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Dario Pergolizzi
Perché Napoli-Milan è stata così imprevedibile
30 ott 2023
30 ott 2023
Le ragioni di un 2-2 divertente.
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Dario Pergolizzi
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Foto di Andrea Staccioli / Imago
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Il Milan contro il Napoli, al Maradona, si è ritrovato in vantaggio di due gol dopo mezz’ora. Eppure l’inizio della partita non lo lasciava presagire, anzi. Nelle prime fasi di partita, anzi, il Napoli dava la sensazione di poter essere più pericoloso, specie quando riusciva ad arrivare dalle parti dell’area milanista pescando Kvaratskhelia a sinistra. La sostituzione di Kalulu per infortunio dopo appena 19 minuti poteva essere uno spartiacque: pochi istanti dopo infatti il georgiano fa un numero di suola sulla fascia sinistra facendo scivolare il pallone verso Mario Rui; Raspadori riceve andando incontro e attira a sé Pellegrino, smistando il gioco verso destra e poi attaccando la profondità. Una piccola esitazione di Di Lorenzo nel mettere la palla dentro rende l’inserimento di Raspadori infruttoso, ma il Napoli sembrava pronto a far male.

Si dice spesso che dentro una partita di calcio ci siano “più partite”, che i match siano fatti di momenti, di “fasi”, e che la bravura di una squadra si misuri dalla capacità nell’interpretare queste frazioni di tempo rimanendo in controllo. È un'idea che non trovo così fedele alla realtà. Che senso ha atomizzare le partite, scomporle in una sequenza di eventi frammentati che giocatori e allenatori sono chiamati a “interpretare” - come se si trattasse di elementi da loro separati, come se fossero libri, copioni, o altre cose che esistono all’infuori della loro capacità di lettura?

Diciamo una cosa ovvia: le partite e le situazioni di gioco non sono niente meno che il risultato delle azioni stesse di chi le produce. Non sono eventi imprevisti che calano dall'alto. Il gioco non è altro che ciò che i calciatori producono, ma il calcio è anche uno sport estremamente complesso e non lineare: piccole variazioni nello sviluppo irregolare degli eventi possono portare a cambiamenti anche enormi da un momento all’altro. Più che intendere le partite come una sequenza di eventi che vanno “interpretati” da chi gioca, dovremmo pensarle come un flusso di intrecci di relazioni: linee di interazione non tangibili che legano chi sta in campo a compagni e avversari. C'è qualcuno che poi queste relazioni può modificarle in tempo reale, e cioè allenatori, arbitri e e persino i tifosi sugli spalti.

Dicevamo: il Milan si è ritrovato in vantaggio di due gol dopo mezz'ora anche se l'inizio della partita non sembrava particolarmente favorevole alla squadra di Pioli. I rossoneri però erano riusciti a risalire il campo con combinazioni veloci di passaggi verticali sin dai primi minuti, trovando una certa pericolosità sulla fascia destra. Lì venivano fuori le interazioni tra Calabria, Pulisic e Musah, in costante rotazione tra di loro. Già al secondo minuto di gioco una verticalizzazione di Calabria da posizione interna trova Musah alto davanti alla difesa del Napoli in un potenziale due contro uno con Pulisic contro Mario Rui. In questo caso Musah, ricevendo senza pressione, decide di girarsi e mettere una palla tesa in area la cui deviazione finisce sui piedi di Giroud, il cui tiro è stato poi deviato da Rrahmani.

Questa circolazione verso la fascia destra del Milan metteva in mostra una certa passività difensiva da parte del Napoli, e non solo in situazioni di inferiorità numerica localizzata come nell’azione qui sopra. Al 22', su un giro palla da sinistra verso destra, Reijnders allarga il gioco su Pulisic aperto in fascia, mentre Calabria si inserisce all'interno nello spazio lasciato da Musah. La sensazione è che il Napoli potesse fare molto di più per rendere più complicata la gestione di questa palla laterale per il Milan. Invece Pulisic arriva a crossare di sinistro in maniera abbastanza pulita, trovando Giroud alle spalle di Rrahmani per il gol dell'1-0.

Il Napoli è rimasto passivo, e questo si è riflesso anche nella gestione degli uomini in area. Il Milan può contare su un 4 contro 3 potenziale davanti alla porta di Meret, a un passo dal miracolo. Questa superiorità dinamica carica il Milan, che raddoppia dopo appena 9 minuti. Questa volta trova Musah in uno contro uno con Mario Rui; Calabria è pronto a raccogliere la palla vagante dopo il duello tra i due, mettendo dentro un cross perfetto. In questa azione, oltre alla superiore reattività e precisione nei duelli sulla destra, si percepisce anche la superiorità di Giroud, che fin dai primi istanti inizia a prendere posizione su Rrahmani. Il kosovaro stavolta era in marcatura stretta a differenza del primo gol, tenendolo prima a distanza col braccio e poi impedendogli di trovare alcun tipo di slancio sulla palla alta. Ma non basta.

A questo punto della partita il Milan insiste nella ricerca delle giocate sulla fascia destra, riuscendo a mettere diversi palloni verso l’area con Calabria e Pulisic, arrivando a un passo dalla tripletta spettacolare di Giroud, con una mezza rovesciata in pieno recupero dopo una sovrapposizione di Calabria alle spalle di Mario Rui.

Il Milan, insomma, ha sfruttato una zona specifica di campo, ma di fatto avrebbe potuto trovare il terzo gol anche in un altro paio di occasioni con dinamiche differenti, davanti a un Napoli in grande difficoltà difensiva. Non aver arrotondato il punteggio è un grosso rimpianto per la squadra di Pioli, che all’intervallo ha dovuto sostituire Pulisic acciaccato, scegliendo di far entrare Romero (Samuel Chukwueze, ricordiamolo, era indisponibile).

A fine primo tempo Rudi Garcia effettua un triplo cambio eloquente. Ostigard entra per Rrahmani, Simeone per Elmas e Olivera per Mario Rui. Il Napoli diventa più diretto nella gestione dei possessi e il Milan paga forse l'uscita di Pulisic in modo indiretto, perdendo certezze nella gestione di quel vantaggio "sicuro" sul lato destro. Il Napoli spinge e si capisce che un evento scatenante può infiammare il secondo tempo. Questo evento arriva con un’azione eccellente che coinvolge Di Lorenzo e Politano.

Questa volta la superiorità relazionale sulla fascia destra ce l’ha il Napoli. Di Lorenzo si sovrappone internamente e suggerisce il passaggio in profondità a Politano, guadagna metri contro Krunic, torna indietro di qualche passo, scambia di nuovo con Politano attraendo l’attenzione anche di Theo Hernandez, per poi trovare l’inserimento di Politano con una palla morbida. A questo punto la dinamica dell’azione è tutta nelle mani di Politano, che con due tocchi di sinistro scavalca l’intervento approssimativo di Pellegrino e poi il ritorno di Theo, prima di aggiustarsi il pallone e trafiggere Maignan. Sulle ali dell’entusiasmo il Napoli ritrova la convinzione necessaria per recuperare il risultato.

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La squadra di Garcia, come per contrappasso, intuisce il potenziale dinamico delle combinazioni sulla fascia destra per portare la palla dentro l’area del Milan. In particolare sono i movimenti interni di Di Lorenzo, più frequenti rispetto al primo tempo, a diventare difficili da assorbire per Theo e compagni, e hanno prodotti dei cross insidiosi; in particolare uno che ha messo in difficoltà un Maignan non perfetto. Il pareggio arriva con una bella punizione di Raspadori, e una gestione complicata della barriera da parte del portiere francese. Come il Milan, però, il Napoli riesce a sfruttare un vantaggio dinamico sulla destra per produrre il primo gol e altre occasioni pericolose.

Nel corso di una partita non sono solo gli eventi da tabellino a incanalare umori, incertezze, esaltazioni, ma anche la consapevolezza emergente di chi sa di poter sfruttare degli specifici vantaggi, che possono esistere finché l’avversario non trova una soluzione parziale o definitiva, ma che nel frattempo possono intaccarne fluidità e sicurezze.

Potremmo dire che Milan e Napoli hanno “interpretato bene” i momenti e le dinamiche con cui creare delle occasioni sulle rispettive fasce destre, fiutando incertezze più o meno grosse dell’avversario. Tornando però al discorso iniziale, forse sarebbe meglio parlare in termini di interazioni e adattamento: nel corso della partita le dinamiche relazionali offensive del Milan sulla fascia destra, in rapporto con quelle difensive del Napoli, hanno spostato l’inerzia dalla parte della squadra di Pioli. Con il passare del secondo tempo, magari anche grazie all’evento scatenante (la giocata clamorosa di Politano), la convinzione del Napoli nel tentare di sfruttare nuovamente quegli spazi è cresciuta come una panna montata. I momenti e gli spazi favorevoli sono propiziati tanto dall’insieme dei valori tecnici, posizionali, dinamici, relazionali, quanto da elementi emotivi insondabili.

Il calcio dopotutto è fatto di finestre di opportunità che si aprono e si chiudono in base a criteri volatili, a volte più o meno chiari o lineari; un tipo di vantaggio localizzato può essere sfruttato (o non sfruttato) in maniera differente a seconda dei giocatori che ci si ritrovano dentro, al momento della partita in cui emergono, alla frequenza con cui le opportunità si ripresentano, e così via.

Napoli e Milan si sono affrontate a viso aperto, con imperfezioni evidenti ma anche con il piglio e la capacità di saper cavalcare il flusso del gioco, adattandosi agli eventi cangianti. Questo ne ha fatto una partita divertente, e anche originale nel contesto della Serie A. Sul lungo periodo, la capacità di ridurre al minimo le fluttuazioni, o quantomeno di saper limitare i danni nei momenti di caos negativo sarà determinante per consolidarne cammino e ambizioni finali.

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