e Rogerio scivolava a 4 dietro in non possesso.

 

Il Napoli, come spesso succede quando affronta squadre particolarmente ambiziose in fase di costruzione, aveva scelto di alzare il baricentro del pressing ma bloccandosi sulla trequarti, per limitare le verticalizzazioni tra le linee, alzando il ritmo delle pressioni individuali sui retropassaggi. Questa strategia ha pagato poche volte, anche perché il Sassuolo ha sempre reagito bene agli inconvenienti in fase di costruzione bassa. Emblematico l’errore grave di Consigli che passa il pallone a Osimhen ma realizza subito la situazione e vola a fare una delle parate più belle del campionato finora. 

 

Rispetto al suo tipico scaglionamento durante la costruzione, il Sassuolo ha aggiunto un giocatore sulla prima linea e alzato la posizione di Muldur e Rogerio, sempre presenti in ampiezza all’altezza di Locatelli e Maxime Lopez; mentre Boga e Traoré si posizionavano tra le linee internamente, per cercare la ricezione alle spalle di Fabian e Bakayoko, e Raspadori. 

 

Superiorità alle spalle delle linee di pressione.

 

Insomma, dalle prime battute dell’azione il 3-4-2-1 era chiaro, ma non rappresentava l’unica soluzione: Chiriches, potendo sfruttare un centrale in più al suo fianco, ha alzato spesso la sua posizione per smarcarsi in avanti, portando il pallone o fungendo da appoggio come se fosse un vertice basso, con Locatelli e Maxime Lopez che potevano rimanere più avanzati. 

 

Una soluzione che si verificava spesso sugli sviluppi delle rimesse dal fondo, in cui Ayhan e Ferrari si posizionavano ai lati di Consigli e Chiriches al limite dell’area. Le qualità col pallone del centrale rumeno anche in zone più avanzate stanno diventando una variante interessante per il Sassuolo.

 

Senza l’influenza di Caputo e Djuricic nella gestione delle verticalizzazioni centrali e degli attacchi alla profondità, il Sassuolo ha dovuto incentrare la sua strategia offensiva quasi solo sul fraseggio corto; anche per questa ragione, probabilmente, è stata scelto la qualità di Maxime Lopez al fianco di Locatelli. Un’opzione coraggiosa: il francese in quella posizione avrebbe potuto diventare un grosso problema difensivo, in particolare nelle transizioni, ma il Sassuolo ha insistito sui propri principi: massimizzando i tempi e la qualità dei possessi ha minimizzato i rischi.

 

Il 3-4-2-1 sulla costruzione bassa diventava un 3-2-4-1 quando la palla giungeva all’altezza del centrocampo. Attaccando il Napoli a difesa schierata, il Sassuolo è stato, tutto sommato, efficace nel muovere la palla. Diverse occasioni, però, sono andate sprecate a causa della poca intesa dei giocatori offensivi e dalla partita opaca di Boga, lontano dalla migliore condizione psicofisica. Insomma, sarebbe una bugia dire che il Sassuolo non ha patito le assenze, anche perché Müldür, partendo più avanzato, faticava a sfruttare la sua rapidità sul lungo, e dall’altra parte Rogerio, sebbene più abile nella gestione del palleggio, non aveva l’intraprendenza nell’attacco allo spazio davanti di Kyriakopolous. Anche se consideriamo il riempimento dell’area quando gli esterni andavano sul fondo c’è stata qualche pecca.

 

Nonostante tutte queste piccole criticità, la disposizione scelta da De Zerbi ha messo in crisi, soprattutto sulla destra (partendo dalla posizione di Lozano) le uscite in pressing del Napoli. Il Sassuolo ha fatto le cose migliori quando la manovra riusciva, partendo dal basso, a creare triangolazioni e scambi – anche molto ravvicinati – palla a terra.

 

Il Napoli ha fatto troppo poco

Probabilmente la difficoltà a contrastare gli attacchi del Sassuolo ha prodotto qualche incertezza anche nella fase offensiva del Napoli, apparso in regressione in termini di movimento senza palla e varietà dei temi.

 

4-1-4-1 del Sassuolo in difesa posizionale, con Müldür leggermente più basso sulla destra per consentire ad Ayhan di seguire i movimenti incontro di Lozano.

 

Va detto che il Sassuolo ha fatto una partita ordinata nella fase di non possesso, affrontata con un atteggiamento più prudente del solito: De Zerbi ha scelto di abbassare il baricentro della pressione per non concedere troppo campo da aggredire a Osimhen e per stringere lo spazio a disposizione di Mertens tra le linee. Dopo la partita ha dichiarato di averlo fatto anche per rispetto delle caratteristiche dei suoi difensori, per non farli difendere troppo in alto contro Osimhen.

 

Il 4-1-4-1 in fase difensiva ha tolto tempo e spazio a Mertens anche quando riusciva a trovare una ricezione pulita. Qui Locatelli lo disturba subito e lo costringe ad allargare l’azione sulla destra, dove nonostante la sovrapposizione di Di Lorenzo il Napoli produce un attacco poco pericoloso.

 

Il 4-1-4-1 del Sassuolo senza palla nella sua metà campo, con Locatelli a muoversi tra i reparti, diventava un 4-1-3-2 quando la palla era nella metà campo del Napoli, per accoppiare un giocatore (Traoré o Lopez) a Raspadori in prima linea, pareggiando numericamente i centrali di Gattuso, mentre Boga e Müldür stringevano la loro posizione per coprire il centro ma rimanendo reattivi sui passaggi laterali. 

 

Il Napoli ha fatto molta fatica a sfruttare il tandem Osimhen-Mertens con giocate dirette, e di pari passo la prestazione pur generosa di Lozano e Politano non è stata sufficiente a creare grossi pericoli. Un tema che avrebbe potuto essere ricercato, e che ha prodotto due situazioni interessanti, era il decentramento di Mertens sulla sinistra, ossia nella zona tra Ayhan e Müldür. Nella fase in cui la palla passava dalla metà campo del Napoli a quella del Sassuolo, e quindi da un orientamento abbastanza centrato dal controllo dei movimenti individuali a uno a zona, cercare quello spazio attraverso una rotazione combinata avrebbe potuto creare qualche dilemma. Che il Sassuolo fosse particolarmente sensibile alla situazione difensiva sul lato destro lo dimostra l’abbassamento di Müldür, che andava a formare una linea a 5, in più di un’occasione; la scarsa rotazione di movimenti e la poca propositività di Hysaj non hanno però evidenziato questa criticità.

 

Forse la più grossa occasione della partita per il Napoli, con Mertens che attacca il secondo palo sulla sinistra.

 

Il Napoli è sembrato quasi accontentarsi di creare pericoli ricercando la verticalità immediata dopo la riconquista alta sulla costruzione del Sassuolo, e il pressing, almeno nella prima parte della gara, è stato anche abbastanza preciso. Il Sassuolo, però, è semplicemente una squadra di alto livello nella partenza da dietro, e riusciva comunque a trovare gli spazi.

 

Per il Napoli di Gattuso è stata una partita deludente, che forse può ridimensionare i segnali che erano arrivati dalla bella vittoria contro l’Atalanta. L’ottimizzazione del modello di gioco di questa stagione passa anche da gare del genere, che mettono davanti alla necessità di perfezionare e variare le soluzioni offensive. Va però accettato il fatto che il Sassuolo di De Zerbi, anche se probabilmente non rimarrà per tutto il campionato ai vertici della classifica, è una squadra sempre più difficile da affrontare, soprattutto se riesce a mantenere questa efficacia nonostante assenze importantissime, sfruttando al massimo il talento individuale a disposizione.

 

 

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Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e video analista, vive e studia il calcio con un approccio sistemico ed ecologico, attraverso le lenti della complessità.